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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Venerdì, 5 Maggio, 2006 - 13:11

Chi sono gli Umanisti

Gli  Umanisti sono  un insieme di persone che amano l'essere umano, la sua soggettività, la sua voglia di vivere, la sua diversità e lottano per superare le condizioni sociali e personali che impediscono un vero sviluppo e progresso umano costringendo la maggior parte dell'umanità a vivere in condizioni inumane.

Gli Umanisti credono nel futuro e nella possibilità di un cambiamento positivo, sono nonviolenti, antidiscriminatori, promuovono un'economia solidale basata sulla compartecipazione tra capitale e lavoro e denunciano i disastri generati dalla concentrazione dei capitali e dalla speculazione finanziaria.

In questo mondo sempre più destrutturato e incomprensibile gli Umanisti propongono di ripartire dalla base della società, alle persone; coerentemente con questo mettono in moto numerose attività, sempre basate sulla partecipazione.

Il Partito Umanista si propone di generare una forza capace di aggregare tutti coloro che vogliono lavorare per la trasformazione sociale e per una nuova forma di fare politica, "da e per l’essere umano".
Il politico Umanista è un militante di base, che lavora a stretto contatto con la gente. Una volta eletto, mantiene il rapporto con i suoi elettori e risponde degli impegni presi in campagna elettorale, anziché, come accade abitualmente, privilegiare la convenienza personale o interessi estranei al mandato ricevuto.
Un rappresentante Umanista non è un funzionario pubblico, ma un rivoluzionario che fa da portavoce alle esigenze della gente contraddizioni del sistema e organizza l’azione per il cambiamento.

Giovedì, 4 Maggio, 2006 - 19:35

Rispetto alla figura del politico Umanista

                            I fronti d’Azione nel processo Rivoluzionario
Vorrei soffermarmi ora su alcune considerazioni pratiche riguardanti la creazione delle condizioni necessarie a garantire l’unità, l’organizzazione e la crescita di un’adeguata forza sociale che consenta di muoversi nella direzione di un processo rivoluzionario.
La vecchia tesi frontista secondo cui le forze progressiste devono unirsi sulla base di un accordo su un numero minimo di punti oggi dà luogo alla pratica del “collage” tra dissidenze prive di radicamento sociale. Ne risulta un accumularsi di contraddizioni tra i vertici che mirano al protagonismo sui giornali ed alla promozione elettorale. Al tempo in cui un partito dotato di risorse economiche adeguate poteva egemonizzare una situazione di frammentazione, la proposta di un “fronte” elettorale era plausibile. Oggi la situazione è cambiata radicalmente ma, nonostante ciò,  la sinistra tradizionale continua ad utilizzare procedimenti di quel tipo come se nulla fosse accaduto. E’ necessario riconsiderare la funzione del partito in questo momento storico e domandarsi se sono i partiti politici le strutture capaci di mettere in moto la Rivoluzione. Perché se il sistema ha finito per metabolizzare i partiti trasformandoli nella “buccia” di un’attività politica che è in realtà controllata dai grandi capitali e dalla banca, un partito sovrastrutturale, privo di base umana, potrà anche avvicinarsi al potere formale (ma non al potere reale) senza per questo produrre la benché minima variazione di fondo. L’azione politica esige, per ora, la creazione di un partito che consegua rappresentatività elettorale a diversi livelli. Ma deve risultare chiaro sin dal principio che tale rappresentatività ha lo scopo di portare il conflitto in seno al potere stabilito. In questo contesto un membro del partito che sia stato eletto a rappresentante del popolo non è un funzionario pubblico ma un referente che mette in evidenza le contraddizioni del sistema ed organizza la lotta nella prospettiva della rivoluzione. In altre parole, il lavoro politico istituzionale o partitico è inteso qui come l’espressione di un vasto fenomeno sociale che possiede una dinamica propria. Pertanto anche nel periodo elettorale, in cui l’attività del partito raggiunge il suo picco massimo, i diversi fronti d’azione che servono occasionalmente da base al partito stesso, utilizzano la campagna elettorale per evidenziare i conflitti e per ampliare la propria struttura organizzativa. Qui appaiono differenze molto profonde con la concezione tradizionale del partito. In effetti fino a qualche decennio fa si pensava che il partito fosse l’avanguardia di lotta che organizzava i diversi fronti d’azione. Qui si propone l’idea opposta. Sono i fronti d’azione  che organizzano e sviluppano la base di un movimento sociale mentre il partito è  l’espressione istituzionale di tale movimento. Da parte sua il partito deve creare le condizioni che favoriscano l’inserimento di altre forze politiche progressiste, poiché non può pretendere che tali forze, includendosi nel suo seno, perdano la propria identità. Il partito deve andare al di là della propria identità formando con altre forze un “fronte” più ampio che riunisca tutti i fattori progressisti frammentati. Ma non si andrà oltre l’accordo di vertice se il partito non potrà contare su una base reale che dia orientamento ad un tale processo. D’altra parte, questa proposta non è reversibile, nel senso che il partito non può far parte di un fronte organizzato da altre sovrastrutture. Si creerà un fronte politico insieme ad altre forze se queste accetteranno le condizioni poste dal partito, la cui forza reale è data dall’organizzazione di base. Passiamo dunque ad esaminare i diversi fronti d’azione.
Debbono esistere differenti fronti d’azione e questi debbono svolgere la loro attività nella base amministrativa di un paese avendo come obiettivo il Comune o municipio. Nell’area scelta bisogna sviluppare fronti d’azione nell’ambito lavorativo e in quello di residenza, impegnandosi ad agire sui conflitti reali adeguatamente ordinati secondo una scala di  priorità. Questo significa che la lotta per una rivendicazione specifica non ha senso se non si trasforma in crescita organizzativa ed in un posizionamento in funzione dei successivi passi di lotta. È chiaro che ogni conflitto dovrà essere spiegato in termini tali che lo mettano direttamente in relazione  con il livello di vita, la salute e l’istruzione della popolazione (coerentemente con questo, i lavoratori della sanità e dell’istruzione dovranno prima diventare dei simpatizzanti e quindi dei quadri che si dedicheranno direttamente all’organizzazione della base sociale).
Se prendiamo in esame le organizzazioni sindacali, ci si presenterà lo stesso fenomeno osservato nei partiti del sistema; pertanto  non sembra il caso di proporsi il controllo del sindacato; bisogna proporsi piuttosto l’aggregazione dei lavoratori che, in questo modo, finiranno per togliere ai vertici tradizionali il controllo del sindacato. Si deve favorire qualunque sistema di elezione diretta, qualunque riunione plenaria o qualunque assemblea che coinvolga la dirigenza ed esiga da essa  una presa di posizione sui conflitti concreti,  obbligandola a rispondere alle richieste della base o ad essere altrimenti scavalcata. E’ chiaro che i fronti d’azione in campo sindacale devono disegnare la propria tattica avendo come obiettivo la crescita dell’organizzazione della base sociale.
Infine riveste estrema importanza la creazione di istituzioni sociali e culturali che operino nella base sociale, perché esse permettono di aggregare, nel contesto del rispetto dei diritti umani, collettività discriminate o perseguitate e di dar loro una direzione comune nonostante le reciproche differenze. Costituisce un grave errore di valutazione la tesi secondo cui ogni etnia, collettività o gruppo umano discriminato debba farsi forte in se stesso per contrastare i soprusi. Questa posizione parte dall’idea che il “mescolarsi” con elementi estranei faccia perdere identità a tali gruppi, quando  in realtà è il loro isolamento a indebolirli e a facilitare il loro sradicamento, oppure a spingerli verso posizioni estremiste che i loro persecutori utilizzano per giustificare le loro aggressioni.
La migliore garanzia di sopravvivenza per una minoranza discriminata sta nel far parte di un fronte comune con altri soggetti che diano alle sue rivendicazioni e alla sua lotta una direzione rivoluzionaria. In ultima analisi è il sistema considerato globalmente ad aver creato le condizioni per la discriminazione, condizioni che non scompariranno fino a quando questo ordine sociale non verrà trasformato.
(dal III capitolo della 7° Lettera ai miei amici – Silo 07/08/1993)
Parlando in termini spaziali, l’unità minima d’azione è il vicinato, che è il luogo in cui qualsiasi conflitto viene percepito, e questo  anche quando le radici del conflitto si trovino in luoghi molto lontani. Un centro di comunicazione diretta è un punto del vicinato nel quale si deve discutere qualunque problema economico e sociale, qualunque problema relativo alla sanità, all’istruzione e alla qualità della vita. Da un punto di vista politico, ci si deve preoccupare di dare al vicinato priorità rispetto al comune, alla provincia, alla regione autonoma o al paese. In realtà, molto prima che si formassero i paesi esistevano le persone, riunite in gruppi che, radicandosi in un luogo, hanno dato origine al vicinato. A queste persone, in seguito, sono stati sottratti autonomia e potere a misura che si sono create le sovrastrutture amministrative. Dagli abitanti, dai vicini, deriva la legittimità di un dato ordine sociale e da essi deve sorgere la rappresentatività in una democrazia reale. Il comune deve stare nelle mani delle unità di vicinato; da questo deriva che non ci si può proporre come obiettivo politico l’elezione di deputati e rappresentanti a diversi livelli, come succede nella politica verticista: tale elezione deve essere invece conseguenza del lavoro della base sociale organizzata. Il concetto di “unità di vicinato” vale sia per una popolazione diffusa sul territorio sia per una popolazione concentrata in quartieri di case unifamiliari o di palazzi. Il coordinamento delle varie unità di vicinato deve decidere la situazione di un dato comune, non può essere al contrario: tale comune non può dipendere, per le sue decisioni, da una sovrastruttura che gli invia ordini. Quando le unità di vicinato metteranno in atto un piano umanista municipale e quando un municipio o comune darà vita alla propria democrazia reale, l’“effetto dimostrativo” si farà sentire molto al di là dei limiti di quella roccaforte umanista. Non si tratta di proporre una politica gradualista che guadagni terreno a poco a poco  fino ad arrivare in tutti gli angoli di un paese ma di mostrare nella pratica che in un determinato luogo sta funzionando un nuovo sistema…
(Dal capitolo 3 della 10° Lettera ai miei amici – Silo 07/08/1993)
Mercoledì, 3 Maggio, 2006 - 12:56

20 maggio 2006 Presidio e Marcia per la Pace

                                                  DisarmiAmo  la Pace

                       

                              20  Maggio 2006  Presidio e Marcia  per  la Pace.
 

Nel giorno dell’ennesimo attentato in Iraq, che rende sempre più evidente l’insopportabilità della guerra, la maggioranza di centro-destra che governa la Regione Lombardia affossa la proposta di legge di iniziativa popolare per la rivitalizzazione dell’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria bellica e il disarmo.

La proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da 15.000 cittadini e cittadine della Lombardia propone un adeguamento della vecchia legge alle evoluzioni del comparto bellico avvenute negli ultimi anni.

Oggi la IV Commissione Attività Produttive della Regione Lombardia, incaricata della discussione del pdl, ha assunto a maggioranza (con il voto contrario degli altri partiti dell’Unione e l’astensione della Margherita) un ordine del giorno che propone al Consiglio regionale non solo di bocciare la proposta di legge, ma anche di non discuterla e di non esprimersi nel merito della questione.

L’ordine del giorno proposto dalla commissione al consiglio impegnerebbe la Giunta Regionale a istituire il registro regionale delle industrie belliche al di fuori dell’attuale Agenzia Regionale per la riconversione, già fortemente svuotata delle sue funzioni da anni di inattività e di non finanziamento.

La scelta di affossare il pdl significa non solo rinunciare ad aggiornare al nuovo scenario del settore la precedente legge 6/94, che istituisce l’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria bellica, ma anche la volontà di chiudere l’esperienza dell’attuale Agenzia Regionale per la riconversione.

Un voto insopportabile che offende le 15.ooo cittadine e cittadini che hanno sostenuto la proposta di legge, che chiude le porte nella nostra regione a possibili percorsi di riconversione e di disarmo, cancellando, di fatto, quello che potrebbe essere un valido strumento utile sia per agevolare la riconversione delle produzioni militari verso prodotti civili e socialmente sia per la salvaguardia di posti di lavoro. Tanto più che tale legge non obbliga le aziende a riconvertire ma offre l’opportunità, per chi lo desideri, di riproporre una produzione civile piuttosto che militare. Diventerebbe così, da parte delle istituzioni, un serio segnale di pace.

Come Rete Regionale Disarmo continueremo il nostro impegno e la nostra azione, da una parte per creare pressione sociale per ottenere che il Consiglio Regionale discuta e prenda chiaramente posizione rispetto la proposta di legge avanzata da 15.000 cittadine e cittadini della Lombardia nonostante l’ordine del giorno della Commissione; che venga approvata la proposta di legge di iniziativa popolare e che venga riattivata l’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria bellica

Come Rete Regionale Disarmo continueremo il nostro impegno e la nostra azione per affermare sul nostro territorio una cultura di pace che si sostanzi anche nelle politiche di riconversione e disarmo.

Milano, 27-04-06

Rete Regionale per il Disarmo:
- Gruppo
BastaGuerra Milano,
- Guerre & Pace,
- Sincobas,
- Como Social Forum,
- Coordinamento Pace Cinisello Balsamo,
- Donne in nero Como,
- Convenzione contro la guerra Lodi,
- Ecumenici newsletter,
- BastaGuerra Saronno
.
Caritas Ambrosiana
Pastorale del Lavoro della diocesi di Milano
Rete Disarmo
Acli Milano
Comitato intercomunale per la Pace
Campagna La mia spesa per la Pace
Circolo Primo Levi di Busto Arsizio
Partito Umanista
Pax Christi

www.disarmolombardia.org
info.disarmolombardia.org

Mercoledì, 3 Maggio, 2006 - 12:40

Reddito Sociale garantito

                          Contro la precarietà del lavoro:

                                Reddito sociale garantito!”

Di fronte al crescente divario tra ricchi e poveri, tra lavoratori e disoccupati, tra chi ha un contratto fisso e chi è precario, il Partito Umanista propone delle misure per ottenere una ridistribuzione equa del reddito” afferma Valerio Colombo, candidato a sindaco del Partito Umanista.
Il Partito Umanista propone, quindi, la creazione di un Fondo Comunale destinato ad assegnare un reddito di base garantito alle persone prive dei mezzi di sussistenza: disoccupati, precari, lavoratori in mobilità o cassa integrazione, studenti, anziani con pensioni minime. Agevolazioni sui trasporti pubblici e sull’ICI per chi è senza lavoro fisso.
Infine, la creazione di una Banca Comunale che garantisca prestiti a interesse minimo o nullo, finanziando attività di microeconomia e cooperative che operano nel campo sociale.

Martedì, 2 Maggio, 2006 - 14:55

Milano dai Valori di Pace e NonViolenza


 

Pace e nonviolenza  

Milano deve diventare promotrice dei valori della pace e della nonviolenza. Il primo passo è dare un riconoscimento istituzionale a questa tematica, istituendo per la prima volta un Assessorato alla “Pace e Nonviolenza”. Questo ufficio comunale metterà in moto attività culturali, istituirà corsi di nonviolenza nelle scuole e sensibilizzerà i cittadini attraverso incontri pubblici.

Proponiamo il gemellaggio di Milano con una città irachena.

Il Comune deve inoltre esercitare pressione sulle aziende belliche per la riconversione civile delle loro attività.

 

Martedì, 2 Maggio, 2006 - 13:09

Nello Statuto dei Consigli di Zona ( art.95)

Il Comune fuori legge

Nello statuto dei consigli di zona (art. 95) è prevista la promozione dell'informazione e la partecipazione dei cittadini delle zone, vengono previste indagini, verifiche e dibattiti sui problemi della comunità locale e su quelli di interesse specifico della zona. Il comune ha accentrato tutti i servizi di base, togliendo potere ed autonomia anche economica ai consigli di zona e non ha mai messo in pratica l'articolo 95 evitando la consultazione e la partecipazione dei cittadini. Per questo motivo il Comune può essere definito "fuori legge", nel senso che non applica e non rispetta il suo stesso statuto!

Domenica, 30 Aprile, 2006 - 10:45

Librie musei sempre più cari

  

La Cultura dei pochi


Libri e musei sempre più cari.
Antecedenti
Altroconsumo ha denunciato al Tar Lombardia lo sforamento dei tetti di spesa per i libri scolastici. Nelle scuole medie i tetti di spesa imposti da decreto ministeriale sono di 280 Euro per la prima classe, 108 per la seconda e 124 per la terza (invariati rispetto al 2004). Ma per esempio alla media statale Martinengo-Alvaro di Milano la spesa supera il tetto in tutte le sezioni prime, arrivando fino a 309 Euro.
Denuncia

 

I costi dei libri di testo aumentano ogni anno, con la giustificazione di nuove edizioni, ma basta confrontare il nuovo volume col precedente per rendersi conto che l’unico vero cambiamento è la foto di copertina o la numerazione delle pagine. E questo ovviamente non può giustificare un aumento del prezzo di copertina superiore anche del 10%. Forse che libri quali “I Promessi Sposi” o “La Divina Commedia” hanno bisogno di nuove edizioni per le continue rivisitazioni dei loro autori?
E non è tutto: il buono scuola introdotto nel 2000 dalla giunta regionale di Formigoni esclude i rimborsi per spese inferiori ai 200 euro. Visto che nessuna scuola pubblica ha una retta d'iscrizione così alta, il rimborso va automaticamente a chi iscrive i figli agli  istituti privati e la spesa che più grava sulle famiglie, quella dei libri di testo, viene ignorata.
Il Partito Umanista denuncia il caro-libri come nuova forma di discriminazione sociale, atta ad aumentare ancora di più il divario tra i più ricchi e la maggior parte della popolazione, sempre più esclusa anche dall’istruzione e dalla cultura. L’introduzione del biglietto d’ingresso nei musei, voluta dalla giunta Albertini, è un altro preoccupante esempio al riguardo.
Proposte
- Distribuzione gratuita dei libri di testo da parte delle scuole e fondi pubblici di sostegno alle case editrici scolastiche.
- Drastica limitazione di nuove edizioni ai casi dove è strettamente necessario, per facilitare il riutilizzo dei libri usati.
- Abolizione del copy-right sui libri scolastici, rendendoli disponibili per tutti su Internet con la possibilità di scaricare e copiare i testi liberamente.
- Accesso gratuito ai musei.

 

Emiliano Cristilli

Partito Umanista _ Segreteria Cultura

Giovedì, 27 Aprile, 2006 - 13:43

Ritiro Immediato delle Truppe Italiane in Iraq

 
 
LA PACE E’ L’UNICA SICUREZZA

DOLORE E CORDOGLIO PER LE VITTIME DI OGGI E PER TUTTI I MORTI IN IRAQ

RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ITALIANE  SOSTEGNO AL POPOLO IRACHENO

Questa mattina un attentato a Nassirya ha provocato la morte di 3 militari italiani e un rumeno.

Ancora come nel novembre del 2003 soldati italiani sono vittime della guerra in Iraq: quella guerra voluta dal presidente statunitense in violazione del diritto internazionale e trasformatasi nell’occupazione militare a cui partecipano le truppe italiane di stanza a Nassirya, per volontà del governo Berlusconi, contro l’opinione pubblica italiana, che più volte ha manifestato contro la guerra e la partecipazione italiana ad essa.

Una guerra che non solo non ha portato “pace e democrazia” in Iraq (ma violazione dei diritti umani, torture, morti) ma ha favorito la crescita della violenza e dei terrorismi, di cui sono vittime decine di donne e uomini ogni giorno.

 

“Oggi non è il momento delle divisioni”, si dice, ma certamente è il momento della chiarezza e della necessità di una decisione politica precisa: le truppe italiane devono essere ritirate dall’Iraq, il nostro paese non deve partecipare all’occupazione militare.

Quando sarà finita l’occupazione militare, quando anche i nostri “alleati” ritireranno le loro truppe, sarà allora il momento in cui l’Italia potrà e dovrà contribuire alla ricostruzione materiale e sostenere la riconciliazione politica e civile e il processo democratico iracheno.

 

Esprimiamo il nostro dolore e la nostra solidarietà alle famiglie dei militari morti a Nassirya, come in questi anni abbiamo manifestato il nostro dolore per le migliaia di donne, uomini e bambini iracheni.

 

Chiediamo a tutte/i coloro che hanno manifestato con noi in questi tre anni di tornare oggi nelle piazze – perché convinte/i davvero che “la pace è l’unica sicurezza”.

 

A Milano partecipiamo al presidio indetto da Cgil-Cisl,Uil Partito Umanista alle ore 17.30 in piazza S.Babila.

 

Giovedì, 27 Aprile, 2006 - 12:45

Proposte su donne, unioni civili e Consultori

Diritti  delle  donne
Le donne sono troppo scarsamente rappresentate in politica e a livello decisionale nell'amministrazione pubblica. Per come sono organizzati attualmente la città, il mondo del lavoro e i servizi pubblici e privati, le donne devono affrontare maggiori problemi degli uomini rispetto all'organizzazione dei servizi e della conciliazione tra lavoro e famiglia. I recenti attacchi da parte del centrodestra e della chiesa all'autodeterminazione delle donne in fatto di maternità rendono necessaria un'azione per riaffermare i diritti acquisiti attraverso le lotte degli anni ’70 e ’80.
Le strutture pubbliche devono garantire l'applicazione della legge: attuazione dell'IVG (interruzione volontaria della gravidanza) entro i sette giorni dalla certificazione medica, adozione delle metodiche meno rischiose dal punto di vista sanitario e preferite dalle donne, aborto medico - con la Ru486 - o chirurgico, anestesia locale, epidurale, totale. Chiediamo il sostegno all’uso della pillola RU 486 negli ospedali cittadini, tecnica che non introduce alcun principio nuovo, ma rende l’aborto meno traumatico dal punto di vista fisico, perfettamente coerente con la legge 194. L’assunzione della RU486 non deve essere vincolata al ricovero di tre giorni in ospedale. Si devono istituire delle commissioni di controllo perché venga garantito il rispetto della scelta delle donne in tema di IVG:
E’ necessario l’impiego di risorse per la pubblicazione e soprattutto la diffusione di opuscoli multilingue, in modo da informare le donne straniere.
Unioni civili
L’Italia, insieme alla Grecia e l'Irlanda, è l’unico paese dell'Europa occidentale a non avere une legge sui diritti degli omosessuali. Il Parlamento europeo ha chiesto ripetutamente agli Stati membri di riconoscere pari diritti alle coppie dello stesso sesso. La Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea vieta qualunque discriminazione motivata dall’orientamento sessuale e riconosce a tutti il diritto a costituire una famiglia. E’ un percorso di libertà in cui l’Italia è rimasta indietro, bloccata da pregiudizi anacronistici.
Il PACS (Patto Civile di Solidarietà) non è rivolto solo alle persone omosessuali ed è uno strumento a cui possono accedere anche le coppie di sesso diverso che non vogliono contrarre matrimonio, ma preferiscono una regolamentazione più snella e leggera per il loro rapporto. Per i gay e le lesbiche rappresenterebbe la prima forma di riconoscimento giuridico delle proprie unioni. Questa legge non imporrebbe nulla alle coppie di fatto che non vogliano darsi alcun vincolo giuridico: il PACS è un’opportunità in più per tutti, non è un obbligo per nessuno. Per le coppie di fatto che intendono rimanere tali, ma che hanno un carattere di convivenza stabile, la legge prevede alcuni riconoscimenti in più, nel rispetto della volontà della coppia di non darsi nessun vincolo normativo. Alcune delle opportunità, oggi negate, che verrebbero introdotte dalla nuova legge sono: assistere il/la propria partner in ospedale, partecipare alle decisioni che riguardano la sua salute e la sua vita, lasciare in eredità il proprio patrimonio alla persona con cui si è condivisa l'esistenza senza le gravose imposizioni fiscali previste per un estraneo.
In assenza di una legislazione nazionale, alcuni Comuni hanno creato un registro delle unioni civili, ma si tratta di atti per lo più simbolici, perché i Comuni hanno competenze molto limitate, tra cui quella del diritto alla casa per chi ne fa richiesta (in tale caso le unioni di fatto sono equiparate alle coppie matrimoniali), agevolazioni nelle utenze di luce e gas
Proponiamo quindi che il Comune di Milano si doti al più presto possibile di questo strumento.

 

Consultori:
Pur essendo la sanità quasi totalmente di competenza regionale, la salute è un diritto fondamentale che deve essere gratuito e garantito per tutti i cittadini. Spetta dunque al Comune il compito di sviluppare i servizi di medicina territoriale.
Il consultorio deve essere un luogo aperto e gratuito, il cui ruolo fondamentale dovrebbe essere la prevenzione, non ultima quella delle gravidanze non volute, da favorire anche attraverso la distribuzione gratuita di contraccettivi, preservativi e "pillola del giorno dopo"..
I consultori familiari sono strutture di estrema importanza per il cittadino: sono centri multiprofessionali di prevenzione ed assistenza sanitaria, psicologica e sociale alla persona, alla coppia e alla famiglia nelle diverse fasi della vita. Devono offrire un’accoglienza personalizzata, consulenze e prestazioni specialistiche per sessualità e contraccezione, gravidanza e nascita, menopausa, disagio psicologico e problemi sociali, adozione e affido familiare. Vi devono lavorare ginecologi, psicologi, assistenti sanitarie, assistenti sociali, infermiere professionali, ostetriche, andrologi, avvocati e mediatrici culturali. Il Piano Sanitario Nazionale ha ribadito attraverso il progetto Obiettivo Materno Infantile la necessità di “un consultorio familiare ogni 20-25 mila abitanti” che “deve essere facilmente raggiungibile e possibilmente in sedi limitrofe ai servizi sanitari e socioassistenziali del Distretto”. I servizi erogati dal Consultorio Familiare rappresentano una risposta di primo livello per tutti i cittadini, ma fungono contemporaneamente da sentinella della salute pubblica accogliendo la molteplicità etnica milanese.

 

Proposte:
  • Istituzione di un Osservatorio comunale sulla salute della donna.
  • Apertura di Centri Donna nelle zone, che possono coincidere con le sedi dei consultori
  • Sostegno all'uso della pillola RU486 negli ospedali cittadini.
  • Istituzione di commissioni di controllo perché venga garantito nei consultori il rispetto della scelta delle donne in tema di interruzione volontaria della gravidanza.
  • Pubblicazione e diffusione capillare di opuscoli multilingue, per informare le donne straniere sui loro diritti e sui servizi disponibili, e per prevenire.
  • Maggiore sicurezza nei quartieri periferici, offrendo taxi gratis nelle ore notturne per le donne.
  • Introduzione del Registro delle Unioni Civili per tutte le coppie di fatto, etero e omosessuali, come alternativa per chi non vuole sposarsi.
  • Pressione sulle autorità nazionali perché venga approvato il PACS (Patto Civile di Solidarietà).
  • Introduzione di un Osservatorio e nomina di un referente per i diritti delle minoranze.
  • Potenziamento di tutti i servizi di medicina territoriale (consultori familiari e pediatrici, ambulatori polispecialistici, assistenza domiciliare integrata, guardia medica, servizi di riabilitazione motoria, neurologica, cardiaca).
  • Pressione sulle ASL e la Regione perché i consultori familiari soppressi vengano riaperti
  • Sviluppo della cultura della prevenzione sanitaria in materia di educazione sessuale, profilassi delle malattie infettive, diagnosi precoce dei tumori, ecc..
  • No alla precarizzazione del personale sanitario.
           Anna Polo

Mercoledì, 26 Aprile, 2006 - 19:07

Partito Umanista ha Manifestato il 25 Aprile 2006

 

 

Il Partito Umanista ha  manifestato il 25 aprile, un'occasione per rivendicare nelle piazze il diritto a costruire quel mondo già presente nel cuore di tutti quelli che sessant’anni fa festeggiarono la liberazione in tutta l’Italia.

Un mondo senza guerre, senza violenza, senza oppressi o oppressori... un mondo dove chiunque, per il solo fatto di essere nato, abbia diritto ad una casa, un lavoro, un servizio sanitario ed educativo gratuito e di buon livello. 

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