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Lunedì, 18 Giugno, 2007 - 14:13

La Piazza deve essere luogo di partecipazione

Agorà oserei dire. Parlo del caso che si è aperto sulle Colonne di San Lorenzo, in Corso di Porta Ticinese. Proprio ieri leggevo un'intervista ad Alda Merini, che abita nelle adiacenze di Porta Ticinese, che lamentava del fatto che ogni sera si crei nella zona un coprifuoco per i residenti, ossia l'impossibilità per i medesimi di naturalmente muoversi, usufruendo delle strutture viabilistiche della zona: la presenza di folle di consumatrici e di consumatori chiaramente ostacolano i residenti nell'utilizzo del proprio quartiere, vivendolo, conoscendolo, frequentandolo. E' vero: esiste questo problema che, per una donna di 86 anni, si traduce nell'impossibilità di accedere alla strada, quasi fosse contornata da una falange di persone che si riversano sotto le proprie case, in una frenesia del consumo fine a se stesso, diciamo del piacere edonistico, un po' come lo rappresentava il mitico Charlie Chaplin nei suoi film, "Luci della città". D auna parte l'assedio, soprattutto nei pressi delle alzaie, dall'altra il pugno forte, quello del vicesindaco che tronfio annuncia come grande vittoria l'aver trnsennato le Colonne di San Lorenzo, impedendo, così, il passaggio a tutta la cittadinanza, ai pedoni, che di quello spazio devono essere considerati i proprietari, essendo pubblico, accessibile, pertanto, e usufruibile per l'universalità delle persone. Non riesco a comprendere la filosofia, alquanto contraddittoria che dietro esiste in questo atteggiamento, in questa filosofia di governo incomprensibile, perpetrata dal centrodestra a Milano: tolleranza dove esistono locali, concentrazione di botteghe e di esercizi pubblici, spesso dai prezzi proibitivi, fermo ostacolo contro chi sosta in uno spazio pubblico, urbano. E' vero, chiaro, quanto mai vergognoso vedere persone nello stato quasi catalettico riversarsi sui marciapiedi: è oltremodo intollerabile l'inciviltà e l'incuria dei bevitori che gettavano bottiglie di vetro per strada, con una noncuranza chiaraente inaccettabile per il rispetto della cittadinanza, anche di sè stessi, che sono utenti di quegli spazi pubblici. La mattina dopo le Colonne si trasformavano in un deposito di vetri e di cartacce, con alcuni "ospiti" dormienti alla luce dei primi raggi solari presenti all'alba, dopo una notte di frenetico svago, sempre fine a se stesso, non proficuo, non costruttivo. Le doglianze dei residenti sono chiaramente rispettabili, ma la soluzione non è condivisibile, a parere del sottoscritto. Ancora transenne, ancora luoghi da chiudere, come i Giardini di Piazza della Vetra, ancora la città dell'esclusione, la città dell'asserragliamento, la città autoreferenziale, la città dell'individualismo, la città delle solitudini. Un'altra strategia occorre promuovere: la strategia della condivisione, della piazza come agorà, appunto, koinè, spazio aperto, dove reperire momenti costruttivi di svago, di offerta culturale e artistica, di condivisione di espressioni folcloristiche e civili, di dialogo, di confronto attivio e partecipato. Penso a questo punto come Torino, Roma, ma anche Londra, Parigi, Lione, Barcellona, abbiano fatto dei loro più storici e belli spazi urbani occasioni di confronto e di promozione del confronto, del dialogo, della contaminazione, dell'accesso ai liberi saperi, alle libere arti. Dobbiamo prendere esempio dalla nostra storia? Dai momenti in cui i menestrelli cantavano e narravano intrattenenedo le persone nei borghi epicentri di cultura e di dialogo della nostra Penisola? Ebbene perchè non ARRICCHIRE DI CONTENUTI le serate del bivacco triste e squallido in cui spesso gran parte dei nostri giovani si imbattono in questa metropoli aliena del profitto e dei lucri, della spettacolarizzazione e della moda come canale di guadagni? Io penso che il tempo libero sia una ricchezza nella storia contemporanea. Qualche giorno fa è stata promossa una manifestazione delle associazioni "Vivere slowly", vivere con tranquillità, riappropriandosi della propria persona, dei rapporti umani, delle relazioni sociali, del confronto e della critica, della capacità di esprimersi, di parlare, di confrontarsi. L'arte dell'ozio come diritto all'ozio, scriveva Shopenauer. ma l'ozio contrapposto al negotium, di tradizione latina e romana, ossia lo svago non fine a se stesso, ma come ricerca del sè e dell'altro, conoscenza, opportunità di conoscenza e di commisurazione, di crescita collettiva. Esistono tanti gruppi musicali, teatrali, tipici quelli del "living theatre", del teatro vivente, che possono offrire momenti di confronto costruttivo e di diversivi con contenuto: esisteva un tempo, mi pare negli anni 70, mi racconta un mio amico critico cinematografico, il mese del teatro vivnte, quello di Peter Brocke, ossia momenti scenografici installati nelle strade e nelle vie di Milano, dove si esibivano le migliori compagnie più affermate e quelle "emergenti", indipendenti, in opere che attraevano l'interesse e la partecipazione del pubblico, aperte al pubblico, non elitarie, non da salotto, magari inaccessibili perchè troppo costose. Ebbene portiamo l'arte, quella giovanile, offrendo agli stessi opportunità di esprimere il proprio messaggio estroso e creativo artistico, nelle piazze: rendiamola POPOLARE, nel senso letterale del termine, educando il giovane, e non solo, al piacere della stessa e alla ricerca tramite la stessa dell'analisi della realtà contestuale. Vi assicuro che di cultura c'è bisogno come l'aria: lo testimoniano gli ultimi convegni che trattano anche temi specifici, filosofici, letterari, artistici, e che hanno un'ampia partecipazione, soprattutto di giovani. L'asfissia del presente, connaturata con una mancanza di offerta qualitativa culturale, soprattutto nella città di Milano, dove per andare al teatro, o al cinema, si devono fare dei sacrifici perchè i prezzi non sono competitivi, se si vuole vedere qualcosa di qualitativamente coinvolgente e non massificante, determina diverse tipologie di reazioni: una di queste è quello di vivere il proprio tempo libero, l'otium, come svago fine a se stesso, deprimente quanto mai svilente. Ma la Giunta cosa fa? Mette le transenne, spostando, come sempre accade e accadrà, il problema di und isagio sociale diffuso: non si comprende che il diritto ad accedere alla cultura come strumento di piacere e di crescita collettiva è un'esigenza fondamentale del vivere bene, inerente anche allo steso tema del welfare cittadino. Ma perchè non fare delle rappresentazioni cinematografiche itineranti? Si effettuerebbe un effetto deterrente per chi voglia violare il regolamento della strada, si preverrebbero alcuni fenomeni di degrado, che sono presenti ovunque perchè è assente la civiltà, la cultura, la collettività e la consapevolezza di essere parte di un corpo sociale. Si transenna solo per dire NO, proibire, considerando ormai irrecuperabili i giovani che presentano fenomenologie comportamentali alquanto discutibili e poco tollerabili, trattando questi ultimi come soggetti non pensanti, quindi suscettibili di "punizioni" esemplari, come si fa con il bambino che ruba la marmellata, che si amonsce e a cui si vieta l'accesso alla madia, da chiudere con lucchetto. Metodi educativi decisamente sono questi da periodo pre montessoriano, oggi inauditi. Ma dopo cosa succederà, signor Decorato? Si leveranno le transenne? Lei parla di periodo di prova, per vedere se il "popolo bue" si comporta bene o no: ma dopo? E la prova come viene verificata, secondo quali parametri? Sul fatto che le bottiglie, che vengono portate comunque da casa, spesso, dagli stessi ragazzi sono riversate nei marciapiedi limitrofi? Buona trovata se fosse questa la soluzione del caso. Ritorneremo ad avere quel bellissimo spazio disponibile alla città, oppure ancora proprietà privata da preservare, come se vicino, magari nelle vie adiacenti, spesso anche in contesti urbani più remoti, come le periferie, il fenomeno di degrado non proseguisse. Ma sapete lì si tratta delle Colonne di San Lorenzo, qualche metro, chilometro più in là si tratta di zone di serie B. La punizione esemplare deve attuarsi in contesti visibili, pubblicizzabili, come lei, signor Decorato, sta facendo mettendo la sua immagine a ogni istante per "vendersi" come promotore dell'ordine pubblico che deve essere mantenuto con metodi alquanto discutibili a livello sociologico. L'ordine pubblico deve essere mantenuto, sono convinto, signor Decorato: ma non con le transenne, con la promozione di programmi che diano nuovamente alla città lo splendore culturale di comune europeo della convivenza culturale e civile. Non proibendo, ma offrendo qualcosa: e quel qualcosa rimane scritto nelle parole precedenti di questa mia lettera. Si dica dei SI costruttivi, non dei NO proibitivi. Si faccia qualcosa di altro per una città che vuole emergere, ritornare a essere la Milano europea crogiuolo di esperienze e di culture contaminanti, della solidarietà, della convivenza. Si accorgerà, signor Decorato, che rendendo questo come elemento di prevenzione di fenomeni intollerabili di degrado, disponendo un'offerta culturale e di aggregazione per i giovani, in questi luoghi che sono magnifici per la città, forse la pubblica sicurezza, la vigilanza urbana, che finora non se ne vedeva nella zona delle Colonne, disporrebbe solamente della propria presenza per sanzionare gravi violazioni del codice della strada, che ESISTE, PERDURA, PERMANE, SUSSISTE, e che finora non è stato adeguatamente, si vede, fatto rispettare dagli uffici preposti.
Milano ha bisogno di rotnrare a essere città dell'inclusione, non della proibizione fine a se stessa, che crea e genera solo comportamenti di "disobbedienza", come accade nella natura umana del gusto perverso del proibito. Basta leggere alcuni saggi di sociologia per capire quanto il paternalismo, soprattutto amministrativo, sia contropproducente: lo dice la storia dell'umanità. Lo cerchi di capire, è giunto il momento di farlo, non crede signor Decorato?

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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