.: Aggiungi un commento
Sabato, 3 Febbraio, 2007 - 11:21

dimostranti occupano binari stazione

   17/1/2006

DIMOSTRANTI OCCUPANO BINARI STAZIONE, Alcune centinaia di persone dei comitati che si battono per il 'no' alla nuova base Usa a Vicenza occupano i binari della stazione ferroviaria. Il traffico dei treni e' al momento sospeso. Ai manifestanti, circa 600 che stasera avevano preso parte al corteo per le vie del centro storico, se ne sono aggiunti altre centinaia, che si sono diretti verso la stazione, per bloccare il traffico ferroviario. La situazione e' di grande confusione ma, secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, non e' al momento degenerata.Nessun problema lungo l'asse Roma Washington. Ma Prodi, sulla questione della base americana, deve sciogliere due nodi. Il primo è politico: il dissenso della sinistra radicale. Il secondo è legato al dialogo con i comitati locali, contrari all'ampliamento del Del Molin per ragioni, più che politiche, territoriali e ambientali

 
«Un passo avanti nelle relazioni bilaterali» - dice Ronald Spogli, ambasciatore americano. «L'Italia onora i suoi impegni internazionali» - ribadisce il Dipartimento di Stato. «I nostri rapporti non hanno mai registrato increspature d'acqua, come descritto dai media» - conferma Romano Prodi. Il disco verde del governo all'ampliamento della base americana di Vicenza - utilizzando l'area dell'aeroporto civile «Dal Molin», dove sorgeranno alloggi e infrastrutture per ospitare 1750 soldati oltre ai 2750 già presenti in loco - apre una falla, non tanto con l'alleato americano o con l'opposizione (favorevolissima), quanto con le componenti radicali della coalizione. Un altro tema che va ad aggiungersi - oltre a quello sulla Tav e sull'eventuale alleggerimento dello «scalone» - alla lunga lista di problemi politici del governo, sempre più diviso tra un'ala di «ancien gauche» coagulata attorno al PdCI, a Rifondazione e ai Verdi e la componente cosiddetta «riformista» dell'Ulivo, nocciolo duro del nascituro, e mai nato, Partito democratico.

LINK

  • Comitato anti-ampliamento
  • La posizione di Cinzia Bottene
  • No al Dal Molin

    DIVERGENZE POLITICHE
    «I cittadini sono stati traditi» - attacca il verde Alfonso Pecoraro Scanio, preoccupato delle ricadute ambientali ed urbanistiche dell'allargamento della base (che tra l'altro dovrebbe ospitare un megaparcheggio per quasi 2000 autovetture). E mentre Oliviero Diliberto, PdCI, invoca «il coinvolgimento della popolazione», e Franco Giordano, segretario di Rifondazione, si dice pronto a scendere in piazza con i pacifisti perché «le servitù militari devono essere rinegoziate, non ampliate», i più duri nei toni sono i deputati veneti dell'Unione, preoccupati soprattutto delle ricadute urbanistiche della decisione di ampliare la base statunitense. «Una decisione gravissima» - attaccano Fincato, Trupia, Zanella, Valpiana e Galante.

    REFERENDUM
    La quadratura del cerchio, per evitare che un dissenso profondo si trasformi in un problema politico che metterebbe in crisi la stessa tenuta del governo, risiede in una parola su cui tutti - da Piero Fassino a Fausto Bertinotti - si dicono d'accordo: «Referendum». Una parola che non divide la coalizione, ma divide governo centrale e amministrazione locale. A chi spetta indirlo? Il gioco del rimpallo delle responsabilità è avviato.

    Il sindaco Enrico Hullweck (Forza Italia) - incassato il sì del Consiglio comunale e storico pasdaran dell'ampliamento (anche per le sue ricadute occupazionali) - ha le idee chiare. Non è materia locale: «La parola spetta al Governo. Lo stesso discorso vale per il referendum locale che per legge può esserci solo su una materia di competenza locale. Questa non lo è». Di tutt'altro avviso - naturalmente - Romano Prodi che, oltre a circoscrivere il dissenso in un ambito puramente territoriale-urbanistico, ha risposto in questo modo: «La trattativa sul progetto con gli americani spetta al comune di Vicenza». E sul referendum? «Materia locale. Non sono mica il sindaco» - dice.

    PROTESTA LOCALE
    Il problema non è solo un problema politico di tenuta della coalizione. E nemmeno - esclusivamente - una questione che apre un conflitto istituzionale di competenza tra consiglio comunale e governo centrale. Il problema è anche legato al fatto che l'ampliamento della base di Vicenza avverrebbe in un'area, il «Dal Molin», che sorge in piena Vicenza.
    «700 mila metri cubi di cemento che cancelleranno un polmone verde della città» - accusa la signora Cinzia Bottene, agit-prop antiampliamento. Sono già dodici i comitati cittadini sorti a Vicenza per protestare contro quella che è apparsa, a molti cittadini vicentini, come una scelta inopportuna, soprattutto per motivi di vivibilità. Il timore di molti, a Vicenza, è che, alla fine, questioni più grandi finiscano per scaricarsi su una comunità locale già carica di problemi.
    Sono comitati che rappresentano un disagio reale. Sono trasversali, non «ideologicamente antiamericani». E' anche a loro che il governo dovrà una risposta.

  • Rispondi

    Non sei autorizzato a inviare commenti.