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Martedì, 29 Maggio, 2007 - 12:28

Pieve Alegre non ride più

Pieve Alegre non ride più.
Drammatica sconfitta nella città simbolo del Bilancio Partecipativo
Siamo in preda a tanta amarezza e tanta rabbia, per poco meno di 100 voti perdiamo le elezioni amministrative a Pieve Emanuele, città simbolo del Bilancio Partecipativo, città della rinascita a partire dalla sinistra, da un esperienza di politica, viva, innovativa, coraggiosa, dalla partecipazione dei cittadini.
Vince il candidato del centro-destra, che è stato un vecchio notabile democristiano ai tempi della tangentopoli locale negli anni '80, vince perchè il centro-sinistra si è presentato diviso e frammentato, arrogante e presuntuoso, chiuso nella logica dei fronti contrapposti,
segnato da una scelta che era troppo lontana dalle  persone, completamente in antitesi con quanto fatto in questi anni, che ha scoraggiato e segnato, il popolo della sinistra, come si ama dire di questi tempi, troppo dentro le logiche "di un fare politica" che vanno cambiate radicalmente, spazzate via, da un profondo cambio generazionale e di genere.
Muore un esperienza che aveva costruito rete, diffusa e orizzontale, con la rete del nuovo municipio, con le reti nazionali e internazionali per la pace, le economie solidali, i laboratori universitari e le realtà delle società autorganizzate, c'eravamo a genova 2001 con il nostro gonfalone, a porto alegre, in africa a Nairobi, in ogni forum dove si faceva pratica, dove si respirava un aria nuova, c'eravamo quando difendevamo con coraggio i nomadi e i nostri fratelli migranti, la qualità del pubblico, l'intervento nei servizi sociali a scapito della sicurezza, avevamo messo al centro il territorio, la salvaguardia, ma anche l'abbandono della parola "crescita" che tanto aveva segnato questo luogo, avevamo lavorato sui beni comuni,
sui diritti intesi come tali e non come favori, sulla trasparenza e il rapporto diretto con le decisioni della nostra comunità, ma con tanta capacità di innovare, di costruire percorsi nuovi,
di dare spazio.
Oggi Pieve Alegre piange e piange come i tanti che anno creduto e ancora credono nella sinistra in questo paese, nella democrazia, nella partecipazione diretta dei cittadini, divisi si perde sempre, in preda a personalismi e incapacità di guardare avanti di dare una speranza al futuro,
ma soprattutto si distruggono le tante sperimentazioni che avevamo lanciato, legato, raccordato, tutto questo è stato distrutto in poche settimane, oggi Pieve Alegre non ride più, ma lancia un grido di dolore che non deve cadere nel silenzio.
un abbraccio a tutti
Salvatore Amura

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