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Giovedì, 25 Gennaio, 2007 - 14:31

Una simpatica e valorosa ciurma: critical mass

Sì mi sono entusiasmato. Non che la realtà di cui vi parlerò fosse a me ignota, anzi la conoscevo già bene. Ma mi sono ulteriormente convinto della sua importanza. Sto parlando di critical mass. Mi ricordo che il primo approccio con questo simpatico movimento è stato nel luglio 2002, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, mentre presidiavo contro l'offesa delle offese, il vituperio del vituperio celebrato dalla corte dei miracoli dell'ormai ex presidente del consiglio Berlusconi contro la magistratura, imbavagliandola, impedendole di portare avanti la verità giudiziaria e dei fatti nei procedimenti istruiti contro fattispecie di corruzione finanziaria e di concussione mafiosa, pendenti in capo a molti amici della corte stessa, ormai da tempo in dismissione: la legge Cirami salva Previti e non solo. Io ero accaldato, il clima di certo era estivo, poi in periodo di buchi dell'ozono e di emissioni di gas serra solo il caldo umido o torrido ad alte temperature si avverte nelle lunghe estati desertificanti: all'improvviso ho sentito campanelli di bicicletta suonare, poi piano piano la simpatica "ciurma", nel senso positivo ed etico spesso del termine, diventa un corpo visibile, una massa chiara delineata, fatta di tante persone, donne, uomini, bambine e bambini, giovani, studenti, impiegati, magari bancari, non banchieri ovviamente, casalinghe, insegnanti, artisti, scrittori, giornalisti, commercianti, pensionati, si avvicina percorre il tratto prospicente l'area piuttosto spoglia del Tribunale, salutano, cantano, parlano, e vivacemente in solidarietà fanno tre giri dell'isolato grigio e pesante dell'imponente e un po' mastodontico Palazzo di Giustizia. Mi domandavo chi fossero: era CRITICAL MASS. Nel mio blog, qui a fianco, ho riportato il link nazionale a questo movimento. Nasce a San Francisco nel 1992, poi si diffonde come un movimento in tutte le grandi città statunitensi, poi del Nord America, poi anche dell'Europa, invedendo prima le strade di Barcellona, poi di Madrid, Parigi, Londra, Berlino, poi di Milano e, dalla nostra città, piano piano anche a Roma, Torino, Firenze. Ora il movimento dei ciclisti attivi, ma li definirei anche militanti e consapevoli, si trova in gran parte dell'Italia. A Milano si trovano ogni giovedì sera alle ore 22 in Piazza Mercanti. Caldo, pioggia, spesso acida dato che ci troviamo invasi da PM10 e polveri sottili, vento, neve, grandine: niente ferma questa onda di vitalità incommensurabile e di grande innovazione nel fare movimento, nell'aggregare dal basso su battaglie assolute, fondamentali, come quelle contro l'inquinamento, contro l'uso ossessivo e ossessionante, prepotente, prevaricante, asfissiante, nel senso anche letterale, ovviamente, del termine, insensato, irresponsabile, cieco del mezzo privato a quattro ruote, dai rivolti e cascami gravosi per la mobilità umanamente sostenibile, diritto assoluto e internazionale per la libertà della persona, ecocompatibile, ossia non inquinare l'aria con emissioni di polveri sottili, ambientalmente comprensibile, ossia muoversi senza recare nocumento alla vegetazione. Loro si trovano, parlano, discorrono, si conoscono, si confrontano, discutono, cantano, spesso fanno dei tuffi, nella calda e afosa estate milanese, nella fontana poco artistica posta davanti al Castello Sforzesco, oppure in San Babila, brindano, bevono, mangiano, ma soprattutto pedalano. Pedalano ostruendo giustamente il traffico cittadino automobilistico. Ma perchè? Perchè è veramente INSOSTENIBILE OGGI avere una CITTA' a misura di QUATTRO RUOTE. E' insostenibile sia dal punto di vista ambientale, ecologico, ma, soprattutto, dal punto di vista umano, civile, psicologico, sociale. E' inaccettabile, ormai direi quasi ributtante, vedere macchine, magari dei SUV potenti, parcheggiati in doppia fila, oppure parcheggiati di traverso sui marciapiedi, tanto da fare delle circumnavigazioni come pedoni, spesso scendendo dal marciapiedi e rischiando di essere investiti da altrettante sfreccianti automobili sulla strada; è insostenibile vedere che gli avvallamenti ai cigli dei marciapiedi per l'accesso dei disabili siano costantemente, dico costantemente, ostruiti da questi imponenti macchinari mostruosi e diabilici, fonte di disagio assoluto e universale. E' inconcepibile che ci siano piste cilcabili a singhiozzo, magari per quei piccoli tratti di cui Milano dispone occupate da automobili parcheggiate a lisca di pesce: vi pare umanamente comprensibile per ogni tipologia di essere razionale pensare che a Milano non ci si possa muovere a piedi o in bicicletta, comunque con mezzi che sono compatibili per tutte e per tutti e, soprattutto per l'ambiente, l'aria? Vi pare possibile avere la paura di pedalare liberamente perchè ogni due per tre si rischia di venire investiti? Vi pare giusto che a Milano non si possa camminare liberamente in quanto da una parte si è sottoposti al PM10 che viene emesso da questi malefici motori, dall'altra perchè si rischia la propria vita e la propria incolumità? Vi pare giusto oggi essere penalizzati in quanto si sceglie di muoversi liberamente senza arrecare danno di nessun tipo al genere umano? Andare in bicilcetta non è solo sinonimo di fare delle piacevoli scampagnate domenicali tra i campi dei paesi limitrofi alla città: andare in bicilcetta significa essere liberi di muoversi, senza nè inquinare, cosa che gli automobilisti fanno e pretendono di fare con i propri SUV inutili, senza porre a repentaglio l'incolumità personale di nessuna e di nessuno (che tristezza, che ipocrisia e che squallore sentire alcuni esponenti della maggioranza del Comune di Milano pretendere di aumentare le multe per chi circola con la bicicletta sui marciapiedi, cosa certamente non possibile, quando però si sa benissimo che la bicicletta in molti tratti per la loro miopia amministrativa da condominio non può fisicamente circolare, data l'assenza di piste ciclabili adeguate), senza ingombrare e intasare le strade, senza disturbare la quiete cittadina, senza inquinare acusticamente, senza rumore, e, soprattutto, senza essere avvolti da una cabina di ferraglia, magari soli, nella propria guida, nel cercare di ingannare l'altro automobilista, di passare col rosso per fare presto per arrecarsi al lavoro, di violare le regole della strada, con soventi incidenti dove pedoni e ciclisti ci rimettono la propria vita. Il movimento di Critical Mass non è solo un appuntamento settimanale, ma è anche un progetto politico e culturale, che tenta di avanzare una proposta alternativa, possibile, necessaria e sostenbile di mobilità, rivendicando il nostro diritto di possedere, disporre delle strade che sono patrimonio pubblico per la cittadinanza e per un loro utilizzo diretto da parte dei pedoni e dei ciclisti. La città è nostra e alle nostre esigenze di mobilità non inquinante deve essere calibrata: ossia le esigenze di mobilità naturale. E' innaturale l'utilizzo dell'automobile, diventa, poi, diabolico se eccessivo. Semplicemente perchè è incompatibile con l'uomo, la natura, il carattere pubblico e collettivo dell'utilizzo degli spazi comunali funzionali per muoversi liberamente senza alcun rischio e pericolo. In modo nonviolento resistono, in modo scherzoso, divertente, coinvolgente: andare in bicicletta signficia anche potersi fermare per parlare, singifica anche poter godere delle bellezze che una città offre, significa non essere imprigionati da un conglomerato di lamiere che ci rende divisi dal resto dell'ambiente, della città, della società, dell'umanità, e inasprisce nella propria psicologia sociale l'essenza individualista e bellicosa che in noi esiste e permane, come un cavallo nero platonico, ossia come furibondfo istinto di prevalere con il proprio ego, con la propria forza, totalmente in guerra con gli altri.
Andate numerosi, dovrei iniziare ad andare anch'io con maggiore frequenza, ma anche la frenesia degli impegni a volte rischia di trasformarsi in un mostro tentacolare che ci avvolge e che ci fa vivere non consapevoli ma in funzione di scadenze e di una convenzione soffocante quale è il tempo. Ma Critical Mass adotta con metodi di resistenza nuovi, di massa e di divertimento amichevole e gioviale, non appesantiti dalle ormai stereotipate e spesso sterili pratiche di attivismo, un progetto di nonviolenta contrapposizione non solo a questa asfittica sottocultura del possesso del mezzo automobilistico, che genera comportamenti egoistici e spesso, senza generalizzare ovviamente, prepotenti, ma anche di rivolta contro una visione della mobilità funzionale a garantire solamente profitto elevati per le case automobilistiche e per le compagnie petrolifere, che dall'uso della macchina, sappiamo bene, quanto ci guadagnino, affossando noi residenti nella più micidiale condizione di vivere in una ambiente malsano, insalubre e inquinato. Riprendiamoci la città con Critical Mass e resistiamo dal basso! Tante gocce faranno un mare.

Alessandro Rizzo

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