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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Venerdì, 19 Maggio, 2006 - 14:45

VI ASPETTIAMO.. PRESIDIO E MARCIA PER LA PACE


e adesioni continuano ad arrivare, la pubblicizazzione della marcia
prosegue (oggi e domani mattina anche gli spot su radio popolare oltre
che a radio lupo solitario da cui vengono -gratuitamente- mandati 8
volte al giorno), gli ultimi peparativi venono terminati...NON RESTA
CHE PARTECIPARE!
Saranno un presidio e una marcia colorati, con musica e momenti
"creativi" con cui cercheremo di fare comprendere anche a chi non
parteciperà alla marcia, ma la vedrà passare, i nostri contenuti.
Ci saranno persone proveniente da un po' tutta la regione, dalla
provincia di Novara e persino qualcuno dalla vicina Svizzera...
Al parco Solidarietà potrete riposarvi, mangiare i panini che
prepareremo, ascoltare musica dal vivo - musica raggae e ska - e gli
interventi di Tiziano Tissino che porterà l'esperienza di Aviano dove
i pacifisti hanno denunciato la base per la presenza di armi nucleari,
Giorgio Beretta, don Sacco di Pax Christi, Massimo Aliprandini OSM/DPN
(obiettori alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta)...
INSOMMA VI ASPETTIAMO!

ore 14 presidio
Comando di Reazione Rapida NATO a SOLBIATE OLONA
(500 mt. dopo l'uscita Busto Arsizio autostrada MI-VA)

ore 15.30 concentramento marcia
II° deposito centrale dell'aeronautica a GALLARATE (via Ranchet)

ore 18.30 arrivo presso azienda AgustaWestland a SAMARATE
a seguire al parco Solidarietà interventi, ristoro, musica dal vivo
è previsto un servizio di pullmini per il ritorno a Gallarate
 

www.disarmiamola pace.altervista.org

 WWW.PUMILANO.IT

 

Venerdì, 19 Maggio, 2006 - 14:32

ATM - 75 ANNI E LI DIMOSTRA!!!!!!!

IN QUESTI GIORNI LA ATM FESTEGGIA 75 ANNI DI ATTIVITÀ. PENSAVAMO DI FORMULARE I NOSTRI AUGURI, NON ALLA “ STORICA” AZIENDA PIUTTOSTO A NOI UTENTI.
Dal 1931 qualcosa è cambiato (in peggio) ma molto in peggio!
L’azienda infatti dimostra proprio i suoi anni anche se sembra essersi fermata agli anni Ottanta: i convogli sono sempre gli stessi, le stazioni e relativo look “retrò” anche, probabilmente anche il numero di cestini per rifiuti disseminati nelle stazioni è rimasto lo stesso.
Atm oggi, nel suo 75esimo anniversario, vuole festeggiare con noi i suoi successi ad esempio l'alto livello di prestazioni, apprendiamo che al 98% (dati ufficiali) i passeggeri sono “contentissimi”.

Oggi Atm è una S.p.a, di proprietà esclusiva del Comune, ma comunque una società che vuole comportarsi come tale. In pochi anni il servizio è sempre peggiore, grazie ad una scarsissima manutenzione, gli investimenti vanno a rilento, la sicurezza scarsa (numerosissimi incidenti), scarsa l’attenzione istituzionale fuori dalle elezioni.
Mentre noi utenti, o clienti, perdiamo decine di minuti costretti nel traffico e nello smog, usando mezzi vecchi (soprattutto i tram degli anni ‘30). Ma Atm con gioia ci fa sapere che

faxAtm ci ricorda altri successi che la nuova società per azioni ha mietuto: la biglietteria magnetica che sta realizzando in breve tempo (5 anni !!!); la grandissima rivoluzione avvenuta nel 2003 quando dopo 10 anni di lavori: UNA fermata del metrò e due linee tranviarie; ha comprato 10 nuovi filobus (in realtà ad oggi sono tre).
La città di Madrid in 20 anni ha triplicato l’estensione delle metropolitane.
L’Atm e la sua dirigenza non può vantarsi di dati che farebbero vergognare una piccola città e tanto meno  festeggiare nulla con utenti che ogni giorno maltratta e tradisce.
Giovedì, 18 Maggio, 2006 - 15:55

Guerre stellari in Iraq

                             

Nuova inchiesta di Rainews24

Un´ inchiesta di Rai News 24 che parte dagli inquietanti racconti di un testimone della battaglia per la conquista dell´ aeroporto di Baghdad e da quelli dei medici dell´ ospedale di Hilla. Si    descrivono gli effetti di armi sconosciute. 

 Si analizza l´impiego di laser e impulsi elettromagnetici. Una nuova tipologia di armamenti, destinata a segnare il passaggio epocale dalle armi "cinetiche" (esplosive) a quelle a energia. 

 Nell´inchiesta si descrive, in particolare, un´arma considerata "non letale": il raggio del dolore.  Le caratteristiche di questo strumento - totalmente invisibile e rivolto a provocare intensissimo dolore ma non la morte - suscitano la preoccupazione vivissima degli organismi che agiscono in difesa dei diritti umani.  Un allarme motivato, perché gli effetti di queste armi sull´organismo umano sono ancora coperti da segreto militare. 

 Una nuova inchiesta di Rainews24 a cura di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta, gli autori anche delle due precedenti inchieste "Falluja la strage nascosta" e "Il Fantasma di Abu Ghraib". 

 Per vedere l´inchiesta dal sito internet di Rainews24:
 www.rainews24.it

 Il video andrà in onda su Rainews24:
 Oggi giovedì 18 maggio 2006 alle ore 23.06
 Domani venerdì 19 maggio alle ore 11,36
 Sabato 20 maggio 2006 alle ore 13,36 e alle ore 18,06



 

Giovedì, 18 Maggio, 2006 - 12:32

RICHIESTA E' STATA RESPINTA!

PARTITO UMANISTA
IL PARTITO DEI DIRITTI UMANI
Comunicato stampa 18-05-2006
Oggi: ore 11.00
Conferenza stampa del Partito Umanista
davanti al CPT di Via Corelli
Valerio Colombo, candidato Sindaco del Partito Umanista alle prossime amministrative
di Milano, aveva fatto richiesta alla prefettura di Milano
di visitare il Centro di Detenzione Temporanea di Via Corelli
LA RICHIESTA E’ STATA RESPINTA!
La possibilità di rendere pubbliche le condizioni di vita degli immigrati detenuti, preclusa!
Il Partito Umanista è l’unico partito che nel suo programma elettorale ha messo al primo posto la chiusura immediata del CPT di Via Corelli.
Oggi, e solo all’ultimo momento, è stata rifiutata la richiesta per effettuare una visita all’interno della struttura e valutare le condizioni degli immigrati detenuti, che hanno la sola colpa di non essere in possesso di un permesso di soggiorno e vivono con la costante minaccia dell’espulsione.
dichiara Valerio Colombo:
“Milano non ha solo il problema dei parcheggi,
La sola esistenza del CPT di via Corelli ne rappresenta la faccia antidemocratica.
I CPT sono i luoghi reali della logica razzista
e della selezione dei migranti nell’Europa di Schengen.
Per il Partito Umanista la lotta per l’abolizione delle legge Bossi-Fini che ha inasprito il regime di controllo e detenzione istituito dalla legge Turco Napoletano è e continuerà ad essere un punto fondamentale”.
Ufficio Stampa
Partito Umanista

Martedì, 16 Maggio, 2006 - 18:21

20 Maggio 2006 MARCIA PER LA PACE

 


RICONVERTIRE, DISARMARE, SMILITARIZZARE I TERRITORI

Il 20 maggio si svolgerà in provincia di Varese una marcia
per la pace
organizzata dal comitato DosarmiAMO la pace e con
l'adesione di
moltepliche realtà provinciali e regionali e di numerose
persone
singole. L'iniziativa prevede un presidio al comando di
reazione
rapida della NATO a Solbiate Olona e una marcia che partirà
da
Gallarate, presso il II deposito dell'aeronautica, per
concludersi
davanti ai cancelli dell'Agusta, al fine di sensibilizzare
la
cittadinanza sulla presenza di rilevanti insediamenti
militari e
fabbriche di armi nella provincia di Varese.
Se si è contro la strategia della guerra permanente, che
produce morte
e terrore in ogni luogo della terra, non si può ignorare da
dove
vengono molte delle armi e delle truppe che causano la
devastazione di
popolazioni e territori sempre più vasti.

Il nostro territorio, con la base Nato di Solbiate Olona e
gli
stabilimenti di Aermacchi, Agusta, Secondo Mona, ecc.
costituisce uno
dei luoghi maggiormente complice di queste politiche
belliche. La
nostra iniziativa non vuole contrapporsi a chi lavora in
questi posti,
sappiamo bene che il lavoro spesso né si sceglie né si può
rifiutare, ma rivendica la necessità di costruire un
modello di
sviluppo che non fonda la propria ricchezza sul commercio
di strumenti
di distruzione e di morte, che sceglie di ridurre la spesa
militare a
favore dei servizi essenziali alla vita delle persone come
la spesa
sanitaria, scolastica e sociale, che vuole rispettare la
carta
costituzionale nel principio di ripudio della guerra.

Vogliamo costruire un confronto con il mondo del lavoro,
anche con le
aziende dell'industria bellica, sapendo che in questi anni
il loro
fatturato è drammaticamente aumentato mentre i livelli
occupazionali
si sono ridotti. I processi di concentrazione ed
esternalizzazione
produttiva anche in questo settore hanno come primo
obiettivo quello di
tagliare il numero di lavoratori: è quindi la
globalizzazione
economica e non i progetti di riconversione dell'industria
bellica a
minacciare i posti di lavoro.

La marcia per la pace vuole iniziare un percorso di
confronto per
definire i tempi e i modi per salvaguardare tutti i posti
di lavoro e
superare la produzione di armi. E' un processo aperto che
richiede il
contributo di tutti coloro che si battono per la pace e
contro ogni
guerra.

ore 14 presidio
Comando di Reazione Rapida NATO a SOLBIATE OLONA
(500 mt. dopo l'uscita Busto Arsizio autostrada MI-VA)

ore 15.30 concentramento marcia
II° deposito centrale dell'aeronautica a GALLARATE (via
Ranchet)

ore 18.30 arrivo presso azienda AgustaWestland a SAMARATE
a seguire al parco Solidarietà interventi, ristoro, musica
dal vivo
è previsto un servizio di pullmini per il ritorno a
Gallarate


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Lunedì, 15 Maggio, 2006 - 12:23

Antisemitismo, nessuna ambiguità


“Antisemitismo” è espressione generica. Designa il razzismo verso gli ebrei ma, etimologicamente parlando, semiti sono anche gli arabi in quanto “discendenti di Sem” (uno dei figli di Noè il quale, secondo la Bibbia, si stanziò in quella zona oggi chiamata Medio Oriente).

Riguardo agli ebrei nello specifico, si dovrebbe parlare, più precisamente, di anti-giudaismo; in ogni caso, accettiamo la prima definizione, e non solo perché di uso comune. È infatti esistito per molto tempo, presso alcuni cattolici e nella stessa Chiesa, un accentuato anti-giudaismo, esecrabile sia di per sé, sia perché ha impedito ai cristiani una più convinta resistenza alla barbarie nazista; tuttavia esso conduceva la sua polemica da un punto di vista strettamente religioso (gli ebrei erano disprezzati come popolo “deicida” che si ostinava a non convertirsi al Vangelo) e gli era completamente estraneo il concetto di razza, termine, quest’ultimo, elaborato “scientificamente” in ambienti laici intrisi di Positivismo e Darwinismo sociale. Antisemitismo, quindi. Che assume mille forme e sembra rinascere dalle sue stesse ceneri. Per questo motivo è stata istituita la Giornata della Memoria che, a partire dal 2000, viene celebrata il 27 gennaio di ogni anno “per non dimenticare”.

Qualcuno, forse non proprio in buona fede, comincia a obiettare che l’appuntamento rischia di diventare una celebrazione retorica (detto per inciso, questo qualcuno non si sogna di criticare la parata delle Forze Armate che, da molti anni, esalta la retorica delle armi…); indubbiamente il rischio esiste, ma soltanto se consideriamo la Shoah un ricordo del passato, senza nessun legame con la situazione attuale. Sono pertanto fondamentali quelle iniziative che, in occasione della Giornata, non si limitano a parlare dello sterminio degli ebrei, ma rievocano persecuzioni che, pur perpetrate dai nazisti stessi, restano a tutt’oggi poco conosciute: quelle contro gli oppositori politici e religiosi, i disabili, gli “asociali” (chi sa dirmi cosa significhi questa parola, alzi la mano!), i polacchi, i Testimoni di Geova, gli zingari, gli omosessuali. Ci si accorgerà facilmente che molti di questi gruppi subiscono a tutt’oggi discriminazioni e violenze, spesso brutali. Ritengo comunque che non si debba mai perdere di vista la specificità ebraica, o si corre il serio pericolo di non comprendere il significato profondo dell’Olocausto. Dagli ebrei il razzismo ha sempre fatto discendere tutto il male del mondo e gli ebrei sono stati considerati indegni di esistere non per loro comportamenti o convinzioni, ma per il fatto stesso d’esser nati. In altre parole: è incontestabile che l’antisemita odi pure gli arabi come gli africani, gli indiani, i cinesi e, in genere, tutti i popoli “non ariani”, così come le “categorie” di cui sopra; ma è altrettanto incontestabile che, al vertice della sua piramide di odio stiano sempre e solo gli ebrei, summa di tutte le “devianze” appena ricordate.

Dimenticando l’unicità ebraica e le sue motivazioni storico-psicologiche, si può giungere ad affermare che gli ebrei sono stati perseguitati come altri diversi, presenti e passati (streghe, eretici…); che, pertanto, la loro sciagura è stata, per dir così, “normale”, pur se condannabile. È la posizione speculare a quella dei cosiddetti storici revisionisti, che negano la Shoah affermando che i campi di concentramento sono sempre esistiti in tutte le guerre. Si tratta di nazisti camuffati alla meno peggio, che mentono sapendo di mentire; ma sta prendendo piede, subdolamente, un’altra forma di antisemitismo che, pur mossa da intenti apparentemente “nobili”, lambisce proprio alcuni ambienti che, per la loro storia e i loro valori, dovrebbero costituire l’opposto di ogni discriminazione: mi riferisco al giudizio su Israele espresso da certe frange progressiste, e ripenso agli incresciosi episodi del recentissimo passato, dall’incendio di bandiere israeliane da parte di alcuni autonomi alla vignetta di “Liberazione” del 13 maggio 2006, che ha provocato una giusta indignazione presso gli ebrei italiani.

In esse sopravvive, talora si manifesta con violenza, un terzo-mondismo mitico, di matrice post-sessantottesca, che vede nei popoli del Medio Oriente, segnatamente in quello palestinese, i simboli dei popoli oppressi, dei perseguitati per la loro diversità proprio come lo furono gli ebrei di un tempo, mentre gli israeliani di oggi sono visti come spietati colonizzatori, capitalisti, teste d’ariete degli interessi statunitensi nell’area. E ciò è stato spesso vero, lo è ancora oggi; gli è che dalla condanna del comportamento sciagurato di certi governanti israeliani taluni passano alla condanna di Israele nel suo complesso, e automaticamente alla condanna di buona parte degli ebrei del mondo, se non altro perché, a differenza di anni fa, oggi questi ultimi sostengono il sionismo. Anzi il sionismo, il movimento fondato alla fine dell’Ottocento dall’ungherese Theodor Herzl, viene considerato tout court un fascismo teocratico, dimenticando che esso nacque come reazione di difesa alla montante marea anti-ebraica che stava dilagando in Europa. Certo le parole di Herzl verso gli arabi – specie se decontestualizzate – sono oggi del tutto inaccettabili, come inaccettabile è stato l’abuso che alcuni dirigenti israeliani ne hanno fatto per giustificare le occupazioni e gli eccidi del ’67,’82 e 2000, tanto per citare gli episodi più gravi. Ma sostenere, come da più parti “di sinistra” si tende a fare, che gli ebrei in Palestina sono stati colonizzatori al pari dei Francesi in Algeria o degli Inglesi in India è un’idiozia colossale.

Perché, se i crimini dei governanti vanno stigmatizzati (tenendo anche presente la pressione sotto cui da quelle parti costantemente si vive), non si può nemmeno tacere sulle sofferenze che i governi arabi hanno imposto ai loro concittadini ebrei prima della costruzione d’Israele; che molti (anche in ambito non arabo, ma fondamentalista: si pensi a Khomeini) negli anni Quaranta erano filo-tedeschi, compreso il Gran Muftì di Gerusalemme amico personale di Mussolini; che hanno risposto con la guerra e il terrorismo a ripetute profferte di coabitazione pacifica (anni 1946-47); che Sadat ha pagato con la vita la sua rinuncia alla guerra con Israele; che l’odio contro il nemico “sionista” è insegnato in tutte le scuole arabe, e non solo religiose; che il “laico” Arafat, fino a metà degli anni ’80, si pronunciava per la distruzione dello Stato ebraico e che ha appoggiato Saddam nella prima Guerra del Golfo…

È storia poco nota, ed è comprensibile la reticenza di questi progressisti a parlarne perché, oggi, le popolazioni arabe sono a loro volta esposte a una sistematica campagna di odio e diffamazione da parte di Bush e paesi satelliti. Gli umanista sempre si sono pronunciati per una soluzione del conflitto israelo-palestinese che tenesse conto degli interessi di entrambi i popoli e sempre hanno dato risalto alle iniziative di pace nate in ambienti non solo europei, ma anche e soprattutto autoctoni. Chi scrive è personalmente solidale anche con il popolo palestinese, che giustamente invoca da anni uno Stato suo. Ma l’onestà intellettuale m’impedisce il silenzio davanti a banalizzazioni che, se poi provengono dai circoli più vivi e pulsanti del paese, rischiano di ottundere persino le coscienze più sensibili.

Daniela Tuscano

Giovedì, 11 Maggio, 2006 - 18:20

L'Alternativa Esiste

 

 

Esiste oggi una vasta realtà, fatta di organizzazioni sociali di base, associazioni antirazziste e di volontariato, movimenti pacifisti e singoli individui che non si sente rappresentata da una sinistra sempre più opaca e incoerente, edizione edulcorata del liberismo selvaggio della destra. E' una realtà attiva e in continua crescita, prigioniera però della credenza che non ci sia via d'uscita rispetto alle attuali opzioni, che non esista alternativa se non, al momento delle elezioni, cedere al ricatto del "votare il meno peggio per battere la destra" oppure rifugiarsi nell'astensionismo.

Invece un'alternativa esiste, ma va costruita e rafforzata, facendo ricorso a quelle qualità che hanno permesso tanti progressi nella storia umana: la capacità di immaginare una possibilità che ancora non esiste e il coraggio di lavorare per tradurla nella realtà.

Il Partito Umanista aspira ad essere l'espressione politica di questo vasto fronte sociale, aprendo le porte a tutte le organizzazioni e ai singoli individui che credono in una lotta non violenta per attuare pienamente i diritti umani.

 

Una dimensione europea

Oggi nessuna azione politica e sociale può limitarsi a una dimensione nazionale, ma deve tener conto della tendenza generale a organizzarsi in regioni, come risulta evidente in Europa. L'attività del Partito Umanista non si limita dunque all'Italia, ma punta a inserirsi in un vasto fronte per la costruzione di un'Europa umanista, che sappia accogliere le diversità, distribuire le sue immense risorse per assicurare a tutti condizioni di vita degne e promuovere una politica di pace e dialogo.

 

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 13:23

Il Programma Umanista

Questo programma si ispira ai seguenti punti:
- l'essere umano come valore centrale
- la non-violenza come metodologia per arrivare a un mondo di pace
- la solidarietà con chi è discriminato
- i diritti umani, tra cui il diritto alla salute, educazione, casa, retribuzione
- la democrazia diretta e la sovranità del cittadino
- la ricerca dell'equilibrio tra l'uomo e l'ambiente naturale
Decenni di clientelismo prima e affarismo poi hanno reso Milano una città dai due estremi: lusso, alta moda e affari da un lato; indigenza, emarginazione e degrado dall’altro. I dati contenuti in numerosi studi, dimostrano che la distanza tra ricchi e poveri sta inesorabilmente aumentando. Questo divario non è il risultato di misteriosi meccanismi o sviluppi imprevedibili, ma di politiche sbagliate e interessi di parte. La città è stata gestita come un'impresa inseguendo gli interessi economici di pochi e trascurando la dimensione sociale.
Il programma del Partito Umanista si basa quindi sulla premessa che il modello del cosiddetto “libero mercato” e delle privatizzazioni ha fallito, avendo portato all’esclusione sociale di molte fasce della popolazione: giovani, pensionati, malati, disoccupati, ecc.
Proponiamo un nuovo modello economico basato sulla partecipazione dei lavoratori che avrà come priorità non il conseguimento di profitti ma l’utilità sociale dell’impresa. Proponiamo inoltre un modello di amministrazione pubblica dove il Comune fornisca direttamente numerosi servizi e intervenga come regolatore in tutti i campi. 

Mercoledì, 10 Maggio, 2006 - 08:22

Unica Risposta è la nonviolenza

 

Raduni neo-nazisti: l’unica risposta è la nonviolenza 

E’ inaccettabile che in una città con una tradizione antifascista come Milano le autorità permettano per la seconda volta in pochi mesi un raduno dei neo-nazisti di Forza Nuova, ma la risposta non può essere massacrare di botte un ragazzino di diciassette anni, com’è successo giovedì scorso e nemmeno rompere vetrine e incendiare auto, com’è accaduto in Corso Buenos Aires.

Il pestaggio davanti al Leopardi è avvenuto dopo settimane di aggressioni e intimidazioni agli studenti di sinistra delle scuole vicine e gli incidenti dell’11 marzo sono seguiti alla prima manifestazione di Forza Nuova, con tanto di croci uncinate e saluti romani, ma questo non giustifica una reazione violenta come quella di alcuni centri sociali. Perché non si è denunciata la situazione e non si è chiesta la solidarietà delle forze democratiche e anti-fasciste della città, invece di “farsi giustizia da soli”?

Chiediamo che si indaghi a fondo sui gravi fatti che hanno portato allo scontro davanti al Leopardi, individuando i responsabili delle aggressioni precedenti e che in attesa del processo gli arrestati per i fatti dell’11 marzo vengano scarcerati. Riteniamo inammissibili altri raduni di Forza Nuova, ma non possiamo accettare queste risposte violente e sbagliate, utili solo a rinverdire la vecchia, nefasta tesi degli “opposti estremismi”.

 

 Partito Umanista

 

Sabato, 6 Maggio, 2006 - 09:22

NO! Alla prossima Guerra

                        Iran e nucleare, no alla prossima guerra

Gli Stati Uniti presentano l’Iran come un pericolo per il mondo intero, “il principale fautore del terrorismo” e lo accusano di violare il Tnp (Trattato di non proliferazione nucleare). Tutto lascia pensare che dopo il disastro irakeno stiano preparando la prossima guerra, questa volta nucleare. E’ una prospettiva spaventosa, basata come al solito sulla deformazione della realtà.
Infatti non si dice che:
- Nonostante l’adesione al Tnp comportasse l’impegno a smantellare i propri arsenali e a non aumentare le proprie dotazioni, o ad accrescerne la potenza con nuove tecnologie, gli Stati Uniti hanno ammesso di possedere 10.500 bombe, la Russia 20.000, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400. Per non parlare di India e Pakistan, diventate potenze nucleari dopo l’entrata in vigore del Tnp, nel 1970 e di Israele, che tuttavia non ha mai ufficialmente ammesso di disporre di un arsenale nucleare. Questi paesi non hanno mai aderito al Tnp.
- Negli ultimi anni è ripartita la corsa al riarmo nucleare, da parte tra l’altro di Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna.
- Stati Uniti e Francia affermano il diritto di usare le bombe nucleari per primi.
- La Nato si muove al di fuori degli accordi dell’NPT, violandoli apertamente. Le armi nucleari americane in Europa sono circa 480, dislocate in otto basi aeree di sei paesi Nato.
- Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte
In confronto a questi dati spaventosi, il pericolo rappresentato da un programma militare iraniano, su cui tra l’altro non ci sono prove certe, appare davvero risibile. Siamo davanti alla consueta, ipocrita arroganza americana, a cui si accodano paesi europei come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, a cui sono affidate le trattative con l’Iran pur avendo violato clamorosamente il Tnp. Come per le armi di distruzione di massa (mai trovate in Iraq, ma utilizzate per giustificare la guerra), di cui gli Stati Uniti possiedono un nutrito arsenale, ci si muove in base a una logica per cui Stati Uniti, Israele e vari paesi europei possono tranquillamente ampliare i propri arsenali nucleari, ma l’Iran no.
L’unica soluzione, il disarmo
A questa logica perversa si può rispondere solo imboccando una direzione opposta, con l’obiettivo finale del disarmo nucleare globale e della totale eliminazione degli ordigni e degli arsenali nucleari. Invece di accodarsi alla politica americana, l’Europa dovrebbe promuovere i seguenti passi intermedi per arrivare all’obiettivo finale del disarmo:
- la riprese dei negoziati per la messa al bando delle armi e degli esperimenti nucleari
- l’aggiornamento dell’NPT in modo che vengano messi al bando anche l’uranio arricchito e il plutonio riprocessato, due dei principali "carburanti" degli ordigni atomici
- la pressione su paesi come India, Pakistan e Israele perché sottoscrivano il trattato
- la creazione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente, che vada ad aggiungersi alle numerose zone libere già esistenti (Sudamerica, Sud Pacifico, Sud-est asiatico, Africa, Asia Centrale, Antartico, Asia Centrale).
- la definizione di un piano di disarmo, con scadenze per lo smantellamento e programmi per le verifiche e i controlli, con l’obbligo per le potenze nucleari di rispettarlo e l’affidamento all’ONU della responsabilità di vigilare sul rispetto del trattato e sulla applicazione di eventuali sanzioni.

 

Partito Umanista
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