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Sabato, 12 Maggio, 2007 - 18:05

Family day: ma perchè si manifesta?

Stavo riflettendo, come spesso capita, davanti alla notizia del telegiornale regionale della Lombardia delle partenze di allegre famiglie alla volta di Roma, dove oggi, 12 maggio si è avuta la manifestazione indetta in occasione del family day. E' ormai tradizione, quasi moda, attribuire date di varia entità, spesso non comrensibili per il loro significato, a persone, valori, soggetti collettivi, ideali: la giornata del ricordo, la giornata della memoria, la giornata della mamma, la giornata della festa della donna, la giornata della nonna, la giornata della memoria delle vittime del terrorismo, la giornata dela lavoro, la giornata dell'ambiente. Si può pensare che sia solamente un tributo che si vuole concedere a ciò che spesso si dimentica, per scagionare la propria coscienza dal senso di colpa dell'oblio, della dimenticanza: ed ecco che in prossimità delle grandi giornate vediamo iniziative, dibattiti, campagne pubblictarie, presidi con vendita di gadget, tutti finalizzati a ricordare che esiste anche questo o quell'elemento nella nostra storia collettiva, nella storia di tutte e di tutti, in quella dell'umanità. Adesso si parla della giornata della famiglia: ed ecco pellegrine e pellegrini che prendono il treno dell'alba per andare in Piazza, San Giovanni, e dimostrare cosa bene non ho capito, nè compreso. Una mamma di famiglia intervistata diceva che andava a Roma, nonostante la fatica del viaggio lungo e impervio, per affermare che la famiglia esiste, perchè non poteva rimanere a casa, lasciando ad altre e ad altri l'accollo del dovere di dimostrare il valore della famiglia. Credo certamente che ogni mobilitazione di piazza debba essere rispettata, e la voglia di partecipare oggi come oggi sia massima, nonostante l'afasia che spesso obnubila le menti e assopisce gli animi dei più. Ma mi ripongo e ripropongo la domanda: per che cosa si manifestava oggi? Non riesco a comprendere, forse ho perso dei passaggi ultimi, dato che le notizie si accavallano l'una con l'altra in modo incessante, spesso contraddittorio. Esiste una legge che ha abolito l'istituzione famiglia? Non mi sembra, dato che ancora oggi vedo molte famiglie che si incamminano per Roma, come in un pellegrinaggio di massa, alla volta della propria meta sacra. E quuindi: quale è il singificato della manifestazione? Forse la mobilitazione è dovuta a qualcosa non di propositivo, ma di contrastante, ossia dimostrare che l'ampliamento dell'istituzione familiare anche per realtà che non possono essere chiaramente intese come matrimoni, ma unite da affetto e da amore, non è accetto perchè si presume ledere le fondamenta della famiglia tradizionale, canonica, quella "benedetta". Io vorrei solo indicare il paradosso della situazione: da una parte di teme che la famiglia come rappresentanza immaginifica, idealizzata, venga intaccata proprio in un momento in cui si intende estendere la propria caratteristica giuridica di forma di convivenza anche ad altre realtà.
La famiglia sotto attacco? Scirve bene Francesco Merlo su Repubblica di oggi, dove dice che l'Italia è il Paese dove maggiormente si imposta una cultura familiaristico centrica. Le pubblicità vedono famiglie risvegliarsi allegre alla mattina davanti una tazza di caffelatte e biscottini dolci del Mulino Bianco; le grandi serie televisive disegnano giovani celibi attaccati alla propria mamma e al sugo che lei prepara amorevolmente la domenica; il resto del mondo deride certe nostre espressioni quali "mamma mia", "figlio mio", e quant'altro. Esiste una cultura "mammaria", scrive giustamente Merlo, ossia tutto è incentrato sui forti legami tradizionali tra una prole sempre meno indipendente e una presenza abbondante genitoriale protettiva e sempre disposta a sacrificarsi. E il sistema in generale come è retto in Italia se non dalla logica del protezionismo familiaristico: i nomi prevalgono nei concorsi, nelle redazioni dei grandi quotidiani, negli albi dei professionisti. Addirittura una legge, fortunatamente abrogata dal decreto Bersani, disponeva che se eri figlio di un farmacista diventavi de jure proprietario della licenza, con tutto il valore monetario derivante. Ebbene è la concezione familiaristica la base su cui si fondano i cosidetti privilegi e vantaggi: se sei figlio di, puoi pretendere diverse cose. Per ultimo Merlo parla di mogli di bancari che vengono omaggiate da doni di grande portata ponendo i propri consorti nei guai giudiziari per fenomeni di corruzione: ricordiamo donna Fazio e i gioielli regalati. Prima annoveravo tra le varie giornate dedicate a questo o a quell'altro tributo, la Festa della donna. Forse è una delle poche giornate con significato storico e culturale ben definito, garante di una chiara legittimità di esistere e persistere. In quella giornata, 8 marzo, si è ricordato quante violenze vengono perpetrate contro le donne in diversi contesti mondiali, ma soprattutto in Italia, dove le prevaricazioni di diversa entità vengono consumate non solo esternamente alle mura familiari ma, bensì, anche e soprattutto internamente. Mogli picchiate, figlie su cui padri abusano sessualmente, donne segregate dal proprio amante, dal proprio fidanzato: diverse sono le casistiche e differenti sono le conseguenze derivanti da questi atti di una violenza inestimabile e di una gravità elevata. Alcune donne decidono di togliersi la vita per la vergogna, altre preferiscono non denunciare, poche, purtroppo, procedono in giudizio confessando l'autore bestiale delle angherie e dei soprusi. Anche queste sono famiglie, come sono famiglie i nuclei che molti politici politicanti perbenisti, oggi in manifestazione a Roma, hanno costruito per, poi, disfarli in modo anche abbastanza affrettato, veloce: persone con tre matrimoni alle spalle e numerosi figli. Insomma il concetto "tradizionale e idealizzato" di famiglia allegra sussiste solo quando si tratta di fare campagna elettorale, magari cavalcando le onde del malcontento economico e sociale e addossando su ipotetici governi le responsabilità dovute all'assenza di disposizioni che sostengano le famiglie, soprattutto se prolifiche. Se si tratta di fare i conti con la propria persona questo concetto insidacabile, quasi religioso e fideistico viene meno. Troppa ipocrisia e troppa strumentalizzazione vedo affiancarsi a questa manifestazione nazionale, tenutasi oggi, 12 maggio, a Roma: occorre parlare di giustizia sociale e di eguaglianza nei diritti e nelle opportunità, senza discriminazioni alcune, se si vuole realmente prcedere su un ampliamento di una democrazia consapevole e responsabile di cittadine e di cittadini protagonisti del proprio futuro e della propria libertà di azione. E' finito il tempo della propaganda ideologica: credo che l'era delle contrapposizioni tra laici e cattolici sia cessata proprio difronte alla complessità del presente e alle migliaia di questioni che la nostra modernità, i nostri tempi mutati, pone davanti.

Alessandro Rizzo

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