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Martedì, 28 Settembre, 2010 - 15:58

Obiettivi del Millennio

Molti avranno ascoltato con perplessità e diffidenza le notizie provenienti da New York, dove è in corso il vertice delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: 40 miliardi di dollari per la salute di donne e bambini nel mondo. E’ un atteggiamento comprensibile visto quello che la BP ha combinato nel Golfo del Messico e i limiti dell’azione democratica internazionale in Afghanistan, ma non è giustificato. Nella difficoltà della politica di esercitare una governance mondiale  dei processi della globalizzazione, dove i flussi finanziari sono accompagnati da quelli migratori e dai cambiamenti climatici prodotti dall’uso di combustibili fossili, questo stanziamento è significativo non solo per il suo ammontare. Il summit sugli obiettivi del Millennio si chiude con l'annuncio dello stanziamento record. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015. Il vertice dell'Onu sulla povertà si chiude con l'annuncio di uno stanziamento record: 40 miliardi di dollari per migliorare la salute delle donne e dei bambini nel mondo. Lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Il provvedimento permetterà di salvare, secondo Ban, 16 milioni di vite entro il 2015: "Conosciamo ciò che serve per salvare la vita delle donne e dei bambini - ha detto il segretario generale al termine del vertice Onu a New York- e sappiamo che le donne e i bambini sono un elemento determinante per raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo". Tra i paesi donatori ci sono tutti quelli protagonisti dei nuovi equilibri della geo-politica mondiale, tra gli altri l'Australia, la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, l'India, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti. Ci sono le più grandi ONG come Amnesty International, diverse corporation multinazionali e diversi tra gli uomini più ricchi del mondo, a partire da Bill Gates. In una situazione che vede l’ONU incapace di riformarsi per  rappresentare a pieno tutti i nuovi paesi protagonisti della globalizzazione, questa cooperazione tra dimensione istituzionale, stati, imprese e società civile, è un segno importante per le sfide che l’umanità si trova ad affrontare. Già nella Conferenza sul Clima di Copenhagen, al di là dei limiti evidenti degli impegni presi, si era registrata una comune consapevolezza dei problemi generati dal surriscaldamento del pianeta.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto che lo stanziamento record  permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015 e che  adoperarsi per la salute di donne e bambini ridurrà la povertà, stimolerà la crescita economica è un diritto fondamentale dell'uomo. Il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini, ha coordinato un incontro con i vari ministri degli esteri sul dossier per la messa al bando delle mutilazioni genitalia femminili, al fine di riuscire a far approvare la prima risoluzione per l’abolizione di questa pratica criminale entro il 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. 1. Sradicare la povertà estrema e la fame, 2. Garantire l'educazione primaria universale,3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, 4. Ridurre la mortalità infantile,5. Migliorare la salute materna, 6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie, 7. Garantire la sostenibilità ambientale, 8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Due buone notizie hanno preceduto il summit di New York, la prima: meno donne muoiono di parto nel mondo, il numero di decessi dovuti a complicazioni legate alla gravidanza e al parto è diminuito del 34%, secondo il rapporto “Trends in maternal mortality“ realizzato da OMS, UNICEF, UNFPA e Banca Mondiale. La seconda è stata comunicata dalla Fao: il numero delle persone affamate nel mondo è  di nuovo sceso sotto il miliardo. Sarebbe comunque superficiale pensare che le cose si siano messe per il meglio per la terra e i più disgraziati tra i suoi abitanti. Secondo il rapporto “Trends in maternal mortality”, in Africa sub-saharianala mortalità materna è diminuita del 26% e in Asia il numero di decessi materni si stima sia sceso da 315 000 a 139 000 tra il 1990 e il 2008, con un calo del 52%.

L’Unicef sottolinea il miglioramento, ma fa notare che il tasso di diminuzione è meno della metà di ciò che è necessario per conseguire l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di ridurre il tasso di mortalità materna del 75% tra il 1990 e il 2015, che richiede una diminuzione annua del 5,5%, mentre il calo del 34% rispetto al 1990 equivale ad una diminuzione media annua di solo il 2,3%. Teniamo presente che il 99% di tutti i decessi materni nel 2008 si è verificato nei paesi in via di sviluppo, 57% nell’Africa sub Sahariana e il 30% nell’Asia meridionale. In Asia occorre tener conto che una cosa è la situazione in Cina e un’altra in Pakistan. Così occorre guardare con attenzione i dati relativi alla fame. Secondo il rapporto Sofi 2010, la regione con più sottonutriti resta l’Asia con 578 milioni di individui. Ma è l’Africa sub sahariana la regione con la proporzione più alta di affamati: il 30%, con 239 milioni di individui. Se Mali, Ghana e Nigeria avevano già raggiunto il primo obiettivo del millennio (sradicare la povertà estrema e la fame), e l’Etiopia è vicina, nella Repubblica democratica del Congo la proporzione dei sottonutriti è aumentata del 69%. Conflitti locali, spesso combattuti con armi vendute dalle industrie occidentali, sui quali e dietro i quali ci sono interessi economici e politici dei diversi stati, pensiamo alla Cina in Africa, richiamano l’attenzione su come e da chi sarà speso il notevole contributo raccolto dall’ONU. Per questo è importante il richiamo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, che con il suo direttore Achim Steiner ha detto che «La green economy è la strategia migliore per ridurre la povertà e il mezzo per raggiungere tutti gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo». Con   un miliardo di persone senza accesso all’acqua potabile e danni delle carestie e delle inondazioni dovuti al cambiamento climatico è chiaro il valore dell’economia verde come strategia per porre fine alla povertà e al sottosviluppo. Per l’Unep la Green economy non solo serve  alla sostenibilità ambientale dello sviluppo, che è l’Obiettivo N. 7 dei Millenium goal, ma è fondamentale nella lotta alla povertà.  Investire in energie rinnovabili, con pannelli per produrre energia localmente, mezzi di trasporto efficienti, riciclo dei materiali, in metodi di agricoltura a basso consumo d’acqua e attenta al consumo di suolo, in sistemi di trasporto sostenibile e in riforestazione. Con una agricoltura sostenibile che fa uso di concimi naturali e non spreca acqua, si salva denaro e si contribuisce ad uno sviluppo ecologico. Ad esempio: invece della climate finance, gli investimenti basati sul mercato delle emissioni, carbon market, dove chi taglia emissioni può vendere la quota tagliata a chi sfora i tetti di CO2, è più utile soprattutto il Redd plus (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) il meccanismo dell’Onu per ridurre le emissioni attraverso la riduzione della deforestazione e del degrado forestale. Quete sono politiche che meritano l’attribuzione dei finanziamenti stanziati a New York. 

 


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