.: Discussione: Riqualificazione quartieri, Moratti: "nessun progetto di abbattimento allo studio"

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Damiano Di Simine

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Damiano Di Simine il 27 Ago 2010 - 16:22
accedi per inviare commenti

Demolire e ricostruire non è un tabù, in molti casi è una scelta obbligata, persino virtuosa, per edifici e quartieri che presentano requisiti incompatibili con l'abitare sia in termini di qualità edilizia, sia in termini di prestazioni energetiche e ambientali. Un programma di sostituzione edilizia è necessario per la città di Milano, in alcuni casi sarebbe urgente intervenire, perchè i manufatti edili, specie se di cattiva qualità come quelli costruiti negli anni '60 e '70, non possono durare in eterno.

Non si può, però, parlare di demolizione per eludere i problemi reali dei quartieri che prima di tutto reclamano interventi di riscatto dal degrado, e dove la manutenzione degli immobili, specie di edilizia pubblica, lascia molto a desiderare. La demolizione e ricostruzione edilizia, inoltre, deve far parte di un processo gestito di rinnovamento della città: il mercato immobiliare, lasciato agire indisturbato, è andato verso la speculazione piuttosto che ricercare l'incontro tra bisogni dei cittadini e offerta: basta dare un'occhiata ai cantieri aperti, ad esempio in zona Stephenson, per rendersi conto di cosa si sta costruendo oggi a Milano .

Porsi il problema di avviare la filiera della sostituzione edilizia è doveroso. Ma non possiamo lasciare queste operazioni nelle mani del settore immobiliare, altrimenti avremo una nuova colata di cemento incapace di rispondere ai bisogni abitativi e ai problemi delle periferie. L'edilizia deve diventare un vero settore produttivo, capace di rinnovarsi e competere sulla qualità dei manufatti, non una macchina per profitti-facili che mette in piedi quartieri come Santa Giulia di cui il pubblico è costretto a raccogliere i cocci.

 E' arrivato il momento di approcciare il futuro delle nostre città, rispondendo sia ai bisogni sociali troppo a lungo inascoltati, sia alla necessità di impostare un nuovo ciclo edilizio basato sulla qualificazione degli operatori, sull'innovazione tecnologica e dei materiali, sulla aderenza ai requisiti ambientali per quanto riguarda i consumi di energia, acqua e suolo libero.

Demolire o manutenere è un falso dilemma. La vera domanda è che città si vuole costruire per il futuro. Noi vogliamo coesione sociale, integrazione di funzioni, case ecologiche e quartieri senz'auto, come si sta facendo in tante città europee, i cui esempi sono stati portati alla Triennale di Milano con la mostra "Green life" (febbraio - marzo 2010). Per avere questi nuovi quartieri, abitabili da tutti, occorre abbattere case oltre che sfruttare aree dismesse? Se conviene facciamolo. Con ANCE Lombardia abbiamo firmato un decalogo il cui primo punto titola: ricostruire le nostre città riutilizzando e sostituendo il vecchio. E' chiaro che sulla ricostruzione di molti quartieri cittadini si gioca un pezzo importante della Green Economy e della uscita virtuosa dalla crisi. I poteri pubblici sono chiamati a svolgere un importante ruolo di controllo, imponendo regole di trasparenza e liberandosi dalla logica dei premi volumetrici troppo generosamente concessi, anche dal nuovo PGT di Milano, soprattutto se si costruiscono abitazioni vendute a 8 mila euro a metro quadro, come a City Life.

In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 26 Ago 2010 - 16:46
[ risposta precedente] [ torna al messaggio] [risposta successiva ]
[Torna alla lista dei messaggi]