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Giovedì, 1 Giugno, 2006 - 14:45

Una nuova prospettiva per Milano

La vittoria del centrodestra e di Letizia Moratti non deve farci sottacere che il centrosinistra è comunque ulteriormente progredito, almeno in termini percentuali, ciò che costituisce uno stimolo per il lavoro futuro.
L’esame sui limiti e gli errori, che possono aver compromesso il successo di un ottimo candidato come Bruno Ferrante, va certamente fatto, al  contempo approfonditamente e serenamente.
La rappresentanza del centrosinistra in Consiglio Comunale è stata largamente rinnovata e ciò consentirà di affrontare con nuovo vigore i problemi cittadini.
Sono personalmente convinto che solo un salto generale di qualità  dell’insieme della politica possa consentire al centrosinistra di conquistare domani Milano.
Naturalmente questo richiede una trasformazione dei partiti che devono presentarsi con una nuova idealità e immagine se pensano effettivamente di aprire una pagina nuova.
Si tratta di una prospettiva che va perseguita in Consiglio Comunale, ma anche oltre investendo l’insieme della città e dei suoi principali presidi, prospettiva a cui sarò ben lieto, per quanto possibile, di offrire il mio modesto contributo.
In questi anni ho avuto occasione di incontrare e lavorare con molte persone, da cui ho avuto tante espressioni di stima e di amicizia e da cui ho imparato molto non solo nella conoscenza dei problemi, ma anche nella maturazione personale.
Il mio ringraziamento nei loro confronti è profondo e rimane radicato nella mia coscienza.
Fra loro, mi sono particolarmente presenti i militanti di base, che svolgono un lavoro tanto essenziale, quanto umile, nell’intima convinzione di impegnarsi per ciò che è giusto.

Sandro Antoniazzi

Lunedì, 22 Maggio, 2006 - 14:05

Milano è una questione nazionale

Le elezioni comunali di Milano sono ormai prossime ed i due schieramenti si presentano pressoché alla pari al traguardo finale.
In  questo frangente è lecito chiedersi  se esista un qualche fattore straordinario che possa spostare a favore di una parte, naturalmente per chi scrive verso il centrosinistra, l’attuale bilanciamento.
Le dichiarazioni di persone autorevoli che si schierano per il candidato Ferrante sono di estremo interesse, così come lo sono proposte incisive espresse nelle ultime fasi.
E’ diffusa però la convinzione che un intervento veramente decisivo, capace di produrre effetti rilevanti, possa e debba venire dal gruppo dirigente nazionale.
Non si parla qui dei previsti passaggi a Milano  per la conclusione della campagna elettorale e neppure delle invocate promesse di investimenti governativi per la città, ma di un discorso molto più alla radice.
La politica è oggi quasi esclusivamente concentrata nella capitale, ciò che determina, al di là della provenienza politica o territoriale, una tendenza distorsiva rispetto alla realtà del paese.
Se la politica è a Roma è probabile che nessun leader sia disposto a spendersi localmente per battaglie che spesso richiedono tempi lunghi per avere risultati tangibili.
E se nessun leader è disposto a spendersi in Lombardia, Formigoni continuerà a fare il bello ed il cattivo tempo, indisturbato nel suo governo, e soprattutto sottogoverno, autoreferenziale.
Ma Milano e la Lombardia sono o non sono un problema nazionale?
Non varrebbe la pena di finirla con questa impoliticità da strapazzo che ha provocato solo danni, ristrettezze di vedute, incapacità di pensare in grande e ritornare invece ad una politica, non romana, ma nazionale in cui realtà come Milano e la Lombardia abbiano il peso che loro compete?
Ai politici nazionali non si deve chiedere qualche provvedimento per la nostra città, ma una visione della politica che sia tutt’uno col paese reale, ciò che metterebbe immediatamente Milano ed i suoi problemi in un circuito politico effettivo e fruttuoso.
Galli della Loggia ritiene che Milano abbia una visione non politica, ma municipalista, da società civile, abituata a fare da sè, quasi indifferente se non supponente rispetto a Roma  (“possiamo fare anche da soli”).
Se questa idea è condivisibile, si può però ritenere altrettanto vero l’opposto: Milano non ricopre nessuna considerazione nella politica nazionale, perché questa avviene in un empireo troppo distante e separato.
Si possono presentare piani e progetti per Milano, ma ciò che è essenziale preliminarmente è che la politica faccia della realtà economico-sociale, del lavoro, delle trasformazioni e delle innovazioni,
una questione centrale, riportando questa problematica  alla dignità di oggetto fondamentale della politica e non abbandonata al mercato come se questo fosse il toccasana, la panacea universale o un sistema autosufficiente.
Esigenze di infrastrutture e di grandi opere sono naturalmente presenti in una grande metropoli ed i bisogni finanziari relativi sono di tale consistenza, che ogni intervento statale non può che essere ben visto, eppure il problema primo di Milano rimane ciò che l’ha sempre contraddistinto, il lavoro.
Milano ha avuto un ruolo come capitale dell’industria, dell’economia, del lavoro; occorre che la città sappia mantenere questo ruolo, governando le grandi innovazioni in atto e ricreando una prospettiva forte e condivisa di futuro.
Dovrebbe fare anche una cosa in più, d’intesa con la classe dirigente nazionale: rendere evidente la “politicità” strutturale ed essenziale di questo ruolo per il paese.
Sandro Antoniazzi

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