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Sabato, 23 Ottobre, 2010 - 16:19

Milano ha bisogno di valori costituzionali: perchè sostengo VALERIO ONIDA

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Le primarie, mi domando, sono il giusto canale per esprimere un candidato alla carica di sindaco di una coalizione? Devo affermare che in verità pensavo potesse essere uno strumento partecipativo reale, come lo furono le primarie del 2005 quando venne eletto Prodi candidato del centrosinistra alla carica di premier, ma ho dei forti dubbi a riguardo. Ho visto tropep strumentalizzazioni da parte di singoli partiti che hanno voluto imporre in modo prevaricante le candidature, definendo già a priori i possibili risultati. La partecipazione avviene su un progetto, su idee, su proposte che potrebbero migliorare Milano: la candidatura di chi può rappresentare questa proposta viene di conseguenza, un passo completante un'iniziativa politica. Ora sembra tutto svolgersi su un ambito agonistico tra persone e soggetti, senza parlare di contenuti, spesso questi ultimi vengono in un secondo tempo, adombrati da una competizione basata sulla figura, sull'individuo. Abbastanza, infine, obiettabile è il quadro organico complessivo dell'accordo tra i diversi soggetti supporter dei singoli candidati: si parla al primo punto di "governare la Milano dell'EXPO", accettando l'Expo come dato di fatto, lo è in definitiva, ma non nella logica e nell'ottica di critica e di denuncia di cosa comporti questo appuntamento, la cui macchina è saldata su basi e presupposti puramente aziendalisti e affaristici, a causa di un'amministrazione attenta a privatizzare ogni spazio pubblico esistente in città e a eliminare ogni forma di partecipazione alla cosa pubblica. Rebus sic stantibus rendiamo almeno le primarie occasione di coinvolgimento e convincimento delle persone democratiche e stanche, angariate, asfissiate da un centrodestra che impera senza limiti in questa città da 17 anni, a votare per chi maggiormente può garantire un cambiamento politico e uno sviluppo sostenibile per Milano.

Io sostengo Valerio Onida. Sostengo onida in quanto credo possa veramente governare la città all'insegna di valori che ritengo essere universali, quelli costituzionali. La sua candidatura avrebbe dovuto fare passi indietro da parte di altri candidati. La sua figura autorevole poteva essere sostenuta in modo generale da quelle realtà politiche, sociali e culturali, civiche e civili che si riconoscono nei valori costituzionali e nei principi che fondano una "lex fundamentalis" scritta dalla Resistenza Antifascista, di cui Milano vede un riconsocimento storico in quanto Medaglia d'Oro.

Valerio Onida è una figura che rappresenta ampiamente quella Carta che può e deve diventare il piano di governo di una società, quale quella nostra, nata da un'antitesi di un regime fascista fatto di repressione e di negazione della dignità umana. Valerio Onida non è espressione di nessun partito, nel senso istituzionale del termine: è la candidatura di quelle persone che vedono maggiormente necessario un rinnovamento della partecipazione politica senza appartenenre a nessun tipo di "casa" ma, bensì, aderendo a un progetto politico nell'accezione di "azione per città".

L'esperienza civica, che credo essere sempre più importante in questa metropoli che vede umiliati e ristretti i luoghi di confronto e di crescita civile e sociale, deve essere un patto fondativo di un progetto di città futura umano, sostenibile, attento alle esigenze dei più deboli, che si forgi sulla partecipazione, sulla condivisione del pubblico, sul governo di una città intesa come patrimonio comune, di tutti. Oggi assistiamo a una Milano sofferente, asfissiata, emarginante, desolante, affaristica, individualistica, privatizzata, alienata e alienante. E' una città delle solitudini, della paura, dei timori generati da una "classe poco dirigente" e amministratrice che ama strumentalizzare le fobie delle persone, creando senso di sfiducia, di impotenza, di attaccamento al proprio particolare, di diffidenza verso l'altro. E' una città che esige una nuova politica che sappia fare crescere competenze, professionalità e sensibilità verso un ritorno del pubblico come etica di trasparenza e di convivenza, di rispetto delle cose comuni, di tutela del patrimonio di tutti, di promozione dei valori di legalità e di solidarietà.

Il sociologo Bonomi parlava di frustrazioni generalizzate e generate da un'amministrazione che ha privatizzato un'intera città, ha ristretto fortemente luoghi e spazi di confronto e incontro, soffocando momenti di crescita collettiva e di possibilità di usufruire di beni fondamentali per la crescita di una comunità: dalla cultura ai servizi sociali, dall'ambiente alla casa, dalla mobilità alla scuola, educazione. Credo che Valerio Onida possa rappresentare, ha una patente per farlo molto credibile e molto autorevole, tutto questo.

L'antipolitica è generata dal senso cinico di desolante disperazione incussa da coloro che vogliono detenere il potere, magari pensando prima al proprio interesse a danno di quello generale, siamo in presenza di una terrificante caduta del senso civico e di una sovrabbondante tendenza di vedere la politica come opportunità per arricchirsi individualmente: il risultato è quello di annientare ogni opportunità e occasione di cambiamento, di interessarsi alla cosa pubblica, generale e, quindi, anche soggettiva, pensando che tanto ormai ogni proposta e ogni idea è alimentata da coloro che vogliono guadagnare qualcosa presentandosi come candidato. Valerio Onida non è espressione di nessun partito, seppure abbia, da me condiviso, un grande senso di cosa dovrebbe essere costituzionalmente un partito, una funzione egregia e nobile, oggi spesso dimenticata, ma non è espressione di antipolitica ma, bensì, di una proposta che vuole rendere patecipi tutti a una possibile trasformazione della società.

Occorre una Milano che sappia rivolgere attenzione agli ultimi della catena sociale, totalmente dimenticati da un'amministrazione permeata da logiche affaristiche individuali e aziendaliste, dove il cemento soprattutto vede un PGT e uno sviluppo di un futuro di una città esclusiva nel senso negativo del termine: una città emarginante, dove chi vive la propria quotidianeità nei problemi generati dalla mancanza di lavoro e di occupazione, dalla mancanza di stabilità sociale per un futuro di precarietà esistenziale, da una scuola senza soldi e fondi, da una rete di trasporti inefficente, dalla perdita di lavoro, dalla mancanza di una casa e di un'abitazione, dall'assenza di servizi che sostengano dignitosamente la propria vecchiaia, da una vita notturna fatta solamente di divertimento fine a se stesso senza contenuti culturali aggregativi, dall'assenza di spazi di socialità perchè "sgomberati" dalla lunga mano di un'amministrazione che ama garantire alla dita appaltatrice lauti guadagni con futuri bandi per costruzione di quartieri alto residenziali accessibili ai pochi, non trova diritto di cittadinanza.

Vedo infine una città inospitale per i giovani. Le giovani generazioni, da studi recenti, abbandonano questa città perchè non trovano opportunità lavorative, di studio e di divertimento culturale utili e funzionali per una loro affermazione e autodeterminazione. Qualcuno considera Valerio Onida una figura nobile ma troppo anziana per candidarsi alla carica di sindaco. Posso, invece, affermare che Valerio Onida è l'unico che da subito ha parlato di una città per i giovani, fondata sul concetto di patto intergenerazionale dove competenze, professionalità ed esperienze possano essere tramandate da classi di età differenti, ma ognuna fondamentale per tale nuovo patto civile. Io credo che anziani e giovani possano e debbano avere un compito primario nel futuro di questa città se dialogano, se incominciano a pensare che Milano può diventare occasione di crescita di tutte e di tutti, senza conflitti spesso alimentati da coloro che strumentalmente vogliono vedere una lotta di tutti contro tutti per tornaconti elettorali. Valerio Onida ha parlato di competenze giovanili represse e soffocate da una logica affaristica che oscura le validità delle nuove generazioni per mantenere il controllo economico e sociale e la propria prevaricante presenza nel governo dei propri affari. I giovani devono governare la città, afferma Valerio Onida: ma non quei giovani in cerca di ritorni individuali ammalati da carrierismo. Occorre fare esprimere quelle doti che rendano il giovane protagonista di un futuro di una città che vive e prospera se fonda le sue logiche amministrative e civili sul concetto di cittadinanza.

Io sostengo Onida perchè credo che occorra portare la Costituzione come programma politico, ciò che essa è sostanzialmente, a guida fondamentale del futuro della città. Penso che la sua candidatura possa rinnovare impegno, partecipazione che è libertà intesa non come libertà singolare dell'individuo di fare tutto ciò che vuole per proprio interesse, ma come insieme coeso e inscindibile di diritti e garanzie, doveri e responsabilità civici dell'universalità di chi vive e agisce Milano.

 

Alessandro Rizzo

Capogruppo La Sinistra - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

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