.: Discussione: Occupazione: Comune e Sindacati danno vita a un Osservatorio permanente sul Mercato del Lavoro

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 4 Lug 2010 - 17:35
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ritratto dei nuovi (giovani) poveri


Ormai la situazione richiede progettualità e azioni concrete, non solo "osservazioni", perchè i dati sono già disponibili e fotografano una realtà di crisi profonda, la crisi del nostro sistema che ha rqggiunto da tempo l'apice e ora manifesta tutte le sue contraddizioni: i giovani NON hanno lavoro!
Delle due l'una:
1. o sono tutti fannulloni oppure
2. il sistema capitalistico, basato sulla crescita infinita di consumi e prodotti, non sa più autogenerarsi e i nuovi posti di lavoro si creano in numero insufficiente e soprattutto di qualità inferiore, con un continuo declassamento della professionalità (e del reddito) delle persone che entrano nel mondo del lavoro.
... e si pretende che i consumi trainino l'economia!!! ma se la botte è vuota... c'è poco da ubriacarsi!Frown
 
Da Chiamamilano del 2 luglio u.s.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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GIOVANI MILANESI E DISOCCUPATI
Dal rapporto Ores sull’esclusione sociale ai dati della Camera di Commercio, ritratto dei nuovi (giovani) poveri

I dati sono tutt’altro che rassicuranti, e la fotografia che emerge mettendo insieme le informazioni degli ultimi rapporti sulla disoccupazione e la povertà ha più ombre che luci, non sono a livello nazionale ma proprio qui, nella ricca Lombardia, Milano e provincia compresi.
Il rapporto annuale "Milano produttiva", a cura dell’Ufficio studi della Camera di Commercio, presentato pochi giorni fa in via Meravigli, parla di 39mila posti di lavori persi a Milano nel 2009 rispetto al 2008, e di un tasso di disoccupazione che ha registrato un’impennata di 1,6 punti percentuali, collocandosi al 5,5% (rispetto all'8,5% nazionale), con punte che toccano il 13,6% se si considerano i giovani under 30, con un tasso di disoccupazione femminile che è arrivato al 6,4%.
Il peggio è per loro, i lavoratori sotto i 30 anni, una realtà confermata anche dal rapporto 2009 sull’esclusione sociale in Lombardia presentato anche questo pochi giorni fa e realizzato da Ores, l’Osservatorio regionale sull’esclusione sociale: se è vero che la Lombardia mostra una situazione migliore rispetto a quella della altre regioni italiane- sono infatti presenti segnali di povertà in almeno due ambiti per il 5,4% dei cittadini lombardi, mentre il dato nazionale è il 12,1% - resta il fatto che la disoccupazione è passata dal 3,7% del 2008 al 5,4% del 2009; e se nel 2008 il numero di assunzioni è stato di 2,2 milioni, nel 2009 è sceso a 1,5 milioni.
Un altro dato significativo è la forte crescita di soggetti assistiti maschi italiani che, per la prima volta, hanno superato gli stranieri (50,4% contro il 49,6%): in base a un campione di 246 associazioni che prestano assistenza a chi è in difficoltà, risulta che sono più di 32mila i nuovi poveri che nel 2009 hanno chiesto aiuto al terzo settore per poter sopravvivere. Il che significa che si sono messi in coda dove servono pasti caldi gratuiti e hanno fatto richiesta di beni materiali come vestiti, ad esempio, agli enti caritativi. Quello che più colpisce è che, secondo i dati raccolti, su un totale di 280mila persone assistite, il 33,3% ha un’età compresa fra i 18 e i 35 anni, con un aumento dell’11% rispetto all'anno passato.
Una diretta conseguenza della crisi lavorativa che, anche laddove consente di avere un lavoro, fa sì che il reddito percepito non sia sufficiente a coprire tutte le spese di prima necessità: luce, riscaldamento, cibo e vestiario.
Può sembrare strano, perché dei giovani milanesi si è abituati a percepire un’altra immagine: è chiaro che questa resta invece sommersa, più difficile da individuare, anche se i dati forniti dalle associazioni assistenziali offrono una misurazione della povertà piuttosto reale, lontana dalle statistiche che spesso falsano lo stato delle cose.
Secondo il rapporto Ores, le cause della diffusione della povertà fra i giovani non vanno rintracciate solo nell’aumento del tasso di disoccupazione ma anche nella qualità dei contratti offerti: quasi un quarto delle persone riavviate con contratti a progetto nel primo semestre del 2009 proveniva da contratti a tempo determinato, con un evidente declassamento del lavoro. E dello stipendio. In particolari sono diminuiti i collaboratori (-24,5%) e i lavoratori indipendenti (-7,1%), mentre crescono i contratti di collaborazione (cococo e cocopro: +13,4%), ed esplode il ricorso al lavoro intermittente (+78,8%), dopo la recente reintroduzione di questa tipologia di contratto.
E’ significativo poi che per la prima volta risultano essere più i poveri italiani rispetto a quelli stranieri. Se, infatti, nel 2008 gli assistiti dai 1.587 enti sparsi su tutto il territorio erano per il 65,6% di nazionalità straniera, nel 2009 le persone che hanno chiesto assistenza perché hanno visto il proprio reddito precipitare sotto il limite di povertà erano per il 55,7% italiane.
“Per capire i parametri che calcolano la povertà assoluta si prende come punto di riferimento una famiglia, quella più classica milanese, composta da genitori e un figlio a carico  -  ha spiegato Andrea Pesenti, direttore di Ores  -  chi spende meno di 1.250 euro per i beni di prima necessità, come mangiare e vestirsi, è considerato assolutamente povero. Osservando questi dati risulta chiaro che ci troviamo di fronte a un’emergenza epocale che necessità di un salto di qualità dell'intero mondo del lavoro”.

Antiniska Pozzi
In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 30 Giu 2010 - 15:53
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