.: Discussione: Un patto per la movida

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Donatella Cerioli

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Inserito da Donatella Cerioli il 28 Lug 2010 - 14:51
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In risposta ad un articolo di Gianni Ravelli apparso sul Corriere della sera (Milano Lombardia) in data 24 luglio 2010

Ho letto con attenzione quanto da lei scritto nel suo editoriale del Corriere della Sera  e mi chiedo, perdoni l’impertinenza, se lei sappia di che cosa sta parlando: ha mai provato ad avere sotto casa dei locali negli ultimi 10 anni?  Sa che cosa significa non poter riposare a causa di schiamazzi, motori che rombano, urla di ubriachi che stazionano per ore fuori da questi locali su strada?  Sa cosa vuole dire avere in casa anziani, oppure persone momentaneamente o cronicamente malate o, ancor più diffusamente, categorie di lavoratori quali ad esempio: operai, impiegati, professionisti , artigiani……. che non possono fruire delle ore di sonno cui hanno un sacrosanto e biologico diritto e che, il giorno successivo, devono recarsi al loro posto di lavoro per svolgere le mansioni che competono loro: non rappresentano forse anch’essi una risorsa per il tessuto sociale? Ma naturalmente dimenticavo, questi ultimi non “fanno sufficiente cassa” e non alimentano la spirale spesso famigerata del profitto commerciale.  Lei definisce i giovani una ricchezza, e sin qui sono pienamente d’accordo, ma a quale categoria si sta riferendo? A quella che trascorre tutte le nottate fuori sino a notte tarda, “fumando” e bighellonando sulla strada ed in tal caso mi chiedo quale lucidità, possa avere una persona il giorno successivo per svolgere una qualsiasi attività di lavoro o di studio, oppure considera un’altra categoria di giovani, vale a dire quella “regolare” che si gode le sue serate di svago, generalmente durante il fine settimana, poiché durante tutti gli altri giorni che il Signore manda in terra, si presuppone che si impegni in qualche attività magari, guarda un po’, produttiva, oppure che  si formi in una qualsiasi aula scolastica/universitaria! Tra l’altro, la cosiddetta movida non è un fenomeno riconducibile al solo periodo estivo, ma posso affermare con certezza, poiché vivo l’esperienza diretta che, la stessa, si protrae durante tutto l’anno: 7 giorni su 7! Tengo, inoltre, a precisare che non le sta scrivendo una settantenne, ma una persona che, a suo tempo durante il periodo universitario amava divertirsi, ed anche ora lo fa, vivendo a Milano, ma grazie a Dio nel rispetto di qualsiasi altra categoria di cittadini poiché ora, realmente, si sta travalicando qualsiasi limite di rispetto dei diritti del singolo: altro che intolleranza da parte di pochi!  Troppo spesso, inoltre, si dimentica che questi giovani, fra vent’anni, non saranno più tali e dovranno affrontare i nostri stessi problemi di adulti, quindi educhiamoli sin da ora a rispettare anche tutto ciò che, al momento, non li riguarda e non soltanto alimentando, per bassi od “alti” interessi di bottega, il soddisfacimento delle loro istanze giovanili, blandendoli e vezzeggiandoli; vi sono, peraltro, anche altre forme di aggregazione giovanile, magari un po’ più sostanziali ed impegnate, ma tutto ciò attiene al campo della formazione ed è altra questione. Infine lei, molto  timidamente, sostiene che i residenti “hanno diritto a qualcosa in cambio” (bontà sua!) e tutto ciò consisterebbe in un incremento della pulizia dell’Amsa, oppure in un maggiore controllo degli schiamazzi Sic! Ma sa che cosa significa avere sotto casa i mezzi dell’Amsa che svolgono il loro dovere alle 3 o 4 DI NOTTE, e lei propone che transitino anche durante il giorno a traffico pieno?……ed infine, con le dimensioni  ridotte dell’organico del nostro corpo di polizia lei crede che si riesca/si voglia, in qualche modo  controllare efficacemente orde di ragazzi urlanti e vocianti nottetempo?  Tra mercati di ambulanti, movida e servizio di pulizia, ma quando ci è consentito riposare?  Ma per favore, siamo seri e smettiamola con questi “fariseismi giornalistici”! Posso comprendere che la stampa si regga sugli introiti della pubblicità e, come quest’ultima, sia sorretta dal commercio, il quale a sua volta vi consenta di essere ben retribuiti, ma esiste anche un’etica professionale che ritengo, in tal caso, faccia la differenza….!Sperando di averle fornito ulteriori spunti di riflessione e, senza alcun intento polemico, le auguro un buon lavoro.