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Venerdì, 5 Maggio, 2006 - 10:13

HO DIRITTO A UNA MILANO MULTIETNICA

Nel secolo scorso Milano è riuscita non solo ad accogliere le numerosissime famiglie emigrate dal sud dell’Italia in cerca di lavoro, ma soprattutto a integrarle in un processo in cui si è trasformata radicalmente la sua stessa “cultura sociale�, arrivando al punto in cui tutti i cittadini, in quanto “milanesi� contribuiscono all’arricchimento del bagaglio sociale e culturale con i propri codici, non importa se lombardi, pugliesi o siciliani.

In questo senso la nostra città ha saputo dimostrare come con l’integrazione tra stili di vita e culture differenti si possa produrre una grande ricchezza, non solo economica.

Oggi ci troviamo di fronte a una situazione in cui questa opportunità viene rilanciata con una sfida ancora più ambiziosa: la globalizzazione e la crisi economica mondiale, nonché il bisogno di forza lavoro del nostro tessuto economico, hanno prodotto negli ultimi anni una nuova e abbondante ondata di immigrazione non più dal nostro meridione, ma dagli angoli più remoti del mondo.

A questo fenomeno si aggiungono una radicalizzazione dei conflitti internazionali e “lo scontro di civiltà� propagandato dai mezzi di comunicazione di massa per giustificare guerre e leggi speciali che di civiltà profumano ben poco.

Questi fattori portano a vedere nei migranti sostanzialmente un problema da risolvere, per alcuni “mandandoli a casa� e per altri, considerandoli una risorsa economica necessaria ma da regolamentare in modo ferreo, ammettendo al più qualche diritto minimo.

Riteniamo questi due approcci assolutamente errati. Non si tratta solo di un punto di vista etico, per cui i diritti devono essere diritti per tutti in quanto esseri umani e non solo per chi ha la fortuna di avere un certo documento di cittadinanza. Bisogna tenere conto anche del fatto che in un pianeta che si sta globalizzando, la presenza di altre culture e religioni in un tessuto sociale permette non di “perdere identità�, ma di evolversi per non restare tagliati fuori dal processo di trasformazione globale. Se non ci fossero gli immigrati di altri paesi, dovremmo invitarli e chiedere loro di vivere in mezzo a noi per permetterci di crescere attraverso il confronto e l’interazione, scambiandoci il meglio delle rispettive culture. Le persone giunte qui da tutto il pianeta non sono dunque un problema o una fonte di manodopera a basso costo, e neanche esseri umani deboli da tutelare, ma preziosi portatori di un’immensa ricchezza umana indispensabile per il nostro processo storico.

Una Milano Umanista raccoglierebbe questa sfida facendo del Comune il primo promotore e coordinatore di questo processo, concedendo spazi gratuiti a tutte le confessioni, creandone altri dove possa avvenire il dialogo tra culture e comunità, ma sopratutto facendo tutto il possibile per riparare alle politiche sbagliate portate avanti finora. Per esempio opponendosi alla presenza dei centri di permanenza temporanea ed istituendo un Assessorato non “all’immigrazione� ma “ai servizi per gli immigrati�, proprio per smetterla di considerarli soggetti da regolamentare e controllare e iniziare a trattarli nel modo appropriato, fornendo servizi e garantendo loro tutti i diritti, tra cui innanzitutto quello di votare alle prossime elezioni.

Ovviamente il nostro programma non include solo proposte riguardanti questo tema. Decenni di clientelismo prima e affarismo poi hanno reso Milano una città dai due estremi: lusso, alta moda e affari da un lato; indigenza, emarginazione e degrado dall’altro. La distanza tra ricchi e poveri sta aumentando inesorabilmente, specialmente per quanto riguarda i più giovani, esclusi sia dalla stabilità economica e lavorativa che dal diritto alla casa.

Questo non è il risultato di misteriosi meccanismi o sviluppi imprevedibili, ma di politiche sbagliate e interessi di parte. La città è stata gestita come un’impresa, inseguendo gli interessi economici di pochi e trascurando la dimensione sociale.

Il libero mercato, le privatizzazioni e la flessibilizzazione selvaggia del lavoro hanno fallito!

Il Partito Umanista propone un nuovo modello di amministrazione pubblica, dove il Comune fornisca direttamente numerosi servizi e intervenga come regolatore in tutti i campi, con la priorità dell’utilità sociale e non del profitto. Infine per noi il Comune deve tutelare le scelte dei cittadini rispetto a come vogliono strutturare la propria vita familiare: per questo proponiamo un Registro delle Unioni Civili, per garantire gli stessi diritti anche a tutti i diversi modelli di famiglia non basati sul matrimonio eterosessuale.

Valerio Colombo

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