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Venerdì, 21 Settembre, 2007 - 15:45

Signora Moratti: sulle droghe si sta sbagliando

Mi stupiscono e preoccupano certe affermazioni della sindaca Letizia Moratti. Ieri si è tenuto un convegno con alcuni sindaci dell'ANCI, in cui si è dibattuto molto sul tema della sicurezza nelle città, ormai sembra essere l'unico tema da affrontare amministrativamente, su quello della dipendenza dalla droga e consumo della medesima, su quello dei rom, nomadi, lavavetri: un misto quasi senza soluzione di continuità e direi di speficiazione. Questa è già una critica che faccio all'intervento e all'impostazione data dalla Moratti in merito all'incontro e dibattito del forum sulle droghe, avutosi nella città meneghina, afflitta da qualche mese dal triste e funesto ricordo del giovane studente di scuola media superiore morto per avere ingerito una strana misutra tra sostanze di varia natura e altamente nocive. Il campanello d'allarme non può trovare diversi contesti, ma deve essere analizzato in specifico: non possiamo confondere la questione "sicuritaria" con al questione della dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Come non bisogna confondere le sostanze stesse, mettendo sullo stesso piano, quasi un'aberrazione ed eresia scientifica, le droghe leggere da quelle pesanti, quasi ci fosse un "filo rosso" che si vuole forzatamente creare tra queste due realtà nettamente differenti. E' stata fortemente criticata dalla sindaca la linea seguita dalla ministra Livia Turco in merito alla riduzione del danno: lei parla di integrazione e reinserimento dei soggetti dipendenti, con una certa superficialità e grossolanità, non comprendendo che le cause che apportano all'uso di sostanze stupefacenti possono essere varie e non tutte ricondicibili alla semplice "devianza", come se si trattasse di fenomeni malavitosi e crimonogeni. Ma è anche singolare come non vi sia stato il tentativo minimo di differenziare lo spinello dalla cocaina, l'eroina: ossia differenziare le due tipologie di sostanze, creando un'informazione seria e accurata rivolta ai nostri giovani, i ragazzi, sull'uso, i pericoli, gli effetti, le conseguenze sanitarie e mediche, sui comportamenti che sono ascrivibili all'utilizzo delle sostanze. La legge Giovanardi Fini, un'esecrabile ed esecranda ingegneria normativa fortemente basata su presupposti insostenibili da ogni punto di vista, sociologico, scientifico e medico, giuridico e legislativo, ancora esplica effetti e conseguenze dalle gravi dimensioni: non si può livellare penalmente i detentori di sostanze stupefacenti con chi lucra sullo spaccio e il commercio delle medesime. Ma non si può neppure considerare ascrivibili alla stessa entità di reato penale chi consuma lo spinello con chi consuma cocaina, eroina: sono due casi nettamente differenti, fortemente antitetici per tipologia di stampo sociale e psicologico, per dimensione motivazionale che induce al consumo. Al convegno la sindaca ha invitato come soggetti operatori della società civile la Comunità di San Patrignano, dove i metodi "rieducativi" sono stati più volte, da più parti, considerati non appropriati e inadeguati, se non controproducenti, fortemente lesivi della dignità e della personalità della persona, arrecando problemi psicologici aggiuntivi.
Credo che l'errore grave del convegno e della sua organizzazione debba trovarsi innanzitutto nell'affermazione della sindaca che considera "ugualmente pericolose" tutte le droghe, equiparando il non equiparabile, e invitando, quasi come effetto propedeutico, a proseguire nelle normative penali che sanciscono con uguale livello sanzionatorio i vari consumatori di droghe, nell'accezione più generica e generalista del termine; in secondo luogo nel non avere invitato ed esteso, giusto elemento, questo, di forte critica pronunciata da L'Unione in Consiglio Comunale, l'invito al convegno alle altre realtà che operano nel settore e che da anni si battono per considerare il fenomeno nella sua dimensione sociale e psico antropologica reale. In ultimo non possiamo che dissentire sul fatto che il fenomeno debba essere "curabile" solamente in termini di intervento poliziesco, magari pensando di operare con le stesse metodologie di uno stato interventista, che abdica alla sua funzione di "prevenzione" senza accezioni "moraleggianti", in una visione tutta improntata sulla repressione, in un contesto, sopratutto quello della dipendenza da sostanze stupefacenti, molto difficile e complicato.
potrei venire accusato di essere pars destruens nel discorso sul tema e, pertanto, vorrei addurre alcuni elementi che possano realmente e propositivamente dare un diverso canale di tendenza e di linea politica nel contrastare un fenomeno dilagante ma non semplificabile in modo diretto e troppo rozzo.
Innanzitutto il Comune e l'assessorato alle politiche sociali devono attivare tutte le strutture che permettano di fornire una cura graduale per recpuerare in modo progressivo e attento i soggetti dipendenti da droghe pesanti, classificando quali siano le droghe pesanti, con servizi inegrati di tipo assistenziale psicosociale e non solo servizi di elargizione di "dosi" di metadone, come avvenuto nel passato da parte dei centri SERT. La cura e la dimensione di ausilio deve essere costante e continuativa, non saltuaria e poco operativa dal punto di vista della programmazione di una propedeutica azione di reinserimento sociale e di aiuto alla persona.
In secondo luogo occorre garantire un controllo più serrato delle sostanze con cui vengono trattate le sostanze stupefacenti di minore grado e leggere, affinchè non si creino situazioni di dipendenza, situazioni che la droga leggera pura non determina, cari Giovanardi e Fini. Garantire, questo in modo coerente e costante, a una campagna di informazione presso le scuole di ogni ordine e grado, dalle medie infewriori a quelle superiori, per garantire una formazione ed educazione della popolazione studentesca circa il fenomeno, non traviata da impostazioni di caratura "moralistica" o da pregiudizi ideologici veramente insostenibili inq uesto ambito e dimensione delicata. Proporre al governo di rivedere e superare la fallimentare e pericolosa legge Giovanardi Fini, considerando finalmente che la pratica del proibizionismo generico e generalizzato ha dimostrato i suoi limiti e ha dichiaratamente fallito, lasciando spazio a sperimentazioni di diverso genere, come la legalizzazione delle drgohe leggere, con rispettivo controllo da parte dello stato e delle autorità locali delle sostanze e di come vengono trattate, per eliminare ogni probabile danno, oggi presente per chi consuma semplicemente uno spinello, dato che, essendo illegale, ma ampiamente consumato dalle varie fasce di popolazione, non viene sottoposto a controlli specifici e sanitari; e la somministrazione controllata di quelle pesanti, con servizio di assistenza psicosociale della persona per reintrodurlo nella collettività e ridurre la dimensione di dipendenza, questa sì, nociva e mortale.

Un po' di sguardo intelligente e approccio consapevole e responsabile alla tematica non guasterebbe, senza strumentalizzare politicamente, per fini ideologici e pregiudiziali, il tema, che è un tema che identifica una realtà dei fatti che deve essere affrontata con lucidità e adeguatezza.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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