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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Martedì, 25 Novembre, 2008 - 14:45

Giornata contro al violenza di genere

Oggi è un'importante giornata. E' una giornata che non può, nè deve essere considerata solamente rito cerimoniale annuale, episodica scadenza temporale. Mi riferisco alla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
A TG3 Linea Notte, ieri sera, si è tenuto un importante servizio sul tema, alla presenza della Presidentessa Oria Gargano di "Be free", cooperativa che da tempo agisce con iniziative contro questo fenomeno barbaro e ignobile, che corrode il nostro Paese, la nostra società, in silenzio, è drammatico dirlo. Non si conoscono le vittime di azioni crudeli e soprusi che vengono perpetrati dagli uomini, che spesso sono gli stessi partner, ex mariti, familiari, molto frequentamente padri e nonni, cugini, all'interno delle mura domestiche. Le vittime di questa nefandezza corrosiva sono donne spesso lasciate da sole nell'affrontare la questione, spesso intimidite e annientate nella propria autonomia e libertà, indipendenza, lacerate psicologicamente e annichilite nel procedere giudiziariamente contro i criminali autori delle violenze. Secondo i dati dell’”Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere” del Consiglio d’Europa, le violenze subite dal partner, marito, fidanzato o padre è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in occidente e nel mondo. Questo è un ato che determina una prova di quanto sia esteso un fenomeno soprattutto in Occidente, che si autodefinisce come "patria della civiltà", non si capisce quale.
L'Italia non è esente da questa piaga che uccide quanto uccide la guerra, che uccide quanto uccide una malattia infettiva, che uccide quanto uccide qualsiasi atto perpetrato contro i diritti umani. In occasione del 10 dicembre Amnesty International ha voluto dedicare la campagna tradizionale, "Write for Right", per il 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, a un tema di preoccupante portata e di gravità assoluta, quale la violenza di genere, promuoendo petizioni a favore di donne vittime dell'abuso e della sopraffazione del potere, in Cina, in Iran, in Eritrea, in molte parti del mondo. Si tratta di donne detenute perchè faenti parte di organizzazioni di opposizione politica ai regimi, ricordiamo Mao Hengfeng in Cina, oppure si tratta di donne violentate e stuprate consecutivamente da funzionari della Polizia, come è il caso di Bárbara Italia Méndez in Messico, fermata perchè opartecipante ad azioni di protesta nella città di San Salvador. E' anche il caso di Aster Fissehatsion, eritrea, incarcerata con altri dissidenti politici senza mandato di cattura, senza processo, senza diritto di difesa.
Ma casi di violenza contro le donne si verificano anche in Italia. Nel 2007 nei soli primi sei mesi sono state uccise 62 donne, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. Ricordiamo gli unici fatti passati dai rotocalchi mediatici e dalla stampa, elevatamente inferiori al numero complessivo di fatti criminosi della stessa portata, di Hina, accoltellata a Brescia dal padre, di Vjosa, uccisa dal marito a Reggio Emilia, di Paola, violentata a Torre del Lago, di Sara, colpita a morte da un amico a Torino e di una ventenne originaria del Ghana, costretta ad un rapporto sessuale in pieno centro a Pordenone.
Ma è ancora più drammatico leggere che in Italia, da Bolzano a Catania, sette donne al giorno vengono maltrattate, subiscono violenze di ogni genere, sono vittime di abusi, sessuali, fisici e psicologici. Il dato complessivo e finale ci conduce a registrare, così, un milione di donne che hanno subito violenza, fisica o sessuale, dimostrando, così, in modo tragico e devastante che da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni, maggiormente rispetto al cancro e degli incidenti stradali.
Questi dati secondo l'ISTAT non sono sogetti a una diminuzione ma, anzi, sono destinati ad aumentare progressivamente ogni anno: dal 2006 al 2007 i casi di violenza contro le donne sono aumentati del 22%, confermando che nel 2006 il 62 per cento delle donne è stata maltrattata dal partner o da persona conosciuta, il 68,3 per cento ha subito violenza sessuale, mentre il 69,7 per cento è stata vittima di stupro.
Ma le tipologie di violenza non sono terminate. Esiste anche un'altra violenza che viene commessa ai danni di un numero nutrito e cospicuo di donne. Mi riferisco ai dati dell'ISTAT che hanno stimato 2 milioni e 77mila casi di comportamenti persecutori, quali lo stalking come viene chiamato dal termine inglese, ossia uno sfinimento quotidiano che finisce per corrodere resistenza, difesa, voglia di vivere. "Nella nostra esperienza si comincia con lo stalking e si finisce con un omicidio", accusa Marisa Guarnieri, Presidente della casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano. Lo scorso 14 novembre 2007 la Commissione Giustizia della scorsa legislatura ha esaminato il testo base sui reati di stalking e omofobia. Il testo si è fermato in Commissione e non ha visto una conseguente discussione in aula parlamentare, anche a causa della fine della legislatura e il cambio di governo. E' opportuno, però, sottolineare che in Consiglio Comunale a Milano l'opposizione aveva presentato, come ha ricordato lunedì 24 in consiglio la consigliera Francesca Zajczyk del Gruppo del Partito Democratico, lo scorso 25 novembre 2007 un testo di proposta di delibera che invita l'amministrazione ad assumere tutte le iniziative consone e opportune per una perseguibilità sociale e civile dei crimini di violenza contro le donne. Questo testo non ha avuto ancora conseguenze in termini di disposizioni attuative da parte delgli assessorati e dei settori competenti in materia. Il testo prevede nella parte dispositiva la richiesta alla Giunta di istituire un Ufficio Antiviolenza con la finalità di prevenire con azioni congiunte i comportamenti criminali, nonchè attivare una rete consona a dare incisività maggiore alle azioni di perseguibilità dei fatti delittuosi, nonchè un sistema strutturale destinato a coordinare le attività delle organizzazioni preposte e i servizi territoriali per un obiettivo di progettualità e non di mera emergenza.
Un dato rende più difficile il percorso indirizzato a sostenere azioni volte a prevenire e perseguire gli atti di violenza contro le donne. Molti centri donna e centri antiviolenza rischiano di avere anni di difficile amministrazione, dato il taglio che il Governo ha effettuato del Fondo di 20 milioni di Euro per il sostegno alle vittime della violenza di genere e la prevenzione contro i reati sulle donne, istituito con la Finanziaria 2008. E', questa, una misura economica assolutamente inaccettabile ed è ancora più grave che sia stata presa a compimento della disposizione che abolisce indistintamente l'ICI, determinando una diminuzione sostanziale e cospicua di un fondo utile e funzionale ad attivare un sostegno a una rete di servizi finalizzata a fronteggiare una piaga sociale dalle enormi dimensioni.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Martedì, 25 Novembre, 2008 - 13:29

CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE ARRIVA IN LOMBARDIA

CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE ARRIVA IN LOMBARDIA
Mercoledì 26 novembre 2008 - Giovedì 4 dicembre 2008

Dopo la prima edizione del 1994 promossa da ARCI Sicilia, il viaggio di CAROVANA ANTIMAFIE continua oggi, con un percorso di oltre due mesi e più di 100 tappe in tutte le regioni d'Italia, per sensibilizzare i cittadini sul tema della lotta alle mafie e della tutela dei diritti contro ogni forma di prevaricazione, nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione italiana.

CAROVANA ANTIMAFIE
é un'iniziativa di ARCI, LIBERA, AVVISO PUBBLICO e in mLombardia é realizzata con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano e la collaborazione e la partecipazione di CGIL
Lombardia, Fillea CGIL Lombardia, Associazione Saveria Antiochia Omicron mOnlus, Il Ponte della Lombardia, CISL Lombardia, Filca CISL Lombardia.

CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE PROGRAMMA LOMBARDIA
Martedì 25 novembre, ore 11.00 mCircolo della Stampa - Palazzo Serbelloni
Corso Venezia 16, Milano

Partecipano:
Nando dalla Chiesa - Presidente onorario Libera
Gaetano Liguori - Musicista
Gianni Biondillo - Scrittore
Lorenzo Frigerio - Referente Libera Lombardia
Luigi Lusenti - Presidenza Arci Lombardia
Presenta: Giovanni Negri - Presidente Associazione Lombarda Giornalisti

PROGRAMMA CAROVANA ANTIMAFIE 2008 IN LOMBARDIA

MERCOLEDI' 26 NOVEMBRE, MILANO

Ore 11.00: Ortomercato, via Cesare Lombroso 54 Partenza della Carovana e lezione in piazza sull'antimafia con Nando dalla Chiesa, Gianni Biondillo, Gaetano Liguori

Ore 15.00: Sesto San Giovanni (MI)
Incontro CGIL e CISL regionali
con Nando dalla Chiesa, Lorenzo Frigerio, Jole Garuti (Centro Studi Saveria
Antiochia/Omicron), Emanuele  Patti (Presidente Arci Milano)

Ore 18.00: Circolo Arci Olmi, via degli Ulivi 2
Incontro con esponenti del Consiglio Comunale di Milano in merito alla
richiesta di una Commissione Comunale Antimafia. Coordina Jole Garuti

Ore 20.00: Circolo Arci Olmi, Via degli Ulivi 2
Cena della Legalità con i prodotti della Cooperativa "Lavoro e non solo"

GIOVEDI' 4 DICEMBRE, MILANO

Dalle ore 9.30 alle 12.30 - Sala della Provincia di Via Corridoni
"I diritti negati e la criminalizzazione delle minoranze".
Mafie, sicurezza, razzismo nel 60° anniversario della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani e della Costituzione italiana,
Partecipano: prof. Valerio Onida (già Presidente Corte Costituzionale, Don
Luigi Ciotti (Presidente di Libera); Nando Dalla Chiesa (sociologo e
scrittore); Moni Ovadia (attore); Mihai Mircea Butcovan  (scrittore rumeno);
Maria Grazia Guida (Casa della Carità); Eva Rizzin (Osservatorio contro le
discriminazioni di Mantova e ricercatrice Università Milano - Bicocca);
Alessandro Cobianchi (Presidenza nazionale Arci)

Ore 10.00: Monte Stella
sosta al Giardino dei Giusti

Nella mattinata e nel pomeriggio: incontri con le più importanti istituzioni
pubbliche e private presenti in Lombardia (Comune di Milano, Provincia di
Milano, Regione Lombardia, Confindustria Lombardia, Fondazione Cariplo, CNA
Lombardia)

Ore 21.00: Sala della Provincia di Via Corridoni
Evento di chiusura di Carovana Antimafie 2008 in Lombardia e nelle regioni
del nord Italia
Partecipano: Don Luigi Ciotti (Presidente di Libera), Paolo Beni (Presidente
nazionale di Arci) Andrea Campinoti (Presidente di Avviso Pubblico) e con
testimonianze dei parenti delle vittime di mafia e dei carovanieri.
Presentano la serata Filippo Solibello e Massimo Cirri, conduttori di
Caterpillar, trasmissione radiofonica in onda ogni giorno su RadioRai2.
Al piano Gaetano Liguori

Informazioni :
www.carovanaantimafia.it; www.arci.milano.it, www.libera-lombardia.it
www.libera.it; www.arci.it; www.avvisopubblico.it
Ufficio Stampa:
Paola Barsottelli
cell:347/5852156
e-mail: pbarso@gmail.com Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo e/o pbarso@fastwebnet.it

Lunedì, 24 Novembre, 2008 - 17:39

10 dicembre: Write for Right - una lettera per i diritti umani

Write for Rights: scrivi una lettera per i diritti umani. E' una campagna lanciata da Amnesty International, a cui aderiscono diverse federazioni nazionali, in occasione del 60° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Era il 10 dicembre 1948 quando il Consiglio dell'ONU e l'Assemblea approvavano il testo internazionale che avrebbe dovuto essere punto di riferimento per tutti i Paesi. Così non è stato, così non è tutt'ora. Diverse sono i casi di abusi e di violenze perpetrate contro esseri umani, civili, persone, non solo nelle regioni interessate da conflitti o da guerre civili. Le torture, le repressioni dei diritti di libertà di manifestazione del pensiero, le discriminazioni per motivi etnici, religiosi e politici, sessuali, la non applicazione del dual process, il non rispetto dei diritti dei detenuti, la commutazione di pene insostenibili dal punto di vista umano, contro la dignità dell'essere umano, sono ancora atti che vengono ripettuamente eseguiti in diversi angoli del globo.
Le donne sono i maggiori soggetti interessati dalle violazioni dei diritti umani. Sono vittime spesso di violenze di diverso tipo e genere, di discriminazioni, di uccisioni barbariche, di soprusi. Innumerevoli donne vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private del diritto all'esistenza stessa. Spesso vengono abbandonate a sè stesse, fuori da ogni tutela della persona nelle azioni di denuncia contro gli autori delle violazioni dei propri diritti, aggravandosi una situazione di totale annientamento della propria esistenza, del diritto a vivere in modo autodeterminato e libero. Non possiamo dimenticare un altro dato inconfutibile, data la valenza oggettiva che assume: la presenza di un'alta percentuale di casi di violenza contro le donne nelle mura domestiche.

Un milione e 400 mila italiane, pari al 6,6% delle donne fra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza fisica e sessuale prima dei 16 anni. I parenti sono responsabili del 23,8% di queste violenze, quasi quanto gli sconosciuti, pari al 24,8%. In testa parenti di vari gradi (12,2%); seguono, in particolare, gli zii (7%), i padri (1,6%), i nonni (1,4%).
La quota delle giovanissime che non parla con nessuno della violenza subita e' elevata, pari al 53%: questo è il dato maggiormente preoccupante e indicativo della totale disinformazione e non conoscenza sui mezzi utili e funzionali a rendere giusitizia e risarcire, almeno moralmente, le vittime delle violenze. I casi di violenza all'interno delle mura domestiche sono i casi maggiori di violenza a danno di donne. E' anche da sottolinare il fatto per cui maggiore è lo stato di disagio sociale e di emarginazione, e più alta è la percentuale di violenze perpetrate senza che vengano poste come oggetto di un procedimento penale contro gli autori e gli artefici di tali abusi criminali. Come sottolinea Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento Donne della Sezione Italiana di Amnesty International, in SudAfrica si registra il 55% di donne contagiate sul numero complessivo, tanto da affermare che le donne sono le più esposte ai fenomeni di trasmissione del virus. "Quello del Sudafrica è un tragico esempio del legame tra povertà e violenza. Se è vero che la violenza contro le donne colpisce donne di ogni etnia, età e classe sociale, tuttavia povertà e violenza sono fattori che si influenzano e si rafforzano a vicenda" asserisce Bernacchi: un tema, è questo, drammatico che indica come le persone di genere femminile siano più sottoposte a forme di discriminazioni, determinate da pregiudizi, nell'accedere ai servizi informativi e conoscitivi dei metodi contracettivi, nonchè ai sistemi giudiziari per poter procedere contro autori di violenze a proprio danno. Oggi si contano 7 milioni di forme diverse di violenza contro le donne e contro il corpo delle donne, in varie modalità, e per diversi gradi di portata ed efferatezza.
Il 24 novembre è ricorsa la Giornata contro la violenza sulle Donne e, in prossimità del 10 dicembre, Amnesty International ha voluto dedicare la campagna "Write for Right" in particolare al tema su questa piaga generale che soprattutto in Italia assume aspetti preoccupanti e direi poco consoni con un Paese che voglia definirsi "civile". All'evento mondiale ogni anno prendono parte milioni di persone in oltre 30 paesi nel mondo. Amnesty International, precisamente, ha caratterizzato la presente campagna, "Write for Right", per chiedere azioni urgenti a sostegno di appelli per chiedere la tutela e la liberazione di donne incarcerate o soggette a violenze efferate in diversi paesi, in particolare:
Bárbara Italia Méndez, sottoposta a soprusi sessuali da parte della polizia messicana, detenuta per motivi politici;
Mao Hengfeng, ripetutamente arrestata e tuttora in detenzione in Cina a causa del suo lavoro in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne;
diverse donne arrestate per avere partecipato alla Campagna per l'uguaglianza in Iran; e, infine, Aster Fissehatsion, detenuta in Eritrea in totale isolamento senza accusa né processo dal settembre 2001.

Una mozione presentata in Consiglio Comunale a nome dell'opposizione nello scorso anno, in occasione della Giornata contro la Violenza sulle Donne, chiedeva al sindaco alcuni interventi congrui da parte di un'amministrazione, in particolare un'azione rivolta alle scuole, volte a promuovere momenti di incontro e formazione sul rispetto di sè e degli altri e sulle relazioni tra i generi. E' alta la drammaticità degli atti compiuti in violazione dei diritti delle donne: la gravità della portata si registra sia nella fisictà sia nell'aspetto psicologico, ricordando che la maggior parte delle persone sottoposte a mobbing sui luoghi di lavoro, o escluse dal medesimo, sono donne, mentre le stesse sono coloro che a Milano nella maggioranza dei casi registrano il livello più basso di reddito, come afferma e denuncia "Meglio Milano" associazione che ricostruisce gli indicatori su qualità della vita.
Occorre che il 10 dicembre diventi una seconda giornata che promuova l'impegno costante per tutte le amministrazioni e organi istituzionali e politici ad attivare indirizzi, misure e provvedimenti volti a prevenire e a reprimere fenomeni di violenza contro le donne, prime vittime di una lunga filiera di violazioni dei diritti umani e universali.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 24 Novembre, 2008 - 16:15

Write for Rights - una lettera per i diritti umani

Il 10 dicembre 2008 è il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani.

Per celebrare con noi questa importante giornata partecipa alla Write for Rights - una lettera per i diritti umani, un evento mondiale cui ogni anno prendono parte milioni di persone in oltre 30 paesi nel mondo!

Hanno già aderito le sezioni di Amnesty International in: Australia, Austria, Belgio, Bermuda, Canada, Francia, Grecia, Islanda, Isole Faroe, Giappone, Mali, Mauritius, Messico, Mongolia, Nepal, Nuova Zelanda, Norvegia, Paraguay, Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera, Stati Uniti, Taiwan e Turchia.

Dal 6 al 14 dicembre, nell'ambito della campagna Mai più violenza sulle donne, invieremo il maggior numero possibile di lettere e raccoglieremo migliaia di firme in favore di donne che stanno subendo violazioni dei diritti umani in Messico, Repubblica Popolare Cinese, Iran ed Eritrea.

Messico
Bárbara Italia Méndez è stata arrestata il 4 maggio 2006 per aver preso parte alle proteste che stavano avendo luogo nella città di San Salvador Atenco. Durante la sua detenzione ha subito abusi e violenza sessuale da parte delle forze di polizia. Amnesty International chiede che i responsabili siano assicurati alla giustizia.

Repubblica Popolare Cinese
Mao Hengfeng, ripetutamente arrestata e tuttora in detenzione a causa del suo lavoro in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, sta scontando una condanna di due anni e mezzo di prigione per aver rotto due lampade di proprietà statale. Amnesty International chiede che sia rilasciata immediatamente.

Iran
Numerose attiviste della Campagna per l'uguaglianza, lanciata nel 2006, vengono arrestate e minacciate a causa della loro azione in difesa dei diritti delle donne. Amnesty International chiede il rilascio di tutte le attiviste detenute e il rispetto dei diritti delle donne.

Eritrea
Aster Fissehatsion è detenuta in totale isolamento senza accusa né processo dal settembre 2001. È stata arrestata insieme a numerosi dissidenti politici di un organismo chiamato G-15 (Gruppo dei 15) di cui faceva parte anche il suo ex marito e vice presidente dell'Eritrea, Mahmoud Ahmed Sheriff. Amnesty International chiede di rivelare il luogo in cui è detenuta.

Lunedì, 24 Novembre, 2008 - 16:12

Mai più violenza sulle donne

La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi.

La campagna Mai più violenza sulle donne, lanciata nel maggio 2004, affronta le diverse violazioni dei diritti delle donne: dalla violenza domestica alla tratta, dagli stupri durante i conflitti alle mutilazioni genitali.

Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private del diritto all'esistenza stessa.

AI chiede ai governi, alle organizzazioni e ai privati cittadini di impegnarsi pubblicamente per rendere i diritti umani una realtà per tutte le donne.

Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino: tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, nella comunità o nella società, durante i conflitti armati.

E' fondamentale che i governi si impegnino per rendere più forti le donne, garantendo loro indipendenza economica e protezione dei diritti fondamentali. AI si rivolge a loro per chiedere che i trattati internazionali sui diritti umani vengano ratificati e attuati ovunque.

In questa battaglia per i diritti umani, sono essenziali anche la solidarietà degli uomini e il loro coinvolgimento nella campagna Mai più violenza sulle donne.

Lunedì, 24 Novembre, 2008 - 16:11

donne, pace e conflitti - Risoluzione 1820 dell'ONU

CS81-2008: 20/06/2008

Il Gruppo di lavoro delle Organizzazioni non governative su donne, pace e conflitti, di cui fa parte anche Amnesty International, ha espresso soddisfazione per il fatto che il più influente organo delle Nazioni Unite abbia riconosciuto ciò che molte donne affermano da lungo tempo: fermare la violenza sessuale nelle zone di conflitto è un mezzo importante per mantenere la pace e la sicurezza a livello internazionale.
La Risoluzione 1820 (2008) getta le basi per migliorare la risposta delle Nazioni Unite agli alti livelli di violenza sessuale nelle aree colpite da conflitto. Il testo approvato dal Consiglio di sicurezza mette in rilievo la necessità di una piena ed eguale partecipazione delle donne nella prevenzione dei conflitti, nella loro risoluzione e nella costruzione della pace nella fase di post-conflitto. Di pari importanza è il riferimento alla necessità che il Segretario generale e le agenzie delle Nazioni Unite assicurino la partecipazione delle donne e delle loro organizzazioni allo sviluppo di meccanismi idonei a proteggere le donne e le bambine dalla violenza sessuale.
Il Gruppo di lavoro delle Ong ha manifestato apprezzamento anche per la decisione del Consiglio di sicurezza di chiedere al Segretario generale di produrre, entro il 30 giugno 2009, un rapporto sulle modalità più efficaci per ridurre la violenza sessuale contro le donne e le bambine. Alla stesura di questo rapporto potranno contribuire le Ong.
Infine, la Risoluzione 1820 richiede maggiore coordinamento nel lavoro delle Nazioni Unite, tanto al Palazzo di vetro quanto sul terreno, per monitorare efficacemente l'uso della violenza sessuale nei conflitti armati e chiede al Segretario generale di includere sistematicamente le proprie raccomandazioni sulla protezione delle donne e delle bambine nel suo rapporto al Consiglio di sicurezza riguardante la situazione di paesi specifici.
Nonostante questi aspetti positivi, il contenuto della Risoluzione 1820 avrebbe potuto essere più forte. Secondo il Gruppo di lavoro delle Ong, il Consiglio di sicurezza avrebbe dovuto dare seguito a una precedente raccomandazione del Segretario generale sull'istituzione di un meccanismo dedicato esclusivamente al monitoraggio della violenza contro le donne, all'interno del quadro della Risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza adottata nel 2000.
Per contrastare la violenza sessuale contro le donne e le bambine, conclude il Gruppo di lavoro delle Ong, sarà fondamentale la qualità dell'azione delle Nazioni Unite, la cui opera di monitoraggio e raccolta di informazioni dovrà essere adeguatamente sostenuta in termini di competenze e finanziamenti. Il Gruppo di lavoro sorveglierà attentamente l'attuazione della Risoluzione 1820, per assicurare che l'impegno assunto dalle Nazioni Unite con la sua approvazione possa produrre un cambiamento reale nella vita delle donne e delle ragazze a rischio di violenza sessuale.
Ulteriori informazioni

La Risoluzione 1820 è stata adottata all'unanimità il 19 giugno nel corso del Dibattito aperto su donne, pace e sicurezza, presieduto dalla Segretaria di Stato Usa, Condoleezza Rice. La Risoluzione è stata sponsorizzata da Belgio, Burkina Faso, Croazia, Costa Rica, Francia, Italia, Panama, Regno Unito, Sudafrica e Stati Uniti d'America (Stati membri del Consiglio di sicurezza) e da altri 32 Stati membri delle Nazioni Unite.
FINE DEL COMUNICATO                                          Roma, 20 giugno 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

Lunedì, 24 Novembre, 2008 - 10:39

NAVIGLI:ABUSIVI I BARCONI GALLEGGIANTI

NAVIGLI:ABUSIVI I BARCONI GALLEGGIANTI
Quattro su cinque non pagano l’affitto.
 
Sono orami passati diversi da quando sono stati dichiarati illegittimi i barconi galleggianti sul Naviglio pavese; difatti la Regione fin dal 1987 li ha dichiarati fuorilegge. Nel frattempo però le competenze sono passate dalla Regione al Comune e nulla si è più fatto. Tutto è passato nel dimenticatoio. Ora scoppia la polemica – riportata in un articolo di Franco Vanni su La Repubblica – per i mancati pagamenti degli affitti richiesti dal Comune. La questione viene sollevata dai comitati dei residenti dei Navigli in un dossier che presenteranno a giorni sugli scandali che riguardano tutta l’area dei Navigli. 5 barconi di cui 4 che non pagano l’affitto. I commercianti si difendono rispondendo che la richiesta è troppo esosa: 22 mila euro per l’ormeggio è troppo.
Però alcuni non pagano da anni nemmeno la precedente cifra richiesta. Ora l’assessore Verga ha promesso che tutti dovranno pagare fino all’ultima cifra. Questa questione è un altro caso di cattiva gestione da parte del Comune.
Angelo Valdameri, consigliere di zona 6 Lista Fo  

Sabato, 22 Novembre, 2008 - 19:09

Ordine del Giorno per Aung Kyi libera

ORDINE DEL GIORNO
 
“Aung San Suu Kyi LIBERA”
 
per la libertà e il rispetto dei diritti umani in Birmania
 
“Per vivere una vita piena si deve avere il coraggio di farsi carico della responsabilità dei bisogni altrui … si deve voler assumere questa responsabilità. … Il buddismo, fondamento della cultura tradizionale birmana, attribuisce il massimo valore all’uomo che, unico tra gli esseri viventi, può raggiungere la condizione più elevata dello spirito. Ogni uomo possiede il potenziale di attuare la verità grazie alla propria volontà e attività, aiutando gli altri a fare altrettanto”.
 
Queste parole sono di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione democratica al regime militare in Birmania, dal 1989 agli arresti domiciliari per reati di opinione e fondatrice nel 1988 della Natonal League for Democracy (Nld) partito vincitore alle elezioni nazionali del 1990, ultime svoltesi, dove ottenne l’80% dei seggi. Il regime militare non permise alla “Lega nazionale per la democrazia” di andare al governo, detenendo con la forza e la repressione sanguinaria il potere.
Il padre di Aung combattè per l’indipendenza della Birmania dal Regno Unito: è una delle terre più interessanti dal punto di vista geologico, geografico e archeologico, chiamata perla tra le ex colonie dell’impero britannico.
 
Un dato è certo: la Birmania è un Paese che ha già scelto per la svolta democratica e per un governo tutore e garante dei diritti umani e di libera espressione del pensiero. Ma questo è stato violentemente soppresso dalla dittatura, la quale, per poter rendere accettabile la propria illegittima permanenza al potere alle etnie di minoranza, ha modificato il nome del Paese da Birmania in “Unione di Myanmar”. La tensione rimane molto alta e le violazioni dei diritti umani e civili, universalmente recepiti, sono all’ordine del giorno e denunciate dalle organizzazioni internazionali.
 
Nel 1991 Augn San Suu Kyi è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, mentre recentemente il Premier inglese Gordon Brown nel suo libro "Eight Portraits" l’ha considerata modello di coraggio civico per la libertà. Oltre al più alto riconoscimento internazionale, ad Augn San Suu Kyi sono stati consegnati il Premio Rafto, istituito nel 1987 in memoria del professor Thorolf Rafto per coloro che dedicano la propria vita e attività alla difesa dei diritti umani, e il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
 
Nel 1989 le furono comminati gli arresti domiciliari con la possibilità di poter lasciare il Paese qualora avesse avuto intenzione di farlo; ma Augn decise di rimanere in Birmania per poter resistere fino alla fine e non abbandonare l’azione di opposizione al regime.
 
La Provincia di Roma ha aderito all’appello ponendo sul portone di ingresso di Palazzo Valentini, sede dell’Ente, una gigantografia di Aung San Suu Kyi, e approvando un ordine del giorno volto alle organizzazioni internazionali affinché si provveda ad agire per garantire la libertà della leader democratica e il ripristino dei diritti umani e civili in uno stato violentato da anni, si parla dal 1964, di regime militare.
 
A un anno di distanza dalla rivolta dei monaci contro la dittatura, duramente e violentemente repressiva, è opportuno ricordare che in quel Paese i principi fondamentali espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, a 60 anni dalla sua promulgazione da parte dell’ONU, per i quali Augn si è sempre battuta, sono ancora oggetto di gravi violazioni.
 
Rivolgo l’invito tramite il presente ordine del giorno, che indirizzo ufficialmente alla Presidenza del Consiglio di Zona 4 e al Consiglio stesso, affinché il Consiglio di Zona si faccia promotore presso il Comune di Milano di un’iniziativa e di una presa di posizione volte a ricordare e denunciare il comportamento repressivo del regime birmano, richiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi, il riconoscimento della “Lega nazionale per la democrazia” e nuove elezioni politiche legali.
 
L’appello, già sottoscritto da diversi esponenti del mondo culturale, del mondo dell’informazione e della società civile, recepito da diversi Enti Locali, tra cui appunto ricordiamo la Provincia di Roma e il Comune di Grosseto, e promosso da organizzazioni internazionali non governative per la tutela e la promozione dei diritti umani, quali Amnesty International, si rivolge ai propri organi istituzionali nazionali affinché si facciano promotori presso le autorità internazionali, quali l’Unione Europea e l’ONU, delle istanze e richieste di libertà e democrazia che provengono dalla Birmania, rilasciando Aung, ingiustamente ostaggio del regime perché sua oppositrice.
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 22 Novembre, 2008 - 19:08

impianto di illuminazione pubblica in Via Sile

Milano, 6 novembre 2008

 
Alla c.a.
Dell’Assessorato alle Infrastrutture, Lavori Pubblici del Comune di Milano;
del Settore Infrastrutture del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano
 
Oggetto: inadeguato impianto di illuminazione pubblica in Via Sile
 
Considerato
 
Che da tempo in Via Sile si ravvisa, nella parte finale della via e, precisamente, retrostante al supermercato della SMA e all’UPIM, in prossimità di una vasta area di parcheggio, la mancanza di un adeguato e funzionale servizio di illuminazione
 
Visto che
 
Diversi abitanti e residenti della zona hanno espresso ripetutamente istanze in cui si segnala una situazione di insicurezza permanente dovuta all’assenza quasi totale di illuminazione nel tratto interessato, spesso anche causa di pericoli per l’attraversamento della via, data la poca visibilità per i pedoni e per gli automobilisti in arrivo
 
Preso atto altresì
 
Del progetto esposto in diverse occasioni da parte dell’Assessore alle Infrastrutture, Lavori Pubblici, Bruno Simini, anche in riferimento a una riunione di Commissione Territorio tenutasi nello scorso anno in Consiglio di Zona, riguardante un ampliamento e miglioramento del sistema di illuminazione generale della città, al fine di assicurare una copertura adeguata e capillare e, infine, comprendente nuovi impianti basati su nuove tecnologie sostenibili
 
Constatato
 
Che dopo alcuni mesi perdurano ancora, come nello specifico ma non unico caso di Via Sile, situazioni di totale assenza di un adeguato impianto di illuminazione e di garanzia di una giusta ed equilibrata visibilità per i passanti, sia pedoni, sia automobilisti, sia ciclisti
 
si chiede
 
-         all’Assessorato alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici del Comune di Milano i tempi, i modi e i provvedimenti disposti per garantire un avvio adeguato e strutturale di ampliamento del servizio di illuminazione cittadino, oggi ancora assente in molti contesti, come testimonia la segnalazione presente di Via Sile;
-         al Settore Infrastrutture del Comune di Milano di provvedere a rendere funzionale e funzionante l’impianto di illuminazione in Via Sile al fine di assicurare una giusta e completa visibilità per i passanti e di garantire una sicurezza per la cittadinanza residente;
-         alla Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4, di provvedere a inserire in una prossima riunione la questione sollevata cpon la presente, invitando funzionari del Settore e dell’Assessorato alle Infrastrutture del Comune di Milano, anche funzionale a realizzare una mappa compiuta e completa delle esigenze e necessità presenti nel territorio circoscrizionale, dove avviare un procedimento di intervento di miglioramento del sistema di illuminazione territoriale
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 22 Novembre, 2008 - 19:07

ecomuseo: anche in zona 4?

Milano, 6 novembre 2008

 
Alla c.a.
Del Settore Aree Cittadine del Comune di Milano;
dell’assessorato alle Aree Cittadine del Comune di Milano;
della Presidenza del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 e di tutte le sue componenti
 
Oggetto: ecomuseo, progetto proposto dall’Assessorato Aree Cittadine del Comune di Milano
 
Considerato
 
Che in Zona 9 ha fase attuativa il progetto proposto dall’Assessorato Aree Cittadine del Comune di Milano denominato “ecomuseo”, e che tale progetto riprende una proposta nata nel corso del 2006 e cresciuta tramite la partecipazione di soggetti attivi sulla zona e gruppi di ricerca di etno-antropologia e sociologia impegnati a individuare un’accurata e puntale analisi del territorio e delle sue caratteristiche sociali, culturali, storiche e urbane
 
Visto che
 
Il progetto ha come finalità e obiettivi la promozione del patrimonio territoriale e culturale come risorsa sociale ed economica della zona, comprendente quartieri di diversa portata e natura
 
Preso atto
 
Della volontà predisposta nel progetto di garantire un’analisi antropologica delle trasformazioni urbane e del mutamento sociale e la “partecipazione sociale e politica e le forme di aggregazione spontanea”, presenti sul territorio, parti attrici primarie dell’evoluzione socio culturale della zona
 
Constatato
 
Che la fase elaborativa del progetto, oggi nella sua prima fase di attuazione, ha visto la partecipazione attiva di molti soggetti presenti sul territorio della zona 9, prima realtà dove prenderà avvio l’ecomuseo, al fine di valorizzare, come si legge nella dichiarazione d’intenti del programma elaborato dall’Assessorato, delle caratteristiche storiche e culturali dei quartieri componenti la variegata e diversificata area cittadina
 
Considerata, infine,
 
la complessa definizione di “ecomuseo” che prevede un progetto con finalità anche di valorizzare gli “strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l'urbanizzazione  rappresentava un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario”
 
viste
 
le numerose esperienze attive in Italia e istituite spesso con legge regionale, come il Piemonte, prima regione dotatasi di una normativa quadro in materia, seguita dalla provincia autonoma di Trento e dalla regione Friuli - Venezia Giulia e, recentemente, anche dalla Regione Lombardia, attraverso la Legge Regionale 13/2007
 
si chiede
 
-         all’Assessorato Alle Aree Cittadine del Comune di Milano se è prevista un’estensione del progetto alle altre 8 zone, dove potrebbe essere istituito e dato avvio un percorso analogo a quello avviatosi in Zona 9, al fine di adottare strumenti e misure utili e funzionali a dare avvio a diverse esperienze di “ecomusei”, luoghi e spazi di condivisione di saperi e conoscenze che valorizzino l’aspetto ecologico, sociale, culturale e storico dei tessuti urbani;
-         all’Assessorato alle Aree Cittadine del Comune di Milano se nel quadro generale del progetto trova spazio, vista la finalità precipua di promuovere “il patrimonio territoriale e culturale come risorsa sociale ed economica della zona”, l’inserimento di proposte di studio di fattibilità di progetti di utilizzo a scopo sociale del patrimonio cascinale, in coerenza con la caratteristica storico architettonica e sociale delle diverse strutture interessate, anche in riferimento alla normativa regionale che comprende come obiettivi degli “ecomusei” la valorizzazione del tessuto agricolo altamente presente nelle zone periferiche della città, in particolare modo la zona 4;
-         alla Presidenza del Consiglio di Zona 4, in coordinamento con la Commissione Territorio e la Commissione Cultura del Consiglio di Zona 4, di provvedere a inserire in una prossima riunione congiunta di commissione o, anche, straordinaria di consiglio, l’analisi della proposta, la definizione di un progetto partecipato che attui la stessa, le forme e i modi di avvio dell’istituzione di un “ecomuseo” in zona, con la presenza di funzionari dell’Assessorato Aree Cittadine e del Settore di riferimento comunale, per la parte esecutiva.
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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