.: Aggiungi un commento
Martedì, 24 Ottobre, 2006 - 15:04

Una cittadella dei balocchi nell'area dell'ex stazione di Porta Vittoria

Uno sviluppo della città adeguato con le esigenze sociali e di dimensione umana del territorio non possono presceindere da un contesto di sviluppo del medesimo nell'ambito zonale e circoscrizionale. Io credo che siamo lontani dal permettere una qualificazione adeguata di questa esigenza e dimensione, alla luca di un atteggiamento e comportamento riscontrato da parte di alcune e alcuni consigliere e consiglieri della maggioranza di centrodestra che sostengono con ansia promozionale la realizzazione di un comprensorio di forte concentramento di attrattive commerciali che inducono a pensare che ci siano interessi troppo pesanti dietro alla realizzazione del progetto inerente l'ex area della Stazione di Porta Vittoria, il Piano d'insediamento. Nelle adicaneze di quella realtà esiste già in fieri la promozione di un progetto inerente la Biblioteca Europea, progetto che deve ancora essere vagliato dalle autorità competenti, progetto che deve ancora essere definito anche da parte della stessa Fondazione che ne è promotrice. Il piano che si intende sviluppare nel contesto limitrofo, e che comprende la vecchia area della stazione di Porta Vittoria, è assolutamente disconnesso nelle funzioni e nella ratio realizzatrice dalla Biblioteca stessa, che sorgerà a posteriori rispetto ai tempi di realizzazione del medesimo progetto di insediamento, oggi già approvato in via definitiva, e comprenderà diversi centri commerciali, diverse realtà che incrementeranno inutilmente la presenza di traffico, congestionandolo ultroneamente, soprattutto considerando che vi sarà una forte presenza di parcheggi (2000) a rotazione e non pertinenziali, nonostante nel progetto si faccia accenno a questo aggettivo, che allude solamente alla funzionalità dei parcheggi alle strutture commerciali presenti nell'area. Le strutture commerciali non hanno avuto nessun tipo di previa attestazione della loro contestualizzazione nella dimensione stesso del luogo: dimensione che è comprensiva di diverse variabili, che vanno dal traffico al contesto sociale e civile, nonchè culturale. La cittadinanza residente non ha avuto modo nè possibilità di intervenire previamente nell'indicare le proprie volontà e le proprie istanze come criteri guida da rispettare per incanalare un progetto adeguato al contesto sociale e urbano della zona. Una città dalle alte attrattive, maggiori per esterni che per i residenti, sbarcherà come una navicella di marziani in quell'area e i residenti dovranno accollarsene oneri e disagi che da questa cittadella deriveranno. Non vorrei che succeda ciò che può succedere con un fisico a cui si è trapiantato un organo esterno e che, potrebbe, derivarne un futuro rigetto da parte del copro stesso. Il rigetto sarebbe conseguenziale anche per la natura del progetto, non contestualizzato, per l'appunto, e non ancora dimensionato nelle prospettive di qualificazione urbana di interesse comune derivabili dagli obblighi che sono per legge previsti di scomputo per la ditta che gestisce i lavori degli oneri di urbanizzazione. Quali sono questi progetti? E dove verranno definiti? E il verde a cosa sarà sottoposto, sarà incrementato, oppure sarà sacrificato? Io penso che occorra esaminare con grande senso di sconforto come sia incapace la presente maggioranza di governo di definirsi come portatrice delle istanze sociali del territorio e comprenderne le ragioni a tal modo da definire una promozione di una partecipazione della cittadinanza alla gestione del futuro amministrativo delle risorse inerenti il proprio patrimonio pubblico e collettivo. Io penso che siamo lontani dalle utopie ancora tali a Milano di "democrazia partecipata"; ma siamo lontani anche dalla dimensione di un quadro complessivo e politico che dia un indirizzo progettuale allo sviluppo urbano e civile, all'insegna della tutela dei diritti e degli interessi collettivi e delle esigenze e dei bisogni sociali delle zone e della città. Siamo in un delirum tremens da pasdaran dello sviluppismo fine a logiche di produttività e di lucro, non considerando la crescita collettiva e coesa di una collettività. E questo ne è, ripeto, una testimonianza amara ma contro cui opporsi esprimendo, nel consesso istituzionale democraticamente preposto, il consiglio di zona, un voto negativo al a richiesta di parere di competenza sollevato dal Comune nei riguardi del Consiglio di Zona 4. Occorre dare esempio di come i consigli di zona vogliano partecipare direttamente sulla gestione del proprio patrimonio comune e collettivo, divenendo non vetrina pantomimica dell'assetto agonico politico, ma, bensì, un luogo di partecipazione, di incisione decisionale e di rappresentatività democratica e universale della cittadinanza residente nella circoscrizione. Opporsi oggi singifica dare un segnale al Comune di forte dissenso rispetto a un loro progetto di sviluppo forsennato e irrazionale del tessuto urbano milanese.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano

Rispondi

Non sei autorizzato a inviare commenti.