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Il Blog di Antonella Fachin | www.partecipaMi.it
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Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 10:58

Caso Ligresti: non più rinviabile discussione in cons.provinciale

Caso Ligresti, Massimo Gatti (Altra Provincia-PRC-PdCI): “Urbanistica e trasparenza non più rinviabile una discussione pubblica in consiglio provinciale”
  
Milano, 20 ottobre 2009. In merito alle richieste di commissariamento del Comune di Milano per questioni urbanistiche depositate in Provincia di Milano da parte di tre società direttamente o indirettamente riconducibili al gruppo Ligresti, il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia-PRC-PdCI, Massimo Gatti, dichiara:
“Dopo che l’Assessore Altitonante, nella Commissione Controllo e Garanzia del 15 ottobre, alla quale il centrodestra ha fatto clamorosamente mancare il numero legale, ci ha raccontato, in modo strabiliante, che non c’è alcuna discussione in corso tra Podestà e Moratti sulle richieste di Ligresti, abbiamo poi letto sui giornali le cronache dettagliate degli incontri in corso. È davvero incredibile il così scarso rispetto verso le istituzioni rappresentative che sta dimostrando il centrodestra in Provincia. È un dovere morale, prima che istituzionale, avere il coraggio di riferire in aula i contenuti dell’azione amministrativa della Provincia, non limitandosi ad obbedire ad altri o ai poteri forti della città. Quanto sta avvenendo in queste ore, dagli arresti per la bonifica dell’area Santa Giulia alle rocambolesche richieste di rifinanziamento del pozzo senza fondo di Expo 2015, obbliga le amministrazioni pubbliche al primario dovere della trasparenza, della chiarezza e della sobrietà. Mi auguro che tutte le forze di opposizione in Provincia, senza accontentarsi di qualche pacca sulla spalla, sottoscrivano insieme a noi la richiesta di convocazione straordinaria del consiglio provinciale per conoscere direttamente le decisioni della Giunta senza doverle leggere solo dopo sui giornali”.
Federico Gamberini
Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:52

Padroni di cani incivili: protesta al Corvetto

Lo slalom tra gli escrementi canini non è ancora stato elevato al rango di disciplina olimpica, ma conta già diversi praticanti. Ad esempio gli abitanti del quartiere Corvetto che la mattina si trovano a passare da via Mincio e via Panigarola fino a via dei Cinquecento. Sembra infatti che i cani della zona abbiano preso le due vie per il luogo ideale dove espletare i propri bisogni, tanto che ogni giorno i marciapiedi vengono puntualmente inzozzati. “Più che i cani sarebbero da punire i padroni”, chiosa la signora Emilia, “che dovrebbero raccogliere le cacche, o quanto meno portare i cani in qualche parco pubblico”. “Chissà se questi proprietari di cani sarebbero contenti se tutto il vicinato andasse a fare i propri bisogni sul pavimento di casa loro”, ironizza Massimo, da poco residente in piazzale Ferrara, a metà strada tra le due vie. “Dovrebbero esserci dei vigili a fare le multe” denuncia il proprietario di un esercizio commerciale nella zona “Ma qui hanno paura a farle anche a un motorino in sosta vietata, figuriamoci a chi sporca per strada”. Aggiunge infine la signora Emilia: “La situazione di via dei Cinquecento è più vivibile perché l’Amsa passa a pulire dopo il mercato del martedì, ma su via Mincio, dove i marciapiedi sono anche più stretti, camminare è quasi impossibile e la gente preferisce fare magari una strada più lunga, ma senza dover stare sempre attento a dove si mettono i piedi”.

Domenico Palladino

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:38

La Linea Gialla come un’officina metalmeccanica

La Linea 3 della metropolitana milanese è paragonabile a un’officina metalmeccanica per l’inquinamento acustico. E’ quanto emerge dai rilievi effettuati dall’Asl Milano 2 e pubblicati da Legambiente che denunciano una situazione generale oltre i limiti di guardia per la metropolitana milanese e che sulla Linea 3, da San Donato a Maciachini, raggiunge il record di 94,3 decibel per tratta. Per fare un confronto, a 85 decibel in fabbrica scatta l’obbligo di protezione acustica, mentre la musica da discoteca è a un livello leggermente più alto: 110 decibel. Da qui la richiesta all’amministrazione comunale da parte di Andrea Poggio, presidente di Legambiente Lombardia, di un programma di tutela dei milanesi per scendere sotto la soglia degli 80 decibel come accade nelle principali città europee. Non si fa attendere la replica di Atm, l’azienda dei trasporti milanesi, che in una nota precisa che le rilevazioni dell’Asl Milano 2 "non sono comparabili con i limiti di legge definiti dal dlgs 277/91, sostituito dal dlgs.195 del 10/6/2006, in quanto tale legge si applica solo ai luoghi di lavoro, dove la permanenza di diverse ore potrebbe provocare i danni segnalati". Inoltre Legambiente "non considera il tempo di esposizione, sempre limitato, del passeggero all'eventuale livello di rumore fuori limite".

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:33

L’inciviltà passa il fine settimana al Parco delle Rose

C’è un rito che si ripete ogni weekend al Parco Cassinis, noto anche come Parco delle Rose: centinaia di persone si riversano nell’area verde per utilizzare gli spazi adibiti al pic-nic. Il parco si riempie di allegria, portata soprattutto dalla comunità sudamericana a Milano che ha ormai eletto la zona a seconda dimora. Si canta, si balla, si mangia e, ovviamente, si sporca. E qui sorgono i problemi: passata l’ondata di amanti del barbecue rimangono i souvenir lasciati dai più incivili: rifiuti in plastica, residui di cibo, lattine, per la felicità degli addetti Amsa costretti agli straordinari per riportare alla normalità una delle aree verdi più belle della zona 4.  Un tempo la zona era un latifondo del clero, di proprietà dei monaci dell’abbazia di Chiaravalle. La sua storia è collegata all’ambizioso progetto di collegare Milano al Po, e quindi al mare, ed era stato scelto come sede per ospitare il bacino fluviale artificiale. Il bacino scavato fu però usato come stabilimento balneare con tanto di cabine da cui  il nome di “Porto di Mare” della vicina stazione della metropolitana. Oggi è stato rimboschito e ospita pioppi, querce, aceri e rappresenta una valida alternativa per passare un weekend nel verde, a patto di rispettarlo e gettare i rifiuti negli appositi cassonetti che pure nel Parco Cassinis non mancano. Il problema non è nuovo ed era già stato portato all’attenzione dell’amministrazione comunale negli anni scorsi. Amministrazione che provvede sì a pulire ma che ha grosse difficoltà ad infondere una più forte coscienza civica ai cittadini. E forse il ricorso a sanzioni pecuniarie per chi sporca non è un’idea da sottovalutare.

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:28

Piazzale Cuoco: Festival Park, 4 anni di usato sicuro

In viale Puglie da 4 anni c’è un rito che si ripete tutte le domeniche. Non parliamo di una manifestazione religiosa ma di “Festival Park”, un mercatino dell’usato dove chi vuole può affittare i gazebo messi a disposizione dall’azienda organizzatrice per svendere ciò che di superfluo si ha in casa. E sono tanti ad affollare l’area espositiva già dalle sette del mattino, ora di apertura degli “stand”. E si trova di tutto: dai commercianti organizzati che fanno presenza fissa ogni domenica, ad onlus che realizzano vendite di beneficenza, fino al venditore occasionale che ha esposto alla rinfusa le merci più svariate, magari ancora coperte dalla polvere della propria soffitta. Abbiamo incontrato Giuseppina, che è alla sua seconda giornata da espositrice: ci racconta di essere arrivata di buon ora con figlia e futuro genero (con cui ha diviso le spese dello stand) ed è molto soddisfatta di come stanno procedendo le vendite anche se, ci rivela, “se non ci organizza per bene risulta difficile anche rientrare dalle spese di noleggio di spazio espositivo e gazebo. Tanto più che proprio di recente sono state aumentate le tariffe!”.
Tariffe che in realtà non sono così esose: i prezzo vanno dai 20 ai 60 euro a seconda della grandezza dello spazio e se lo si vuole coperto o meno. Inoltre ci sono tariffe scontate per chi prenota per più domeniche di fila.  La zona è videosorvegliata, illuminata e con servizi igienici e di ristoro, parcheggio e ingresso al pubblico gratuti per una giornata di scambi che si conclude alle 19 tra piccoli e grandi affari. Tutto diventa oggetto di scambio: chi scrive si è visto chiedere un prezzo per la macchina fotografica che stava usando per scattare le foto da pubblicare!
La manifestazione ha anche un sito web: www.festivalpark.it dove si possono trovare tutte le informazioni utili per partecipare sia come pubblico che come espositore.

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:23

La commissione sport di zona 4 è ferma

Parla Angelo Mario Misani, componente del “parlamentino” zonale
La commissione sport di zona 4 è ferma
Lo denuncia il consigliere che lancia una proposta: “Una settimana dello sport” in zona 4

di Domenico Palladino

Angelo Mario Misani, classe 1948, è al suo secondo mandato come consigliere di zona 4: dal 2001 al 2006 in lista nella Margherita e, attualmente, nelle fila dell’Ulivo. E’ membro effettivo delle commissioni Sport, Cultura, Territorio e viabilità e Polo Multifunzionale e abita da sempre in zona Corvetto. L’abbiamo incontrato per un’intervista informale in un bar di viale Lucania e ci ha portato nei meandri del consiglio di zona 4, con particolare attenzione agli argomenti che più gli stanno a cuore.

Consigliere Misani, quali sono le priorità a cui il consiglio di zona 4 dovrebbe dedicarsi?
Più che di priorità parlerei di una necessità fondamentale: quella di realizzare il tanto chiacchierato decentramento: bisogna mettere in condizione il consiglio di zona di essere autonomo sia nelle scelte politiche che in quelle riguardanti il territorio con personale di riferimento che dipendano dal decentramento.

L’autonomia dovrebbe esserci anche dal punto di vista economico?
Senz’altro, attualmente i pochi fondi che il consiglio ha a disposizione vengono distribuiti a pochissimi settori e in una maniera che non è clientelare, perché sarebbe ingiusto definirla così, ma sicuramente soffre della mancanza di una strategia di fondo e di contributi mirati ad ottenere un risultato.  I soldi vengono distribuiti a pioggia tra chi ne fa richiesta e ha i requisiti, ma spesso non c’è neanche un riscontro sul successo avuto dalle manifestazioni.

Lei cosa proporrebbe, ad esempio?
Si potrebbe fare una “Settimana dello sport” in primavera, promossa dal consiglio di Zona magari in diverse piazze del nostro territorio, coinvolgendo le società sportive di base, le associazioni e la cittadinanza con lo scopo di promuovere una sana cultura sportiva.

Quali sono gli ostacoli a un progetto del genere?
Attualmente la commissione sport si è seduta, è praticamente ferma, dalle elezioni ad oggi è stata organizzata solo una serie di conferenze alla Palazzina Liberty, mentre per il resto sono state reiterate le iniziative dell’anno precedente. Del documento programmatico presentato dal presidente di commissione ad inizio consigliatura non è stato realizzato ancora nulla. Manca una spinta propositiva all’organizzazione di nuove manifestazioni.

Come opposizione quali risultati avete ottenuti in questi mesi di consigliatura?
C’è da premettere che il ruolo del consiglio di zona è spesso puramente consultivo, ma diverse nostre proposte hanno avuto consenso e approvazione anche da parte della maggioranza. Ad esempio nella seduta del 25 gennaio una richiesta dell’opposizione, avanzata su mia iniziativa, sul problema della viabilità in zona Marocchetti-Lucania in seguito alla chiusura del passaggio a livello di via Toffetti, è passato a larga maggioranza con solo qualche astensione. Questo dimostra che su temi che riguardano i problemi della zona c’è una condivisone  che supera le visioni ideologiche dell’appartenenza politica. Poi non sappiamo se a livello centrale ne prenderanno atto, ma la nostra è comunque una voce forte che si farà sentire ogni volta che ce ne sarà bisogno.

C’è assenteismo in Consiglio di Zona?
Non parlerei di assenteismo dato che ognuno ha i suoi impegni, però è vero che molte volte siamo noi dell’opposizione a garantire il numero legale in consiglio. E se capita una nostra astensione dal voto per iniziative che non condividiamo rischiamo anche di essere accusati di bloccare i lavori del consiglio.

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:16

Al Corvetto il centro “Ascolta famiglie”

In via San Dionigi 1 è attivo ormai da diversi anni il Centro “Ascolta famiglie” del Ceas (Centro Ambrosiano di Solidarietà), rivolto a famiglie, minori e adulti, che vivono una situazione di incertezza, difficoltà, confusione o crisi. L’iniziativa, nata su impulso della Caritas Ambrosiana, offre gratuitamente colloqui di orientamento e sostegno psicologico ed educativo a ragazzi dagli 11 anni in su e agli adulti. I servizi offerti vanno dall’accompagnamento educativo dei minori a consigli sulle difficoltà che si incontrano a scuola, nelle relazioni in famiglia, nell’uso precoce di sostanza stupefacenti e nell’approccio alla sessualità. In sinergia con altre realtà del quartiere Mazzini viene svolto anche il servizio di orientamento scolastico e lavorativo in rete con altre realtà del quartiere, informazioni su servizi e realtà pubbliche e private del quartiere.
Presso il centro lavorano ascoltatori qualificati (psicologi ed educatori) che possono fornire un aiuto concreto alle tante persone, soprattutto giovani, che a loro si rivolgono. La struttura, alla quale si accede dall’ingresso di piazza Angilberto 2, è aperta il lunedì dalle 14:30 alle 18:30, il giovedì dalle 16:00 alle 19:00 e il venerdì dalle 10:00 alle 13:00. E’ possibile anche prendere appuntamento in altri orari chiamando lo 02/533078 o inviando una email all’indirizzo famiglie@ceasmarotta.it

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 02:03

L'ufficio stampa nell'era del social network

“Devo leggere un paio di blog prima di formarmi un’opinione” è la battuta con cui Cal McCaffrey liquida la giovane collega blogger nel thriller State of Play. Una battuta che in realtà nasconde una constatazione: il web, con tutti i suoi difetti e nonostante non sia ancora diffuso come dovrebbe, è un formidabile strumento per creare tendenze, radicare opinioni e formare una reputazione. Logico dunque che il mondo delle pubbliche relazioni e degli uffici stampa debba confrontarsi con il nuovo media e non consideralo l'evoluzione del fax, come si crede in qualche redazione antidiluviana.

La rete Internet è invece una cassa di risonanza complementare alle agenzie di stampa: la sua forza è nella capacità di creare dibattito in tempo reale, di diffondere opinioni con un effetto moltiplicatore, di far nascere il dialogo tra chi comunica e chi riceve la comunicazione. E’ proprio quest’ultima la rivoluzione rispetto ai media tradizionali: su internet non si tratta semplicemente di inviare comunicati a testate e blog online.

Bisogna invece comunicare in prima persona, monitorare le reazioni del pubblico e rispondere alle sollecitazioni che arrivano dalla rete, che siano positive o negative. Ufficio stampa diventa un termine improprio in quando non è più solo la stampa che crea una reputazione e diffonde le notizie. Aziende ed enti pubblici devono invece entrare nell’ottica di avere un ufficio comunicazione globale che integri tutti i media: che continui a diffondere notizie attraverso agenzie, giornali, radio e tv ma che completi l’opera aprendo canali di comunicazione online: su social network come Facebook, Twitter o Linkedin, tramite il sito web aziendale, tramite un’azione di relazioni pubbliche con siti di informazione online e blogosfera.

E’ una necessità che riguarda sia il pubblico che il privato e che contiene al suo interno insidie e opportunità. L’insidia principale nel mare aperto del web è quella di avere feedback non positivi, critiche esplicite o attacchi premeditati. La democrazia digitale è anche questo e sarebbe deleterio lasciare che ciò avvenga senza fare nulla. L’opportunità del web è però quella di poter intervenire in prima persona, rispondere alle critiche ricevute e mostrare un’azienda o un ente che si interessa ed è vicina ai propri clienti. Per farlo bisogna però sapere come ci si comporta e come si comunica in rete, altrimenti l’azione potrebbe diventare controproducente. E’ il caso di aziende che rispondono in maniera arrogante, magari pretendendo di rimuovere i contenuti o minacciando azioni legali: i tentativi di censura, si sa, sono così malvisti in rete che possono trasformarsi in un boomerang in tempi brevissimi.

Nasce così la necessità di avvalersi di un Pool di professionisti esperti della comunicazione su questi media. Non più semplici giornalisti, non più ordinari esperti di comunicazione pubblica e aziendale, non più gli abituali account in relazioni pubbliche. Le nuova figure professionali che dovranno gestire la comunicazione di imprese e enti pubblici, oltre ad essere un misto di queste tre cose dovranno conoscere in maniera approfondita il web, capirne la natura e saperne interpretare lo spirito, essere in grado di suggerire strategie tagliate su misura per quello che si propone e per il target che si vuole raggiungere. E questo può farlo realmente solo chi su internet c’è nato e vissuto. Per sapere chi sono non serve leggere presentazioni autoreferenziali e curriculum di esperti web 2.0 per nomina divina. Basta controllare cosa ne pensa la rete oppure vedere quali sono i primi risultati su Google che, per essere generati, da un software, rappresentano una buona approssimazione di ciò che sul web è più popolare.

 

Martedì, 20 Ottobre, 2009 - 11:00

Un riconoscimento dovuto: amborgino d'oro all'AGEDO

L'AGEDO è un'associazione che vede la sua sede nazionale in Zona 4. Apprendo sulla stampa che il Gruppo consiliare del PD ha proposto di assegnare la Civica Benemerenza dell'Ambrogino d'Oro all'Associazione Genitori degli Omosessuali. Spero che sia un'imprecisione dei giornali, in quanto la proposta, in realtà, vede proponenti consiglieri appartenenti a diversi gruppi consiliari, tra cui la Lista Uniti con Dario Fo e Rifondazione Comunista. Spero, comunque e a onore di cronaca, tramite questo mio intervento di avere chiarito la paternità possiamo dire estesa di questa importante iniziativa consiliare. Il dato positivo, senza ora dibattere sull'origine della proposta, riguarda la presenza di diverse consigliere e diversi consiglieri comunali nell'intenzione di assegnare l'Ambrogino a un'associazione che opera da anni sul territorio milanese, lombardo e nazionale per assistere e aiutare, informare e formare, le famiglie degli omosessuali, fatta esclusivamente da volontari, a loro volta genitori di ragazze e di ragazzi LGBT.
Negli ultimi mesi atti omofobici di violenza gratuita contro gay, lesbiche, transessuali e transgender si sono susseguiti con efferatezza e di diversa entità. Alcune vittime sono state attaccate fisicamente, altre sono state soggette a dileggi verbali e offese di vario grado, mentre altre ancora sono state minacciate e ingiuriate con ferocia drammatica. Da ultimo ricordiamo l'episodio verificatosi a Napoli che ha visto un insegnante aggredito da due ragazzi con un contundente; un transessuale percosso con gravi conseguenza da ignoti a Bologna; per non dimenticare, infine, i fatti avvenuti al Gay Pride Village di Roma questa estate, oppure l'asurda e inqualificabile petizione firmata da diversi condomini richiedente l'allontanamento di una coppia omosessuale.
Un riconoscimento all'AGEDO della Civica Benemerenza sarebbe un segnale in controtendenza a una prassi istituzionale che denuncia atteggiamenti di intolleranza e di pregiudizio da parte di alcuni cosidetti "rappresentanti" nei confronti di persone di orientamento LGBT: martedì scorso la Camera ha rigettato la proposta condivisa in Commissione parlamentare di istituire l'aggravante dell'oirentamento sessuale per atti di violenza e di persecuzione contro la persona. Milano non è esente da episodi simili, sia nella società civile, se così si può dire, sia nelle istituzioni. Ricordiamo le espressioni di dileggio e di offesa pronunciate dal capogruppo della Lega in regione Lombardia in merito all'esame della proposta, presentata dai Gruppi di opposizione di centrosinistra e respinta dalla maggioranza, di adesione alla Giornata Mondiale contro l'omofobia. Ricordiamo, infine, gli attacchi e gli attentati contro sedi di locali LGBT nella "gay street" milanese di Via Sammartini, nonchè le scritte omofobe che alcuni mesi fa sono apparse sulle saracinesche della sede dell'Arcigay di Milano. L'AGEDO si impegna nei tessuti sociali, sui luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ambiti culturali, ad affermare i diritti civili e alla identità personale.
L'utenza e i beneficiari delle attività dell'associazione sono molti: i  genitori  di  omosessuali  sono  un grande numero. L'obiettivo dell'AGEDO prevede una collaborazione con genitori di eterosessuali per costruire un cambiamento culturale e di mentalità capace di accettare tutte le diversità, contro ogni forma di pregiudizio irrazionale e inaccettabile che definisce gli omosessuali come diversi, magari malati, innaturali. L'omosessualità è una condizione, come denuncia l'Organizzazione Mondiale della Sanità, e come tale deve essere considerata nella complessa società. L'omosessuale ha una propria dignità e come tale deve essere considerato persona a tutti gli effetti, cittadina e cittadino con pari diritti e pari opportunità.
L'assegnazione della Civica Benemerenza all'AGEDO può garantire un cambiamento di rotta nel difficile e spesso sconfortante panorama istituzionale, politico nostrano. Il Comune di Milano nel maggio 2008 ha respinto con voti contrari trasversali la proposta unanimemente accolta nelle commissioni rispettive, pari opportunità e politiche sociali, di istituire il registro delle Convivenze Affettive, un timido ma importante passo verso un'estensione dei diritti e delle opportunità per la numerosa comunità lgbt presente nella città. E' auspicabile che, qualora venisse accolta tale iniziativa lodevole e onorabile, si definisca un percorso utile e funzionale a rimuovere ineguaglianze irricevibili e ancora esistenti in uno stato che si definisce di diritto e fondato sull'eguaglianza delle persone a prescindere da orientamenti sessuali.

Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 18 Ottobre, 2009 - 16:10

Vietato spiare i dipendenti sul Web

 Le aziende costrette al dietrofront dal Garante della Privacy

Il Garante della privacy ha vietato alla società Italian Gasket, che per mesi ha spiato un dipendente sul Web, di usare i dati emersi dalle indagini per avviare azioni disciplinari contro di lui. L’azienda ha monitorato le attività del soggetto, registrando ogni accesso alla Rete e i siti che visitava, grazie a Squid, un software Open Source segretamente installato sul pc aziendale.

Nonostante le indagini abbiano dimostrato il comportamento scorretto del lavoratore, reo di aver passato molte ore su Internet per scopi personali, il Garante ha dichiarato illegittima la condotta dell’azienda e inutilizzabili i dati ottenuti con l’inganno. L'istallazione di un software con funzionalità appositamente configurate per il tracciamento sistematico e continuativo degli accessi a Internet, con la conseguente memorizzazione di tutte le pagine web visualizzate, viola infatti l'art.4 comma 1 dello Statuto dei Lavoratori.

Inoltre il comportamento della Italian Gasket va contro le "Linee guida per posta elettronica e internet", una serie di disposizioni rese note dal Garante nel marzo del 2007. Secondo queste indicazioni i controlli delle aziende sui dipendenti devono essere graduali, mai prolungati né costanti. E soprattutto non possono interessare un singolo lavoratore. Insomma, nulla giustifica l'accanimento particolare che Italian Gasket ha riservato al proprio dipendente.

La decisione del Garante mette un po’ d’ordine su un argomento al centro di numerose polemiche. Negli ultimi anni infatti sono stati messi a punto diversi strumenti per effettuare un monitoraggio nei limiti del consentito, ma spesso le aziende preferiscono intervenire più decisamente e mettere sotto osservazione solo i soggetti sospettati di essere fannulloni.

La direttiva del Garante di sicuro non consente di passare tutto il tempo che si vuole su Internet durante l’orario di lavoro, ma chiarisce in modo inequivocabile che spiare i dipendenti, anche con mezzi tecnologici, è una chiara violazione dei diritti dei lavoratori. Le aziende sono avvisate.

Luana Andreoni     Copyright © CULTUR-E

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