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Manifesto di Ottobre, presentazione, testo e adesioni
Manifesto di Ottobre passione del presente: per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale
“Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile.” Inizia così, con questa impegnativa affermazione, il Manifesto di Ottobre, una proposta che ho condiviso con Monica Centanni e Peppe Nanni, con i quali da decenni percorro sentieri comuni legati alla ricerca di strumenti con i quali affrontare le questioni che il novecento ci ha consegnato, dalle derive autoritarie delle ideologie e degli integralismi a quelle recenti e inedite dell’ecologia e della relazione tra tecnologia e scienza. Li avevo conosciuti insieme ad Alex Langer, quando la metafora verde sembrava proporsi oltre le rigidità ed i confini delle narrazioni del “secolo breve”. Alex sottolineava l’importanza “di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi"” Oggi tutto questo trova un senso profondo ed una necessità non solo per chi è uscito dalle derive degli antagonismi assoluti degli anni ’70, ma per tutti coloro che sentono la necessità di un confronto aperto su questioni nuove come quelle relative alla bioetica o alla privacy nel tempo della tracciabilità digitale e della profilazione assolute. Appaiono evidenti tanto la inadeguatezza, quanto la incapacità di trattenersi dalla strumentalizzazione, con le quali vicende come quella di Eluana Englaro sono state trattate nell’emiciclo parlamentare. La deriva plebiscitaria e personalistica, fondata sul populismo dell’antipolitica costituisce un buco nero che inghiotte ogni questione o risponde con simulazioni. Così molte persone hanno condiviso con noi la convinzione che “ [...] politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. [...] Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.” Innanzitutto il coraggio di usare ogni contingenza di discontinuità nel sistema dell’appiattimento, della simulazione e della distrazione di massa, nel quale ci troviamo a vivere, fuori da ogni collateralismo ma con l’ambizione di svolgere una funzione inquieta, attraverso il confronto, senza la paura di essere utilizzati. Il Manifesto si propone come una matrice aperta a successivi approfondimenti e articolazioni tematiche, fra cui saranno centrali i temi che ci stanno a cuore: paideia, bene comune e beni comuni, investimento sul patrimonio e sulla memoria culturale, cura della sfera delle libertà personali (e dei diritti civili) rispetto alla definizione dei diritti politici. Alcune questioni caratterizzanti saranno: Modello italiano di cura del bene comune e dei beni comuni (patrimonio artistico e naturalistico italiano e beni condivisi); Modello italiano di integrazione (cittadinanza) Modello italiano: investimento sulle arti come campo della vita activa ; Patriottismo repubblicano Rappresentare gli invisibili (crisi e opportunità della rappresentanza politica); Paideia: investimento sull’educazione, la ricerca, il sapere, per la società della conoscenza; Libertà civili e libertà politiche: tutela della sfera individuale come garanzia di libertà e disponibilità di sé. L’ampiezza e la trasversalità dei firmatari, e dei parlamentari, non deve indurre alla facile definizione “bipartisan”, l’incontro sul Manifesto di Ottobre avviene tra persone provenienti da diverse identità colturali che sentono la necessità di un’azione costituente che intende riconfigurare l’attuale assetto politico su nuove, urgenti, linee di frattura. Un’azione che trova un fondamento comune nella volontà di salvaguardare i valori fondativi della Carta Costituzionale, così validi da aver trovato una corrispondenza nel Trattato Costituzionale Europeo.
Fiorello Cortiana
manifesto di ottobre
per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politicoculturale
Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per plae rrcinhaés qcuitaal cdoesllaa res
publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica. Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà. È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi. Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire ilpresente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo. Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.
Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale. Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale. Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il di èri tintofa dtti i ecidsnpisetssiltenc alriagdneveid nponiiardb ogroiltl”leie a t cstr aitraprla luer ep amd oepeenppln sprgtieooeis svruetoetenri eltndia oaean zr ot“iiicopv eoenp n erutoae,r tpscercnp aneor orcecenirst a eptsatneiidgtcrani hndtieifae,i nleccia zbhp aeeno r eupaa lluprliaeelai”n”rs tta((eiAC cgcarhlieilpe anua.m dnz itiao )ne.n dPgerel iper aio )qll.tui rLteiiac se atp o,d on eèloig tenrisca nsadee avnl illzvaaie arv ilnigetei aadl spnasu e“ibscdsubiovrlii acsraieo, naei La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana. Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei ‘senza parte’. Rappresentare gli ‘invisibili’, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti ‘clandestini della politica’, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.
Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini. È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l'esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.
e prime (più o meno) 100 firme Lirio Abbate, scrittore Gino Agnese, storico dell’arte, presidente Quadriennale Roma Giampiera Arrigoni, storica delle religioni, docente Università di Milano Salvo Ando’, giurista, docente e rettore Università Kore Emanuela Andreoni, latinista, docente Università Roma Tre Antonio Arena, funzionario parlamento europeo Luca Barbareschi, deputato Giuseppe Barbera, agronomo, docente Università di Palermo Sergio Bertelli, storico, Università di Firenze Piermario Biava, oncologo Gianluca Bocchi, Filosofo della scienza, docente Università di Bergamo Piercarlo Borgogelli Ottaviani, artista pubblicitario Vito Bruno, scrittore Maurizio Calvesi, storico dell’arte Omar Camiletti, islamista Alessandro Campi, politologo, docente Università di Perugia Franco Cardini, storico, docente SUM-Italia Alfio Caruso, scrittore Giancarlo Cauteruccio, regista Giuseppe Cecere, islamista, ricercatore IFAO Cairo Monica Centanni, grecista, docente Università IUAV Venezia Mauro Ceruti, senatore Gioachino Chiarini, latinista, docente Università di Siena Michele Ciacciofera, artista Luca Ciancabilla, storico dell’arte, ricercatore precario Università di Bologna Arnaldo Colasanti, scrittore, critico letterario Giuliano Compagno, filosofo, scrittore Paola Concia, deputato Fiorello Cortiana, fondatore Verdi italiani Luigi Crespi, direttore Crespi Ricerche Giampaolo Cugno, regista Paolo D’Angelo, filosofo, docente Università di Roma Tre Roberto De Gaetano, storico del cinema, docente Università della Calabria Benedetto Della Vedova, deputato Fernanda De Maio, architetto, docente Università IUAV Venezia Luigi Di Gregorio, politologo, docente Università della Tuscia Bruno Di Marino, storico del cinema, docente UTIU Massimo Donà, filosofo, docente Università San Raffaele Maria Laura D’Onofrio, Institute of Studies for the Mediterranean and the East Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di Milano Piercamillo Falasca, Fondazione Libertiamo Michele Fasolo, archeologo, ricercatore Mauro Federico, fisico, ricercatore, Università di Messina Alberto Ferlenga, architetto, docente Università IUAV Venezia Paolo Ferri, sociologo, Università degli Studi Milano Bicocca Franco Fortunati, socio-economista,ricercatore precario Università di Bologna Nadia Fusini, anglista, docente SUM- Italia Manuel Giliberti, regista Giulio Giorello, filosofo, docente Università Statale di Milano Giuseppe Giulietti, deputato Adriano Guarnieri, musicista Fabio Granata, deputato Piero Guccione, artista Franco La Cecla, antropologo Luciano Lanna, scrittore Linda Lanzillotta, deputato Giuseppe Leonelli, italianista, docente Università Roma 3 Arnaldo Lombardi, editore Sebastiano Lo Monaco, attore Gianfranco Macrì, storico delle istituzioni, docente Università di Salerno Maurizio Makovec, scrittore Giacomo Marramao, filosofo, docente Università di Roma Tre Paolo Martino, linguista, docente LUMSA Luca Meldolesi, economista Angelo Mellone, politologo, dirigente RAI Costanza Messina, Direttore artistico Festival del Paesaggio Massimo Morigi, storico, ricercatore precario Università di Coimbra Marco Mueller, Direttore settore Cinema, Biennale di Venezia Peppe Nanni, coordinatore Forum delle Idee Paolo Nifosì, storico dell’arte Carmelo Palma, direttore Libertiamo Antonio Paruzzolo, ingegnere Thetis- Arsenale Venezia Flavia Perina, deputato Ivelise Perniola, storico del cinema, docente Università Roma Tre Sergio Claudio Perroni, scrittore Vincenzo Pirrotta, attore e regista Ermete Realacci, deputato Bruno Roberti, storico del cinema, docente DAMS Università della Calabria Sergio Roda, storico romano, docente e prorettore Università degli Studi di Torino Luca Ronconi, regista Filippo Rossi, scrittore, Festival Caffeina Francesco Rovella, gallerista Alberto Russo, giurista, docente Università di Messina Gianluca Sadun Bordoni, filosofo del diritto, docente Università di Teramo Daniela Santus, storica e geografa, docente Università di Torino Andrea Sarubbi, deputato Sergio Scalpelli, presidente Pierlombardo Culture Spiro Scimone, regista Sergio Sconocchia, latinista, docente Università di Trieste Mirella Serri, storica, docente Università La Sapienza Francesco Sframeli, attore Umberto Silvestri, fondatore Maratona di Roma Bruno Socillo, direttore RAI Luciano Sovena, Cinecittà-LUCE Nicoletta Stame, politologo, docente Università La Sapienza Annalisa Terranova, scrittrice Roberta Torre, regista Fulvia Toscano, antichista, direttore artistico Festival Extramoenia Daniele Tranchida, storico, docente Università di Messina Ermanno Tritto, Teatro Franco Parenti Milano Carlo Truppi, architetto, docente, preside Facoltà di Archiettura Siracusa, Università di Catania Gabriele Vacis, regista Giuseppe Valditara, senatore Sofia Ventura, politologo, docente Università di Bologna Massimo Venturi Ferriolo, filosofo, Politecnico di Milano Alessandro Visca, Forum delle idee Marco Vitale, economista Elena Zaniboni, musicista
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