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Giovedì, 21 Giugno, 2007 - 12:43

Ritorna il caso Pasolini. un omicidio politico?

Riporto un dossier, ripreso dalla redazione di Gay.tv, che testimonia ancora un caso tutto aperto, dalle tinte fortemente grige e offuscate dalla perduranza di insabbiamenti e depistaggi in un crimine compiutosi 32 anni fa, ma ancora talmente attuale, in quanto ancora ignoto nelle sue cause. Indizi confermano, da più parti sollevati, il carattere politico dell'omicidio, alla luce di rivelazioni che il grande poeta, che Quasimodo nella sua elegia funebre, tenuta ai funerali di Pierpaolo, disse esserci solo uno ogni secolo, forse lui era quell'unico nel Novecento, fece sulla stampa e nei suoi scritti, le sue lettere, oggi fonte di ispirazione teatrale e cinematografica di elevata qualità, di condanna e di denuncia di immoralità dilagante e di malcostume che conduceva a un totalitarismo in quanto assenza di una coscienza e consapevolezza civica della cittadinanza, offuscata dalla prevaricazione mediatica e sociale del potere, occulto e prevaricante. Il sindaco di Roma Walter Veltroni parla giustamente di rotorno di un clima di ipocrisia e di depistaggio, soprattutto alla luce della testimonianza di Pelosi nel 2005, su un fatto che necessariamente deve essere chiarito se si vuole proseguire nella difesa della democrazia e della trasparenza etica del nostro stato. Per non soccombere a quei poteri forti che fino a oggi hanno permesso insabbiamenti e distorsioni inaudite.

Buona lettura, nel ricordo di un uomo che oggi come oggi diventa contemporaneo e vitale nella sua capacità di analisi e di indignazione etica.

Alessandro Rizzo

CONTROINCHIESTA SULLA MORTE DI PASOLINI, VELTRONI VUOLE LA VERITA`

"Il fatto che le indagini non vengano riaperte alla luce della rivelazione fatta da Pelosi nel 2005, è sbalorditivo. È il segno che quel clima grigio che ha coperto e nascosto i fatti trent'anni fa, non è affatto passato".

Per tanti Pierpaolo Pasolini rimane il 'ricchione comunista' ucciso dal ragazzo di vita adescato per una sera. Ma non per tutti. Non per chi vede nella morte del poeta un omicidio politico. Tra questi il sindaco di Roma Walter Veltroni che aveva conosciuto Pasolini all’età di 14 anni quando l’intellettuale partecipava alle riunioni del liceo Tasso e manifestava con gli studenti contro la garrota e la pena di morte. 
Il motivo per cui Veltroni tiene molto a riaprire il caso sulla morte del poeta non riguarda solo la giustizia e la storia, ma la politica. "La fine di Pasolini fu uno degli spartiacque degli anni settanta che dal fermento e dalla creatività passarono all’odio e al sangue".
'Siamo tutti in pericolo' è il titolo che l’intellettuale suggerì per l’ultima intervista rilasciata a Furio Colombo prima di morire. Pasolini era un personaggio scomodo, espulso per indegnità morale dal partito comunista, al momento della morte stava scrivendo 'Petrolio' in cui le sue accuse al sistema erano collegate al caso Mattei. Poi ci sono le prove. "Pelosi fu l'esca, non il carnefice" spiega Veltroni. Pierpaolo morì in una pozza di sangue e il suo presunto assassino non aveva neppure una macchia sul vestito chiaro mentre tracce di sangue che non appartenevano né a Pasolini né a Pelosi furono rinvenute all’interno dell’auto. "È palese che si è trattato di un delitto di gruppo, e premeditato" conclude Borgna, l’assessore alla cultura di Roma.
Dopo le dichiarazioni di Pelosi del 2005 – a uccidere sarebbe stato un gruppo che avrebbe minacciato di morte lui e i suoi genitori se avesse parlato – il Comune di Roma, per volontà di Veltroni e di Borgna, si è costituito parte offesa. E quando il caso è stato subito richiuso, il Comune ha affidato al senatore e avvocato Guido Calvi una controindagine. Ora è pressoché conclusa e sarà depositata in procura per chiedere una nuova inchiesta e un vero processo. Stesso scopo la raccolta di firme di letterati di tutto il mondo presentata all'Auditorium da Borgna insieme ad Andrea Camilleri, Mario Martone, Dacia Maraini e Carla Benedetti. 'Appello Pasolini' conta ormai un migliaio di firme. Da Luca Ronconi a Carlo Lucarelli, Gabriele Salvatores, Giuseppe Bertolucci e anche persone che non ci sono più come Enzo Siciliano. In Argentina il critico Esteban Nicotra ha raccolto 143 sì di intellettuali del suo paese, in Francia si è mobilitati Bernard Henri-Lévy e il testo circola anche in Spagna e Germania.
"Perché – dice Dacia Maraini – non si può continuare a fare domande senza avere risposte; questo accade nelle dittature non in democrazia. Mi viene il dubbio che il fatto che Pier Paolo fosse omosessuale e di sinistra crei ancora resistenze di gomma; noi però resistiamo con la tenacia degli innocenti".

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