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Venerdì, 9 Giugno, 2006 - 21:47

REFERENDUM 25/26 giugno 2006 SCEGLI NO!

               AL REFERENDUM PER L’APPROVAZIONE DELLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
                                                       VOTIAMO E FACCIAMO VOTARE NO
Anziché avanzare verso il decentramento del potere e della democrazia partecipativa, siamo in presenza del tentativo di cancellare anche quel poco di democrazia, limitata e formale, di cui godiamo oggi.
La riforma della Costituzione attuata dal centrodestra è stata propagandata sotto il nome di “devolution”. Ma se con questo termine si intende un processo di riduzione delle competenze dello Stato e la loro attribuzione alle Regioni e agli enti locali, bisogna sottolineare che, di tutto ciò, nella riforma non vi è traccia. Anzi, è vero il contrario: si tratta di un passo indietro rispetto alla riforma del realizzata nel 2001 dal centrosinistra. Molte delle competenze allora attribuite alle Regioni, con quest’ultima riforma ritornano allo Stato; mentre si introduce un non meglio definito “interesse nazionale”, in difesa del quale le decisioni degli enti locali e delle Regioni possono venire annullate dal Parlamento.
La verità è che questa riforma, spacciata come un importante passo nella direzione del decentramento, accentra i poteri nello Stato e in particolare nelle mani di una sola figura: il primo ministro. È questa la parte davvero importante e pericolosa della riforma.
Impediamo questo slittamento in senso autoritario delle nostre istituzioni dicendo NO alla riforma costituzionale.
Ma non fermiamoci qui: continuiamo a costruire e a fare pressione perché aumentino gli spazi di partecipazione e si vada verso la creazione di una democrazia partecipativa, in cui  i cittadini siano autenticamente coinvolti nella gestione della cosa comune e nelle scelte che li riguardano.
Perché siamo contrari alla riforma della Costituzione:
- Il Presidente del Consiglio (che si chiamerà primo ministro) avrà poteri smisurati rispetto agli altri organi della Repubblica: Potrà essere sollevato dal proprio incarico solo in caso di morte, impedimento grave, o sostituzione da parte della sua maggioranza alla Camera. Potrà scavalcare il Senato federale imponendo il proprio parere su una legge.
- Si indebolisce la separazione tra potere legislativo (parlamento) ed esecutivo (governo) fondamentale per il buon funzionamento di una democrazia.
- Con la fine del bicameralismo viene meno la garanzia di bilanciamento dei poteri tra le due camere.
- Il Presidente della Repubblica perderà gran parte delle sue funzioni di controllo e bilanciamento.
- Si ridurrà l’autonomia della Corte Costituzionale dagli altri poteri, aumentando l’ingerenza politica nella nomina dei giudici.
- Si tratta di una finta devolution, perché di fatto le materie di competenza dello Stato verranno aumentate nel campo economico e delle politiche monetarie, nella tutela della salute, qualità alimentari, sicurezza del lavoro, grandi reti strategiche di trasporto, ordinamento delle professioni intellettuali, ordinamento sportivo nazionale, produzione strategica, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia.
- Accentrando i poteri nel governo e contemporaneamente devolvendo altri poteri alle Regioni, aumenteranno i conflitti di competenza che rischiano di paralizzare le istituzioni del paese, gettandole nel caos.
- Non rappresenta l’intero paese, ma solo gli interessi arroganti di alcuni partiti che hanno dato l’assalto alla Costituzione. Da una Costituzione scritta con l’accordo di tutte le forze politiche, quella del ’48,  si passa ad una Costituzione voluta da poco più della metà del Parlamento.
Per saperne di più:

Allegato Descrizione
referendum.pdf
152.33 KB

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