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Lunedì, 27 Settembre, 2010 - 12:07

chi ha paura di politiche sociali di integrazione dei Rom e Sinti?

Il 13 maggio scorso ho presentato una mozione in consiglio di zona 3, qui allegata, dal titolo “politica efficace di integrazione delle minoranze etniche dei Rom e dei Sinti”: dopo 3 anni di sgomberi costosi  e inutili che hanno solo spostato persone da una periferia all’altra senza alcuna prospettiva di soluzione, ho voluto stimolare la maggioranza di centro destra in consiglio di zona a riflettere e confrontarsi sulle possibili soluzioni al problema, soluzioni che non sono nuove e originali, ma sono prassi di buon senso in numerosi comuni d’Italia e in altri paesi europei da anni.
La mozione, come molte altre, è ancora in attesa di essere esaminata in consiglio di zona, ma dal 9 settembre u.s. è avvenuto un fatto grave: la mozione è stata “saltata” e sono state poste all’ordine del giorno mozioni presentate successivamente.
Il fatto è grave, perché il Presidente del Consiglio di Zona, Pietro Viola, in circostanze analoghe aveva sempre assicurato che le mozioni giacenti sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione, onde non fare né favoritismi né discriminazioni.
Il fatto è grave, perché nella Conferenza dei Capigruppo di luglio il Presidente del Consiglio di Zona, d’intesa con tutti i Capigruppo presenti, aveva nuovamente assicurato che le mozioni in sospeso sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione.
Invece, la mozione non è stata posta all’ordine del giorno né del 9 settembre, né del 16 settembre, né del 23 settembre; altre mozioni di data successiva sono state poste all’ordine del giorno delle predette sedute di consiglio.
Personalmente sono convinta che il Consiglio di Zona 3 dovrebbe dare un diverso e nuovo segnale al Comune in tema di “emergenza Rom”: la società civile in zona 3, costituita da maestre, genitori, volontari e cittadini, ha saputo dare un esempio concreto, non solo di solidarietà nell’emergenza degli sgomberi, ma soprattutto di rete di socialità permanente in favore di un percorso di integrazione attraverso un fattivo accompagnamento delle famiglie Rom nei processi di scolarizzazione e di avviamento lavorativo e abitativo: ha realizzato borse di studio e borse lavoro e molto altro.
Il Consiglio di Zona 3 non deve essere da meno e, per il ruolo istituzionale di ente territoriale, deve dare una risposta politica: la “politica” è l’arte del governo della città e questo è il segnale che il Consiglio di zona, se vuole, può dare alla città di Milano.
Tuttavia la maggioranza di centro destra, cui ho anche trasmesso il documento qui allegato dal titolo “Rom e Sinti: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E PROPOSTE”, rifiuta pavidamente il confronto su questo argomento, pare sotto la pressione della Lega Nord che vuole parlare solo alla pancia delle persone, ma non alla loro intelligenza e al loro buon senso.
Come consigliera di zona non ho molti strumenti per protestare contro questo sopruso ai principi democratici e alle regole che il Presidente di Zona e la conferenza dei capigruppo si  sono dati.
Ad ogni consiglio di zona mi presento puntale, come sempre del resto, al primo appello delle 18.30 e dichiaro, come ho già fatto nei consigli del 16 e del 23 settembre, di non rispondere al secondo appello delle 19.00 per protesta contro questa azione subdola che elude il confronto sul tema e impedisce ai 41 consiglieri di zona di assumersi le proprie responsabilità nell’accogliere o nel rifiutare proposte ragionevoli ed efficaci –perché già sperimentate con successo altrove- per risolvere una situazione volutamente cronicizzata a Milano.
Il Comune di Milano, infatti, si rifiuta di svolgere quel ruolo di "regia pubblica", di coordinamento degli interventi  sul territorio che avrebbe potuto attivare da anni utilizzando efficacemente i 13 milioni di euro assegnati dal Ministro degli interni (ma dei quali sono già stati sperperati oltre 10 milioni di euro in sgomberi inutili e disumani) tramite politiche sociali in grado di prevenire/ridurre/eliminare il disagio e la conflittualità sociale: il comune di Milano preferisce perseguire approcci meramente ideologici ma non vuole risolvere concretamente il problema (per il definitivo benessere loro e nostro).
Il Comune di Milano, in questo campo come in molti altri settori di rilevanza sociale, "scarica" sui privati cittadini umanamente volenterosi e sui volontari di associazioni no profit, il peso dell'integrazione, che invece deve essere un obiettivo dell'intera comunità, della famigerata "società civile" attraverso l’egida del Comune.
A queste dinamiche mi rifiuto di farvi parte e continuerò a non rispondere al secondo appello, in attesa che la mozione venga sottoposta all’esame del consiglio di zona e nella speranza che poi i consiglieri di maggioranza non si defilino, uno alla volta (“quatti quatti, zitti zitti”) per far cadere il numero legale e non esaminare nel merito la mozione.
Il gettone di presenza, a prescindere che il Consiglio di Zona raggiunga o non raggiunga il numero legale di 21 (su 41 consiglieri!!), l’ho già devoluto e lo devolverò anche in futuro, all’associazione di volontari che da anni si occupa –in assenza di alcuna regia pubblica, ma solo per “buona volontà” e spirito di comunità- di progetti di lavoro e studio per le famiglie Rom del Rubattino:
Comunità di Sant’Egidio Milano ONLUS
Unicredit Banca, via Carducci 10, Milano
IT 73J02 008 01739 000 10090 9828
Causale: Borse per Rom
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin

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