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Domenica, 18 Marzo, 2007 - 19:51

Sicurezza: ma dove sono le proposte?

Apprendo la conferma della manifestazione sulla sicurezza indetta dalla maggioranza di centrodestra a Palazzo Marino per criticare il governo sulla mancanza di fondi per fare fronte all'emergenza milanese. Apprendo le parole del Cardinale Tettamanzi, pronunciate da Gerusalemme, dove è impegnato in un viaggio per incontrare il suo predecessore Martini, in cui considera questo appuntamento come pericoloso per la città, in quanto tende ag aggravare la situazione esasperando gli animi in insensati e irrazionali impulsi e sentimenti. Non credo che l'Arcivescovo possa essere tacciato di parzialità, ma possiamo dire che le sue parole sono testimonianza, come nella tradizione ambrosiana milanese, del tempo, dell'epoca che la città, una grande metropoli internazionale del calibro di Milano, vive. Le varie pronunce fatte da Tettamanzi e dai suo predecessori registrano, come sempre, la situazione complessa di una modernità che coinvolge, a volte trovandola impreparata, il capoluogo lombardo. Milano non è pronta e non è ancora all'altezza di una politica complessiva sulla sicurezza: ma non perchè, come sottolinea anche l'onorevole D'Ambrosio, che questa città conosce profondamente, manca organico di polizia, ma, invece, perchè esiste la mancanza totale di un dialogo istituzionale con i centri di vigilanza, con i comandi di polizia investigativa, e di raccordo con i servizi sociali che dovrebbero offrire risposte chiare e concrete al disagio estremo che aumenta in questa metropoli. Tettamanzi parla di solitudine: ed è reale, quanto mai chiaro, vero. Esiste una solitudine delle persone, degli anziani, dei giovani, degli adolescenti, che sono abbandonati al loro destino e che non trovano riferimenti aggregativi appropriati, luoghi dove trovare rifugio dall'esasperante clima della vita quotidiana, istituzioni con cui parlare, dialogare, e in cui trovare indicazioni risolutive alle prorpie doglianze, innumerevoli doglianze. Esiste una solitudine diffusa, un individualismo assoluto, un atomizzazione insensata, un'assenza totale di senso di collettività: dall'altra parte abbiamo politiche inadeguate, proposte da parte dell'amministrazione comunale, che non riescono a vedere un progetto lungimirante di intervento che rimuova le cause sociologiche di questa piaga assoluta, che ammorba il tessuto civile di questa città, che è sempre stata esempio di dedizione e di solidarismo diffuso, di integrazione, di intercultura, di tolleranza laica. Si parla sempre di "emergenze" ma non si discute come prevenire queste emergenze tramite azioni che diano continuità a un intervento strutturale di integrazione e di promozione dei diritti sociali, e che sappiano garantire un ampio respiro riformatore sociale del sistema di servizi, della messa in rete di questi servizi, di comunicazione e informazione costante, di decentramenti possibili e funzionali a garantire una percezione territoriale del governo e della presenza di un riferimento istituzionale di rappresentanza.
Qualche giorno fa abbiamo avuto un episodio che oserei definire assolutamente tragico, su cui nessuno si è soffermato più di tanto nel studiarne le cause e il motivo: un ragazzo eritreo si è impiccato in Viale Forlanini, il grande corso che unisce la città all'aereoporto di Linate, percorso ogni giorno, a ogni ora, da sfreccianti macchine, da taxi da autobus che portano passeggeri pronti per l'imbarco nei luoghi di destinazione vari: dalla meta turistica a quella lavorativa, magari per incontri di affari, magari per accordi di fusione societaria, magari per delocalizzare parti strutturali delle proprie imprese. Nessuno se n'è accorto più di tanto di questo immenso grido di doloreo pronunciato da questo ragazzo, solo, abbandonato, in una città insensibile e desolante, nella propria immensa tristezza e nella propria miseria quotidiana. E' stato un atto estremo ma singificativo, drammaticamente significativo, pesando come un masso sulle responsabilità che noi tutte e tutti, e che l'amministrazione comunale in primis dovrebbe verificare. Questo ragazzo come tante e tanti suoi compagni di "viaggio" ormai da tempo sono in città e chiedono tutela e rispetto del proprio diritto di permanere in Italia perchè rifugiati politici: il governo stanzia ogni anno fondi che devono essere investiti nell'assicurare accoglienza dignitosa per persone che hanno avuto il riconoscimento di esuli politici con diritto d'asilo obbligatorio secondo la nostra giurisdizione costituzionale, la legge fonte, come diceva Kelsen la "lex fundamentalis". Queste persone hanno trovato solo una risposta dall'amministrazione comunale: l'ubicazione dei medesimi nell'edificio fatiscente di Viale Forlanini è stata una risposta inadeguata e fortemente criticabile, in quanto non adatta a dare dignitosa ospitalità a queste persone che hanno il diritto di ricevere assistenza sociale e degna collocazione domiciliare, come dovrebbe sussistere per ogni persona umana. In questo edificio, una vecchia caserma di aviazione, fortemente diroccato, privo di strutture igieniche, fortemente abbandonato, con infissi divelti, mancante di ogni supporto architettonico tale da farne una reale abitazione. La solitudine e la disperazione hanno prevalso in questo ragazzo e il suo atto estremo è stato un grido di denuncia contro una situazione di degrado civile e sociale. La maggioranza di centrodestra ha deciso di manifestare per criticare il governo sull'assenza di organico della policzia e sulla mancanza di fondi: questa è la risposta meno appropriata che nella circostanza si sarebbe dovuto dare come governo della città. Ed è anche una strumentalizzazione di vana portata: Prodi è stato a Milano per diverse volte nel primo semestre del suo governo e ha definito una strategia di rilancio economico e sociale della città, garantendo fondi per interventi strutturali in diversi ambiti. Ma da parte della Giunta dov'è stato presentato un progetto di intervento sociale adeguato a fronteggiare le diverse problematiche della città? Quali sono le risposte che vengono date all'emergenza casa, al caro affitti, alla mancanza di un coordinamento tra consigli di zona e comandi di vigilanza urbana, utile e funzionale a dare una forma di raccordo politico e di mediazione politica tra le istanze del territorio e l'organo che è peroposto a intervenire direttamente per garantire la sciurezza cittadina? Quali sono le proposte che vengono fatte in merito ai contratti di quartiere, ossia a quel complesso di programma sociale dove non solo si deve discutere di "interventi architettonici" per abbellire le case, magari spesso non richiedenti un progetto di riqualificazione, ma, bensì, si deve discutere di progetti sociali e di intervento sociale, strutturando sul territorio presidi che diano servizi alle persone residenti, spesso sul limite della fascia di povertà? Ma quali sono le proposte in merito agli assegni per gli anziani, i contributi sociali, i sussidi, se i consigli di zona, primi organi che dovrebbero erogare questo servizio, hanno visto decurtare la cifra del fondo, gestito da una commissione, dove le forze politiche e civili vengono spesso escluse dai lavori? Ma quale futuro attende i Centri di Aggregazione Multifunzionale, oggi quanto mai presidi di aggregazione e punti di riferimento rappresentativo delle esigenze della cittadinanza con capacità professionale dei propri animatori di determinare politiche di intervento e risposte accurate e conformate al contesto territoriale? Dove esiste la volontà di dare avvio a una programmazione triennale delle politiche sociali, un Piano reale e chiaro, che, come tutti i piani, definiscano le linee guida e le linee di azione che sono necessarie prendere in merito alle emergenze, in merito alle istanze, in merito alle bisogna, con un'analisi sociale strutturale e dettagliata, con un'indagine sociale preparatoria e propedeutica a dare rilievo e fondamento alle linee che si intende perseguire con chiarezza e determinazione.
Manifesta il 26 marzo chi ha responsabilità di governo e di amministrazione di questa città: come fosse un'opposizione, non pensando di risolvere con spirito di responsabilità adeguata e con forte volontà politica la questione della sicurezza, prevenendo forme di devianza e di crimine, micro e organizzato, con misure che estirpino alla radice le cause. Ma in 15 anni di governo il centrodestra cosa ha predisposto in merito alla soluzione del caso, se oggi addirittura si concepisce la sicurezza come un'emergenza, dipingendo la città come assediata da orde barabriche che mettono a repentaglio l'incolumità delle persone? Se il 26 esiste da parte dell'amministrazione comunale la volontà di scendere in piazza significa che esiste una qualche denuncia e critica da parte della medesima riguardo l'operato fallimentare avviato dalle consiliature precedenti, dello stesso colore politico e sostenute da un'uguale coalizione di maggioranza, per fare fronte all'ormai e "sempiterna" emergenza sicurezza. Caro sindaco la stagione elettorale è terminata, non esiste più nessuna concorrenza da battere nei seggi elettorali avviando forme e iniziative di propaganda, ma siamo in piena stagione di governo e di proposta di amministrazione per la città adeguata per le esigenze e per il miglioramento della qualità di vita della cittadinanza. Vogliamo pronunciare qualcosa di positivo e di propositivo, o continuiamo a fare campagna elettorale senza alcuni frutti ed esiti per la città che attende da lei e da tutta la sua giunta qualche risposta.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4

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