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Venerdì, 30 Ottobre, 2009 - 20:16

Risposta a un cittadino sulla necessità di contrastare l'omofobia

Gentile signor Bruno,
io penso che quello che lei auspica sia uno dei mondi ideali in cui noi tutte e tutti, che ci impegnamo dei diritti delle minoranze in questo sistema, mi permetta di sottolineare "questo", potremmo sentirci portatori di eguali diritti e di eguali opportunità a prescindere da diversi fattori innati ed esistenziali: il colore della pelle, l'appartenenza di genere, l'orientamento sessuale, la fede religiosa o la non fede, l'ideale politico, la provenienza geografica e geopolitica.
Lei asserisce, coerentemente con la sua premessa, che "cittadini omofobi e cittadini omosessuali non esistono: esistono solo cittadini". Credo, però, che in questi ultimi anni si sia giunti a una regressione culturale tale per cui si sono palesati comportamenti di intolleranza verso l'altro di diversa entità e genere. Esistono per forza delle categorie, spesso, per denotare la presenza di un movimento e di una comunità esclusa da diverse opportunità e occasioni assicurate all'universalità. Il fatto per cui essere omosessuale e vivere la propria omosessualità con tranquillità e con determinazione, in modo chiaro, in modo totale, nel nostro Paese sia ancora non possibile è dovuto a diverse circostanze che oserei dire generate da una regressione sociale senza precedenti e da un'assenza assoluta del rispetto della dignità dell'essere umano in quanto persona, centrale. Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può vedere la sua convivenza legalmente riconosciuta? E' un cittadino a tutti gli effetti chi non può assistere, perchè non ha il diritto e quindi chiunque può negarglielo, il proprio o la propria partner in caso di malattia? Per lei è un cittadino a tutti gli effetti chi oggi non può succedere naturalmente nel patrimonio ereditario del proprio o della propria convivente? Secondo lei è cittadino colui che spesso si trova vittima di mobbing e di pressioni psicologiche sui luoghi di lavoro alimentate da pregiudizi ignobili sull'orientamento sessuale? Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può adottare nessuna o nessuno in quanto si parte dall'errato e devastante preconcetto che un bambino accudito e cresciuto in una famiglia omogenitoriale debba per forza crescere omosessuale (come se tutti gli omosessuali attuali non fossero stati cresciuti in famiglie dove vige lo schema tipico della coppia eterosessuale)? Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può esprimere liberamente la propria affettività in pubblico in quanto rischia di essere violentato fisicamente da soggetti omofobi, e che spesso come vittime non abbiano la giusta tutela e assicurazione di protezione personale? Io penso che queste domande facciano ben intendere che ancora, in Italia soprattutto, gli altri paesi hanno fatto progressi elevati nell'ambito, ci siano categorie precostituite tra chi ha il diritto di definirsi cittadino a tutte gli effetti e chi invece deve ancora procedere nel venire riconosciuto in opportunità che sono naturali in un sistema di diritto.
Lei asserisce "La riflessione da fare sugli omosessuali, in questo caso, se è provato che l'ostilità nei loro confronti è in aumento, sarebbe capire il perchè, all'interno del contesto sociale, la loro immagine si stia degenerando". Quale riflessione, mi permetta, occorrerebbe fare? E partendo da quali tesi? Secondo lei è una colpa rivendicare diritti oggi non riconosciuti: diritti che, se venissero riconosciuti, potrebbero accrescere la forza di una democrazia che vedo in Italia spesso scricchiolare. E' una colpa secondo lei esprimere liberamente la volontà di vivere la propria vita nella "normalità" in cui la vivono altre persone? Non è una questione, a parere del sottoscritto, di fare della propria omosessualità o transessualità o bisessualità un "merito", ma è solo la volontà e la necessità di autodeterminarsi come persone, essendo l'omosessualità, la bisessualità, la transessualità una condizione esistenziale ineludibile e naturale. Non sono, poi, d'accordo sul fatto che occorra limitare o vietare, questo termine, poi, non mi rallegra sentirlo pronunciare in merito alla libertà di associazione, l'associazionismo qualora si ponga come finalità la difesa di una minoranza: io penso che, invece, occorra in tutti i settori, per ogni minoranza, intendendo per minoranza non quella meramente "quantitativa", non è questione di cifre, ma quella puramente sociale e culturale, ossia esclusa da alcuni schemi prefissati e prevaricanti, innaturali quindi, costruire percorsi che facciano vedere e dimostrare che esistono esigenze e istanze che se acquisite garantirebbero una crescita civile di una comunità. L'unico problema, signor Bruno, sa quale è? E' il fatto che esista un Parlamento in Italia che vede sedersi personaggi che considerano l'omosessualità come condizione anticostituzionale, si ricorda l'episodio spiacevole nel dibattito concernente l'approvazione dell'aggravante dell'orientamento sessuale nei reati contro la persona. E' il fatto che esista un Parlamento in cui la maggioranza non ha provveduto a votare e recepire una direttiva europea che determina il riconoscimento delle coppie di fatto. E' il fatto che, in occasione di un dibattito avutosi in Regione Lombardia circa la proposta dell'opposizione di centrosinistra di riconoscere istituzionalmente la Giornata contro l'Omofobia, il capogruppo della Lega ha utilizzato epititeti offensivi circa il testo e il suo obiettivo ispiratore. E' il fatto, e concludo seppure ci sarebbero casi differenti e numerosi, che in Provincia di Milano ci sia una maggioranza che ha votato contro un testo, universalmente accettabile, di buon senso si oserebbe dire, che provvederebbe a esprimere solidarietà alle vittime di reati omofobici. In quell'occasione, è abbastanza recente, alcuni consiglieri hanno addirittura negato, come veri negazionisti di drammatica memoria, che esistano episodi omofobici nella nostra città, nel nostro Paese, non conoscendo i dati allarmanti di omicidi e di aggressioni perpetrate contro persone lgbt.
Forse occorerebbe pensare e riflettere su questo lato istituzionale che apre legittimazioni preoccupanti su alcune pratiche odiose nella società, e che tramite il pregiudizio creano fratture insanabili ed esclusioni inaccettabili e vergognose. Le cause di questi comportamenti possono essere differenti, ma non sono accettabili e sono da perseguire quali essi sono: atti di odio verso il diverso, atti di violenza verso chi esprime il proprio orientamento, atti di intolleranza devastante.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Lista Uniti con Dario Fo - Capogruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

il testo della lettera del signor Bruno giuntami e pubblicata sul forum "Al Comune di Milano vorrei chiedere ..." nella discussione da me avviata sulla battaglia contro l'omofobia

So che qualcuno dirà che ho perso una buona occasione per stare in silenzio, ma sulla mancanza di dialogo e discussione non può nascere alcuna soluzione positiva, quindi esprimo il mio parere come cittadino milanese, e chi non è d'accordo si limiti a considerarla un'opinione sbagliata.
Dopo questa doverosa premessa posso scrivere che cittadini omofobi e cittadini omosessuali non esistono: esistono solo cittadini.
Questa non vuole essere ovviamente una negazione assoluta, ma le istituzioni pubbliche e la legge non dovrebbe fare alcuna distinzione nè a favore nè contro cittadini, classificandoli per quello che è il loro pensiero.
Si deve restare coerenti alla realtà dei fatti: ognuno è libero di avere un proprio pensiero, di odiare i diversi o essere diverso.
Quello che non può essere fatto è violare la legge che protegge egualmente tutti i cittadini.
Ogni aggressione ha alla sua origine un motivo, quello della diversità è solo uno dei tanti, e potrebbe accadere che qualcuno venga picchiato solo perchè ha gli occhi strabici o pensa che gli alieni esistano davvero, e non sarebbe meno grave di qualsiasi altra aggressione.
La riflessione da fare sugli omosessuali, in questo caso, se è provato che l'ostilità nei loro confronti è in aumento, sarebbe capire il perchè, all'interno del contesto sociale, la loro immagine si stia degenerando.
Può essere che in tempi di crisi aumenti l'impulso alla violenza come sfogo delle proprie frustrazioni, e che la comunità lgbt rappresenti una diversità e risulti debole agli occhi di esaltati alla ricerca di prede per i loro istinti.
Ma potrebbe anche essere che in tempi di ristrettezza sentire ogni giorno una minoranza che chiede maggiori diritti quando quelli dei "normali" cittadini sono calpestati quotidianamente alimenti dei rancori personali in chi magari ha conosciuto persone di quegli stessi gruppi che facevano della loro diversità un merito, magari discriminando persone a favore di altri che la pensano come loro.
La situazione è complessa, io personalmente proverei a vietare o comunque limitare associazioni che dicono di voler difendere una minoranza, ma nel contempo creano una frattura sociale tra chi la pensa in un modo e chi la pensa in un altro.
E comunque dovrebbe essere appunto compito loro preoccuparsi di far "ben volere" i propri membri.
Il comune, lo stato, e soprattutto le leggi, dovrebbero curarsi di garantire il rispetto e la protezione di ogni cittadino.
Forse è che proteggere un piccolo gruppo è più semplice... 

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