.: Aggiungi un commento
Giovedì, 22 Marzo, 2007 - 11:39

Contro ogni intolleranza omofoba

Sul portale di Gay.tv, una webzine molto ricca sulle tematiche omosessuali, leggo la lettera di Francesco Italia, che di quel portale è il direttore, indirizzata al sindaco Moratti affinchè si pronunci chiaramente, prendendo le distanze, riguardo e in merito alle dichiarazioni rilasciate dal suo collega, l'assessore alla "cultura" Vittorio Sgarbi, che ha affermato che gli omosessuali sono come "pubblici corruttori che fanno di un vizio privato una bandiera", paragonandoli ai pedofili e ai drogati. In un Paese normale simili dichiarazioni avrebbero subito creato delle giuste conseguenze politiche atte a denunciare e a condannare, nonchè a redarguire l'autore di tali esternazioni, che assume cariche publiche amministrative di rilievo in un Comune, quale quello di Milano, magari provvedendo a misure disciplinari che potessero testimoniare la gravità dell'errore. Tutto questo non è avvenuto da parte di chi detiene la responsabilità collegiale e politica della Giunta, ossia da parte del sindaco, che tace sull'argomento, magari neppure considerandolo come prioritario o di rilevante importanza. Queste dichiarazioni si aggiungono ai deliri dell'assessore regionale ai Giovani e al Tempo libero, Prosperini, il quale in un'intervista pubblica a Il Giornale, ha dichiarato che contro gli omosessuali che offendono il Papa sarebbe opportuno lanciare il napalm, oppure adottare la garota, ossia poderose torture che provvedano a estinguere la categoria: le parole dell'assessore seminano terrorismo e inaspriscono gli animi portandoli a concepire atti brutali e violenti, bestiali e ferini, irrazionali, soprattutto se a pronunciarle è un amministratore di un Ente locale di rilievo, quale la Regione Lombardia, e soprattutto se a queste dichiarazioni razziste e omofobe possono avere conseguenze deleterie nel sostrato comunitario e sociale, legittimando, così, manifestazioni, già presenti, soprattutto negli ultimi anni, di aggressione e di offesa contro gli omosessuali. Prosperini pateticamente giustifica le sue parole dicendo che sono frutto del suo temperamento abbastanza impulsivo: questo non giustifica affatto quanto dichiarato e quanto espresso, e non giustifica soprattutto il reiterato silenzio del Governatore della Regione, che non ha provveduto a distanziarsi da queste affermazioni aberranti e a provvedere a emettere misure disciplinari e provvedimenti contro questo soggetto, ancora oggi amministratore della lombardia, irresponsabile e pericoloso per la comunità. Tutto è lecito secondo Formigoni, anche se si pronunciano inviti al crimine e al compimento di reati di intolleranza omofoba dai contorni nazisti e oscuri per la storia dell'umanità. Francesco Italia, che nelle ultime elezioni amministrative ha scelto di candidarsi nella stessa lista civica sostenente l'attuale sindaco di Milano, scelta che non condivido, ma che rispetto, scrive una lettera aperta di indignazione e di sgomento difronte a tali licenze che alcuni amministratori pubblici prendono e si avvalgono non concependo la gravità dei cascami che da esse possa derivare, ossia l'inasprimento di una caccia alle streghe, di un'insensata e pericolosa campagna omofoba, dalle variegate sfumature e dai diversi connotati. Francesco è offeso, giustamente, si sente leso da tali dichiarazioni e non rappresentato, testimonia e scrive, fintanto che il sindaco non provveda a esprimersi come dovrebbe con il giusto peso denunciatorio contro simili esternazioni irresponsabili e irrecevibili.
Francesco sospende ogni sua espressione di "appoggio politico" alla Giunta milanese, giustamente, perchè come cittadino omosessuale di questa città si sente fortemente attaccato da componenti della stessa che compongono l'amministrazione che lui ha votato e che lui ha sostenuto: non ci sarà alla manifestazione del 26, alla parata propagandistica che il sindaco ha promosso sulla sicurezza, nonostante abbia ottenuto delle garanzie positive da parte del Ministero degli Interni, nell'ottica deleteria del "chi più urla, più ottiene", abbandonando ogni forma di costruttivo dialogo e di confronto propositivo. Se il governo non fa è colpa del governo, e se fa è merito del sindaco: questa è la filosofia della Moratti. Francesco si dichiara offeso e fortemente preoccupato in quanto le associazioni facili e discriminatorie compiute da questi due soggetti amministratori non possono rappresentare modelli di civiltà e inducono a considerare gli omosessuali come pericoli per la collettività, come persone malate, come soggetti depravati, come psicopatici necessitanti di trattamenti sanitari obbligatori, che devono essere reclusi ed emarginati dal resto della società. Brecht diceva che quando si mette in pericolo i diritti di una categoria si rischia di mettere in pericolo la democrazia e i diritti universali dell'uomo, in quanto soggetto che ha una dignità e ha una libertà sociale, culturale, civile, soggetto autodeterminato. Echi totalitaristici si presentano come nubi nere sull'orizzonte della democrazia in Italia: l'orientamento sessuale è un modo di essere, di vivere, che non nuoce la comunità, in quanto è una caratteristica personale, soggettiva, come può essere una caratteristica avere i capelli mori anzichè biondi, oppure nascere donna anzichè maschio, oppure avere gli occhi grandi o a mandorla. E' una caratteristica soggettiva e come tale non può essere oggetto di discriminazione, tanto più che questa discriminazione è assolutamente insensata e irrazionale, nel momento in cui si parla di estensione dei diritti di eguaglianza e non di limitazione di diritti già esistenti per altre categorie. Leggiamo la lettera aperta di Francesco, che ritengo opportuno diffondere e divulgare, perchè Milano possa ritornare a essere una città europea, civile, sociale, una città dell'inclusione, della tolleranza, dell'eguaglianza, di quei principi che la fecero illustre nel passato, e che oggi sembrano essere stati soppressi.  

LETTERA APERTA DI FRANCESCO ITALIA (fonte: www.gay.tv)

Carissima Signora Moratti,
spero si ricordi di me, sono Francesco Italia ed ho fatto parte con grande convinzione ed orgoglio della lista civica durante le passate elezioni amministrative. Seguo con molta attenzione la sua attività ed immagino l'enorme mole di lavoro e di preoccupazioni cui lei è sottoposta. Anche per questo ho pensato a lungo prima di scriverle questa lettera aperta, ma la coerenza al mio percorso di vita, il rispetto verso le circa 200 persone che hanno voluto dare a me il loro voto pur non conoscendomi, e prima ancora l'affetto e la stima che nutro nei suoi confronti me lo impongono.

In occasione della mia candidatura, nella mia precedente mail, le raccontai brevemente della mia storia personale, della mia vita vissuta nel rispetto degli altri e della mia piccola battaglia quotidiana contro ogni pregiudizio e discriminazione. Lei molto carinamente mi rispose, attraverso le parole della sua più stretta collaboratrice signora Barazzoni, invitandomi a continuare la mia battaglia in difesa nei valori in cui credo. Invito che io oggi raccolgo con grande sofferenza.
Nelle ultime settimane, le persone omosessuali e le loro famiglie (madri, padri, fratelli e sorelle, amici, colleghi) sono state sottoposte ad un attacco senza precedenti nato parallelamente ad una proposta di legge che non piace a nessuno, trasformata dall'opposizione in uno scontro ideologico e culturale.
Gli omosessuali tutti sono stati oggetto di un crudele fuoco di fila bipartisan che ha avuto come protagonisti esponenti, tutti cattolici, del governo (il ministro Bindi ha detto che è meglio che un bambino muoia in Africa piuttosto che cresca con due omosessuali), senatori della Repubblica (la senatrice Binetti e il senatore Andreotti hanno sostenuto che i gay sono dei deviati) e dell'opposizione. Tra questi ultimi, purtroppo, anche un esponente illustre della sua giunta, Vittorio Sgarbi, che non ha perso occasione, in apparizioni televisive prezzolate e in eloquenti articoli di giornale, di riferirsi ai gay come a pubblici corruttori che fanno di un vizio privato una bandiera, associandoli ai pedofili e ai drogati (doppia e tripla discriminazione nei confronti di quest'ultima categoria).
Io credo che ciascuno sia libero di esprimere opinioni personali, ma ritengo allo stesso modo che un membro di una giunta comunale dovrebbe quantomeno rispettare le istituzioni che rappresenta e quei cittadini che hanno, se pur marginalmente e idealmente, contribuito alla sua nomina. Tanto più, caro Sindaco, che Vittorio Sgarbi è assessore alla Cultura...Ma quale cultura mi chiedo? Quale cultura la giunta di Milano intende proporre ai cittadini? La cultura dell'odio e dell'intolleranza? La cultura della violenza verbale, del dileggio e del disprezzo del prossimo?
Pochi giorni fa, l'assessore Prosperini ha espresso delle aberranti dichiarazioni tra cui l'invito alla cittadinanza a garrotare i gay. Sì, esattamente e alla lettera, perché il silenzio assordante che accompagna quotidianamente le frasi discriminatorie e violente provenienti da esponenti illustri delle istituzioni e della cultura, ha come effetto immediato quello di legittimare le frange più estreme e di stimolare gli istinti più abietti della natura umana!
In un normale paese della democrazia occidentale dichiarazioni del genere avrebbero stroncato la carriera politica e professionale di chiunque e, grazie al cielo, almeno l'onorevole Fini, che è un abile ed attento osservatore delle lezioni che ci giungono dalla destra liberale europea, ieri  ha chiesto le immediate dimissioni e l'espulsione da AN dell'assessore.
Ecco, carissima signora Moratti, io non mi aspettavo di certo che l'assessore Sgarbi fosse dimissionato, ma io, come le migliaia di cittadini gay milanesi che, se pur in minima parte, rappresento, avremmo molto apprezzato un suo richiamo o delle parole di censura e di dissociazione che, ahimè, non sono arrivate.
Cosa sarebbe successo se le suddette dichiarazioni invece degli omosessuali avessero avuto come bersaglio gli ebrei o i musulmani?
Da più parti si teme forse che esprimere delle parole di solidarietà e comprensione nei confronti delle persone omosessuali, sia per qualche oscura ragione, fare un torto ai cattolici o alla chiesa. Mai come in questi ultimi mesi mi sono interrogato sul significato più profondo dei valori cristiani e cattolici.
Penso che essere cattolici oggi significhi scegliere la cultura della comprensione e dell'inclusione; Significhi amare il prossimo, venirgli incontro e tendere sempre una mano a chi, per condizioni o natura, è più esposto ai pericoli e alle sopraffazioni di questa nostra società; Significhi solidarietà umana e sociale nei confronti di chi nella vita è esposto a maggiori difficoltà o sofferenze e, nel caso delle persone omosessuali, non per scelta, cara signora Letizia, né per moda... Perché l'omosessualità non è né una malattia contagiosa né una depravazione immorale. E' solo un modo di essere, diverso, ma non per questo meno degno di rispetto e di tutela.
Molto spesso in questi mesi si è parlato di famiglie. Difendere la famiglia significa in primo luogo difendere le famiglie meno fortunate e proteggerne gli elementi più deboli. La violenza e la discriminazione contro gli omosessuali non colpiscono solo le persone in quanto tali, ma feriscono assai pesantemente i loro genitori, i loro fratelli ed amici, le loro FAMIGLIE. Perché quando si parla di gay questi valori vengono continuamente calpestati e disattesi? Quale immonda colpa avremmo noi gay da far talmente paura anche a chi nella vita ha scelto di prodigarsi per gli altri? Eppure signora Letizia, lei sa benissimo quanti omosessuali si dedichino nelle istituzioni pubbliche e private alla cura degli altri, ad opere di volontariato e di solidarietà, o a come moltissimi gay (al nord come al sud) siano gli unici a restare vicino ai genitori o ai parenti anziani ...
E allora perché anche lei in silenzio? Non mi rivolgo solo al Sindaco Moratti, ma soprattutto alla donna e alla mamma. Le chiedo un gesto pubblico di apertura, un atto di coraggio, un gesto di amore cristiano nei confronti dei gay e delle loro famiglie, nei confronti dei giovani omosessuali che vivono un grande disagio nelle scuole e che subiscono come mai prima un attacco frontale, crudele e quel che è peggio strumentale, non nei confronti di uno stile di vita o di una scelta personale, ma di un modo di essere che non si ha alcun modo di scegliere, esattamente come nascere in questa o quella parte del mondo, in questa o quella famiglia.
Sabato a Milano, i milanesi sfileranno per chiedere sicurezza. Io, nonostante abbia dato la mia adesione ideale di cittadino al fianco del mio sindaco, non farò parte del corteo e certamente nessuno se ne accorgerà! Ma in questo momento io, come cittadino omosessuale milanese, non mi sento né rispettato, né tutelato, né garantito, né tanto meno protetto, fintantoché nella giunta troveranno espressione e soprattutto tutela, atteggiamenti e parole fortemente offensivi e discriminatori.
Con grande stima ed affetto,
Francesco Italia

Rispondi

Non sei autorizzato a inviare commenti.