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Mercoledì, 17 Maggio, 2006 - 15:14

Riscattare la mia generazione

 Gli ultimi dati sulla condizione giovanile in Italia sono veramente raccapriccianti.

Nel nostro Paese 600mila giovani tra i 18 e i 24 anni vivono in condizioni di povertà. E gli under 18 in difficoltà sarebbero addirittura 1,5 milioni” esordisce così un articolo di Tullia Fabiani pubblicato sul sito di Repubblica.

Io personalmente non ne posso più di sentirmi dire che siamo una generazione di “mammoni” perché usciamo tardi da casa, e che siamo senza valori perché, per esempio, cerchiamo il superfluo.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse come può fare ad andarsene di casa uno che non ha nessuna certezza riguardo al lavoro e ha nessuna possibilità di farsi concedere un mutuo o un affitto, ammesso poi che sia nelle condizioni di pagarli. Riguardo al tema del superfluo, penso che sia una specie di piccola consolazione. Visto che le cose che sarebbero davvero necessarie, come la casa, sono quasi irraggiungibili, uno si consola con qualche genere di conforto, magari superfluo, ma più accessibile.

Più si va avanti, più la prospettiva di un reddito certo diventa quasi un sogno. Non parlo per forza di un lavoro sicuro e fisso: il fatto che le trasformazioni della società abbiano reso necessario un aumento di flessibilità in quanto al tipo di lavoro che una persona andrà a svolgere nel corso della vita, però, non implica che ci debba essere questo livello di precarietà.

Le risorse economiche che esistono oggi nel paese potrebbero permettere senza problemi l’istituzione di un reddito di cittadinanza. Non è una questione di “assistenzialismo”, è una priorità sociale e storica. Come esiste il meccanismo della pensione che serve a garantire una vita degna alle persone anziane, deve esistere un meccanismo che permetta l’introduzione delle persone giovani nel contesto dell’autosufficienza. Altrimenti che futuro si pensa che potremo costruire?

Si tratta di ridare dignità a un’intera generazione, che oggi è esclusa da ogni possibilità decisionale e relegata nella marginalità.

Per questo nel programma del Partito Umanista per Milano si parla di istituire un fondo comunale che serva appunto a garantire un reddito di base e di una Banca Comunale che faccia prestiti senza interessi per garantire un accesso facilitato al credito, sia per esigenze personali che per lanciare progetti imprenditoriali senza essere soffocati dallo strozzinaggio delle banche private.

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