PARIGI — Il passo è felpato. Come è uso in ogni organizzazione internazionale che si rispetti. Ma le osservazioni sono chiare e concise. Il Bureau International des Expositions, tramite il suo presidente Pierre Lafon, fa due raccomandazioni a Milano: non modificare il dossier di registrazione, ma soprattutto fare in fretta sull’acquisto delle aree. «L’acquisizione dei terreni e la sua messa a disposizione della società deve essere effettiva il più presto possibile ». Anche il segretario generale, Vicente Loscertales, insiste sul punto: «Dobbiamo risolvere il problema prima del comitato esecutivo di ottobre. Adesso, noi possiamo solo aspettare». «Osservazione giusta e corretta - replica il sindaco-commissario, Letizia Moratti - per la quale stiamo lavorando».

Il presidente del Bie non poteva sapere che proprio in quel momento sul blackberry del sindaco si «posava» un’email che conteneva la proposta condivisa di Regione, Comune e Provincia ai proprietari delle aree (Fondazione Fiera e gruppo Cabassi) per il comodato d’uso dei terreni su cui si realizzerà Expo 2015. Oggi i legali valuteranno se la proposta sta in piedi e se risponde a tutti i criteri di legittimità. Se «funziona» sarà inviata ai proprietari. Sarebbe un ritorno all’antico, al vecchio accordo di programma, già approvato, che garantirebbe tempi rapidi e un minor esborso da parte del pubblico. Le divisioni tra soci potrebbero rientrare, anche se il governatore Roberto Formigoni continua a ritenere che l’acquisto sia l’opzione migliore in quanto tutela maggiormente gli enti locali. Se i legali dovessero bocciare il comodato, tornerebbe in campo l’acquisto delle aree da parte della newco pubblica.

Assemblea generale del Bie. Con l’esordio di un emozionato Giuseppe Sala, fresco direttore generale di Expo. Sul palco si alternano il sindaco Moratti, la presidente Diana Bracco e l’architetto del masterplan, Stefano Boeri per fare il punto dell’avanzamento dei lavori dopo un periodo agitato e caotico. Il sindaco cerca subito di dissipare le nubi. Presenta Sala e affronta il capitolo fondi e finanziamenti, con un endorsement direttamente rivolto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e al governo Berlusconi: «In maggio il governo italiano ha fatto una manovra da 25 miliardi di euro sui prossimi due anni ma il budget per Expo è stato pienamente confermato. Il governo garantisce tutti i fondi ». E ribadisce le cifre: 1,4 miliardi per il sito e l’evento e 11,8 miliardi per le infrastrutture del Tavolo Lombardia. Fa di più. «Ci sono stati tagli in tutti i comparti pubblici. L’unica voce che non è stata tagliata è l’Expo. Vuol dire che il ministro Tremonti e il governo nella sua interezza crede a Expo».

Affermazioni azzardate visto l’exposcetticismo storico di Tremonti, ma il cambio di guardia alla guida della società, con l’arrivo di un manager di provata esperienza come Sala, potrebbe indurre un cambio di prospettiva anche da parte del ministro del Tesoro. E su Sala arriva anche l’apprezzamento dell’opposizione: «Bene la scelta di Sala di trasferire gli uffici da Palazzo Reale alla Bovisa - attacca Filippo Penati - Una scelta di sobrietà che avevo proposto quando ero presidente della Provincia, ma non fui ascoltato». Alla fine, l’impressione generale, è che su Expo stia tornando gradualmente un po’ di cielo sereno anche se le spinte interne e le contrapposizioni faticano a esaurirsi. Un equilibrio «instabile» che ruota intorno alla figura di Sala. L’ex direttore generale del Comune sa benissimo che lo aspetta un lavoro duro: «Dovremo lavorare molto per velocizzare alcune operazioni. È ora di stringere un po’ i bulloni. Ma il tema scelto dall’Expo milanese è quanto di più importante».

Maurizio Giannattasio
02 luglio 2010