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Giovedì, 23 Agosto, 2007 - 19:56

sottoscrivete l'appello per Pegah per evitare la barbarie

In Iran l'omosessualità è reato. Ma non solo viene punito, perseguito, diventa oggetto di procedimento penale: l'omosessualità prevede delle pene capitali, ossia la pena di morte.
Nel 2005 due adolescenti reputati essere gay e sospettati di avere stuprato un coetaneo, senza alcuna prova, sono stati impiccati in pubblica piazza: la pena esemplare che denigra la persona, che la annienta, per una colpa inesistente, per il fatto di scegliere liberamente il proprio orientamento sessuale. Oggi Pegah Emambakhsh, una donna di 40 anni rischia di essere rimpatriata in Iran, nella propria terra natia, dal governo britannico. Pegah è trattenuta in un centro di accoglienza Yarlswood di Bedford, dopo un decreto di espulsione emesso dopo l'arresto della ragazza. Il diritto di asilo in questo caso non sussiste? Pegah rischia di essere uccisa da una pena da definirsi barbarica: i diritti umani vengono elusi costantemente dall'Iran, fin dai tempi della nascita del regime vicino alle ideologie di Komeini, confessionale. La pena capitale a cui è stata condannata Pegah è la lapidazione lenta, ossia un modo sadico e veramente disumano di uccidere una persona, lanciando alla stessa prima pietre di media dimensione, che possano produrre contusoni dolorose, poi pietre di dimensione sempre maggiore, fino ad arrivare al colpo finale, se sussiste, in quanto, spesso, si tiene la vittima agonizzante fino allo stremo delle sue forze, all'ultimo respiro. Pegah rischia di essere rimaptriata solamente perchè arrestata, considerata non beneficiante del diritto di soggiornare in Gran Bretagna, nonostante si sia in presenza di una causa chiara che determina l'ascrivibilità del caso nella piena titolarità di beneficiare il soggetto richiedente di diritto di asilo, quindi di soggiorno assicurato, di piena e indiscutibile accoglienza. Le organizzazioni per i diritti civili e umani internazionali e britanniche si stanno mobilitando per chiedere al governo Brown di rivedere e modificare la propria decisione che risulterebbe essere stridente, assai antitetica e fortemente contrastante con la storia di un Paese che è civile, in quanto primo al mondo ad avere garantito una carta costituzionale, la Magna Charta, e ad avere istituito un Parlamento rappresentativo, una Monarchia costituzionale, grande conquista di democrazia per l'Europa dei regni dei sovrani assoluti. Aderire all'appello che riporto a piè di pagina è un dovere se, in un futuro ormai prossimo, rischieremmo di vedere i nostri diritti, quelli di altre categorie, di altre persone, a rischio: occorre tutelare un diritto ormai acquisito come indiscutibile della libertà di orientamento sessuale e di eguaglianza, giustizia sociale e civile a prescindere dalle proprie inclinazioni sessuali e preferenze. Non è ammissibile che nel Terzo Millennio ci siano ancora episodi di questa portata medioevale che facciano di una personale scelta un caso perseguibile: credo che sia condannabile oltremodo se l'atteggiamento della Gran Bretagna perdurasse indistintamente, aprendo una gorssa falda nella storia democratica e civile di questo Paese, che ancora vorrei considerare, come fino a oggi fatto, Paese dei diritti umani.
Fermare questa onta è un dovere se vogliamo un mondo dove l'umanità non possa più vedere ripetersi i gravi crimini efferati di un passato fatto di sangue e di repressione di innocenti.

La Gran Bretagna rifiuta l’asilo ad una cittadina iraniana lesbica condannata a morte

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=1815

Pegah Emambakhsh, lesbica iraniana di quarant’anni fuggita dall’Iran nel 2005 e arrestata a Sheffield, dove viveva, nella giornata del 13 agosto scorso con un procedimento di espulsione dal Regno Unito - dove la donna aveva richiesto asilo perché perseguitata nel suo Paese a causa dell’orientamento sessuale - è tuttora trattenuta all’interno del centro di accoglienza Yarlswood di Bedford, con un decreto d’espulsione slittato dal 16 agosto al 27 agosto grazie all’iniziativa degli attivisti di "Sheffield ASSIST - the Asylum Seeker Support Initiative" e all’intervento del locale PM Richard Caborn. Il PM avrebbe infatti chiesto una proroga per l’espulsione della donna alla Border and Immigration Agency (BIA) impegnandosi a effettuare maggiori accertamenti sul caso e sulla presunta omosessualità della stessa.
Matteo Pegoraro del Gruppo Everyone - unico gruppo di attivisti per i diritti umani che sta gestendo il caso dall’Italia, con la cooperazione dell’IRQO (Iranian Queer Organization) -, si è messo in contattato con Ann Campbell dell’ASSIST di Sheffield, che ha dichiarato che Pegah, a causa dello stress, ha riscontrato crisi nervose e avrebbe anche tentato il suicidio. "La donna è reduce da una vita di stenti e sofferenze: un matrimonio combinato da cui sono nati due figli che non può più vedere e una relazione profonda con una compagna che, scoperta dall’autorità iraniana, è stata arrestata, torturata e condannata a morte" dichiara Pegoraro, leader del Gruppo con Roberto Malini. "La donna iraniana viene descritta da chi l’ha incontrata negli ultimi tempi - e dagli stessi attivisti di Sheffield - come una persona molto carina, incredibilmente paziente, onesta e intelligente, che non chiede altro che una seconda chance per la propria vita".
"E’ essenziale" aggiunge Malini "che il Governo del Regno Unito accetti la richiesta di asilo sulla base delle dichiarazioni di Pegah Emambakhsh, che si dichiara omosessuale e pertanto rischia, se rimpatriata, l’arresto, la tortura e la messa a morte. Fare altrimenti significherebbe violare la vita privata della donna, rischiando di intimare umilianti dimostrazioni di natura sessuale, inutili esami clinici e psicologici, procedure inquisitoriali lesive della dignità umana."
Anche Rami Lavitzky, polacco figlio della Shoah e noto studioso dell’Olocausto - membro del Gruppo Everyone -, ha dichiarato che "Persino lo Stato di Israele accolse gli Ebrei profughi dell’Olocausto solo in base alla fiducia nelle loro dichiarazioni. Molti erano infatti senza alcun documento che attestasse la veridicità delle loro parole".
Il Gruppo Everyone ha inoltre stilato oggi un appello rivolto al Governo del Regno Unito e a tutti Paesi che si ritengono civili - recapitato anche all’Ambasciatore italiano a Londra e alle principali organizzazioni che stanno seguendo il caso -, dove si legge che "la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani protegge coloro che sono perseguitati a causa della loro diversità senza che questa debba essere provata. L’omosessualità è uno stato che esiste nel momento in cui viene percepito o anche solo dichiarato da un essere umano. Pretendere una prova di tale inclinazione è una violazione dei diritti umani" e che pertanto "Il gruppo EveryOne chiede con forza che Pegah Emambakhsh, Jasmine K. (analogo caso che si sta verificando in Germania, come riportato oggi dal Corriere della Sera, n.d.r.) e tutte le persone perseguitate in quanto omosessuali vengano ospitate come profughe dai Paesi che si ritengono civili e tutelate dagli effetti dell’intolleranza."
Matteo Pegoraro - Gruppo Everyone
Florence, Italy
Info: +39 334 8429527
matteo.pegoraro@infinito.it
roberto.malini@annesdoor.com
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Questo il testo dell’appello in italiano del Gruppo Everyone, per sottoscrivelo, inviare una mail con nome e cognome e con oggetto "Adesione appello caso Pegah Emambakhsh" a matteo.pegoraro@infinito.it o roberto.malini@annesdoor.com
Il caso Pegah Emambakhsh e la necessità di tutelare i diritti delle persone perseguitate per la loro omosessualità
Un appello al governo del Regno Unito e a tutte le istituzioni democratiche
Pegah Emambakhsh (40) è una donna lesbica iraniana. A causa della sua omosessualità rischia di essere condannata a morte dal giudici della Repubblica islamica dell’Iran. Si è rifugiata in Gran Bretagna, a Sheffield, dove ha chiesto asilo politico. Questo diritto le è stato negato con motivazioni pretestuose, fra le quali il fatto che non sussistono prove certe della sua omosessualità, e dunque di un vero rischio di persecuzione in Patria.
Anche in Germania una giovane donna lesbica di nome Jasmine K. ha chiesto asilo ma le è stato rifiutato dalle autorità con la stessa inconsistente motivazione: non può provare di essere lesbica.
La "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani" protegge coloro che sono perseguitati a causa della loro diversità senza che questa debba essere provata. L’omosessualità è uno stato che esiste nel momento in cui viene percepito o anche solo dichiarato da un essere umano. Pretendere una prova di tale inclinazione è una violazione dei diritti umani. Persino lo Stato di Israele accolse gli Ebrei profughi dell’Olocausto solo in base alla fiducia nelle loro dichiarazioni. Molti erano senza documenti.
Questo è il solo modo di rispettare i diritti dell’uomo. L’alternativa sarebbero umilianti dimostrazioni di natura sessuale, inutili esami clinici e psicologici, procedure inquisitoriali lesive della privacy e della dignità umana. Il gruppo EveryOne chiede con forza che Pegah Emambakhsh, Jasmine K. e tutte le persone perseguitate in quanto omosessuali vengano ospitate come profughe dai paesi che si ritengono civili e tutelate dagli effetti dell’intolleranza.
Per il Gruppo Everyone: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Ahmad Rafat, Dario Picciau, Steed Gamero, Rami Lavitzky
Per ulteriori approfondimwenti:

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