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Lunedì, 15 Maggio, 2006 - 12:30

Dalla Milano da bere alla Milano da vivere

Uno dei miei ricordi più belli di questa città è quello che mi riporta ai primissimi anni ’70, quando, nonostante le note vicende politiche dell’epoca, la vita delle persone in genere, ma soprattutto di noi ragazzi, si svolgeva in strada. Eventi programmati e spontanei si susseguivano in modo vorticoso e la vita culturale di Milano era davvero effervescente. Un lungo periodo di programmazione televisiva mi è del tutto sconosciuto perché la mia generazione non vedeva la tv e usava pochissimo il telefono, spesso bloccato da lucchetti dai genitori. Ci si incontrava senza appuntamento in strada, al bar, al cinema, alle mostre, ai concerti…e le occasioni non mancavano mai. Milano oggi è un agglomerato di bunker e la vita sociale e collettiva è ridotta ai minimi termini.

Io credo che, senza alcuna forma di languore nostalgico che non provo, si debbano assolutamente creare di nuovo le condizioni per cui la gente torni ad uscire dai bunker  ed a vivere la strada e la città con gioia e leggerezza. Uscire di casa significa prima di tutto sottrarsi ad una somministrazione deformata e fleboclisica della realtà, significa ricevere stimoli, avere l’opportunità di misurarsi e confrontarsi, divertirsi, arrabbiarsi, indignarsi, conoscere e conoscersi, evolvere. Significa vivere e vivere bene!

Per questo mi batterei quotidianamente per ottenere a Milano una pianificazione di eventi ad ampio spettro contenutistico che offrano ogni giorno dell’anno opportunità di fruizione di mostre di calibro internazionale, spettacoli, rassegne di cinema, teatro, musicali, tematiche e plurietniche. Il Comune, in questo modo, potrà anche  ottenere ritorni economici da tali iniziative; è solo una questione di volontà, non di possibilità.

Raffaele Barki

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