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Martedì, 1 Maggio, 2007 - 13:58

Un Primo Maggio di riflessione ...

La Festa del Primo Maggio, la Festa delle lavoratrici e dei lavoratori. Sono reduce dalla manifestazione consueta che si tiene ogni anno in questa importante giornata. Ho incontrato diverse compagne, amiche, diversi compagni e amici. Ho salutato e riporto i saluti del nostro Sandro Antoniazzi, che sempre con piacere ho incontrato, anche lui in piazza come me, come tante e tanti di noi. Ma quest'anno non è festa di gioia: qualcosa è cambiato in melius oserei dire: abbiamo un governo di centrosinistra, sorretto da quel fronte che si è opposto alle politiche liberiste e aziendaliste, dell'illegalità legalizzata, che il centrodestra ha perpetrato negli ultimi 5 anni, portando l'Italia a livelli non solo economici, ma anche sociali ed etici molto bassi.
E' stato un anno piuttosto drammatico per le lavoratrici e i lavoratori, soprattutto i precari, soprattutto gli sfruttati nelle sacche del cosidetto lavoro nero, ossia quello non emerso, dove soprattutto sono presenti immigrate e immigrati, spesso sottoposti a orari di lavoro molto intensi, senza garanzie, senza tutele, senza poter citare in giudizio colui che, datore di lavoro, ma spesso caporale, elude tutte le leggi per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il 1 maggio è stato dedicato a loro: ai morti, ai caduti, alle vittime di un sistema cinico e fortemente antitetico al princpio di rispetto della dignità della persona: Prodi, il nostro Presidente del Consiglio, aveva espresso giusta indignazione per questi fatti terribili, dove persone perdono la loro vita sui luoghi di lavoro: è uno degli episodi più cinici e crudi della storia dell'umanità. Oggi un'altra tragedia di eguale portata si è avuta a Sorrento: un altro eroe che è soccombuto, in nome di quella logica perversa del profitto senza limiti, del guadagno senza oneri, di irresponsabilità sociale e di irreverenza verso i diritti umani, verso il diritto di sopravvivere. Non è un Paese civile, considera chiaramente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un Paese che conta ogni giorno almeno 2, 3 vittime sui luoghi di lavoro: non è un Paese democratico uno stato dove ancora esistono questi avvenimenti brutali e cruenti, dove ancora persistono sacche di emarginazione tale per cui se non hai un certo reddito, se non hai una certa condizione sociale, se non appartieni a una certa classe e categoria sei sottoposto al pericolo di vedere troncata la tua vita in quanto non hai gli strumenti per rivalerti e per rivendicare la tua persona come appartenente a te stesso, non al primo caporale o al primo sfruttatore desideroso solo all'aumento della propria ricchezza.
Morire sul lavoro è l'aspetto più intollerabile di questa nostra società, dove il valore dell'essere umano viene degradato in quanto ciò che occorre è avanzare individualmente e, se sei più forte, più puoi permetterti di raggiungere certe vette, certi paradisi fiscali e finanziari. Il più forte vince, il più debole soccombe. Ma questo indecente panorama che getta disonore alla cultura civile e sociale del nostro Paese deve cessare: ottime le proposte che sono ancora sul tavolo della discussione concertativa tra le parti concernenti il disegno di legge Damiano. Si registrano un aumento dei controlli, che sono da diffondersi in modo capillare sul territorio, che sono da costituirsi tramite degli ispettori che non siano organici alle imprese, quindi non siano ricattabili da parte del datore di lavoro. Ottime le misure preventive di sicurezza e l'inasprimento delle norme penali di denuncia e di condanna dei fatti di reato per violazione delle leggi sulla sicurezza. Ma ancora di passi da fare sono tanti e tanti sono i problemi che avanzano in materia. Penso che sia opportuno dedicare questa giornata, come è stato fatto, alla memoria di queste vittime eroiche e per dire che occorre quanto meno riportare etica nel sistema produttivo attuale, dove la responsabilità d'impresa non deve diventare solo un appellativo da porre nello statuto fondativo della società, magari per cercare di aumentare credibilità sul mercato, ma, bensì, deve diventare un impegno concreto e sostanziale per dare vita a una nuova cultura, che dia alla lavoratrice e al lavoratore piena dignità e pieno rispetto della propria persona, centrale nella democrazia di una Repubblica fondata sul lavoro.
Come Unione stiamo cercando di assumerci un impegno che la scorsa legislatura, governata dal centrodestra, aveva totalmente eluso, anzi direi che le norme approvate e proposte erano controtendenti rispetto a questo percorso, favorendo l'illegalità, l'aumento del mercato nero del lavoro, diminuendo e abbassando i livelli di guardia di tutele e di garanzie.
Buon primo maggioa a tutte e a tutti, ma soprattutto auspichiamo in un prossimo primo maggio diverso e in cui questa piaga indicibile non sia più prevalente sulle pagine dei nostri quotidiani.

Alessandro Rizzo
Segretario operativo Forum L'Unione di Milano
Rete Civica di Milano

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