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Il Blog di Lista Destra Liberale  - Liberali per l'Italia | www.partecipaMi.it
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Giovedì, 11 Maggio, 2006 - 11:46

Educazione dei cittadini e presenza di servizi


Giovedì, 11 Maggio, 2006 - 10:05

Benvenuti!

Ciao a tutti. Mi piacerebbe che questo blog fosse un spazio di confronto e di discussione, in cui ciascuno si senta libero di esprimere la propria opinione. Sono convinto che incontrarci in questo spazio virtuale e pubblico, per discutere della polis e avanzare idee, dubbi e proposte, sia il primo passo per rendere la città di Milano un po' più nostra
Forse basta provarci...

Raffaele Barki

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 23:15

La Casa come problema Sociale

La Casa è diventato il problema di carattere Sociale di Milano.
La speculazione edilizia con l'esplosione dei prezzi immobiliari e l'incapacità di gestione e/o creazione del patrimonio immobiliare dell'edilizia sociale hanno provocato una tragica condizione di esclusione abitativa.
Nella nostra Città mancano all'appello circa 40.000 alloggi !

Devono essere inserite quote di edilizia a canone sociale nei programmi di riqualificazione urbana (PRU) e nei piani integrati di intervento (PII).
Nelle convenzioni si deve utilizzare il meccanismo della cessione gratuita al COmune di alloggi da dare in affitto o di aree private da destinare agli interventi di edilizia popolare o non profit.
Si deve provvedere all'utilizzo degli alloggi sfitti, alla ristrutturazione degli alloggi inagibili o non assegnabili per condizioni di degrado, mancanza di servizi, metratura insufficiente.

COME LA PENSATE ???

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 23:05

Gandolfi: "una campagna elettorale senza manifesti per rispetto dell'intelligenza dei cittadini"

Questione di principio – “Non ho mai potuto sopportare quei manifesti con sopra i faccioni sorridenti (sovente con foto di dieci anni prima) e brevi slogan ad effetto ma senza nessun vero contenuto. Sono un'offesa all'intelligenza dei cittadini
Oltre al fatto che poi quei manifesti con i nomi in caratteri cubitali danno origine ad una lotta incivile di chi ne mette di più, uno sopra l’altro e staccando quelli degli avversari: cumuli di carta che deturpano la nostra città
Non li ho mai sopportati e non intendo entrare in questa logica perversa. Non metterò neanche mezzo manifesto: ne faccio una questione di principio ... ma anche di metodo.”  
Questione di metodo – “Chi si candida per amministrare una città importante come Milano deve dimostrare fin dalla campagna elettorale la capacità di ottenere gli obiettivi che si prefigge con la minima spesa possibile. Questo è il primo modo per dimostrare ai cittadini che quando si avranno in mano i destini e le risorse economiche della città non si sprecherà neppure un euro dei soldi della comunità.
Mi hanno sempre lasciato perplesso quelli che sono disposti a spendere migliaia di euro per la campagna elettorale per andare a fare il consigliere comunale. Se sono pronti a spendere così tanti soldi di tasca loro per una campagna elettorale, saranno poi ancora più propensi a spendere senza troppi scrupoli i soldi pubblici.
Il buon amministratore si vede già da come fa la sua campagna elettorale: se spende poco e ottiene il risultato di essere eletto, allora sarà anche in grado di amministrare al meglio i soldi pubblici.”

Questione di contenuti – “Quasi superfluo rilevare che i manifesti elettorali sparsi qua e la per la città sono assolutamente privi di qualsiasi contenuto. Perchè metterli? Quale messaggio politico danno? Assolutamente nessuno.

Molto meglio una campagna elettorale in cui ci si confronta con la gente nei mercati e per strada, scambiando idee e opinioni. Fare capire il proprio pensiero e le ragioni per cui dovrebbero dare la preferenza proprio a te.
La mia campagna elettorale vuole privilegiare i contenuti.
Per questo rifiuto di fare anche un solo manifesto elettorale e mi dedicherò totalmente alla campagna elettorale per le strade e nei mercati. Userò molto anche internet e il mio sito (www.lucagandolfi.it), già ricco di contenuti, dove ne saranno man mano aggiunti altri grazie ai suggerimenti che mi verranno dati dai cittadini per strada e nei mercati.

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 22:49

Le donne fanno la politica e ci riescono!

Questa è la storia di un gruppo di impavide torinesi  che si incontrarono nel 2001 alla Casa delle Donne della loro città. Ce n’erano di tutti i tipi, donne che hanno a cuore se stesse e le altre e poi giornaliste, mediche, avvocate, sindacaliste.
L’idea era di essere soggetti e non oggetti della politica: proporre e non semplicemente difendere i propri diritti, avere spazio e dignità e non, al massimo, ottenere provvedimenti riparatori.
Cominciarono dunque a farsi sentire in città con azioni visibili contro il Piano Sanitario della Giunta di allora, che imponeva ticket altissimi sui farmaci e tagliava senza scrupoli l’assistenza alle aree deboli nella regione.
Poi il colpo di genio: scrissero da sole la delibera che avrebbero voluto e la imposero all’assessore ai servizi sociali del Comune di Torino.
Ottennero:
la formazione di un tavolo permanente con loro stesse, tutti gli  assessori competenti in materia di welfare e politiche sanitarie, chi gestisce i soldi, i rappresentanti delle strutture ospedaliere e delle ASL, l’associazionismo e il sindacato;
che il tavolo in questione, il più trasversale possibile, avesse fondi da spendere;
che si potesse avvalere degli Istituti di Ricerca della Regione;
che promuovesse la salute in tutte le età, etnie e situazioni della vita, anche con competenze di valutazione e di ricerca.
Naturalmente l’assessore di allora ne fu sconvolto. Oggi il rapporto si è molto evoluto, grazie al fatto che l’iniziativa divenne punto di forza della campagna elettorale di una donna che si candidò alle elezioni, le vinse e che mantiene tuttora l’impegno e garantisce i fondi. La presenza di interlocutrici politiche ha favorito l’evoluzione di un rapporto non utilitaristico ma utile per entrambe le parti.
Ne è seguita una ricerca sui consultori di Torino. Questa ha favorito il contatto con tutti i soggetti interessati e con operatrici e operatori, rafforzato da un convegno di restituzione in cui le partecipanti hanno ottenuto l’ECM.
Si è imposta oggi l’urgenza di un incontro tra gli Osservatori sulla Salute che stanno già lavorando anche a Milano, Bologna, Firenze, Venezia, Napoli e Roma. L’idea è di costituire un tavolo nazionale di rete e di ricerca con i seguenti obiettivi:
costruire e rafforzare relazioni, conoscere i luoghi della prevenzione e della salute che già esistono, valorizzarli e diffonderne le pratiche;
rafforzare i rapporti con le donne nelle istituzioni;
aggiornarsi costantemente sulla conoscenza delle leggi e sulla loro applicazione;
avviare ricerche globali sulla salute, ad esempio sull’infertilità, il desiderio di maternità o di genitorialità, etc.
coordinarsi su azioni realizzabili a livello regionale, tra le quali
-         la richiesta di gare ad evidenza pubblica che quotino i prezzi degli anticoncezionali da distribuire all’interno dei consultori, chiedendo alle farmacie se vogliono aderire; si possono diminuire così i prezzi dei prodotti quali gli IUD, i contraccettivi postcoitali e degli anticoncezionali;
-         la richiesta di passaggio di tabella da “C” ad “A” per le pillole anticoncezionali;
-         la diffida agli Ospedali che rifiutano la pillola del giorno dopo definendola erroneamente abortiva e quindi oggetto di obiezione di coscienza;
-         promuovere la maternità consapevole e prevenire la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili;
-         la richiesta dell’uso della RU486 sulla base del diritto di scelta e fare campagna;
-         attivare campagne di pressione contro la coercizione all’obiezione di coscienza;
-         reintrodurre, a livello di sensibilità sociale, l’idea della gestione sociale delle strutture consultoriali.
A Milano, come OSAdonne, Osservatorio sulla Salute delle Donne, ci stiamo muovendo in questa direzione, con il proposito di innervare la politica istituzionale con nuovi soggetti, contributi e risorse. Questo obiettivo si crea principalmente con un costante rapporto con tutti i cittadini,  le istituzioni,  i sindacati, le associazioni e i movimenti.
Basta volerlo ..
           

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 22:10

Ballymena, Irlanda del Nord: dove il settarismo è di casa

L'Irlanda del Nord è oggi una terra arcobaleno. I cattolici si sono numericamente avvicinati al 50%, ma insieme alla loro crescita si sono verificati due fatti apparentemente contraddittori.
Da un lato, la crescita del settarismo e della lacerazione del Paese; dall'altro, l'emergere del fenomeno delle coppie miste (una su cinque nel capoluogo, Belfast).

Michael McIlveen, un quindicenne cattolico che viveva vicino a Ballymena, contea di Antrim, a stragrande maggioranza protestante, pochi giorni fa è stato ucciso a colpi di mazza da baseball da quattro o cinque persone. Sembra evidente a tutti che il motivo sia l'eterna lotta tra cattolici e protestanti.
Naturalmente, trattandosi di una brutale aggressione a un minorenne, i capli lealisti (a cominciare dall'Ordine d'Orange) e anche tutti i politici protestanti hanno condannato l'omicidio senza mezzi termini.
Così ha fatto Ian Paisley, deputato a Westminster e parlamentare europeo, segretario del DUP (primo partito nordirlandese), eletto proprio a North Antrim.
Il fatto che Paisley abbia condannato l'omicidio non deve essere preso come un'ovvietà: egli infatti ha fondato il DUP per contrastare le più morbide posizioni dell'unionismo "ufficiale" e l'ha mantenuto su posizioni settarie fino ad oggi.

Un esempio? Notizia di oggi. Il luogo è sempre Ballymena.
Il consiglio comunale (poi dicono che in Italia siamo burocratici...) doveva stabilire se scrivere "welcome" sulla porta dell'ufficio del turismo anche in tedesco, francese e... gaelico.
Gaelico. Ovvero "irlandese". Una delle due lingue ufficiali della Repubblica d'Irlanda, ma soprattutto un'occasione per lanciare un messaggio ai settari.
Il consiglio comunale, dominato dal DUP, ha detto no. Ha detto che se si comincia con tre lingue, si deve finire col metterle tutte. Ha detto anche che la "gente del sud" non ha bisogno del gaelico perché parla l'inglese e potrà comprendere "welcome".
Senza dubbio. Così come potranno comprenderlo i tedeschi, i francesi, i russi e chiunque nel mondo.
La significatività del gesto simbolico, però, è stata "accantonata" (o meglio: è stata ben compresa!) dai rappresentanti del settarismo protestante.

In fondo, non è un po' quello che è appena accaduto in Italia, dove forti della loro maggioranza le sinistre hanno piazzato quasi chi desideravano alle tre più alte cariche dello Stato?

La democrazia risponde alla domanda: "come scegliere chi governa?".
Il liberalismo risponde alla domanda: "che limiti dare a chi governa?".

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 18:30

Le sinistre occupano lo Stato: cosa risponde la CdL?

L'elezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica impone riflessioni sulla politica nazionale.
Non si discute l'onestà morale dell'uomo, ma il risultato che le sinistre hanno conseguito dopo le elezioni politiche.

In particolare, abbiamo oggi un presidente del Senato (Marini) cattolico di sinistra, un presidente della Camera (Bertinotti) comunista e amico della sinistra radicale, un presidente della Repubblica (Napolitano) ex comunista.
Un risultato sorprendente, data l'effimera distanza di voti tra le due coalizioni. Un risultato che non rappresenta il Paese, tant'è che Prodi, dopo l'elezione di Marini e Bertinotti, aveva calcisticamente esclamato: "2-0".

Le sinistre pigliatutto hanno messo poi, oggi, la ciliegina sulla torta (democratica?) segnando il terzo gol. E se forse è un bene che alla più alta carica dello Stato sia andato un riformista e non Massimo D'Alema, dobbiamo valutare l'impatto sulla democrazia di questo Paese.

Non arriviamo ad affermare che la democrazia sia in pericolo, ma non possiamo non constatare che (se fosse stato per le sinistre) oggi avremmo avuto D'Alema (che non ha ancora chiarito i suoi rapporti col mondo delle cooperative rosse, la scalata Unipol, eccetera) al Quirinale.

Allo stesso tempo, però, non possiamo non registrare lo sbando del centro-destra: una coalizione capace di aggregare, contro ogni pronostico, la metà esatta del Paese, e che non è in grado di apparire unita nemmeno nelle trattative pre-elezione del presidente: l'Udc in particolare ha trovato il modo di smarcarsi per l'ennesima volta, peraltro nel modo peggiore (appoggiando, almeno nelle dichiarazioni, l'ex comunista Napolitano), quando invece sarebbe stato più giusto contrapporre un nome di incontestabile prestigio e rappresentanza, consci che la CdL non avrebbe avuto i numeri per imporre il "suo" candidato preferito.

Lo sbando della CdL, arroccata sulla scheda bianca quasi a certificare la propria inadeguatezza nella scelta di un presidente realmente condiviso, fa il paio con il dilagare delle sinistre, che trattando le prime sedute parlamentari della nuova legislatura come fossero una partita di calcio si preoccupano di segnare gol, 1-0, 2-0, 3-0, e se potessero andrebbero avanti, con l'accortezza di acontentare prima l'uno poi l'altro alleato.
Così, dopo il biscottino al mondo sindacale (con Marini) e dopo il dolcetto alla sinistra radicale (con Bertinotti), non si poteva non accontentare il maggiore partito delle sinistre, i Ds.
E allora, habemus presidentem Napolitano.

Cosa pensano gli italiani che hanno votato per la CdL ritenendola una credibile alternativa a queste sinistre? Forse sono già consapevoli che di meglio non si potesse fare, le schede bianche dei loro parlamentari sembrano dimostrare questo.
E invece, un diverso senso di responsabilità avrebbe suggerito la presentazione di un candidato a cui le sinistre non avrebbero potuto dire di no, per smascherare il loro concetto di distribuzione delle cariche dello Stato.

Non è stato fatto. Abbiamo 347 schede bianche e 42 voti a Umberto Bossi che denunciano l'incapacità della CdL di rappresentare i moderati in un momento troppo importante per il Paese.

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 15:02

Comitato per la promozione di una progettazione partecipata nell'area di Porta Genova

Apro il dibattito sull'argomento.

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 13:23

Il Programma Umanista

Questo programma si ispira ai seguenti punti:
- l'essere umano come valore centrale
- la non-violenza come metodologia per arrivare a un mondo di pace
- la solidarietà con chi è discriminato
- i diritti umani, tra cui il diritto alla salute, educazione, casa, retribuzione
- la democrazia diretta e la sovranità del cittadino
- la ricerca dell'equilibrio tra l'uomo e l'ambiente naturale
Decenni di clientelismo prima e affarismo poi hanno reso Milano una città dai due estremi: lusso, alta moda e affari da un lato; indigenza, emarginazione e degrado dall’altro. I dati contenuti in numerosi studi, dimostrano che la distanza tra ricchi e poveri sta inesorabilmente aumentando. Questo divario non è il risultato di misteriosi meccanismi o sviluppi imprevedibili, ma di politiche sbagliate e interessi di parte. La città è stata gestita come un'impresa inseguendo gli interessi economici di pochi e trascurando la dimensione sociale.
Il programma del Partito Umanista si basa quindi sulla premessa che il modello del cosiddetto “libero mercato” e delle privatizzazioni ha fallito, avendo portato all’esclusione sociale di molte fasce della popolazione: giovani, pensionati, malati, disoccupati, ecc.
Proponiamo un nuovo modello economico basato sulla partecipazione dei lavoratori che avrà come priorità non il conseguimento di profitti ma l’utilità sociale dell’impresa. Proponiamo inoltre un modello di amministrazione pubblica dove il Comune fornisca direttamente numerosi servizi e intervenga come regolatore in tutti i campi. 

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 12:05

Monumentalità del centro e rilancio delle periferie

Quando parliamo di monumentalità e decoro del centro storico, non intendiamo proporre un modello ingessato per il futuro di Milano.
Noi siamo convinti che lo stallo economico della città si risolva cercando lo sviluppo per un nuovo boom, basato non più sull'industria ma su nuovi processi "produttivi" legati all'eccellenza e al terziario.

Non abbiamo in mente una Milano statica e desolata, tutt'altro.
Ma vogliamo focalizzarci sul fatto che il dualismo esistente rovini la città.
Per dualismo intendiamo la compresenza da un lato di un centro storico che attrae lavoro, turismo e tempo libero, e dall'altro di periferie sempre più emarginate: è un problema che Milano vive da tempo, ma che attanaglia anche altre grandi città nel mondo.

Ci accorgiamo poi che l'uso del centro storico porta a un processo di degrado dello stesso.
La Milano "entro i Bastioni" è ormai un contenitore di tutto: e invece andrebbe rispettata, amata, non deturpata.

Per ora è un dato di fatto che la vita giornaliera di Milano si svolga soprattutto in centro. Tale concentrazione è causa, tra l'altro, di sempre maggiore traffico automobilistico e inquinamento.

Tale impostazione va superata: vanno riscoperti i vantaggi delle periferie e di un sistema urbano davvero integrato.
Pensiamoci. Le periferie sono più grandi, contengono più spazi ora inutilizzati, conservano più associazionismo, ma presentano anche maggiori problemi di marginalità e conflitti.

Riportare le periferie al centro di una visione d'insieme significa ottenere due effetti positivi contemporaneamente:

* restituire al centro storico una "qualità di vita e di uso" più a misura umana e valorizzarlo nella sua bellezza e monumentalità;
* fornire alle periferie nuove occasioni di sviluppo e di attenzione.

In questo senso, decentrare servizi, eventi, manifestazioni e (in generale) occasioni di uso economico e sociale della città è la strada giusta per far crescere le periferie preservando il decoro del centro storico.

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