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.: Il Blog di Angelo Valdameri
Mercoledì, 1 Ottobre, 2008 - 11:26

L'Europa contro l'omofobia e per l'eguaglianza tra orientamenti

Rassegna della sessione plenaria del 16-19 gennaio 2006 - Strasburgo Alla luce di recenti eventi «preoccupanti», il Parlamento ha adottato una risoluzione che chiede di lottare contro ogni tipo di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale. Ai partner dello stesso sesso, inoltre, devono essere garantiti il rispetto, la dignità e la protezione «riconosciuti al resto della società», la libertà di circolazione e la non discriminazione in materia di successione e fiscalità. Occorrono poi un nuovo quadro normativo UE antidiscriminazione e campagne pedagogiche.   Per il Parlamento l'omofobia può essere definita come «una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio» ed è «analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo». Essa, precisano i deputati, si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse «quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza».   La risoluzione comune - sostenuta da popolari, socialisti, liberaldemocratici, verdi e sinistra unitaria - è stata adottata con 468 voti favorevoli, 149 contrari e 41 astensioni. Essa condanna con forza ogni discriminazione fondata sull'orientamento sessuale e chiede agli Stati membri di assicurare «che lesbiche, gay, bisessuali e transessuali siano protetti da discorsi omofobici intrisi d'odio e da atti di violenza». Gli Stati membri e la Commissione devono quindi condannare con fermezza tali gesti e garantire «l'effettivo rispetto della libertà di manifestazione», prevista da tutte le convenzioni in materia di diritti umani.   Considerando che in un numero più grande di paesi si stanno adottando iniziative intese a garantire pari opportunità ed ad offrire protezione contro la discriminazione, nonché «ad assicurare il riconoscimento delle famiglie omosessuali», il Parlamento chiede che ai partner dello stesso sesso siano garantiti il rispetto, la dignità e la protezione «riconosciuti al resto della società». E' poi reiterata la richiesta avanzata alla Commissione di presentare proposte che assicurino la libertà di circolazione dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari nonché «del partner registrato di qualunque sesso». Facendo proprio un emendamento proposto dai socialisti, l'Aula sollecita inoltre gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative «volte a porre fine alle discriminazioni subite dai partner dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, scurezza sociale, ecc.».   Il Parlamento, inoltre, chiede all'Esecutivo di far sì che la discriminazione basata sull'orientamento sessuale «sia vietata in tutti i settori», mediante la proposta di nuove direttive o di un quadro generale. Più in particolare, accogliendo due emendamenti proposti dai verdi, dovrebbe presentare una proposta di direttiva riguardante la protezione contro tutte le discriminazioni previste dall'articolo 13 del Trattato e prendere in considerazione il ricorso alle sanzioni penali per i casi di violazione delle direttive con questa base giuridica. Parallelamente, la Commissione dovrebbe garantire che tutti gli Stati membri abbiano recepito e stiano applicando correttamente la direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro ed avviare procedimenti d'infrazione contro gli Stati membri inadempienti.   D'altra parte, il Parlamento «sollecita vivamente» gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all'omofobia mediante «un'azione pedagogica», ad esempio attraverso campagne contro l'omofobia condotte nelle scuole, nelle università e nei mezzi d'informazione, e «anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa». La relazione annuale sulla tutela dei diritti fondamentali nell'UE, poi, dovrebbe comprendere informazioni complete ed esaustive sull'incidenza di atti criminosi e violenze a carattere omofobico negli Stati membri. Infine, la risoluzione chiede agli Stati membri interessati di riconoscere «finalmente» che gli omosessuali «sono stati tra i bersagli e le vittime del regime nazista». Background - Articolo 13 del Trattato   1. Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.   2. In deroga al paragrafo 1, il Consiglio delibera secondo la procedura di cui all'articolo 251 (codecisione, ndr) quando adotta misure di incentivazione comunitarie, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, destinate ad appoggiare le azioni degli Stati membri volte a contribuire alla realizzazione degli obiettivi di cui al paragrafo P6_TA(2006)0018 Omofobia in Europa PE 368.248 Risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia in Europa Il Parlamento europeo, – visti gli obblighi internazionali ed europei in materia di diritti umani, quali quelli contenuti nelle convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo e nella Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, – viste le disposizioni della legislazione dell'Unione europea sui diritti umani, in particolare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nonché gli articoli 6 e 7 del trattato sull'Unione europea, – visto l'articolo 13 del trattato che istituisce la Comunità europea, che assegna alla Comunità il potere di adottare misure finalizzate alla lotta alle discriminazioni basate, tra l'altro, sull'orientamento sessuale e di promuovere il principio dell'uguaglianza, – viste la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, e la direttiva 2000/78/CE, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, che proibiscono le discriminazioni dirette o indirette basate sull'origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o l'orientamento sessuale, – visto il paragrafo 1 dell'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, che vieta "qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore della pelle, l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali", – visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento, A. considerando che l'omofobia può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo, B. considerando che l'omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza, C. considerando i recenti eventi preoccupanti verificatisi in vari Stati membri, ampiamente segnalati dalla stampa e dalle ONG, che vanno dal divieto di tenere marce per l'orgoglio gay o per l'uguaglianza all'uso di un linguaggio incendiario, carico di odio o minaccioso da parte di esponenti politici di primo piano e capi religiosi, la mancata protezione e, addirittura, la dispersione di dimostrazioni pacifiche da parte della polizia, le manifestazioni violente di gruppi omofobi e l'introduzione di modifiche costituzionali espressamente mirate a impedire le unioni tra persone dello stesso sesso, D. considerando, nel contempo, che in taluni casi si sono registrate reazioni positive, democratiche e tolleranti da parte della popolazione, della società civile e delle autorità locali e regionali che hanno manifestato contro l'omofobia, nonché da parte della magistratura che ha preso provvedimenti contro le discriminazioni più sensazionali e illegali, E. considerando che in alcuni Stati membri i partner dello stesso sesso non godono di tutti i diritti e le protezioni riservati ai partner sposati di sesso opposto, subendo di conseguenza discriminazioni e svantaggi; F. considerando, al tempo stesso, che in un numero crescente di paesi europei si stanno adottando iniziative intese a garantire pari opportunità, integrazione e rispetto e ad offrire protezione contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale, l'espressione di genere e l'identità di genere, nonché ad assicurare il riconoscimento delle famiglie omosessuali, G. considerando che la Commissione ha dichiarato il suo impegno ad assicurare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nell'UE ed ha istituito un gruppo di Commissari responsabili in materia di diritti umani; H. considerando che non tutti gli Stati membri hanno introdotto nei loro ordinamenti misure atte a tutelare le persone GLBT, come invece richiesto dalle direttive 2000/43/CE e 2000/78/CE, e che non tutti gli Stati membri stanno combattendo le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e promuovendo l'uguaglianza, I. considerando che occorrono ulteriori azioni a livello dell'UE e degli Stati membri per eradicare l'omofobia e promuovere una cultura della libertà, della tolleranza e dell'uguaglianza tra i cittadini e negli ordinamenti giuridici, 1. condanna con forza ogni discriminazione fondata sull'orientamento sessuale; 2. chiede agli Stati membri di assicurare che le persone GLBT vengano protette da discorsi omofobici intrisi d'odio e da atti di violenza omofobici e di garantire che i partner dello stesso sesso godano del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società; 3. invita con insistenza gli Stati membri e la Commissione a condannare con fermezza i discorsi omofobici carichi di odio o le istigazioni all'odio e alla violenza e a garantire l'effettivo rispetto della libertà di manifestazione, garantita da tutte le convenzioni in materia di diritti umani; 4. chiede alla Commissione di far sì che la discriminazione basata sull'orientamento sessuale sia vietata in tutti i settori, completando il pacchetto antidiscriminazione fondato sull'articolo 13 del trattato, mediante la proposta di nuove direttive o di un quadro generale che si estendano a tutti i motivi di discriminazione e a tutti i settori; 5. sollecita vivamente gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all'omofobia mediante un'azione pedagogica, ad esempio attraverso campagne contro l'omofobia condotte nelle scuole, le università e i mezzi d'informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa; 6. reitera la sua posizione relativa alla proposta di decisione che istituisce l'Anno europeo delle pari opportunità per tutti, secondo la quale la Commissione deve garantire che tutte le forme di discriminazione di cui all'articolo 13 del trattato e all'articolo 2 della proposta siano considerate e trattate in maniera equilibrata, come indicato nella posizione del Parlamento del 13 dicembre 2005 sulla proposta, e ricorda alla Commissione la sua promessa di seguire da vicino questa materia e di riferire in merito al Parlamento; 7. esorta vivamente la Commissione a garantire che tutti gli Stati membri abbiano recepito e stiano correttamente applicando la direttiva 2000/78/CE e ad avviare procedimenti d'infrazione contro gli Stati membri inadempienti; chiede inoltre alla Commissione di assicurare che la relazione annuale sulla tutela dei diritti fondamentali nell'UE comprenda informazioni complete ed esaustive sull'incidenza di atti criminosi e violenze a carattere omofobico negli Stati membri; 8. insiste affinché la Commissione presenti una proposta di direttiva riguardante la protezione contro tutte le discriminazioni per i motivi menzionati nell'articolo 13 del trattato, con lo tesso campo di applicazione della direttiva 2000/43/CE; 9. esorta la Commissione a prendere in considerazione il ricorso alle sanzioni penali per i casi di violazione delle direttive basate sull'articolo 13 del trattato; 10. chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura che ritengano opportuna nella lotta all'omofobia e alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell'uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici; 11. sollecita gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative volte a porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, sicurezza sociale ecc.; 12. plaude alle iniziative recentemente intraprese in numerosi Stati membri volte a migliorare la posizione delle persone GLBT e decide di organizzare il 17 maggio 2006 (Giornata internazionale contro l'omofobia) un seminario finalizzato allo scambio delle buone pratiche; 13. reitera la sua richiesta avanzata alla Commissione di presentare proposte che garantiscano la libertà di circolazione dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari nonché del partner registrato di qualunque sesso, come indicato nella raccomandazione del Parlamento del 14 ottobre 2004 sul futuro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia; 14. chiede agli Stati membri interessati di riconoscere finalmente che gli omosessuali sono stati tra i bersagli e le vittime del regime nazista; 15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e ai governi degli Stati membri e dei paesi in via di adesione e candidati.

Martedì, 30 Settembre, 2008 - 11:59

DESTRA PER MILANO aderisce al POPOLO DELLE LIBERTA'

Milano, 30 settembre 2008

 
 
La lista unitaria Destra-Fiamma-Santanchè rappresentava l’ultima, reale e concreta, possibilità di creare una forza politica autonoma, per questo, noi l’abbiamo fortemente e lealmente sostenuta. Ma questa flebile speranza si è definitivamente infranta e frantumata dopo le elezioni politiche, fra miserabili personalismi, penosi litigi e ridicole scissioni. Capitolo chiuso!
 
Dopo una lunga serie di incontri, analisi e consultazioni, prendendo atto dell’attuale scenario politico, nazionale e locale, e delle vigenti leggi elettorali, ho deciso di aderire al nuovo progetto AREA IDENTITARIA (www.areaidentitaria.org) promosso dall’ottimo Camerata Giuliano Castellino (già Segretario della Fiamma Tricolore di Roma) e dalla comunità militante romana di Casa Italia Prati (www.casaditaliaprati.org) Il Comitato DESTRA PER MILANO (da me fondato nel 2000) ha quindi ufficialmente aderito all’Area Identitaria Lombarda coordinata da Matteo “Stizza” Pisoni.
 
La nostra scelta è chiara, netta e definitiva, strategica e politica: partecipare alla costituente del POPOLO DELLE LIBERTA’ con l’auspicio che esso rappresenti veramente una novità rispetto al passato, diventando, come anticipato dai coordinatori nazionali di Forza Italia ed A.N. (On.Dennis Verdini ed On.Ignazio La Russa), un grande partito nazional-popolare di centro-destra, plurale e post-ideologico, dove venga, finalmente, promossa la partecipazione e premiata la meritocrazia.
 
Vogliamo tornare a fare Politica da protagonisti, rimanendo uomini liberi e coerenti, senza complessi di colpa (storici) e di inferiorità (culturale), custodendo le nostre tradizioni, difendendo la nostra libertà di opinione ed espressione, dando a Milano, alla Lombardia ed all’Italia, il nostro piccolo-grande contributo di valori, idee, progetti e militanza.
 
Facciamo nostre le parole del Presidente Silvio Berlusconi:
 
”Basta polemiche, l’antifascismo è una questione del passato, noi guardiamo avanti e lavoriamo per l’Italia”.
 
Noi, almeno, ci vogliamo provare, rimboccandoci le maniche e mettendoci, fin da subito, a lavorare. Solo chi non fa niente, non sbaglia mai! Per questo, anche in questa occasione, ci identifichiamo con il motto del movimento futurista italiano: “Marciare per non marcire”.
 

Avanti, quindi, liberi e coerenti nel PDL, con la fiamma nel cuore!
 

Roberto Jonghi Lavarini

Martedì, 30 Settembre, 2008 - 11:19

Una piccola riduzione della libertà di espressione...

 ........si inizia sempre così.

 

Consiglio di zona 7 ore 20,00

All'ordine del giorno del consiglio di zona 7 il giorno 29 mese di settembre 2008 vi era all'ordine del giorno una mozione presentata da un Consigliere di FI che chiedeva la riduzione del tempo di espressione per ogni Consigliere da 5 a 3 minuti, passata a maggioranza nella commissione con qualche dissenso anche all'interno del PDL.

All'uscita della commissione di qualche settimana fa pensavo:” dato che una variante al regolamento deve avere la maggioranza assoluta (21 voti), con molta probabilità questa mozione diventata delibera non passerà con il favore del Consiglio” visto che è una delibera riduttiva del tempo concesso ad illustrare il perchè si è favorevoli o contrari ad un certo argomento e quindi una riduzione di libertà di espressione.

Ritenevo che, in virtù del roboante nome della coalizione Popolo della Libertà (FI, AN, UDC, DESTRA, LEGA NORD), qualche Consigliere di maggioranza si astenesse o non si presentasse in Consiglio per approvare un provvedimento quanto meno iniquo, invece, come bravi soldatini tutti e dico tutti hanno pensato bene di votare compatti. A dire il vero due e solo due consiglieri di FI hanno avuto l'ardire di dissentire sulla delibera, hanno però poi votato a favore alla riduzione del tempo di intervento.

Questo provvedimento, unico nel suo genere e unico consiglio di zona di Milano ad averlo adottato, loritengo inutile ed antidemocratico e foriero di sventura per la democrazia stessa.

Non tutti hanno il dono della sintesi, e talvolta vi sono argomenti che hanno la necessità di essere esposti, se si ha la volontà di ascoltare e capire, per ben più dei cinque minuti oggi concessi, inoltre è necessario ascoltare e non essere pregiudizialmente di parte e poter esprimere in piena libertà il proprio pensiero, cosa più difficile per chi deve, finito il Consiglio, giustificare ad altri il proprio voto.

Se invece la delibera fosse stata proposta come rimedio agli sproloqui che possono essere espressi in aula, bene, la soluzione esisteva gia nel regolamento, sarebbe bastato che chi presiede i lavori del consiglio seguisse i dibattiti. Infatti nell'articolo 23 punto cinque del Regolamento del CDZ 7, recita:”Gli interventi, la cui durata deve essere contenuta nell' ordine di cinque minuti, devono avere attinenza con quanto in discussione, in caso contrario il Presidente, dopo un primo richiamo, può togliere la parola”.

Quindi come vediamo è il Presidente che deve farsi carico di condurre il dibattito e richiamare il consigliere che non si attiene all'argomento.

In tutto questo mi meraviglia il comportamento di alcuni consiglieri di maggioranza che a parole si dicono democratici ma poi nei fatti risulta l'esatto contrario.

Si continua a dire che il cambiamento delle regole devono essere condivise, invece si mostrano i muscoli per far vedere la forza della maggioranza.

Limitare il tempo di esposizione risulta inutile e dannoso per la democraticità del Consiglio.

Limitare il già limitato tempo di intervento per poter finire prima il Consiglio e andare a casa per far fronte alle proprie faccende mi sembra non assolvere al mandato ricevuto dai cittadini, nessuno obbliga nessuno a presentarsi per essere eletti in codesto consiglio, meglio sarebbe dimettersi.

Limitare il tempo di intervento mi ricorda quella barzelletta di quel pover'uomo che per non procreare è arrivato alla decisione di tagliarsi, come direbbe Cammilleri, “gli zebedei”.

Per concludere, meglio sarebbe una più attenta conduzione del dibattito in consiglio e una più puntuale attenzione delle regole già scritte e molto spesso ignorate. O forse meglio sarebbe chiudere i Consigli di Zona con risparmio di energie e denaro da parte di tutti i cittadini.

 

Isidoro Spirolazzi

Consigliere di zona 7

Milano

Martedì, 30 Settembre, 2008 - 09:59

ERA IL SOGNO AMERICANO

ERA IL SOGNO AMERICANO
Roberto Silvestri
Muore a 83 anni, dopo un altro combattimento perduto, contro il cancro questa volta, Paul Newman, l'«ultimo divo». Occhi azzurri, sguardo aperto.Spavaldo e istrione, dall'ironia misteriosa che gli angoli della bocca maneggiano come un teramin. Un coraggio fin troppo esibito, eppure di discrezione quasi imbarazzante che suggerisce strane commistioni sessuali. Fu così il suo americano in oltre 60 film dal successo travolgente, come le automobili da corsa che ha guidato per tutta la vita: Nick mano fredda , Butch Cassidy, La stangata... Anche se la sua forte ostilità ai riti di Hollywood gli fruttarono un solo Oscar ( Il colore dei soldi ), grazie a Martin Scorsese (oltre a quello, rituale e tardivo, alla carriera alla metà degli anni 80). Newman è stato il pezzo più resistente e combattente di una generazione di attori e militanti «liberal» che, tra gli anni '50 e '60, fu vittima, non indocile, della fine del sogno americano e del ricambio generazionale di una Hollywood che aveva usato la crociata anticomunista anche per abbassare i costi di produzione (e dunque annientare la generazione rooseveltiana troppo esosa). Ma anche i nuovi divi furono tutt'altro che servi «flessibili». Paul Newman, dopo Berkeley e gli studenti assassinati della Kent University, fece campagna elettorale per McGovern; dopo Nixon con Carter, e oggi era con Obama. Individualisti, ma democratici, jeffersoniani e «controculturali», tra guerra fredda e sinistri segnali di un maccartismo ostinato, i suoi colleghi se ne andarono via, quasi tutti, giovanissimi, Marilyn e Dorothy Dandridge, Jimmy Dean e Monty Clift, Steve McQueen e Susan Hayward... Erano i kennediani di Hollywood, il sintomo di un altro possibile «nuovo patto». Persero la vita subito, ma il cinema lo cambiarono, irreversibilmente. «Ultimo divo», Newman, ha proseguito la loro battaglia anche perché lui, e sua moglie Joanne Woodward, non sono mai stati tipi da Hollywood . Diventato un adorato sex symbol negli anni in cui la televisione stava schiacciando di manierismo lo Studio System, divise con Marlon Brando il compito di riportare al cinema i conflitti della vita e della strada. Fu proprio un aspro dramma, di taglio quasi neorealista, a lanciarlo, Lassù qualcuno mi ama , nel 1956. 
Attore «molto, molto sensibile», parola di Al Pacino, Newman preferì il cinema all'economia, dopo l'università, perché vuole andarsene di casa il prima possibile. Manca insomma di quella «forza interiore indistruttibile e fatale» che in Marlon Brando sarà devastante. Ma dopo l'orrore del suo esordio , capace di buttare al vento tutto il prestigio conquistato off Broadway , Calice d'argento (giurerà e manterrà la promessa di non travestirsi mai più da Jack Smith), Newman collezionerà una dozzina di film antisistemici, diretti da ex osservati a vista del maccartismo come Wise, Ritt, Brooks e Penn ( Billy Kidd , Furia selvaggia), che porteranno sul lettino di Freud l'intera mitologia Usa, dal bandito primordiale d'America al campione sportivo, fino al maschilismo (fatto a pezzi nel dramma sudista di Tennesse Williams La gatta sul tetto che scotta ) che deve aver decostruito, passo dopo passo, al fianco della sua seconda moglie, l'attrice di bravura mozzafiato Joanne Woodward, che sarà spesso la sua partner, anche cinematografica. Coppia inossidabile e impenetrabile, come un tempo era stata solo quella tra Joel McCrea e Frances Dee, a prova di cacciatori di gossip, come Hedda Hopper. Sempre disinteressato al carnevale merceologico che è collegato a Hollywood, troppo indipendente, autonomo e senza alcun desiderio di ottimizzare le sue performance, Newman lavora molto. Dirà a Al Pacino: «se interpretassi solo i film che mi piacciono ne farei uno ogni 5 anni». Ma, dal 1982, Newman è anche autosufficiente economicamente perché ha fondato la Newman's Own e attraverso gli alimenti e i condimenti può fare beneficienza (bambini, tossicodipendenti, i malati di aids...) e finanziare giornali e organizzazione della sinistra progressista. Dal 2006, per esempio, premia chi più coraggiosamente difende il «primo emendamento» della costituzione, relativo alla libertà di espressione, di stampa e di culto, con 20 mila dollari all'anno. Come regista sarà l'autore di opere di ricerca e problematiche, mai «standard», polisenso, dal corto On the harmfulness of tobacco ai lunghi Rachel Rachel ( in Italia La prima volta di Jennifer , '68) a Never give a inch ' ('71), cioè Sfida senza paura , che forse è il suo film più importante. Racconta la storia conflittuale e drammatica di una famiglia di boscaioli, dall'indomito spirito Whitman e Thoreau, individualisti drastici, ma, come i piloti Anpac, capaci di sfidare i sindacati, in occasione di uno sciopero mal congeniato, aggiungendo e non togliendo contenuti sociali e emozionali «alti». Non a caso li guida il patriarca, un magnifico Henry Fonda. Tre le altre regie successive Gli effetti dei raggi gamma sul comportamento delle margherite (1972), Harry & son (1984), dedicato al figlio morto di overdose, e Zoo di vetro (1987), sempre da Tennesse Williams. Cominciò quando, forse per polemizzare con i diktat delle majors, molte star ppassarono alla regia provvisoriamente (Brando, Gene Kelly, Charlton Heston, Burt Reynolds, James Caan), tranne Redford e Eastwood. Tra i successi indimenticabili di Paul Newman primo periodo, quello del «bello e dannato», del teppista che ha dentro tanta passione e amore da non sprecare in carcere, anche Exodus' di Otto Preminger (1961), film schierato a favore della formazione dello stato di Israele, Lo spaccone di Martin Ritt, dove il suo virtuosismo raggiunge l'apice (seconda candidatura all'Academy Award) e La dolce ala della giovinezza di Brooks, da Faulkner (che conquista Cannes). Sono i capolavori della cosidetta cool Hollywood, che scodellò film di glaciale, manieristica bellezza (e spesso veleno al botteghino) perché, come nel jazz dei tardi anni 50, lo studio system dava sì forma a un cinema mai prima tanto fluido, perfetto, moderno e glamour, di ogni genere e tipo, e assistito da uno sfarzo tecnologico imbattibile, ma non riusciva più a afferrare lo spirito impazzito dei tempi (di conflitto atomico). L'immediatezza della tv, il kennedysmo che sembrò sbaragliare il maccartismo, la sopravvivenza di un arcaico codice di autocensura a Hollywood, l'insorgenza femminista e le esplosioni di soggettività desiderante polietnica avevano frastornato e portato il cinema Usa al ko tecnico, fino a scappare sul Tevere per risparmiare ( Cleopatra ) o far propaganda anticomunista in stil novo ( Il sipario strappato di Hitchcock, 1966). Il consumo più vitale era però entrato in diaspora e indicava nell'esodo, nell'underground, nelle produzioni e nei consumi indipendenti nel «sex drugs and rock'n roll» la strada maestra da seguire. Paul Newman fu il perfetto traghettatore di quelle pulsioni, riportandole da fuori a dentro Hollywood, anzi nella «new Hollywood», sottoponendo tutti i generi a revisione e modernizzazione necessaria, dal western, ( L'oltraggio, Hombre ) al genere sportivo ( Indianapolis pista infernale di Goldstone), al catastrofico ( L'inferno di cristallo ). Il sodalizio con Stuart Rosenberg, regista formatosi nei drammi tv, alla scuola neorealista di Paddy Chayefski, da Nick Mano fredda a Un uomo oggi a Per una manciata di soldi è stata intensa e controcorrente quanto quello con Jack Smight, John Huston ( L'uomo dai 7 capestri , L'agente speciale Mackintosh ), Robert Altman ( Buffalo Bill, Quintet) . L'interno stato maggiore del cinema progressista ha poi lavorato con lui: Pollack, Lumet, Scorsese, Joffè, Ivory, i Coen, Robert Benton fino a Sam Mendes, astro nascente inglese che viene dal palcoscenico, Era mio padre (2002).

Il Manifesto
29 settembre 2008

Lunedì, 29 Settembre, 2008 - 15:54

Newman's Own Politics

Actors do not usually turn in performances that gain the notice of presidents.
But when Paul Newman decided to take the role of anti-war activist in the early days of the Vietnam imbroglio, he performed so ably – as an early and essential campaigner for Eugene McCarthy in 1968 and prominent supporter of George McGovern – that he ranked high on then-President Richard Nixon's "enemies list."
Newman's name was on the original list of enemies produced by Nixon aide Charles Colson in 1971.
Colson's notes on the memorandum with regard to the actor read: "Paul Newman, California: Radic-lib causes. Heavy McCarthy involvement '68. Used effectively in nationwide T.V. commercials. '72 involvement certain."
The official purpose, according to internal memos that circulated in the Nixon White House prior to the 1972 election was to "screw" liberal politicians, labor leaders, business titans, academics, activists and an actor who might be threats to the president's reelection.
"This memorandum addresses the matter of how we can maximize the fact of our incumbency in dealing with persons known to be active in their opposition to our Administration; stated a bit more bluntly--how we can use the available federal machinery to screw our political enemies," wrote White House counsel John Dean.
Newman, who died Friday at age 83, survived and thrived.
He won acting's top honors and even became one of the nation's most successful entrepreneurs, marketing his own exceptionally successful "Newman's Own" brand of salad dressings and organic food. ("It's all been a bad joke that just ran out of control," Newman said of the food business, which allowed him donate more generously than just about anyone in Hollywood or on Wall Street to charity.)
Newman remained political -- dedicated to civil rights, women's rights and gay rights, committed to ending the nuclear arms race and determined to elect opponents of war and militarism.
Newman supported, and even wrote for, The Nation.
And he was a steady campaigner for and contributor to progressive causes and candidates – mostly Democrats but also anti-war Republican Pete McCloskey when he challenged Nixon in the Republican primaries of 1972 and to Green Ralph Nader in 2000. In 2006, the actor helped Connecticut's Ned Lamont mount a successful Democratic primary challenge to U.S. Senator Joe Lieberman. (Newman got so into the Lamont campaign that he even volunteered to do calls for the campaign -- and wrote his own script.)
This year, Newman was a maxed-out contributor to the campaign of Barack Obama for president.
The actor finished his life with more friends and fewer enemies than just about anyone in his chosen profession. And Newman's extensive philanthropy earned him little but praise in his final years.
Yet, Paul Newman was particularly proud to have been an "enemy."
Indeed, he said to the end of his days that the place he held on Nixon's list was "the highest single honor I've ever received."

http://www.thenation.com/blogs/thebeat/365464

Domenica, 28 Settembre, 2008 - 12:04

Secondo Concorso Letterario "per la stessa ragione del viaggio"

Secondo Concorso letterario dell'associazione culturale Equinozio: "per la stessa ragione del viaggio... viaggiare"

Amici scrittori armatevi di penna, avete tempo fino al 30 novembre 2008 per inviare il vostro racconto! In premio tanti buoni libro!
Ecco il testo del bando
Art. 1 L’associazione culturale Equinozio indice la seconda edizione del concorso letterario "Ozio ed equinozio".
Sono invitati a partecipare tutti coloro che, attraverso un racconto breve (massimo 5400 battute) desiderino esprimersi su questo tema: "Per la stessa ragione del viaggio: viaggiare...". Il tema del concorso, tratto da una celebre canzone di De Andrè, è il viaggio, inteso nella sua accezione più ampia, come ricerca, come condizione esistenziale, come itinerario geografico, come nomadismo.
Saranno graditi gli interventi di autrici e autori italiani e stranieri, purché il racconto sia in lingua italiana o ne contenga la traduzione.
Art. 2 Le opere dovranno essere inviate entro il 30/11/2008 a: Associazione culturale Equinozio, c/o presso Barbara Rosenberg, via Frigerio 43b 20153 Milano o al nostro indirizzo elettronico: info@arci-equinozio.org
Per informazioni: potete utilizzare la email appena menzionata.
Art. 3 Il racconto inviato deve essere inedito e l'autore, partecipando al concorso, garantisce l'autenticità del proprio scritto.
Art. 4 E' richiesta una tassa di lettura di € 15,00 da pagarsi sul conto corrente del circolo Arci Equinozio: ASSOCIAZIONE ARCI EQUINOZIO, cc n. 20, abi 5584, cab 01686, cin Z, coordinate bancarie: Z 05584 01686 000000000020, cod iban: IT60 Z 05584 01686 000000000020
Art. 5 L'autore dovrà allegare un breve curriculum vitae con indirizzo tradizionale, e-mail e recapito telefonico, oltre alla copia dell'avvenuto versamento. Le opere non saranno restituite.
Art. 6 Premi. I primi tre classificati riceveranno attestato di merito del circolo Arci Equinozio e buoni libro del valore di 100 euro al primo classificato, 75 € al secondo, 50 € al terzo. Verrà anche data lettura delle opere vincitrici e dei racconti più meritevoli in una serata dedicata all'evento. I racconti finalisti verranno pubblicati sul nostro sito.
Art. 7 Il giudizio verrà operato insindacabilmente dalla nostra giuria: Laura Cuppini, giornalista del Corriere della Sera, Barbara Rosenberg, scrittrice ed esperta di comunicazione, Tiziana Sala, esperta di lingue straniere e consulente editoriale dell'associazione Equinozio, Marcello Motta ideatore, webmaster e moderatore del sito dedicato a De Andrè www.faberdeandre.com, Marzia Sirtoli, moderatrice del sito www.faberdeandre.com, Nicola di Paolo, scrittore e bibliotecario, Andrea Gilardoni, scrittore e docente di lettere, Karin Birge Buch, scrittrice e linguista presso la cattedra di germanistica all'Università degli Studi di Milano. I risultati verranno comunicati via posta elettronica ai partecipanti e saranno pubblicizzati nel nostro sito.
Art. 8 La partecipazione al concorso implica di fatto l'accettazione di tutte le norme indicate nel presente bando.
Art. 9 Ai sensi del Dlg. 196/2003 i partecipanti al concorso consentono a associazione culturale Equinozio il trattamento dei dati personali ai fini della gestione del premio e per comunicazioni editoriali. Resta inteso che potranno in ogni momento richiedere di essere cancellati dalla nostra banca dati.
Sabato, 27 Settembre, 2008 - 17:43

Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

Comitato promotore per la costituzione della
Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

 
 
 
Care amiche e cari amici,
 
 
alcuni gruppi e associazioni milanesi vogliono proporre la costituzione anche nella nostra città di un Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni sul modello di quella torinese.
 
Per illustrare meglio il progetto e il lavoro che abbiamo finora svolto in modo del tutto informale, abbiamo deciso di organizzare un incontro rivolto a gruppi, associazioni, enti interessati alla proposta, il giorno
 
mercoledì 1° ottobre alle ore 21
sala della libreria Claudiana
(ingresso dalla libreria)
via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano
tel. E fax 02.76.02.15.18
mail s.bernardini@claudiana.it
 
In allegato inviamo la Carta dei Principi della Consulta Torinese, la cui sottoscrizione senza modifiche è necessaria per far parte del Coordinamento italiano delle consulte per la laicità , e lo Statuto da noi elaborato e che proponiamo per la struttura milanese. La Consulta è un'associazione di associazioni, quindi possono aderirvi gruppi, associazioni, enti variamente costituiti, ma non persone singole.
 
Vi saremo grati se vorrete partecipare all'incontro dandocene eventualmente comunicazione in anticipo.
 
- C.I.G. – Comitato Provinciale Arcigay Milano
                                                                           - Arci lesbica
                                                                           - Associazione Luca Coscioni
                                                                           - Associazione sinistra rosso verde
                                                                           - Centro Culturale Protestante
                                                                           - Circolo Carlo Rosselli
                                                                           - Giuristi democratici
                                                                           - LINFA Lega Italiana Nuove
FAmiglie
                                                                           - Noi siamo chiesa
 
 
Milano, 15 settembre 2008         

Venerdì, 26 Settembre, 2008 - 15:25

Afghanistan: giornalista condannato a morte

Secondo informazioni pervenute ad Amnesty International, Sayed Perwiz Kambakhsh è stato giudicato colpevole di un reato punibile con una condanna che prevede al massimo cinque anni di prigione. Tuttavia il rischio di condanna a morte rimane. Il processo d'appello, iniziato il 18 maggio 2008 presso la corte d'Appello di Kabul e tuttora in corso, non accenna ad andare avanti.

Kambakhsh, giornalista e studente universitario, è stato arrestato il 27 ottobre 2007 e condannato a morte per blasfemia, il 22 gennaio 2008, da un tribunale della città di Mazar-e-Sharif.

Kambakhsh è stato accusato di blasfemia per aver scaricato da Internet materiale sul ruolo delle donne nell'Islam e averlo poi diffuso all'Università di Balkh. Egli ha sempre negato l'addebito, dicendo di essere stato costretto con la forza a "confessare".
Amnesty International ritiene che non vi fosse alcun presupposto legale né per incriminare né per condannare Kambakhsh. L'accusa nei suoi confronti si è basata sull'articolo 347 del codice penale, che prevede una condanna a un massimo di cinque anni di prigione (e non la pena di morte) per chi disturba o interrompe una cerimonia religiosa o danneggia luoghi di culto. Inoltre, secondo l'articolo 6 del codice provvisorio di procedura penale, un ricorso in appello non può andare oltre i due mesi, dopo i quali il ricorrente deve essere rilasciato anche se il procedimento giudiziario non ha raggiunto una conclusione.
L'appello di Kambakhsh è iniziato il 18 maggio. Egli, quindi, avrebbe dovuto essere rilasciato il 18 luglio.
Tutta la vicenda sembra essere motivata politicamente e avere lo scopo di spingere il fratello di Kambakhsh, giornalista presso l'Istituto per le informazioni sulla guerra e la pace (Institute for War and Peace Reporting, un'organizzazione benefica che si occupa di formazione e rafforzamento delle competenze professionali degli operatori dei mezzi d'informazione locali) a cessare di scrivere articoli critici nei confronti dei "signori della guerra". L'arresto di Kambakhsh era avvenuto proprio dopo che suo fratello aveva pubblicato una serie di articoli sullo stesso tema.

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/591

Venerdì, 26 Settembre, 2008 - 14:24

Cascina Mocucco: attuazione del progetto di riqualificazione

Allego il testo della mozione presentata ieri sera in Cdz6 - 25 settembre - dal consigliere Mapelli e sottoscritta da tutti i consiglieri. Riguarda il progetto di riqualificazione e nel contempo chiede spiegazioni sull'assegnatario che allo stato attuale non ha mai iniziato l'attività oggetto della convenzione col Comune di Milano.

Venerdì, 26 Settembre, 2008 - 14:18

Cavalcavia Don Milani: sosta irregolare

Allego il testo dell'interrogazione presentata ieri ser - 25 settembre - in Consiglio di Zona 6 riguardante la sosta irregolare sul cavalcavia Don Milani-via Brunelleschi.

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