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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 7 Ott 2010 - 14:49
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Da milano.corriere.it:

Il torrente è lungo 52 chilometri. A creare problemi la parte finale, sotto l'asfalto (guarda la mappa)

Perché il Seveso allaga Milano

Già otto le esondazioni dall'inizio dell'anno. Troppi scarichi in un alveo inadeguato: disastro da fermare

MILANO - Oggi allaga Milano. Cento anni fa, in alcuni mesi dell'anno, si ritirava. Proprio così: nei periodi di secca, il Seveso rimaneva un greto prosciugato. Ecco perché ancora oggi (eredità della storia) si chiama torrente. Cosa è successo poi? Urbanizzazione. Dagli anni Cinquanta il Nord di Milano diventa uno dei territori più costruiti d'Italia. Una distesa d'asfalto. Dove l'acqua non viene assorbita, ma scorre. Gli scarichi dei tombini (e questa non è storia remota, ma accade fino agli anni 80/90) vengono via via convogliati tutti là: nel Seveso. Che diventa la grande fogna. E quando piove raccoglie l'acqua di un bacino enorme (decine di volte più grande di quello naturale). La barbarie ecologica del boom edilizio ha completato il disastro in due direzioni.

Trent'anni di allagamenti

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Considerandolo ormai un canale di scarico indegno, la politica e il disinteresse hanno «regalato» al Seveso lunghissimi tratti di massicce sponde in cemento. E poi, all'entrata di Milano, hanno pensato di infilare questa mastodontica portata d'acqua in una galleria sotterranea. Troppo piccola. Collo minuscolo per un «imbuto» tanto vasto. Eccolo, il semplice meccanismo che genera alluvioni devastanti: gli sventurati milanesi che vivono lassù, tra Niguarda e viale Zara, sono stati tartassati da 87 esondazioni in 34 anni. Otto soltanto nel 2010.

Chiedere ai numeri. Serve questo per capire l'acqua. Si diceva: il Seveso si asciugava. Oggi invece, nei periodi di maggior secca, il torrente ha comunque una portata di oltre un metro cubo al secondo. Fognature. Di Barlassina, Meda, Varedo, Cinisello, Cormano, Cusano e decine di altri piccoli Comuni del Nord Milano. Immaginate cosa può riversare nella «fogna» Seveso un tale sistema di convogliamento delle acque dopo ore e ore di acquazzoni tra le Alpi e Milano. Dei circa 52 chilometri di percorso del fiume, quelli più problematici sono i 19 che scorrono nella distesa d'asfalto milanese, con punte di urbanizzazione superiori all'80 per cento del territorio. I conti sono banali: il collo dell'«imbuto», e cioè il tunnel di cemento che scorre sotto la città a partire da via Ornato, può accogliere al massimo 45 metri cubi d'acqua al secondo. A quel punto è saturo. Il canale «scolmatore», che da Paderno devia una parte del Seveso verso il Ticino, può portar via 30 metri cubi al secondo. Così quando si arriva a piene da 80, 90, anche 100 metri cubi (come avvenuto il 18 settembre scorso), il Seveso sbotta, allaga la città. Milano guarda, mentre finisce sott'acqua e si inzuppa di fango. Impotente.

Scolmatore sembra una brutta parola per la «salvezza». Ma è l'unica strada. Il canale che c'è, inaugurato nel 1980, drena come detto 30 metri cubi al secondo; per avere la certezza di evitare esondazioni, la portata d'emergenza dovrebbe essere almeno di 60. Il progetto di raddoppio langue da trent'anni e oggi sarà nuovamente al centro di un vertice tra Regione, Provincia e Comune: si parla di un intervento da 33,4 milioni di euro, attualmente «congelati» dal governo e da sbloccare con il riconoscimento dello stato di calamità naturale. I 40 milioni di danni dell'ultimo allagamento nella linea gialla del metrò, tuttavia, avrebbero coperto ampiamente le spese.

Il maltempo allaga Milano


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In una situazione del genere, prevedere il futuro è facile. Nei prossimi anni, il Seveso strozzato nella galleria di cemento sotto Niguarda continuerà a sbottare dalle prime, e uniche, vie d'uscita che incontra: una decina di tombini, sui 126 mila di Milano, non collegati alle fognature, ma posizionati proprio sopra il fiume-tunnel. Sfoghi. Sfiatatoi che la forza dell'acqua, premendo da sotto, fa saltare in aria: sei sono in via Valfurva, tre in padre Luigi Monti, uno in via Zocchi, a ridosso di viale Zara sotto il ponte della ferrovia. Prima di un'esondazione, l'acqua zampilla dai buchi. Poi sfonda. E man mano che il tempo passa, la strozzatura è sempre più stretta. Perché il fiume in piena trascina e deposita materiale nel tunnel sotto l'asfalto. Una discarica di terra, ghiaia, carcasse di motorini, pezzi di lavatrici. Si spegne così il torrente Seveso. Che nasce innocuo e limpido a San Fermo della Battaglia, sulle Alpi comasche. E muore marcio e ribelle nel ventre di Milano.

Gianni Santucci Armando Stella
07 ottobre 2010

In risposta al messaggio di Enrico Vigo inserito il 19 Set 2010 - 06:57
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