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Sabato, 10 Febbraio, 2007 - 19:29

Iniziativa raccolta firme acqua pubblica

 13 gennaio 2007 è iniziata nelle piazze delle città italiane la raccolta firme sulla legge d’iniziativa popolare con la quale si vuole riportare l’acqua sotto il controllo pubblico, sia per quanto riguarda la proprietà che la gestione ed erogazione dei servizi idrici.

Ma non saranno banchetti del solo movimento dell’acqua. Più di 100 associazioni e comitati hanno promosso e aderito alla campagna, tra cui il Partito Umanista e gli Umanisti per l'Ambiente, i Cobas, l'ARCI, la CGIL, l'intero movimento di Porto Alegre, i partiti della sinistra radicale, ma anche vescovi e parroci, personalità della cultura e dello spettacolo che hanno inviato i messaggi di sostegno.
L'obiettivo è di raccogliere mezzo milione di firme in 6 mesi, anche se ne basteranno 50.000 per portare l'iniziativa popolare in Parlamento. La proposta di legge vuole innanzitutto inserire nella legislazione italiana il principio che l'acqua dev'essere un bene comune, un bene pubblico, non una merce che si può privatizzare e vendere, sulla quale si può speculare e fare profitti.
In passato l'acqua è stata gestita dai Comuni stessi o da aziende municipalizzate, ma da alcuni anni è partita un'offensiva da parte di aziende e multinazionali per accaparrarsi i diritti su di essa. C'è chi la vede come il "petrolio blu" del futuro, da sottomettere ai meccanismi del libero mercato e da quotare in borsa. Da proprietà e diritto di tutti l’acqua diventerebbe così una merce alla quale si accede solo pagandola salata. Nell'ambito politico tutti d'accordo a privatizzare, dal centrodestra al centrosinistra, dalla sindaca di Milano Moratti fino al presidente Prodi (il quale aveva promesso l'esatto contrario in campagna elettorale). Tutti a collaborare volenterosi alla svendita del patrimonio pubblico, come è accaduto in provincia di Pavia, dove la legge della Regione Lombardia che obbliga a privatizzare i servizi idrici è stata recepita all'unanimità.
L'argomentazione che, essendo un bene scarso, l'acqua verrebbe gestita meglio da privati per evitare sprechi, è falsa. Gli acquedotti sono oggi in buone condizioni, l'acqua di ottima qualità, l'accesso garantito a tutti, il costo basso. L'obiettivo principale delle società private è il profitto (a spese dei cittadini) e non la qualità del servizio.
La questione è gravissima e non riguarda solo l'Italia. Al summit di Nairobi e alla FAO parlano di siccità, desertificazione e carenza idrica in Europa, negli USA e in Cina, di 200 milioni di profughi idrici, di 800 milioni di contadini poveri cacciati dalle loro terre entro il 2050 e di modelli agricoli ormai in crisi per l'eccessiva dipendenza dall'acqua. In un rapporto sullo sviluppo umano dell’ONU dal titolo significativo "Povertà e Crisi Mondiale dell’Acqua" si legge che 4900 bambini al giorno muoiono di diarrea per mancanza di acqua potabile e servizi sanitari.

Per quanto riguarda la situazione italiana, è urgente porre uno stop alla privatizzazione ora che è ancora possibile. Una volta privatizzata l’acqua, sarà difficile tornare indietro. I cittadini, i politici e le istituzioni non si stanno rendendo conto di quello che è in gioco. Questa ignoranza è dovuta in parte al silenzio imposto dai mass-media, che hanno la consegna di tacere sulla questione.
Scendendo in piazza, pacificamente, a raccogliere le firme dobbiamo quindi anche informare, informare, informare, affinché si crei un'ampia protesta in tutto il paese che riesca ad ostacolare e bloccare l'avanzata dei privati.
L'acqua deve restare un bene pubblico. Non può diventare una merce.
Allegato Descrizione
00113_dossier_acqua.doc
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