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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Sabato, 23 Dicembre, 2006 - 09:54

PIERGIORGIO WELBY.............

Mi ero ripromessa di non tornare più sulla vicenda di Piergiorgio Welby, scomparso due giorni fa http://danielatuscano.wordpress.com/2006/09/24/piergiorgio-in-nome-dellumanita/#comments. La sua lezione, affermavo, dev’essere accolta con rispetto e silenzio. Non mi è stato possibile.
Il Vicariato di Roma gli ha negato i funerali religiosi http://www.romasette.it/modules/AMS/article.php?storyid=122. Nel comunicato stampa si legge che “il dott. Welby aveva ripetutamente chiesto l’interruzione della propria vita, e ciò è contrario alla dottrina della Chiesa”. Intervistato sull’argomento, mons. Rino Fisichella, mal recitando la parte del “padre” rammaricato (in effetti la sua faccia, di pietra, è sempre tristemente uguale), ha confermato che ahilui, questa deplorevole faccenda non poteva che concludersi così, il “dott. Welby” si era messo contro la cultura della vita, ma stessimo tranquilli, la Chiesa non farà mancare né la sua preghiera né la sua miseric…
…no, mi dispiace, ma non riesco a usare questa parola. Mi suona bestemmia, in questi casi. E chi scrive è, o cerca di essere, cattolica. Ha denunciato più volte le pericolose ambiguità dei sostenitori dell’eutanasia. Ma Piergiorgio ora, che già mi era parso simile a Giovanni Paolo II nei suoi ultimi momenti, lo vedo sempre più accomunato al Condannato per eccellenza, a quel Cristo cui il soldato sferrò uno schiaffo: “Rispondi così al sommo sacerdote?” (Gv 18, 22) .
I nostri sommi sacerdoti, in nome della Vita, negano un alito di concreta vita all’anima di Piergiorgio. Eppure, Piergiorgio, so che dall’alto ci scruti e sai che anche noi, oggi, noi cattolici intendo, non siamo tutti così. Ci vergogniamo di una Chiesa che fino a poco tempo fa (ma evidentemente, in questi tempi di rinnovata Controriforma, si sta tornando ai “bei tempi andati”) negava ai suicidi la sepoltura in terra consacrata. Ma non ha mai disdegnato solenni esequie a un mafioso. Non accetta la tua salma nel suo sacro tempio, a te che rischiavi di morire soffocato, a te che soffrivi atrocemente dall’età di 18 anni, a te che, forse, volevi non tanto l’eutanasia quanto evitare un vano, sadico accanimento terapeutico. Il dolore in sé non è un valore, e tu lo sapevi bene. Sei morto per testimoniare la vita degna, non per fornire alibi a chi vorrebbe sbarazzarsi di un corpo deforme e negato.
E mentre il Papa torna a tuonare sulle coppie di fatto, non vorrei davvero, specie in questo periodo, vergognarmi di essere cattolica. Ma non è questione di religione, è questione di… quella parola che non riesco a scrivere ora. A Natale, secondo lo stanco e ipocrita vaniloquio, siamo tutti più buoni. Se lo siamo sempre, però, altrimenti non ci salva nemmeno Gesù Bambino. E loro, loro non lo sono. Perdonaci, Piergiorgio, ora puoi farlo.
image
 TI VOGLIO BENE
Daniela Tuscano
Sabato, 23 Dicembre, 2006 - 09:52

A OPERA MANIFESTAZIONE ORE 12,OO OGGI

L'invito è quindi di far girare il più possibile questa nota e possibilmente di partecipare all'iniziativa:
23 dicembre - ore 12.00
Opera - area dove verranno sistemate tende
da Milano in macchina: Via Ripamonti - SS 412 - prima uscita per Opera "Opera centro" - alla prima rotonda, girare a destra.
Attenzione: ci dicono che potrebbero esserci presidi anti-rom da quelle parti.
un abbraccio
Luciano Muhlbauer


 
FATE GIRARE E PARTECIPATE GRAZIE
  
OPERA: MANIFESTAZIONE CONTRO IL CAMPO PROVVISORIO PER ROM:
INCENDIATE LE TENDE APPENA ALLESTITE
SABATO PARTECIPIAMO AL  PRANZO AL CAMPO CON DON COMEGNA
Ieri sera Opera è stata teatro di gravi manifestazioni xenofobe.
In seguito all' improvviso  sgombero di un centinaio di cittadini rom ( tra cui una trentina di bambini) dalle baracche di  via Ripamonti, nello scorso fine settimana erano stati avviati lavori per un campo provvisorio in territorio di Milano al confine con il quartiere  residenziale Noverasco di Opera, nelle vicinanze di una casa di riposo.
Il Comune di Opera, che non era stato informato, ha  segnalato che l' area non era idonea e data l' emergenza umanitaria  ha offerto la propria disponibilità ad un protocollo di intesa con Prefettura, Provincia e Comune di Milano per creare un campo provvisorio- per alcuni mesi- in un area in territorio di Opera  utilizzata per i  circhi. La gestione è affidata allla Casa dell' accoglienza di  Don Colmegna che attualmente ospita una parte   dei rom , mentre altri sono nel dormitorio di viale ortles.
La Provincia è intervenuta immediatamente, ieri erano state montate le tende.
Ieri sera era previsto un consiglio comunale. Il Sindaco si è reso disponibile a discutere ad inizio seduta del problema ma la discussione non è potuta avvenire per il clima di forte tensione da parte del pubblico, sia nel palazzo comunale che all' esterno, incitata da esponenti di destra e della lega .
Un numeroso gruppo si è recato al campo e poco dopo le tende sono state incendiate. Quindi la   via principale di attraversamento di opera è stata bloccata dai manifestanti anche con una tenda messa di traverso che impediva il passaggio ai pullman, mentre si minacciava di andare immediatamente  sotto casa del sindaco e di riprendere la protesta venerdì . Numerosi cittadini "comuni" osservavano ed approvavano, l' arrivo delle telecamere di rai e tg 5 ha dato nuovo impulso alle proteste. L' arrivo di ulteriori forze di polizia ha calmato la situazione che si è normalizzata verso mezzanotte e mezza .
Nel frattempo l' amministrazione ha tenuto una riunione dei consiglieri di maggioranza con l' arrivo di resenza di rappresentanti della Provincia (l' Ass. Corso) e Don Colmegna .
Si è deciso innanzitutto di fare una iniziativa sabato 23, con un pranzo di solididarietà nell' area del campo cui parteciperanno anche i rom,  con l' intenzione di favorendo il superamento dei pregiudizi .
Tutti coloro che vogliono partecipare all' insegna della nonviolenza e della  sono invitati.
E' importante sostenere quanti sono impegnati nel risolvere i problemi di questa famiglie e respingere il crescere della xenofobia.
Per cortesia fate girare
Grazie
Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 10:36

Lapsus e lego ferroviari ...

Nelle scorse settimane Innocenzo Cipolletta, a nome di
tutto il management Trenitalia, ha lanciato l'allarme:
l'azienda è in fortissima crisi. Il refrain è lo
stesso già visto in altre occasioni: rilevante
contrazione dei consumi(in questo caso significherebbe
che sempre meno persone viaggiano in treno ...)  e
drastica mancanza di liquidità(ovvero, in parole
povere tanto per risparmiare e non accentuare la
crisi, mancano i soldi). A seguito di ciò è stato
deciso di aumentare del 4% circa il costo dei viaggi
in Intercity ed Eurostar(giustamente, visto che la
gente non viaggia, aumentando i prezzi arriverà a
frotte ...). Il padre della psicanalisi Freud
affermava che un lapsus vale più di tante confessioni.
E Cipolletta una dimenticanza l'ha commessa: si è
totalmente dimenticato della stragrande maggioranza
degli utenti, i pendolari su tratte regionali.
Infatti, con grande sorpresa dei viaggiatori della
tratta Termoli-Pescara, all'inizio di questo mese gli
aumenti erano già in vigore. A titolo esemplificativo
il tragitto Casalbordino-Pescara ha visto il biglietto
passare da € 2,90 agli attuali € 3,10 e gli
abbonamenti mensili da € 50,50 agli attuali € 54,60.
Abbiamo già ampiamente dato spazio in più occasioni ai
disagi che i pendolari subiscono su questa tratta.
Quest'occasione sembrava troppo interessante per
essere lasciata scappare ed infatti altro c'è da
aggiungere al di(sagi)ario ...
Poche settimane fa abbiamo parlato della nefasta
scelta di assegnare ad un orario di punta mattutino un
treno a capienza ridotta(
http://lists.peacelink.it/news/msg10100.html ). Si
sperava fosse una scelta dettata dal caso o comunque
temporanea: nossignore, ora è la norma. Il min-uetto è
diventato il treno fisso della tratta nell'orario in
oggetto. Ma non finisce qui. Nel tentativo
(immaginiamo ...) di riciclare fino all'estremo le
vetuste vetture in dotazione sono stati assemblati dei
treni componendo, letteralmente, vagoni appartenenti a
vetture diverse. Camminando per i corridoi alla
disperata ricerca di un posto a sedere si ha
nettamente l'impressione di passare da un treno
all'altro. Sensazione rafforzata dalle brusche
variazioni di temperatura, con vagoni gelidi e altri
tropicali. La descrizione degli effetti di tutto ciò
sulla salute dei passeggeri la lasciamo alla fantasia
di chi legge.
Mentre tutto questo accadeva sulla tratta
Termoli-Pescara, con i pendolari ormai rassegnati ad
una gestione "allegra" della tratta(e ricordiamo
ancora che, per chi non lo sapesse, sono i pendolari a
garantire a Trenitalia entrate non soltanto cospicue
ma anche costanti ...), tra le pieghe della
Finanziaria 13 miliardi sono stati assegnati solo
negli ultimi giorni alla costruzione della TAV
Torino-Lione, mentre per tutta la rete ordinaria
nazionale vengono assegnati(ma rimarranno fino alla
fine di questa liquida finanziaria?), udite udite,
l'ingente somma di 4 miliardi.
Quando un lapsus rivela più di tanti discorsi ...

Alessio Di Florio

Martedì, 19 Dicembre, 2006 - 10:34

Lasciamo IN PACE il nostro Futuro

La guerra non accade per caso né è il frutto della cattiveria di
uomini senza cuore. E' qualcosa che si decide per difendere interessi
economici o assicurarsi il dominio di territori con preziose riserve
naturali (petrolio, gas, acqua, diamanti...). E' qualcosa che si
prepara ogni giorno, che si promuove con la propaganda delle abusate
parole di libertà e democrazia, che si costruisce nelle fabbriche
d'armi e nelle caserme dove si addestrano persone a uccidere, a
bombardare, a dimenticare la propria umanità.

La provincia di Varese è un luogo strategico nella produzione della
guerra permanente. Anche se nelle nostre città non vediamo soldati
nelle strade, non udiamo cacciabombardieri sorvolare le nostre case,
non piangiamo amici uccisi dai cosiddetti effetti collaterali, non
proviamo la paura e la disperazione come le genti dell'Irak e
dell'Afghanistan, siamo in guerra. Lo siamo perché nella nostra
provincia vengono prodotte armi (poi vendute e usate) da importanti
fabbriche come AgustaWestland e Aermacchi; lo siamo perché ospitiamo
un comando di reazione rapida della NATO a Solbiate Olona, pronto a
gestire 60.000 militari e a pianificare rapidamente interventi in ogni
parte della terra in aperta contraddizione con l'art. 11 della
Costituzione Italiana che afferma che L'Italia ripudia la guerra.

Ogni settimana si alzano voci a inneggiare a quei luoghi di guerra,
facendosi lustro di una presenza ingombrante che dovrebbe e potrebbe
invece essere riconvertita per usi di pace.

UN ALTRO aereo militare a Gallarate, oggi anche in una scuola:
un "addestratore" Mb339 verrà issato sul tetto
e diverrà simbolo del luogo dove studiate o insegnate:
un originale libro di testo che però diversamente dagli altri
insegna a fare la guerra o almeno ad abituarsi ad essa.
Ma ogni mattina quello stesso aereo
ricorderà anche della complicità dei nostri territori
nelle guerre e nelle morti che sempre esse comportano.
Ricorderà a tutti anche che le spese militari
rubano i soldi destinati alla scuola.

Vi chiediamo di condividere e sostenere la nostra richiesta, espressa
al Consiglio di Istituto, di ridiscutere le decisioni assunte.
Sono le armi a uccidere, ma sono uomini e donne a progettarle e a
usarle. Quegli stessi uomini e quelle stesse donne che possono
scegliere di dire basta guerre, basta armi, basta basi militari:
lasciate in pace il nostro futuro!

DisarmiAMO la Pace

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 11:09

Appoggio di Tomas Hirsch leader Umanista in Cile

Se il cerchio sembra stingersi attorno ai soprusi statunitensi a Quito e dintorni, è da un anno a questa parte che in Bolivia si respira un'aria diversa. L'avvento di Morales ha cambiato volto al paese, e la figura del presidente, coi suoi maglioni colorati e il suo sorriso da indio, è diventata l'icona della nuova America Latina. Senza perdersi in chiacchiere ha nazionalizzato le risorse di gas, rimpatriando le compagnie straniere e restituendo alla gente le proprie risorse, si è battuto per il riconoscimento delle lotte per l'acqua, sfruttata dalle società internazionali e pagata col sangue di centinaia di indios. E non è tutto. Morales, ex cocaleros, ha sposato in pieno la causa dei produttori di coca, spiegando al mondo, all'assemblea dell'Onu (mostrando a tutti una foglia di coca tra i grandi applausi degli altri delegati sudamericani), le proprietà mediche di una sostanza naturale che per la gente di Cochabamba è cibo, risorsa e vita. Il leader boliviano si è anche impegnato per attuare una sana strategia contro il narco-traffico, che parta da azioni volontarie nel rispetto delle tradizioni e della cultura locali e che, secondo le Nazioni Unite, sta dando già ottimi risultati. Ad ottobre Morales ha inviato 500 membri dell'esercito nel Parco Nazionale Carrasco (Chaparè), nel cui territorio si prevedeva di sradicare 450 ettari di coca illegale. Per evitare il saccheggio dei narco-trafficanti, sono state mobilitate le polizie speciali di La Paz e Cochabamba, e proposte nuove leggi (una quota massima di coltivazioni alle famiglie e una squadra di brigate speciali per sradicare le colture illegali) per tutelare i cocaleros senza ridurre il Chaparè ad un moderno mercato clandestino.
Morales ha letteralmente blindato l'oro nero boliviano, con contratti per il petrolio (e per il gas, di cui il paese è fra i primi produttori al mondo), sottoscritti il 28 e 29 ottobre scorso, validi per 30 anni, attraverso la statale YPBF (Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos), che controlla i giacimenti nazionalizzati e le concessioni alle compagnie straniere. Il Ministro degli idrocarburi Andrés Soliz Rada ha proposto che il parlamento prepari un articolo con cui si proibisca alle aziende di conteggiare le riserve nei mercati azionari, poiché di "proprietà diretta, inalienabile ed imprescindibile dello Stato". Si calcola che il valore della totalità delle riserve attuali e future degli idrocarburi del paese, ammonti a più di 200 miliardi di dollari. Una cifra destinata ad aumentare dopo che è stata dichiarata priorità nazionale la costruzione del Gasdotto Boliviano Occidentale (GABO), che, legalizzando i grandi campi nell'ovest boliviano, potrebbe incrementare sensibilmente l'intera industrializzazione nazionale. L'opposizione rumoreggia, minaccia azioni per tutelare gli imprenditori, in alcuni casi fa mancare il quorum per la validità delle votazioni. Ma Morales è saldo. Piace ai leader sudamericani e alle sinistre occidentali, Chavez lo considera un figlioccio e l'Europa plaude alla sua risolutezza, trovandolo più diplomatico e meno spigoloso del presidente venezuelano.
Nelle ultime ore si sono anche rilanciate le trattative col Cile per la vecchia questione dello sbocco sul mare. Le aperture di Tomas Hirsch, leader degli umanisti cileni, avvicina considerevolmente la Bolivia al Pacifico, rilanciando il feeling tra La Paz e Santiago e avviando una stagione di vicinanza e collaborazione.
Nel frattempo la gente sente più fiducia, maggiore protezione, un vento nuovo. Nei villaggi andini dove l'acqua abbonda troppe volte si è costretti a ricorrere alle autobotti, paradosso inaccettabile del saccheggio straniero. I volti avvizziti e sorridenti delle donne raccontano la dignità con cui si va avanti, la rabbia per l'uccisione dei propri cari, la disperazione che accompagna ogni giorno. Ma anche la sete di giustizia, il desiderio di consegnare ai tanti bambini un paese diverso e fiero, ancorato alle proprie radici, e saziato dalle proprie risorse. Difendendo la propria indole, custodendo le vecchie tradizioni, e confidando nella rappresentanza di un indio al governo, un cocalero, uno di loro.

L'Hirsch pensiero. Davanti a 2500 delegati arrivati da ogni angolo del pianeta, l’umanista cileno Hirsch ha ottenuto una serie di successi clamorosi grazie alle sue affermazioni sulla necessità dei boliviani di avere un’uscita verso il mare.

Non ha usato mezzi termini e ha espresso la sua solidarietà alla popolazione boliviana e al suo presidente Evo Morales, ribadendo la sua posizione: la Bolivia deve avere uno sbocco tutto suo verso il mare. “Siamo convinti che il Cile debba integrarsi nell’area latinoamericana - ha detto Tomas Hirsch durante una conferenza - e che il primo gesto deve essere quello di contribuire a soddisfare la richiesta della Bolivia”. Ma il leader umanista ha voluto aggiungere: “Nessun paese può guardare al proprio futuro se ha problemi con i suoi vicini. Soprattutto noi cileni  - ha aggiunto – non possiamo continuare a montare storie per una guerra avvenuta più di 120 anni fa. Quella guerra non aveva nulla a che vedere con gli interessi dei boliviani e dei cileni. Fu solo una guerra di interessi coloniali dei britannici, che vollero in quel modo impossessarsi dei giacimenti di salnitro e rame. L’unica cosa che le due popolazioni furono in grado di apportare alla guerra fu il numero dei morti”.
Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:53

lettera aperta: Amir di Arezzo

Amir finalmente libero!

Ciao,
Sono Amir del Centro delle Culture di Arezzo. Se ricevi questa mail
significa che mi hai aiutato nei mesi passati firmando la petizione
(http://www.c234.net/petizioni/amir) per la mia liberazione (o forse hai
fatto anche molto di più!) e per questo ti sono molto grato.

Sono tornato a vivere ad Arezzo e ho ripreso a lavorare in una ditta
orafa, finalmente con un contratto regolare. In questo momento, con il
Centro delle Culture, sto portando avanti una campagna per chiedere la
creazione di aree destinate alla sepoltura musulmana nei cimiteri e
stiamo continuando una campagna informativa per chiedere la chiusura dei
CPT. Dopo la mia liberazione, ho partecipato ad alcune trasmissioni
televisive a cui sono stato invitato e sono usciti oltre 20 articoli su vari
giornali che hanno parlato della mia vicenda e dei CPT. Dobbiamo
continuare a lottare per il nostro primo diritto in quanto esseri umani: la
libertà.

Grazie di cuore e ti auguro  delle buone feste di natale

Amir K.

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:44

Guerra di religione nel Magentino

di Luciano Muhlbauer (consigliere regionale Prc)
In Lombardia vivono ormai oltre 800mila cittadini immigrati, cioè un quarto del totale nazionale. Eppure, proprio nella nostra regione non c’è traccia di una politica di accoglienza e inclusione, mentre non mancano mai parole e atti istituzionali che tendono a additare l’immigrato, sempre e comunque,  come un problema, se non come un nemico. In questi giorni stanno a ricordarcelo vicende come il linciaggio mediatico di Azouz, quella specie di guerra del presepe oppure lo sgombero della baraccopoli rom di via Ripamonti a Milano, che ha gettato decine di famiglie in mezzo alla strada.
Ma questi episodi sono semplicemente la punta dell’iceberg e mille altre storie, spesso sconosciute ai più, si consumano nella quotidianità delle nostre città e quartieri. E allora vogliamo raccontarne una, perché paradigmatica di una miseria della politica che non promette nulla di buono.
La nostra storia si svolge a Magenta, comune di 22mila abitanti nell’ovest milanese, e inizia con la decisone di un gruppo di operai immigrati, di diverse nazionalità, di affittare regolarmente un capannone per svolgervi attività culturale e per pregare. Nulla di strano si direbbe, ma poiché quegli operai sono musulmani, la Lega Nord non perde l’occasione e scatena una sorta di crociata dal titolo “No alla moschea”, condita con la solita fraseologia islamofobica e razzista. Sul muro di cinta del capannone appare persino la scritta “Bossi vi ucciderà”.
La Lega non rappresenta granché a Magenta, ma visto che tra qualche mese si vota per le amministrative, il Sindaco (di centrodestra) ha pensato bene di fregarsene di sciocchezzuole come la libertà di culto, tutelata peraltro dalla Costituzione, e si è messo a cavalcare la tigre. Da allora è stato un susseguirsi di visite dei vigili urbani, i quali, regolamenti edilizi alla mano, hanno fatto piovere multa su multa. E non importa che nei dintorni ci siano anche altre associazioni che da tempo e in santa pace occupano spazi simili. Loro sono mica islamici!
Ma per fortuna non tutto tace. Nel magentino c’è anche il Comitato intercomunale per la Pace, che da sempre è sensibile alla questione della convivenza e dell’inclusione, il quale ha dato vita a un comitato di solidarietà con gli operai immigrati. Stanno organizzando anche un’assemblea pubblica per il 18 dicembre, Giornata internazionale del Migrante, sebbene il nostro Sindaco crociato tenti di impedirglielo con ogni mezzo.
A questo punto la nostra proposta è molto semplice: se potete, il 18 andate a Magenta oppure, molto più comodamente, visitate il sito www.comitatopace. it e firmate l’appello. Scegliete voi, ma non lasciamo soli quegli operai e quanti resistono all’idiozia e all’irresponsabilità di amministratori che per un pugno di voti sono disponibili a qualsiasi bassezza.

Lunedì, 18 Dicembre, 2006 - 10:41

Italia è una nazione fondata sul debito pubblico

17 Dicembre 2006

Lo sconto postumo

tototruffa.jpg

L’Italia è una nazione fondata sul debito pubblico. Ha fondamenta debitorie solide. Un alibi di ferro per le Finanziarie. Un alibi per nuove tasse, per l’aumento di quelle esistenti. La Finanziaria preserva il debito pubblico. Con un imponente debito pubblico le riforme non si possono fare. E tutto rimane com’è per la felicità dei nostri dipendenti. Nessun governo è intervenuto sulla spesa pubblica. Neppure il Ciclista e lo Sciupà.
Se i costi corrono, le tasse aumentano e il debito tiene. Il debito è ormai una condizione dello spirito. E’ nell’aria. Indebitarsi è uno stile di vita. Chi vanta crediti è un fallito. Bisogna vantare debiti per essere qualcuno. Più il debito personale è grande, maggiori sono le opportunità. Si può diventare persino presidente del Consiglio o della Telecom.
Le parole... Accesso al credito rassicura, accesso al debito preoccupa. Diventiamo accreditati, non indebitati. Banche, finanziarie e grandi distributori sono in prima fila per la creazione della povertà attraverso il credito. Se avessi detto a mio padre che mi indebitavo con TAEG 20% per andare alle Antille mi avrebbe preso a calci nel c..o. E poi avrebbe denunciato la banca.
Le banche pensano sempre ai nostri sogni. Li vogliono vedere realizzati insieme agli interessi bancari. A Natale è disponibile lo sconto se paghi dopo. Un mistero. Se si paga dopo sei mesi scatta lo sconto senza alcun interesse. Se paghi subito no. Un bel Tv Color LCD costa circa 1200 euro. Se paghi dopo sei mesi in contanti ti costa il 20% in meno. Un affare. Ma se tra sei mesi ti dimentichi, non arriva il bollettino o non hai i soldi cosa succede? Con TAN 17,48%, TAEG 18,45% (ma possono essere superiori) per 1000 euro fanno 24 rate mensili da 53,40. Il risultato è di 1281,60. I grandi distributori guadagnano sul debito dei clienti. Assistiti dalle finanziarie.
RESET. Un ritorno alla cultura del risparmio. La pubblicità del debito va proibita. Come è avvenuto per il fumo. E’ un atto di oscenità sociale. Una istigazione a delinquere contro noi stessi. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere.
http://www.beppegrillo.it

Sabato, 16 Dicembre, 2006 - 21:14

petizione contro finanziamenti agli inceneritori

Clicca sul link seguente per visualizzare il post:
http://www.beppegri llo.it/2006/ 12/le_nuove_ pesti.html

Premessa sugli inceneritori:
- causano tumori
- danneggiano l’agricoltura e gli allevamenti
- fanno crollare il valore delle case dove sono costruiti
- non sono necessari.

La truffa dei Cip6-Certificati Verdi dei finanziamenti a inceneritori, centrali a carbone e scarti petroliferi 'assimilati' alle energie alternative continua. Soldi prelevati in presa diretta dalla nostra bolletta dell’Enel.I dipendenti al Governo lavorano a tempo pieno per petrolieri, costruttori di inceneritori e di centrali a carbone. E dopo la parola 'assimilati' hanno creato un’altra magia, una nuova parola magica: 'autorizzati'.
Impianti ‘autorizzati’ fino al 31 dicembre 2006. Invece di 'costruiti' fino al 31 dicembre 2006, com’era prima.
La parola ‘autorizzati’ è stata inserita all’ultimo secondo dai lobbisti del Governo nella Finanziaria. Gli accordi di maggioranza erano altri, come ricordato dai dipendenti Loredana De Petris e Tommaso Sodano. Gli accordi prevedevano i finanziamenti solo per gli impianti esistenti. Ed era già troppo per questi capitalisti con la bolletta dell’Enel.
Il dipendente presidente del Senato Franco Marini si è impegnato a ripristinare il testo originale entro fine anno. Per ricordarglielo mandiamogli una mail
Purtroppo, comunque vada, nei prossimi anni le varie Asm Brescia, Hera, Sarlux, Edison, Enel, Api… continueranno a fare bilancio e capitalismo in Borsa con i nostri soldi grazie agli impianti “autorizzati” e/o 'realizzati'. Uno schifo a norma di legge.

Da cineteca le dichiarazioni del dipendente ministro Ds Bersani:
" Gradirei essere consultato quando si fa una norma. Sono questioni molto complesse e ci sono dei meccanismi di incentivazione molto radicati sui quali le imprese hanno fondato parte dei loro bilanci. Ad eliminarli senza criterio si rischia di andare in tribunale e perdere le cause”.
Caro dipendente Bersani, in un Paese civile in Tribunale per risarcire i cittadini (costo medio dei contributi erogati alla voce A3 della bolletta Enel: 60 euro annui) ci dovrebbero andare i politici come lei che hanno permesso i finanziamenti e le aziende, o ex municipalizzate, che ricevono i fondi e amano la politica diessina-diossina.

Ps: Firmate la 'RESET - Petizione contro i finanziamenti agli inceneritori e centrali a fonti assimilate'. Siamo a 10.000 firme in dieci giorni.

Mercoledì, 13 Dicembre, 2006 - 14:48

i Cittadini......

9 Dicembre 2006

Arlecchino servitore di due padroni

Arlecchino.jpg

I mezzi urbani sono in sciopero. Gli aerei sono in sciopero. I treni sono in sciopero. I vigili del fuoco sono in sciopero. Gli insegnanti sono in sciopero. Gli ospedali sono in sciopero. Chiunque sia dipendente pubblico prima o poi entra in sciopero. I cittadini, i loro datori di lavoro, sono sempre all’oscuro dei motivi. Sanno che c’è lo sciopero, ma non perchè. Però sanno che l’astensione del lavoro avviene di preferenza il venerdì o nei giorni prefestivi. Un incentivo per il week end lungo.
Si mormora che gli scioperi dipendano dai mancati rinnovi dei contratti di lavoro. E che la trattativa si prolunghi sempre per molti anni. Anni di sciopero duro, non contro le amministrazioni, ma contro i cittadini. Quelli che pagano gli stipendi agli scioperanti con il costo del servizio e alle amministrazioni pubbliche, che negoziano con gli scioperanti, con le tasse.
Il cittadino paga due volte per un servizio, ma è escluso dalla trattativa. I dipendenti amministratori non cavano un ragno dal buco con i dipendenti scioperanti. Ci ritroviamo, da una settimana all’altra, senza treni, senza ricovero, senza scuola. Paghiamo plotoni di dipendenti perchè ci servano (nel senso di servizio pubblico). Ma non abbiamo diritto di parola, di giudizio, di informazione, di veto durante le trattative. E’ ora di cambiare musica. RESET!
Le trattative tra amministratori pubblici e sindacati devono prevedere la presenza di una rappresentanza dei cittadini. Che potranno capire e giudicare invece di aspettare come cretini per ore alla fermata dell’autobus.
Mentre scrivevo mi sono accorto che alcuni dipendenti non scioperano mai. I politici. Forse perchè ci vogliono troppo bene? Forse perchè li trattiamo troppo bene? Credo che sia ora di rivedere le loro condizioni contrattuali. La pensione a 30 mesi è solo l’antipasto. E se scioperano non ce ne accorgeremo.

http://www.beppegrillo.it

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