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Mercoledì, 9 Dicembre, 2009 - 18:04

Laviamoci le mani... ma solo in senso letterale!

PEr opportuna informazione.
L'articolo è tratto da Altro consumo.
http://www.altroconsumo.it/infezioni-ospedaliere-s261373/nm-newsletter-p250293/prm_id_c/3091.htm

Cordiali saluti
Antonella Fachin
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Infezioni ospedaliere

Laviamoci le mani
Articolo pubblicato su Test Salute 82, ottobre 2009
Se il personale sanitario si lavasse frequentemente le mani, in Italia si potrebbero potenzialmente prevenire tra i 1.350 e i 2.100 decessi ogni anno.
Ma non è un problema solo nostro. Pochi anni fa Liam Donaldson, al vertice del sistema sanitario inglese, indicava nel rapporto annuale 2006 sulla sanità On the State of public Health due priorità da affrontare: la carenza di organi per il trapianto e la scarsa igiene delle mani negli ospedali.
Può stupire che due problemi così differenti siano accostati, ma in realtà è così: le mani sporche sono la causa principale di un problema molto grave, quello delle infezioni contratte nei luoghi dove si dovrebbe guarire. Se negli ospedali tutti - medici, infermieri, ausiliari… ma anche i malati e i visitatori - si lavassero frequentemente e accuratamente le mani, ci si ammalerebbe meno, durante i ricoveri. Basterebbe questa semplice pratica a ridurre in Italia e nel mondo l'incidenza delle infezioni ospedaliere, che ogni giorno colpiscono migliaia di persone. "Tutti" significa innanzitutto i medici e gli infermieri, che sono a contatto diretto con i pazienti e con gli attrezzi sanitari. Ma non solo. Anche l'igiene di chi è ricoverato e dei visitatori è fondamentale. Non c'è sempre bisogno di tecnologie avanzate o ristrutturazioni ambientali drastiche: l'esperienza dimostra che anche solo programmi efficaci di controllo dell'igiene sono in grado di ridurre di un terzo, in Italia, le infezioni ospedaliere.
E il primo passo, il più semplice, immediato ed efficace, è lavarsi correttamente e spesso le mani. Lo ribadisce anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha da poco lanciato una nuova iniziativa: "Save lives: clean your hands" (Salva vite: lavati le mani).Il progetto punta a far promuovere il lavarsi spesso le mani in 5.000 ospedali in Europa, entro il 2010.
Problema globale
In Italia, tra il 5 e l'8% dei pazienti ricoverati in ospedale viene colpito da un'infezione durante la degenza. Negli Stati Uniti (dati Oms 2005) sono circa 2 milioni le infezioni ospedaliere all'anno, 80 mila le morti. Se si guarda all'Europa si contano 50 mila morti all'anno.
Quando si parla di "infezione ospedaliera", si indicano infezioni che non erano presenti al momento del ricovero e che compaiono entro 48 ore dall'entrata del paziente nel centro di cura, ma anche dopo la dimissione, se si tratta di infezioni con un tempo d'incubazione maggiore. A contagiare il paziente possono essere altri pazienti, gli operatori sanitari, le condizioni igieniche della struttura. E i microrganismi responsabili sono diversi e cambiano con il tempo.
In gioco, oltre alla sicurezza dei pazienti, c'è l'impatto economico. Un'infezione ospedaliera porta infatti a un prolungamento del ricovero e quindi a un aumento dei costi. In Europa la spesa si aggira tra i 13 e i 24 miliardi di euro. In Italia si è calcolato che lo sviluppo di un'infezione ospedaliera raddoppia i costi legati a un paziente per il Servizio sanitario.
Antibiotici meno efficaci
A complicare le cose c'è anche la sempre più diffusa resistenza agli antibiotici acquisita dai microrganismi che causano le infezioni: i batteri infatti possono avere o acquisire con il tempo la capacità di resistere al farmaco e questo rende la terapia più difficile e anche più costosa. L'Earss (sistema europeo di sorveglianza contro la resistenza agli antimicrobici), creato dalla Commissione Europea, prevede nei prossimi dieci anni un ulteriore declino dell'efficacia degli antibiotici. Le cause? Aumento generale dell'uso di antibiotici, diffusione di nuove infezioni e sviluppo di altri ceppi resistenti, anche a causa delle sempre maggiori occasioni di trasmissione per la facilità con cui oggi le persone viaggiano in tutto il mondo.
Servono maggiori misure di controllo
È ormai dimostrato che il controllo e la conseguente riduzione delle infezioni negli ospedali è ampiamente possibile e molte esperienze lo hanno dimostrato.Ci sono diverse mosse che ospedali e pazienti possono fare per arginare il fenomeno e le autorità di controllo possono e devono fare la loro parte.
L'Europa lo scorso gennaio nel proporre alcune raccomandazioni sulla sicurezza dei pazienti ha parlato esplicitamente di prevenzione e lotta contro le infezioni ospedaliere, lasciando però ancora troppo spazio all'iniziativa dei singoli stati membri. In Italia da oltre vent'anni ci sono norme e linee guida sulla sorveglianza e il controllo.
Dal 1985 la legge, poco rispettata ancora oggi, prevede la presenza in ogni ospedale di un Comitato di Controllo per le infezioni (CIO), di un'infermiera addetta, di un medico epidemiologo e di rapporti periodici sul tasso di infezioni.
Con il tempo alcune Regioni si sono attivate, ma c'è ancora molta disomogeneità, tra zona e zona e anche tra ospedale e ospedale nella stessa area.
Le norme dunque ci sono, ma poi, se si guarda la vita reale sono ancora troppo pochi gli ospedali che hanno un comitato di controllo delle infezioni, che hanno una figura professionale addetta a questo e che al momento del ricovero informano esplicitamente il paziente che tra i rischi legati alla permanenza c'è anche quello, non remoto, di essere colpiti da un'infezione ospedaliera.
Consigli utili. Facile da fare, importante per prevenire
Bastano precauzioni semplicissime per contribuire a ridurre il rischio di infezioni in ospedale. Il ruolo dei parenti e degli amici in visita è importante.
Per il paziente ricoverato:
*       lavarsi bene e spesso le mani durante il ricovero;
*       mantenere un'igiene personale rigorosa;
*       chiedere informazioni sul tasso di infezioni nell'ospedale e su cosa fare per prevenirle;
*       segnalare senza timidezza anomalie dell'igiene (al medico o alla caposala);
*       chiedere chi è il referente per le infezioni nella struttura.
Per gli amici in visita:
*       non andare in ospedale se si ha raffreddore, tosse, influenza e in generale qualsiasi disturbo contagioso, anche lieve;
*       lavarsi bene le mani sia prima di andare in ospedale, sia dopo;
*       durante la visita, evitare di toccarsi naso, bocca, capelli;
*       rispettare scrupolosamente le consuete norme igieniche: non bere dalla stessa bottiglia del malato, non usare il suo bicchiere né le sue posate né il suo tovagliolo, non finire i suoi cibi né le sue bevande;
*       non portare nessun tipo di animale (del resto generalmente non sono ammessi); sarebbe bene ridurre anche le visite da parte di bambini e ed evitare del tutto quelle di neonati e bambini molto piccoli;
*       se si porta frutta fresca al malato, lavarla molto bene; in generale, curare attentamente l'igiene di qualsiasi cibo si porti al malato; non è particolarmente consigliabile portare fiori.
Informarsi e segnalare.
Per segnalare possibili anomalie e per capire il livello di organizzazione dell'ospedale riguardo alle infezioni è bene anche sapere cosa dovrebbero fare gli ospedali e gli operatori sanitari:
*       le strutture devono formare il personale sull'igiene e mantenere un'adeguata struttura, dal punto di vista igienico;
*       in ogni ospedale dovrebbe essere presente un Comitato di Controllo per le infezioni (CIO), di un'infermiera addetta al controllo delle infezioni ogni 250 posti letto, di un medico epidemiologo e di rapporti periodici sul tasso di infezioni.
Come funziona il contagio. Attenzione a chi è più a rischio
Ci sono differenti tipi di infezioni che si possono prendere in ospedale, così come ci sono pazienti più a rischio di altri e molti meccanismi di trasmissione.
Tipo di infezioni. Le infezioni ospedaliere più frequenti sono:
*       al tratto urinario (30-35%);
*       alla ferita chirurgica (15-20%);
*       all'apparato respiratorio (polmoniti) (15%);
*       sistemiche (10%), cioè che riguardano più organi.
In aumento le batteriemie, cioè la presenza di batteri nel sangue.
Fattori di rischio. I pazienti più a rischio sono i malati con le difese immunitarie ridotte:
*       per l'età: neonati, prematuri e anziani;
*       per aver subito numerosi interventi medici e procedure invasive per la diagnosi e la terapia (intubazioni, endoscopie...), che aumentano il rischio di venire a contatto con i batteri responsabili delle infezioni;
*       perché sono affetti da malattie che riducono le difese immunitarie (anemie, neoplasie, leucemie, insufficienza renale...)
Meccanismi di trasmissione
*       Contatto diretto, soprattutto con le mani, tra persona malata e sana.
*       Contatto indiretto, attraverso uno strumento medico contaminato o un veicolo (sangue, cibo).
*       Lo starnuto o la tosse di una persona infetta possono contagiare un paziente suscettibile che si trova a 50 cm- 1 metro (contatto attraverso goccioline di saliva).
*       Per via aerea: i microrganismi presenti nell'aria possono veicolare infezioni a distanza.
I microrganismi responsabili. Sono numerosi i microrganismi che possono essere colpevoli. Sono due quelli che al momento preoccupano maggiormente:
*       lo stafilococco aureo meticillina-resistene (MRSA), per la sua resistenza agli antibiotici;
*       il Clostridium Difficile (C. Difficile), per la gravità delle infezioni che provoca.
In entrambi i casi la trasmissione avviene soprattutto attraverso le mani contaminate e per questo la prima e più efficace misura per contenere queste infezioni è l'igiene scrupolosa delle mani da parte degli operatori sanitari.
Gioca d'anticipo. Più informati, più attivi
Le infezioni ospedaliere, quelle che colpiscono un paziente mentre è ricoverato, sono una complicazione sempre più frequente: migliaia di persone muoiono di questo ogni giorno al mondo e l'impatto economico è sempre più significativo.
In Italia si sono fatti passi avanti, con progetti di monitoraggio, norme che prevedono centri e professionisti specifici negli ospedali e iniziative per sensibilizzare sull'importanza dell'igiene delle mani. Se tutto funzionerà come è scritto sulla carta i vantaggi saranno su molti fronti.
Ma non servono solo le norme, è necessaria una maggior informazione e diffusione delle conoscenze. I pazienti devono sapere cosa possono e devono aspettarsi al momento del ricovero. Devono poter essere certi che il medico che li visita si sia lavato le mani nel modo corretto. Dall'altra parte gli operatori sanitari devono sapere che possono essere presi in flagrante da una rete di controlli. Devono sapere che qualsiasi paziente può chiedere chi è l'addetto al controllo delle infezioni nella struttura e non devono stupirsi, o peggio chiedersi di cosa si sta parlando, ma essere in grado di dare una risposta.

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