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Giovedì, 9 Agosto, 2007 - 09:31

Caro libri: il Comune di Milano dov'è?

Siamo ad agosto in piena pausa vacanziera: tranquillità, riposo e rilassamento sono all'ordine del giorno di un necessario distacco dalle attività lavorative e dagli impegni che ci oberano quotidianamente nei mesi invernali e lavorativi. E' tempo di pausa e di riposo anche per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, in attesa di risentire la campanella di inizio delle lezioni a settembre. Ma il mese di settembre non è sinonimo di novità, di un anno scolastico all'avvio, di nuove opportunità, nuove conoscenze, occasioni di conoscenza e di crescita: è, anche, e perdipiù, sinonimo di "spesa". Da tempo ormai grava sulle casse di ogni nucleo familiare l'onere dell'acquisto di nuovi libri, sempre edizioni aggiornate, fin troppo aggiornate dato che se in Europa, in Germania in particolare, un'edizione dura sei anni, in Italia ogni anno qualche novità deve essere aggiunta al già cospicuo e copioso numero di libri scolastici in possesso. Non solo: occorre evidenziare che il mercato editoriale italiano gode di un aumento progressivo dei prezzi di vendita, senza nessun tipo di calmiere dei medesimi, in un'ottica di pieno accoglimento dei ritmi del mercato libero. Alcune Regioni, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia, alcune città, Roma e Genova, e alcune province hanno dato avvio a una forma nuova e direi fino a oggi considerata buona di risoluzione di questo problema: il comodato d'uso. E' un contratto vero e proprio firmato dalle famiglie e dall'istituto, attivo per le elementari e per le scuole medie inferiori  superiori, finalizzato a dare in concessione gratuita o quasi libri scolastici ai ragazzi con il compito e l'impegno di riconsegnarli in buono stato alla chiusura delle scuole. E', questa, un'iniziativa che interessa fortemente le istituzioni locali, impegnate a monitorare i reali bisogni, a censire i reali livelli di reddito funzionali a esaminare la sussistenza della necessità di essere beneficiati dal comodato, le famiglie, i docenti, che devono limitare la loro lista a libri già in possesso, senza adire ad altre edizioni nuove e, a detta della moltitudine, inutili aggiunte al patrimonio bibliografico già in possesso e in adozione, i ragazzi, che saranno responsabilizzati a custodire con la logica del "buon padre di famiglia" possiamo dire i libri a loro consegnati dagli istituti.
I quattro attori interessati sono collegati dall'interesse a rendere questo esperimento funzionante e ottimale per risolvere un aggravio annoso per le finanze delle famiglie.
Il Ministero della Pubblica Istruzione, l'anno scorso, aveva già avviato un percorso normativo utile a rendere i prezzi alla vendita delle edizioni scolastiche sottoposte a un calmiere, determinando anche dei limiti riguardanti la grandezza delle stesse, in Italia abbiamo libri con il 200% in più di pagine per edizione rispetto ai cugini europei, e la loro rinnovabilità, se così possiamo dire, ossia la loro ristampa, fonte, questo, di lauti guadagni per le imprese editrici stesse.
Il comodato d'uso, però, deve affiancare questo importante impegno assunto dal Governo e dal Ministero, e deve essere promosso dagli Enti Locali in modo congiunto, in totale condivisione del lavoro di monitoraggio e di censimento delle necessità sociali esistenti, affinchè si possa dare un'equa e distribuita diffusione sul territorio, nonchè uno sviluppo adeguato e omogeneo, senza creare sacche di soggetti non beneficianti, costituendo, così, fenomeni di discriminazione e di esclusione da un progetto che deve essere universalmente adottato con criteri unici e linee di indirizzo comuni.
Milano cosa intende fare? Il Comune cosa vuole proporre a proposito, essendo Milano, la città dove i costi della vita aumentano ogni anno progressivamente, dove diventa sempre più difficile sopravvivere, dato il caro vita complessivo, comprensivo non solo del caro libri, ma anche del caro casa, anche della cara mobilità, del caro prezzi di consumo. Non abbiamo ancora avuto risposte adeguate e funzionali a rendere questo progetto attautivo nel nostro territorio, sebbene ci sia l'ampia disponibilità della Provincia di Milano ad avviare questa proposta efficace, in sinergia con altri contesti locali e territoriali. Vorrei che si potesse dare una soluzione a partire dal prossimo anno a questa piaga, senza attendere che ulteriori e ultranei oneri sociali ed economici gravino sulle spalle delle famiglie a reddito più basso. Si deve chiedere all'assessorato all'istruzione del Comune se esiste un progetto che faccia fronte a questo problema, quali siano le intenzioni messe in atto per rendere operative forme alternative che diano soluzione al caro libri, quali sono le linee di indirizzo esistenti in merito, quali i criteri di censimento dei bisogni che vengono perseguiti per poter dare reale efficacia al provvedimento, se è stato considerato il comodato d'uso metodo utile a primario per risolvere questa problematica, i tempi e la durata del provvedimento adottabile, chi sono i beneficiari a cui il provvedimento si deve rivolgere. E, chiosando, posso considerare che, nonostante avessimo una sindaca che è stata ministra dell'istruzione, promotrice di una riforma che, a mio avviso, ma non solo mio, ha maggiormente acuito le differenze sociali, costituendo una scuola di classe, nessun tipo di intervento e di dichiarazioni di intenti è presente sul tavolo ed è stato presentato come funzionale a risolvere questo problema: dobbiamo attendere altri mesi, rendendo vano ogni tipo di provvedimento a riguardo e regalando alle nostre famiglie un altro anno di dispendio inutile di soldi per acquistare ultime edizioni? Se ci si infarcisce le proprie dichiarazioni retoriche di parole enfatizzanti il ruolo della famiglia come elemento principale di costruzione di una società, luogo fisico e sentimentale considerato inviolabile, tanto da organizzare poderose manifestazioni di pura propaganda ideologica, si dovrebbe, conseguentemente, provvedere ad avviare seri progetti e programmi funzionali a risolvere il gravoso onere economico a cui i nuclei familiari sono soggetti. Ma penso che dalle parole ci sia sempre un mare di distanza rispetto alla realizzazione dei fatti.

Alessandro Rizzo

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