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Lunedì, 22 Gennaio, 2007 - 00:39

Impariamo a leggere le etichette alimentari

Le sostanze utilizzate dall’industria alimentare per conservare, colorare e insaporire gli alimenti sono così tante da disorientare il consumatore ogni volta che prova a leggere l’etichetta alimentare.
Il risultato è che tutti, o quasi, non badano a quello che mangiano e sono costretti a fidarsi delle proposte del mercato. A parte alcune cose banali come zucchero, farina di grano tenero, sale, latte in povere e poco altro, la lista degli ingredienti è costituita da sigle e numeri o da parole che non forniscono di fatto alcuna informazione. Quante persone associano alla sigla E 202 il sorbato di potassio? E se anche fosse riportata, come spesso accade, la dizione sorbato di potassio, quanti consumatori sono in grado di capire a cosa serve e quanto sia innocuo?
Pochi. Pochissimi. Siamo tutti costretti a fidarci e a delegare ad altri la nostra salute.
In questo numero proviamo a fare chiarezza su cosa prevede la legge e sul significato delle sigle che sono riportate sulle etichette alimentari. Nei numeri che seguiranno proveremo a dare un senso più specifico ad ognuno degli ingredienti che compaiono sull’etichetta.

L’elenco degli ingredienti è obbligatorio per le etichette alimentari solo dal 1982; successivamente è stato stabilito, con il Decreto legislativo 109 del 27 gennaio 1992, che l’etichetta deve inoltre contenere queste informazioni: nome del prodotto; ingredienti; peso netto e peso sgocciolato; scadenza temporale; nome del produttore, lotto di appartenenza; modalità di conservazione:

La legge stabilisce che l’etichetta alimentare non deve generare confusione sulle caratteristiche del prodotto anche se le figure utilizzate per stimolare il consumatore all’acquisto possono essere libere. In questo caso l’etichetta deve avvisare il potenziale acquirente che l’immagine ha il solo scopo di attirare la sua attenzione.

In etichetta deve essere riportata la data di scadenza che può avere due forme: “da consumarsi preferibilmente entro ..” e “da consumarsi entro ..”. Il significato è fortunatamente banale ed intuitivo. Nel primo caso si tratta di prodotti che non si alterano facilmente come la pasta e significa che se l’alimento viene consumato alcuni giorni dopo la data di scadenza non dobbiamo preoccuparci. Il secondo caso è invece riferito a quei prodotti facilmente deperibili come i latticini che devono assolutamente essere consumati non oltre la data indicata.
La data viene espressa con giorno e mese per i prodotti che si conservano per meno di 3 mesi; con mese e anno per quelli che si conservano per più di 3 mesi ma per meno di 18; con anno per quelli che si conservano per almeno di 18 mesi.

Il peso deve essere espresso semplicemente col termine “peso netto” e con anche la dizione “peso sgocciolato” quando l’alimento è solido ed immerso in un liquido.

Per quanto riguarda la sicurezza alimentare sono state introdotte recentemente delle norme. Ad esempio i prodotti ortofrutticoli devono avere delle indicazioni chiare che riguardano la tracciabilità come la loro natura, l’origine e la categoria. Anche il codice a barre riporta in questo senso delle interessanti informazioni sulla provenienza del prodotto. Quando accanto alle barrette compare il numero 80 significa che la merce è prodotta in Italia, 40 Germania, 30 Francia, 76 Svizzera, 45 Giappone, 87 Olanda, 90 Norvegia, 57 Danimarca ecc.
Il nostro prodotto confezionato deve anche fornire indicazioni che riguardano il materiale con il quale si trova in contatto: PVC significa polivinilcloruro, CA cartone, Al alluminio, ACC banda stagnata.

Ma veniamo agli ingredienti che sicuramente rappresentano l’elemento più importante per orientare le nostre scelte di acquisto.
In primo luogo è fondamentale sapere che l’ordine con il quale sono riportati non è casuale ma è decrescente: il primo ingrediente è il principale costituente del prodotto.
In fondo all’etichetta troviamo gli additivi ovvero un’eterogenea classe di sostanze che servono per colorare, conservare e insaporire l’alimento. Si tratta di sostanze non sempre innocue. Sono identificate in base alla loro funzione (colorante, antiossidante ecc), da una lettera e da un numero. La lettera E significa che l’utilizzo dell’additivo è permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea. Il numero indica la categoria: coloranti da E100 a E199, conservanti da E200 a E299, antiossidanti da E300 a E322, correttori di acidità da E325 a E385, addensanti – emulsionanti – stabilizzanti da E400 a E495.

Michele Arcadipane

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