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Mercoledì, 30 Aprile, 2008 - 15:41

Perché Vicenza scampa alla bufera

Perché Vicenza scampa alla bufera
Roberto Ferrucci
Il Manifesto
29 aprile 2008

Se la capitale alla fine ha fatto la stupida e ora c'è il marcio su Roma, la vera sorpresa di questi ballottaggi è Vicenza. Nessuno, qualche settimana fa, avrebbe mai scommesso un centesimo sulla vittoria del centro sinistra in un capoluogo di provincia dove Lega e partiti di destra la fanno da sempre da padroni. Soprattutto, poi, dopo il trionfo leghista alle politiche di due settimane fa. Quella valanga di voti verdi sembrava inequivocabile al punto che nessuno ci faceva caso, al ballottaggio di Vicenza, tutti concentrati su Roma. E invece da Vicenza arriva una lezione fatale e importantissima per la sinistra e per il Partito Democratico, un partito che sembra nato moribondo. Il suggerimento che arriva è quello di smetterla di guardare a destra per arraffare voti che non arriveranno mai, basta feste del cinema come unici fiori all'occhiello, ciò di cui la sinistra - o quel che ne rimane - deve occuparsi sono le cose concrete e, soprattutto, le battaglie civili che toccano il cuore di una città e della sua gente. È quel che è successo a Vicenza, dove la questione Dal Molin è stata cruciale. Le prese di posizione, le promesse che il nuovo sindaco ha fatto in campagna elettorale sono state semplici, chiare: indire un referendum cittadino per far dire ai vicentini sì o no all'allargamento della base Usa. Del resto, anche se cancellata in parlamento, la sinistra che si era vista manifestare per le strade di Vicenza lo scorso 15 dicembre non poteva essere sparita. E non è di certo andata al mare, come pare aver fatto a Roma. Segno indiscutibile che ciò su cui si deve basare la rinascita è il basso. Il basso più nobile possibile: le battaglie civili, la capacità di stare in mezzo alla gente, saperla ascoltare. Ciò che da queste parti sa fare bene la Lega. Poi però fa rabbrividire sentire Rutelli dire che il centro-sinistra ha perso perché non ha riflettuto abbastanza sui problemi della sicurezza, l'ha sottovalutata. Il solito errore. Una sinistra che ha smesso di parlare da sinistra e che imita la destra laddove è inimitabile: la demagogia. Per questo sarebbe importante guardare a Vicenza. Perché qui ha vinto la mobilitazione, ha vinto la determinazione, hanno vinto quei valori che ormai sembrano non più necessari a ottenere consensi. Balle. La sinistra torni a essere sinistra. Faccia come il Comitato No Dal Molin, che è in piazza da mesi e mesi ed è stato capace di radicarsi su un territorio invincibile, altro che Roma per il centro-sinistra. Vicenza è sempre stata uno dei capisaldi leghisti.
Qui l'alleanza del centro-sinistra ha vinto nonostante il silenzio tombale dei vertici dopo la sconfitta alle politiche. Un silenzio rotto solo da qualche gridolino di gioia del Pd per un 33% che non serve a niente, che non è servito a nulla soprattutto a Roma, dove il papista Rutelli ha spalancato la strada al fascista Alemanno. Il nuovo partito nato moribondo è riuscito nell'impresa storica di regalare alla destra la capitale. Vedremo quali saranno le riflessioni del dopovoto, ma i primi segnali sembrano destinati a rendere perenne la catastrofe. Salvo a Vicenza. Chi l'avrebbe mai detto.
www.robertoferrucci.com

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