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Mercoledì, 10 Dicembre, 2008 - 10:12

Palazzinari in festa: si potrà costruire nel Parco Agricolo Sud

Palazzinari in festa: si potrà costruire nel Parco Agricolo Sud Milano
Che si voglia cementificare il Parco Agricolo Sud Milano rischia di non essere più una notizia. Solo pochi mesi fa scrivevamo dei tentativi, autonomi e differenti, di Provincia e Regione di rivedere i confini del Parco. La Regione attraverso la modifica alla LR12/05 e la nuova legge sui parchi; la Provincia attraverso fantasiosi criteri di revisione del perimetro. Poi la modifica alla legge regionale si è arrestata in Consiglio, mentre il tentativo della Provincia è stato bocciato dalla stessa Regione Lombardia che non ha potuto far altro che prendere atto di come questi criteri fossero in palese contrasto gli obiettivi del Parco e con la normativa vigente.

Oggi il quadro è cambiato. Mentre in Regione è ferma la proposta di modifica alla legge regionale sui parchi (che avrebbe effetti su tutti i parchi, ma in particolare sul parco sud che sarebbe costretto a rivedere la propria legge istitutiva e quindi il proprio perimetro), l’Ente Parco Agricolo Sud Milano ha approvato dei nuovi criteri. Questi contengono un’importante novità. Per poter edificare le aree oggi incluse nei confini del Parco non è più necessaria una modifica del perimetro: si consente di costruirci direttamente dentro.

Proprio così. Martedì 9 dicembre, il Consiglio Direttivo del Parco Agricolo Sud Milano ha approvato i nuovi criteri per edificare all’interno dell’area protetta. Questi prevedono sostanzialmente una variante normativa al suo piano territoriale di coordinamento con l’individuazione di una nuova categoria di territori, le “Aree di ricomposizione dei margini urbani e di riqualificazione paesistica e ambientale, di interesse pubblico e di riassetto urbanistico”. In questo modo i 61 Comuni potranno individuare aree interne al parco, cambiarne la destinazione e quindi edificarle.

Così, mentre tutti si dichiarano contrari al consumo di suolo, il parco avvia un procedimento per edificare complessivamente 500 ettari (da sommare ai 360 dei Piani di Cintura Urbana, a quelli del Cerba e a quelli non ancora quantificati dai piani di fruizione). Questa naturalmente è solo una prima indicazione visto che nei passaggi successivi (a partire dal Consiglio Provinciale, cui spetta il compito di approvare definitivamente questa procedura) non è escluso che queste cifre possano aumentare, anche significativamente. La delibera è passata con 5 voti a favore (PD, Socialisti, Sinistra Democratica e “UDC”) e 4 contrari (Forza Italia, Verdi, agricoltori e ambientalisti).

Questa procedura ha poco senso per il Parco Agricolo Sud Milano. Infatti, se aree con una simile destinazione esistono in molti altri parchi regionali (es. quello del Ticino) e non esistono nel Parco Sud il motivo è semplice: quando è stato disegnato il perimetro del Parco, invece di includere aree poi da assegnare a pianificazione autonoma da parte dei Comuni (come per altri parchi), queste aree sono state direttamente escluse. Per farsi un’idea delle loro dimensioni, basta osservare la carta del Touring Club del parco: sono piuttosto evidenti le aree “bianche”, aree esterne al perimetro (quindi di esclusiva competenza dei Comuni), dove realizzare le espansioni urbanistiche.  Dobbiamo credere che tutti i Comuni del Parco, in soli otto anni, abbiano esaurito le proprie previsioni di espansione urbanistica? Difficile crederlo; quello che certamente non si è esaurita è quella miope visione di sviluppo limitata allo sviluppo urbanistico, visione che evidentemente perdura anche in chi amministra il Parco Sud.

L’approvazione di questi nuovi criteri, infatti, non fa che confermare con evidenza (se ce ne fosse bisogno) come le priorità dell’azione di questa amministrazione del Parco non coincidano proprio con quelli previsti dalla sua legge istitutiva. Non si spiegherebbero altrimenti le risorse ed il tempo spesi per cercare di mettere a disposizione dei costruttori aree fino ad oggi protette, lasciando in secondo piano quelli che sono gli obiettivi del Parco, quelli stabiliti dalla sua legge istitutiva (che la Regione si è vista costretta a ricordare agli attuali amministratori nel bocciargli i vecchi criteri. Un episodio senza dubbio imbarazzante).

Se così non fosse, il tempo, le risorse e le energie spesi per rivedere i confini sarebbero stati investiti in modo più utile e coerente con le finalità del parco, magari anche per ascoltare i bisogni, le esigenze e le proposte dei cittadini da impiegare per la redazione dei piani della fruizione e dei percorsi, i piani per far vivere il parco. Nulla di tutto questo. Questi piani, facile prevederlo, saranno invece calati dall’alto proprio in prossimità delle elezioni, magari per cercare di far dimenticare la decisione di oggi.

Quella della revisione dei confini è una lunga storia, cominciata pochi mesi dopo l’approvazione del PTC del Parco, nel 2000. Una storia significativa di quello che è un approccio purtroppo diffuso al parco sud e, in genere, alle aree protette, viste come un enorme deposito di terreni da usare all’occorrenza per edificare e, nel frattempo, da riempire con variegate iniziative di comunicazione. Ce ne siamo già occupati nel primo numero di Gragra a cui si rimanda per approfondire i criteri bocciati, criteri, lo ricordiamo, fantasiosi, incoerenti con la normativa vigente e scritti esplicitamente per permettere l’edificazione delle aree del parco (quei criteri contenevano anche un tariffario con i prezzi delle aree da stralciare: così per la prima volta un parco regionale “metteva in vendita” le proprie aree). Mai approvati dal Consiglio Direttivo del Parco, bocciati dalla Regione Lombardia, sono stati però inviati ai Comuni (anche successivamente alla bocciatura regionale). L’effetto è stato quello di creare delle enormi aspettative di revisione e hanno di fatto sollecitato l’invio di richieste da parte dei Comuni. La decisione del Consiglio Direttivo di oggi non è che un ulteriore passo sbagliato di questo scriteriato, miope percorso.

Naturalmente torneremo sull’argomento.

10 dicembre 2008
 
 

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