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Martedì, 18 Agosto, 2009 - 17:02

La Sinistra a Milano: riflessioni sull'alternativa politica

In una calda estate e in un'altrettanto desolata e desolante città, che si candida a essere ospite dell'Expo 2015, preceduta da roboanti convegni senza risultati politici interessanti, mi domando quale potrebbe essere la strada per un cambiamento altrettanto politico e culturale per la città. Mi dilungherò in riflessioni agostane tratteggiate spesso da tinte strategiche circa il futuro prossimo della sinistra a Milano, senza pretendere di avere un ricettario magico che possa individuare la giusta alchimia risolutrice, ma introducendo temi e analisi che potrebbero essere punti di partenza per un rientro settembrino sulla scena meneghina.

Abbiamo alle spalle una lunga campagna elettorale che ha visto in Europa un risultato non sperabile per le liste di Sinistra, quelle non rientranti nel PD, non considerando questo partito essere non più riconducibile alla cultura della sinistra, non avendo avuto in Parlamento nessuna e nessun candidata e candidato eletto eurodeputata o eurodeputato. Tante e tanti hanno parlato di guerra fratricida, almeno tra le due liste maggiori. Io parlo, invece, di un arresto deleterio di un percorso politico e programmatico unitario, comprendendo l'esigenza dell'unità, parola che andiamo a recitare da anni come un salmo responsoriale, e della condivisione di valori e principi da cui non prescindere. A mio parere occorrerebbe ripartire da questo risultato, non brillante, seppure mantenente una quantità di consenso costante, sommando le due liste, anzi in aumento rispetto all'esperienza della Sinistra Arcobaleno del precedente anno: occorrerebbe riflettere sulla necessità di rilanciare una proposta di sinistra che sappia rispondere ai bisogni, sono molti e aumentano, quotidiani senza perdersi in sterili populismi, caratteristica a noi antitetica, nè in affrettate risposte spesso banali e scontate. Occorre unire l'aspetto pratic con l'aspetto teorico; la necessitàò di lungimiranza politica nella progettualità con la volontà di dare delle risposte ai tanti disagi sociali diffusi. Paul Gynsborg in una sua lettera nel periodo post elettorale, in totale sintonia con Ida Dominjanni sulle pagine de Il Manifesto, aveva sottolineato un dato incommensurabile: più la sinistra si allontana dal modello di rappresentatività della classe lavoratrice e più essa perde le scadenze elettorali. Io aggiungerei anche un altro dato: più la Sinistra si astrae in roccambolesche dispute verticistiche e più perde consenso, non recependo nella partecipazione territoriale, primo livello di una vita democratica cosciente, il plus valore adeguato a dare soluzioni a quella drammatica crisi della democrazia della delega, ormai in totale declino. Testimonianza di questo ultimo dato è l'aumento costante e continuativo delle astensioni, che penalizza la nostra "parte politica".

Ritorniamo a Milano. Parlando con alcune amiche e alcuni amici ho avvertito indefferibile la costruzione di un'alternativa chiara e decisa. In Provincia abbiamo creato una coalizione, non come "formula chimica da laboratorio" ma come "percorso condiviso, partecipato, coerente, costruttivo, propositivo, aperto e dinamico" in una visione ideale e valoriale unitaria e comune, pur nel rispetto di autonomie culturali che danno valorizzazione al pluralismo e alla dialettica costruttiva. Abbiamo avuto a mio avviso un buon risultato, forse migliroabile, ma comunque buono: un consigliere, il nostro candidato presidente, Massimo Gatti, è stato eletto, rappresentando la Sinistra in Consiglio Provinciale, unica voce ascrivibile in questo ambito rappresentativo. Ma il risultato non è stato solamente "elettorale" bensì anche "culturale" e programmatico. La coalizione nata e costruita in pochi mesi e settimane, questo rende ancora più "valida" la formula con contenuto, ha saputo garantire un coinvolgimento chiaro e costruttivo delle soggettività politiche, individuali e collettive, diffuse che hanno ritrovato nel programma un campo dove coltivare idee, proposte, progetti, prospettive per una Sinistra che sia "laboratorio politico" e "area di azione territoriale", uscendo dal drammatico sillogismo, molto modernista, del localismo come "difesa del proprio patriculare", approdando, invece, all'idea del costruire insieme un futuro migliore per la propria comunità in un'ottica di solidarietà, di difesa del pubblico, di tutela dell'ambiente e delle risorse, di promozione dei diritti civili e sociali.

Sempre sulle pagine de Il Manifesto Luciano Gallino, noto giuslavorista, parlava dell'esigenza per la Sinistra di partire dall'esperienza dell'Innse per ricondursi nei territori e ricollocarsi nel contesto sociale comunitario, in una visione "glocale" e non ideologica. Milano può essere terreno sociologicamente interessante per questo. La difesa di un sito storico industriale, come la Innse, non è sinonimo come, invece, vuole bollare una figura dal revisionismo grossolano come Ichino, di "conservatorismo" ma è sinonimo di preservazione pubblica e partecipata, condivisa, di risorse urbanistiche, sociali, economicche, ambientali, lavorative e civiche. A difendere il sito dell'Innse, che non vuole diventare "archeologia industriale", ma che ha palesato tutta la modernità di un'azienda utile, non erano solo le operaie e gli operai che si sono organizzati nella lotta del proprio posto di lavoro contro le mire speculative di dirigenti amministrativi e di costruttori edilizi supportati dal centrodestra al governo della città: avevamo anche cittadine e cittadini, preoccupati dei risvolti deleteri e dramamtici per il tessuto urbano e culturale del proprio quartiere; avevamo studentesse e studenti spinti da un sentimento molto francese di solidarietà sociale tra le classi; avevamo sindacaliste e sindacalisti da ogni parte d'Italia, ricordiamo la presenza della FIOM di Bologna e dell'Emilia venuta con delegazione propria a presidiare l'azienda. Il risultato finale è consistito nel dire che l'azienda può anche essere rilevata dalla capacità sopraffina e autonoma delle lavoratrici e dei lavoratori di rilevarla e di saperne dare un risvolto positivo e proficuo per l'intera comunità. Si sono difesi il diritto al lavoro, della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, contro chi vorrebbe declassarli a inutili e onerose risorse da concedere alll'operazione di dismissione, dell'integrità sociale del tessuto civico del quartiere, del profitto economico che ne deriva per la comunità intera e del concetto di pubblico e di limitazione dell'iniziativa privata quando essa diventa deleteria per l'interesse collettivo, come scritto nell'articolo 49 della nostra Costituzione Repubblicana.

Ritorniamo a Milano, alla Sinistra a Milano. Penso che occorra partire da questi elementi, alcuni fattuali, accaduti, come esperienze positive, altri progettuali e strategici se si vuole scommettere per le prossime scadenze elettorali in una proposta di alternativa e di cambiamento. Non credo che si possa strategicamente prescindere dal dato positivo della coalizione sostenitrice Massimo Gatti alle elezioni Provinciali (la strategia che deve andare oltre alla tattica di breve periodo), così come non è possibile prescindere per la città da un percorso politico (il metodo) partecipato e inclusivo delle soggettività diverse e collettive autonomne presenti e vive sui territori, così come , infine, non è possibile prescindere da un lavoro programmatico di elaborazione, tra teoria e prassi, qualcuno a noi molto caro ci insegnava, che parta da punti chiari e inderogabili (la sostanza politica del progetto): il lavoro, la laicità, i diritti civili e umani universali, è un'ingiustizia il fatto che la comunità glbt, pur essendo parte fortemente presente nel nostro tessuto sociale, non possa  essere beneficiata dalle stesse opportunità del concetto di cittadinanza, la casa, l'ambiente e lo sviluppo umano sostenibile, l'accesso libero ai saperi, il diritto alla cultura come diritto sociale di un nuovo welfare, l'integrazione del migrante come occasione di condivisione culturale, di valorizzazione e di rispetto della persona.

Da questo dobbiamo ripartire: un punto di partenza che già ha avuto un ritorno politico interessante e che deve essere capitalizzato, tesaurizzato per dare a questa città quell'opportunità di riscatto culturale prima che politico, culturale prepolitico oserei dire. Un'alternativa esiste, parte da noi, dalla nostra capacità e volontà. I presupposti esistono rendiamoli da "potenza" ad "atto".

 

Alessandro Rizzo

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo per Milano - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

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