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Sabato, 10 Marzo, 2007 - 14:48

Liberare la musica giovanile

Mezzanima.
Intervista ad un esponente di un'associazione di gruppi musicali che si propone di smuovere un po' le acque in un settore caratterizzato dallo strapotere delle multinazionali e dalla chiusura del sistema verso i giovani e i loro bisogni. REDS. Aprile 2001.

1. Ci descrivi le attività della tua associazione, chi siete e cosa vi proponete?
La nostra associazione nasce da artisti per artisti e dal bisogno di diffondere il più possibile l'arte che cresce al di fuori dei consueti canali, rendendola così più visibile e fruibile. La creatività è una componente fondamentale degli individui e il nostro intento è di liberarla da tutto ciò che la comprime sprigionandone tutto l'enorme potenziale. Le attività vanno dalla musica (il settore di cui mi occupo personalmente e che per ora è preminente), al teatro, pittura, scrittura, ecc.

2. Che tipo di musica fanno i gruppi che aderiscono all'associazione?

Siamo agli albori dell'associazione, quindi i gruppi musicali sono quelli che si sono fatti promotori dell'iniziativa: i "GIUDABASSO", storico gruppo reggae di Milano, la "BARACCA DEI PAZZI" (SKA) e "THE BIG FUCKIN' FAMILY" (funky-rock '70) sono gruppi patchanka, che raccolgono e miscelano varie influenze della musica nera afro-americana a ritmi folk; poi i "MERCANTI DI LIQUORE", altro storico gruppo per anni tributo a De André; successivamente si sono aggiunti i "CIAORINO" (cover di Rino Gaetano, anche in situazione teatrale), gli "STREETSBEATERS" (funky) ed i "KECH" (brit-pop). Riassumendo possiamo quindi dire che non esiste un genere particolare a cui facciamo riferimento; le componenti fondamentali per entrare a far parte dell'associazione sono: la qualità, l'originalità (i gruppi cover devono riproporre autori insoliti) e i contenuti culturalmente evoluti. Restano quindi fuori la musica leggera e commerciale in generale.

3. La musica è un momento importante della particolare cultura giovanile, e spesso veicola, magari indirettamente, una forte carica di opposizione al sistema. Forse per questo il mondo "adulto" non facilita in nulla la possibilità per i giovani di suonare, anzi. Secondo te quali dovrebbero essere le rivendicazioni che un movimento politico che volesse battersi per gli specifici interessi dei giovani, dovrebbe portare avanti per facilitarne l'espressione musicale?
Necessiteremmo di una rivoluzione culturale a 360°..sicuramente la cultura è spesso un "disvalore" in questa società, poiché non produce profitti; ribaltare questo concetto è il primo passo da compiere. In questo contesto serve un accesso più facilitato agli strumenti, sale prova a costi minimi per esempio; non è infatti sufficiente fornire la struttura se poi non si mettono in condizione i giovani di poter sostenere le spese così come non basta aprire una biblioteca per far leggere di più. Serve inoltre, in particolare a Milano, la creazione di spazi adatti per concerti. E' evidente, comunque, che tutto si lega ad un discorso più generale anche perché se così non fosse le discoteche sarebbero vuote.
4. Da una parte gli "adulti" ostacolano la libera espressione dei giovani, dall'altra vi sono imprese capitaliste che vi lucrano nelle sue varie fasi (produzione, distribuzione, ecc.). Ci spieghi quali sono i meccanismi attraverso cui l'"economia di mercato" limita e condiziona l'approccio dei giovani alla musica?
Tutto è in funzione del commercio, la musica è un prodotto; per di più in Italia il settore è completamente impreparato ed arroccato su formule standard, ossia ripropongono la stessa solfa da anni. Quando va bene devi aspettare per anni perché prima viene San Remo, poi bisogna promuovere Albano e infine arrivi tu: ma la tua musica non va bene e deve essere mediata dal produttore per essere vendibile. Poi, chissà, se decidono di puntare su di te forse ne trovi una copia da VIRGIN in Duomo, forse no. Autoprodursi è molto meglio (chi tra noi ha già fatto le due esperienze ve lo può confermare conti alla mano) ma anche qui il grosso problema sta nella distribuzione, nonostante esistano realtà isolate in questo campo. L'autoproduzione implica poi una forza che raramente un gruppo ha da solo, per questo l'unione di più gruppi potrebbe essere la nostra forza.

5. I fenomeni musicali dei quali stiamo parlando in questa intervista sono profondamente legati al mondo dei giovani, ma, per quanto riguarda la "produzione", ci pare di vedere una netta discriminazione delle ragazze: di band musicali femminili se ne vedono pochine in giro. Cosa è che tiene lontane le ragazze dall'espressione musicale? Cosa si potrebbe fare per facilitare loro l'accesso?

La musica riflette i problemi della società in cui vive. Se per un maschio l'ostacolo della famiglia è già insopportabile, per una ragazza è quasi sempre insostenibile. E' altrettanto vero che tra i musicisti troppo spesso c'è il luogo comune che le ragazze dividano, o che abbiano una rivalità più accesa nei confronti di altre ragazze della stessa band; ovviamente sono cazzate che nascono da altre parti.

6. I centri sociali hanno rappresentato nella prima metà degli anni novanta un momento importante dello scontro generazionale e dunque hanno rappresentato anche un momento di liberazione dell'espressività, anche musicale, dei giovani. E' ancora così oggi?
Sicuramente. Oggi sono ancora l'unica realtà in cui tutti riescono a trovare uno spazio. Per questo dobbiamo sostenerci a vicenda: se uno dei due perdesse le ragioni di partenza (quella d'aggregazione sociale da una parte e d'espressione libera e critica dall'altra) resterebbe il vuoto. Questo rischio è attuale più che mai.

7. Ultimamente ha fatto parecchio rumore la questione di Napster, che richiama più in generale la questione del potere delle multinazionali e della possibilità di accesso da parte dei giovani alla musica. Ce ne puoi parlare?

Esprimo qui un parere personale: gli autori hanno fatto un gran casino poiché, a loro dire, viene leso il diritto di riscossione per ciò che è il loro lavoro. La musica costa fatica e anni d'impegno, ma le cose non stanno così; in particolar modo in Italia i CD superano il costo di 40.000 Lire e sarebbe bene chiedersi perché e dove finiscono le grosse percentuali di guadagno sulle vendite, piuttosto che negare ad uno studente o ad un lavoratore l'ascolto della propria produzione. Non stravedo per Napster, ma credo che l'arte debba essere per tutti e per tutti i portafogli.

8. Abbiamo approfittato di questa intervista per approfondire i temi di interesse di questa rivista (che considera esistano più piani di oppressione sociale, ognuno con la propria specificità, e tra queste l'oppressione generazionale). Ora per concludere però torniamo a bomba.
Poniamo che esista un circolo del PRC o un sindacato o una associazione che abbia letto questa intervista e che si stia domandando: "bene, c'è questa associazione di gruppi musicali, per noi che vogliamo organizzare una festa con concerti, che ha da offrirci?" Puoi essere molto pratico nella risposta?

Queste realtà sono quelle a cui ci sentiamo più vicini: spesso associazioni o centri sociali sputano sangue per fare iniziative in cui dare visibilità ad un tema, o più semplicemente a se stessi, finendo con l'essere assorbiti dalla gestione organizzativa al punto che non solo chi vede, ma anche chi suona non sa perché è lì e perché lo sta facendo. Per questo, spesso, aiutiamo a costruire un'iniziativa occupandoci del service, del palco, dei gruppi e, purtroppo, anche della S.I.A.E. insomma, ciò che ci ha spinto a costituire l'associazione è il fatto che siamo stanchi di attaccare un "JACK" all'amplificatore e basta...
Al più presto allestiremo un sito dell'associazione, per adesso potete rivolgervi a:
starpes@yahoo.com o telefonare al 347/4824871
o visitare i seguenti siti:

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