.: Discussione: ’Ndrangheta e appalti del Comune

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 20 Nov 2010 - 18:09
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Dal notiziario ChiamaMilano del 19 novembre 2010.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin
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IL DITO E LA LUNA

Milano fa ancora fatica a comprendere quanto sia diventata pervasiva la presenza della ‘ndrangheta all’ombra del Duomo

Milano capitale della 'ndrangheta? Lo stupore e l'indignazione che hanno accolto le affermazioni di Roberto Saviano sarebbero state degne di miglior causa.
Lo scenario criminale descritto dall'autore di "Gomorra" non è altro che il ritratto fedele della realtà milanese e lombarda che forze dell'ordine, magistrati e giornalisti conoscono assai bene, e non da oggi.
Persino noi, nel nostro piccolo abbiamo dato conto, negli ultimi due anni, delle inchieste, dei sequestri di centinaia di beni immobili nella sola Milano e, solo un paio di settimane fa, della scoperta nei cantieri della MM5 dei mezzi di una famiglia della ‘ndrangheta.
La Lombardia e il suo capoluogo -con in testa l'hinterland milanese, la Brianza e il varesotto- sono ai vertici della non invidiabile classifica nazionale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata.
Il tessuto economico lombardo, come ha confermato l'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia presentata il 17 novembre in Parlamento, è pesantemente infiltrato dagli interessi della ‘ndrine che, si può leggere nelle pagine stilate dalla DIA, hanno “influenzato la vita economica, sociale e politica di quei luoghi”. La relazione sottolinea come in Lombardia si sia riscontrato il “coinvolgimento di alcuni personaggi, rappresentati da pubblici amministratori locali e tecnici del settore che, mantenendo fede ad impegni assunti con talune significative componenti, organicamente inserite nelle cosche, hanno agevolato l’assegnazione di appalti e assestato oblique vicende amministrative.”
Dagli appalti pubblici allo smaltimento dei rifiuti, dall'usura alle contiguità con il mondo delle professioni, la ,ndrangheta è divenuta un attore economico di primo piano che ricicla i proventi delle attività criminali tradizionali nell’economia legale ed estendendosi in essa cerca sponde nelle istituzioni.
Coloro che si sono indignati per le affermazioni di Saviano, prima di erigere barricate sulla questione dei presunti rapporti tra esponenti politici e 'ndrangheta -ovviamente presunti e sui quali la magistratura farà luce- dovrebbero preoccupersi della forza raggiunta all'ombra della Madunnina dalle 'ndrine. Una forza tale che ha fatto ritenere a qualche capobastone lombardo che fosse addirittura possibile separarsi definitivamente dalla "casa madre" calabrese.
È proprio questo il dato più preoccupante descritto da Saviano: la 'ndrangheta, presenza radicata e potente da oltre un ventennio in Lombardia, non è più un elemento allogeno, bensì un tratto caratteristico della regione più ricca d'Italia. Con buona pace di quei pezzi delle istituzioni nazionali e locali che voltano la testa dall'altra parte, negano che il problema esista e pensano che per non sentirne più parlare basti turarsi le orecchie e, magari, togliere la cittadinanza onoraria di Milano a Roberto Saviano.

Beniamino Piantieri

“’NDRANGHETA PADANA”
Il nuovo saggio di Enzo Ciconte racconta come il nord –Lombardia in testa- sia divenuto il terreno prediletto delle ‘ndrine

Arrivato sugli scaffali delle librerie da pochi giorni, “’Ndrangheta padana” di Enzo Ciconte (edizioni Rubettino) costituisce una lettura indispensabile per sgombrare il campo dalle polemiche suscitate dalle parole di Roberto Saviano di fronte ai quasi dieci milioni di telespettatori della trasmissione “Vieni via con me”.
L’autore di “Gomorra” si è limitato a ripercorrere quanto emerso dalle più recenti indagini svolte dalla magistratura milanese e confermate dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia.
Enzo Ciconte è il massimo studioso della criminalità organizzata calabrese, ha scritto il primo libro mai pubblicato sulla ‘ndrangheta ed è stato a lungo consulente della Commissione parlamentare antimafia. Nel suo ultimo libro rivolge lo sguardo a quello che ormai è lo scenario d’azione prediletto dalle ‘ndrine: il nord Italia e soprattutto la Lombardia.
Ciconte parte dall’ultima inchiesta della magistratura milanese che a luglio di quest’anno ha portato in carcere oltre trecento esponenti della criminalità organizzata calabrese e che ha messo in luce in modo inequivocabile quanto la ‘ndrangheta sia radicata in Lombardia.
Attraverso la descrizione di quella zona grigia che amplia i propri confini tra imprese, appalti, professionisti e pubblici amministratori, dove l’osmosi tra economia legale e illegale è garantita da un fiume di denaro di provenienza illecita, Ciconte descrive la sottovalutazioni delle istituzioni locali, la tacita connivenza di imprenditori sospesi tra la paura e la convenienza di un mercato distorto, le complicità di politici locali per i quali la ‘ndrangheta manovra pacchetti di voti non meno che in Aspromonte, a Reggio Calabria o nella Piana di Gioia Tauro.
Dalle pagine di “’Ndrangheta padana” emerge un ritratto di una criminalità organizzata che, mettendo insieme il massimo dell’arcaicità fatta di giuramenti e riti solo apparentemente pittoreschi e il massimo dell’innovazione costituita dalla capacità di muovere immensi capitali con le tecniche più sofisticate, si è radicata nel tessuto produttivo lombardo in modo silenzioso, mimetico, difficilmente penetrabile.
Anche perché, a nord del Po, molti si ostinano a voler considerare la ‘ndrangheta una roba da terroni, non essendosi accorti che Milano, per citare il titolo di un capitolo del libro, è diventata provincia di Reggio Calabria.

Beniamino Piantieri
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 10 Nov 2010 - 11:22
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