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Giovedì, 29 Maggio, 2008 - 10:07

Nessun parallelo, un'aggressione fascista

Nessun parallelo, un'aggressione fascista
Marco Bascetta
da Il Manifesto del 28 maggio 2008

Il veleno, la malafede, l'ipocrisia sono già nei titoli, dei telegiornali, dei dispacci d'agenzia, nelle notizie on line dei grandi quotidiani: «rissa». Con conseguenti arresti da una parte e dall'altra. La «rissa» in questione è un'aggressione in piena regola. Ma cambiare le parole non è un gioco ozioso, ha un senso preciso: agitare lo spettro, logoro ma irrinunciabile, degli «opposti estremismi».
Un sindaco con il passato e la formazione culturale, si fa per dire, di Gianni Alemanno incontrerebbe qualche difficoltà nell'aggredire a freddo realtà di movimento e soggetti politici indipendenti da rappresentanze e cordate politiche. Ma, diversamente possono andare le cose potendo denunciare la «spirale della violenza», la «guerra per bande» tra gruppuscoli isolati e ottenebrati dall'ideologia. Rimescolare tutto nel calderone indistinto della «violenza». Ed ecco allora che i vecchi amici di Alemanno, i cultori delle sue giovanili passioni, si adoperano nel mettere in moto la provvidenziale «spirale». E nel tentare di tirarci dentro i collettivi degli studenti, realtà ben radicate nell'Università, impegnate in una battaglia politico-culturale di grande rilievo contro quel processo di banalizzazione, immiserimento e svendita dell'Università che da anni destra e sinistra si passano di mano in mano senza mai dover rendere conto di fallimenti catastrofici e evidenti decadenze. Il profilo del gruppuscolo ottenebrato dall'ideologia nonché da gratificazioni muscolari e guerriere ben si attaglia invece a forza nuova e agli squadristi di via De Lollis. Nessun paragone è tollerabile.
Battendosi contro l'assemblea che Roberto Fiore, il leader di Forza nuova, avrebbe dovuto condurre nelle aule della Sapienza, gli studenti dei collettivi hanno felicemente dimostrato che l'Università non è il salotto di Bruno Vespa, dove tutto è facilmente sdoganabile in ossequio ai desideri del potere politico di turno, dove tutti i giochi sono truccati e sotto stretto controllo. È invece un luogo dove vivono soggettività politiche non disposte a ingoiare passivamente tutto in nome di un pluralismo fittizio e asservito alle gerarchie dominanti. Dove le ideologie neofasciste non hanno cittadinanza né diritto di parola. E da dove un'opposizione degna di questo nome potrebbe infine ripartire. La risposta di sconcertante prevedibilità è stata un'aggressione che va chiamata con il suo nome: fascismo, postfascista se volete, ma pur sempre fascismo.

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