
La passeggiata dell'assessora Colli
Vengo ad apprendere che l'assessora Ombretta Colli incotnrerà lunedì 13 novembre, alle ore 18 la cittadinanza della Zona 4 residente in piazzale Corvetto, piazzale Gabrio Rosa e via Monte Velino per discutere dei problemi legati alla sicurezza e al degrado della zona.
La notizia è, come sempre, stata riferita senza nessun tipo di programmazione e, neppure, senza un giusto preavviso propedeutico a garantire da parte del Consiglio, stanza che dovrebbe essere rappresentanza politica della società circoscrizionale, l'emissione di pareri e di istanze, di proposte finalizzate a dare rilevanza a un percorso comune e partecipato di intervento sociale e politico negli ambiti delineati. Non c'è stata questa possibilità. Ne prendo atto, e la inserisco in un comportamento espresso dalla Giunta di oltrepassare le competenze consiliari, dando risposte, spesso di immagine e di superificie, non adeguate e autoreferenziali, ottriate, possiamo dire così, prendendo un termine giuridico medioevale che ricorda molto le costituzioni concesse per gentilezza dal monarca assoluto, e imposte, calate dall'alto. Tutti noi sappiamo quanto i contratti di quartiere siano stati insufficienti nei loro effetti e, soprattutto, sappiamo bene, ho avuto modo di esplicarlo nel presente blog, da me diretto, come gli interventi siano stati indirizzati in modo non adeguato, non concependo un percorso di partecipazione da parte della cittadinanza, dei numerosi comitati di quartiere costituitisi per la tutela dei diritti dell'inquilinato. Abbiamo situazioni di forte degrado sociale, di abbandono, di forte emarginazione, di mancanza di assicurazione sociale e civile, tale da determinare una seria difficoltà per la coesione e la convivenza civile. I portierati non esistono, spesso ci sono famiglie che prima effettuavano questo servizio nei diversi edifici e che, dopo la scadenza del proprio impiego, sono rimaste dentro le abitazioni che fungono da portineria. Abbiamo situazioni ingovernabili nel campo del servizio di smaltimento dei rifiuti, dove ancora esistono le canaline della spazzatura in diversi fabbricati di epoca remota, e che apportano differenti problemi nell'ambito della tutela dell'igiene e della sanità. Abbiamo diverse strutture fatiscenti che non vengono considerate, mentre altre vengono ristrutturate pur non necessitando di alcun intervento. La zona, il Consiglio di Zona, perlomeno, deve essere ascoltato, con un iter tale da trovare coinvolte le realtà che vivono la zona nel proprio tessuto sociale e culturale. Tutto questo non è stato fatto: il bilancio complessivo sul tema della riqualificazione sociale e civile dei quartieri in questione è negativo, fortemente negativo. Questo conferma quanto detto: ossia una visita di propaganda a parere del sottoscritto, di immagine, che vuole proporre un'assessora attenta alle questioni sociali, ma , in definitiva, non considerante una procedura democratica che dia a questi quartieri un volto nuovo, un cambiamento reale, possibile, fattibile, necessario, rivolto a dare concretizzazione a un rilancio completo e compleso risolutore delle difficoltà e delle problematiche che affliggono e angariano i quartieri. Il modello Lione si propagandava ai tempi delle amministrative come riferimento di intervento per il rilancio di questi quartieri abbandonati e allo stadio avanzato di degrado: ancora non si vedono segnali positivi e, infine, non sono conepibili come sufficienti e soddisfacenti queste misure di pura facciata. La propaganda è terminata da tempo. Occorre lavorare e proporre il cambiamento, dare risposte alle innumerevoli istanze. L'immobilismo persevera in una condizione di forte mancanza della possibilità per le realtà decentrate di intervenire e di incidere poltiicamente nelle scelte.
giardini di Via Gonzales: occorre intervenire in modo puntuale e urgente
Care e cari,
vi informo che nella seduta di stasera del Consiglio di Zona 4 di Milano prsenterò la seguente interrogazione che vuole sollevare urgentemente la questione alla commissione territorio e urbanistica riguardante e concernente il degrado sociale e ambientale in cui versa il giardino di Via Gonzales e di Via Nervesa, in un'ottica di proposte complessive di interventi e di misure di intervento, nel quadro generale dell'assetto sociale e urbanistico della zona stessa. Diverse sono state le sollecitazioni che mi sono giunte da diverse parti e diverse sono le esigenze riscontrate di dare corso a una politica di riqualificazione del luogo medesimo, incentivando forme di rimozione più continuativa di rifiuti presenti, una manutenzione del verde presente da coordinarsi con il responsabile del settore Parchi e giardini, ancora competente in materia, e, infine, misure di sicurezza per i passanti e l'utenza del giardino stesso, apponendo dissuasori di velocità in Via Nervesa, oggi percorsa da automobili molto spesso a velocità piuttosto elevata. Il tutto si deve tradurre nell'indizione di una riunione di commissione che affronti anche con i referenti comunali responsabili dei servizi la questione di degrado del giardino
Buona lettura e attendo vostri commenti
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Alla cortese attenzione del
Presidente del Consiglio di Zona 4
Paolo Zanichelli
del Presidente della Commissione Territorio e urbanistica
Giorgio Tomellini
Interrogazione: situazione dei giardini presenti in Via Nervesa angolo Via Gonzales, con relativa richiesta di monitoraggio e di proposte di intervento migliorative dei giardini e delle zone adiacenti
1. Considerate le diverse doglianze formulate da parte della cittadinanza utente del giardino ubicato in Via Nervesa angolo Via Gonzales, in particolare le denunce della situazione di degrado urbano e di mancanza di manutenzione dell’arredo urbano e ambientale;
2. Considerata la mancanza di strutture che possano garantire una periodica e continuativa manutenzione del verde; considerata l’assenza di un servizio efficiente che rimuova l’alta presenza di rifiuti di vario genere, soprattutto bottiglie e lattine.
Si richiede al presidente della commissione territorio e urbanistica
1. di provvedere a indire una riunione di Commissione che affronti nel proprio ordine del giorno come punto principale l’analisi della situazione di forte degrado presente nel giardino di Via Nervesa angolo Via Gonzales, considerando varie ipotesi di provvedimenti risolutivi e migliorativi di questa situazione insostenibile per la cittadinanza, dopo aver verificato lo stato attuale con la partecipazione dell’utenza, provvedendo a segnalare misure di intervento urgente, con forme di raccordo con dirigenti dell’AMSA, preposti per la rimozione dei rifiuti, e con esponenti del settore comunale Parchi e giardini, responsabile della manutenzione del verde e dell’arredo urbano. In particolare sarebbe da considerare un aumento della presenza di campane per la raccolta del vetro, la presenza di regolamenti esposti al pubblico per l’utilizzo del giardino in questione, una maggiore presenza della vigilanza atta a monitorare con permanenza l’area onde evitare il verificarsi di atti di vandalismo, la possibilità di collocare centraline dell’acqua che possano irrogare il terreno erboso presente e oggi non adeguatamente mantenuto;
2. la necessità per la tutela dei passanti che si arrecano, soprattutto bambine e bambini, ai giardini, di appostare dissuasori della velocità nel tratto riguardante Via Nervesa,
prendo, infine, l’occasione per segnalare nelle vicinanze del parco e dei giardini in questione lo sfondamento in alcune parti della recinzione della ferrovia, lungo il percorso di Via Longanesi, la cui presenza determina un pericolo per la sicurezza personale dei passanti: sarebbe opportuno provvedere di concerto con le Ferrovie dello Stato a risolvere la questione, intervenendo e apponendo le parti mancanti della recinzione medesima.
Alessandro Rizzo - Capogruppo Lista Uniti con Diario Fo per Milano
Un primato eco "mostruoso" in zona 4
Era necessario un Premio conferito alla fine di un concorso, sostenuto con la partecipazione fattiva ed economica di importanti sponsor, indetto per fotografe e fotografi che da attenti vigili del territorio hanno denunciato con un semplice scatto della propria macchina fotografica la presenza reale e provata scientificamente nella propria esistenza nefasta di strutture fatiscenti, avveneristiche, post moderniste e fortemente stridenti con il contesto urbano, sociale, ambientale in cui venivano a collocarsi, facendo gridare vendetta per tutelare la memoria dei grandi maestri dell'arte architettonica, da Renzo Piano a Gae Aulenti, per procedere nel passato con una insormontabile Gaudì o di un Le Corbusier. In zona 4 abbiamo un discreto primato di ecomostri, che si ergono in modo devastante nel panorama della circoscrizione come delle strutture non solo fatiscenti, ma reali e incredibili metaforici "pugni allo stomaco" per residenti, passanti, insomma per gli occhi di qualsiasi essere vivente. Una fotograsfia denunciante una struttura in Viale Forlanini, ha avuto addirittura il beneficio del conferimento di uno dei quattro premi. E' un primato abbastanza triste quello totalizzato dalla zona, dove si concentrano la maggior parte di ecomostri fotografati e immortalati dallo scatto attento e indagatore della fotografa o del fotografo di turno: ma è questo un primato che porta all'attenzione nostra, di amministratrici e di amministratori, rappresentanti consiglieri della cittadinanza, il dramma della piaga della corruzione e della speculazione edilizia, senza regole, senza tutela delle misure richieste per un corretto sviluppo urbanistico, senza rispetto delle norme riguardanti la costruzione di strutture a uso abitativo o commerciale, senza nessuno scrupolo e nessun riferimento con il contesto socio-urbano e culturale presente nell'ambito zonale. Lo sviluppismo è tipico di una logica che porta a rendere preferibile la dimensione dell'irresponsabile ricerca forsennata e ansiosa dell'utile, del profitto, del lucro, derivante dalla costruzione di insediamenti nuovi, senza predisporre misure che possano realmente interessare un progredire armonico in tutte le sue componenti della zona, del luogo abitato. Il non rispetto di queste misure indica ancora con maggiore forza la mancanza del rispetto del diritto della cittadinanza di incidere nelle scelte che riguardano la gestione amministrativa del proprio territorio e delle risorse pubbliche e collettive presenti nel proprio ambito di vita quotidiana. Denunciare questo tramite un concorso fotografico è importante e propedeutico per realizzare uan coscienza pubblica e civile universale della cittadinanza che si erige ed elegge attenta vigilante del luogo ambientale e urbano dove vive e dove realizza in modo autodeterminato la propria esistenza sociale e collettiva. Per visionare gli altri aborti architettonici si acceda al seguente link: www.nonsolopuntaperotti.it
L'anno prossimo ci sarà una riedizione di questo concorso utile e importante dando e offrendo una nuova opportunità per sollecitare le amministrazioni a provvedere a riqualificare in senso partecipato i terreni abusivamente occupati da oscenità di tale calibro. Come si suole dire alla fine della presentazione del film dessier di prima serata:"Buona visione". Ma in questa occasione possiamo dire trattarsi o di un film trash o del terrore.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Un comprensorio di edifici a edilizia popolare in Via Salomone
Il famoso "ecomostro" di Ponte Lambro struttura di uno dei tanti alberghi non completati per i Mondiali '90 (della speculazione affaristica direi)
Un nuovo mega centro commerciale a Rogoredo
Vi spiego ...
in un benessere che è
egoismo, stupidità,
incultura, pettegolezzo,
moralismo, coazione,
conformismo: prestarsi
in qualche modo a
contribuire a questa
marcescenza
è, ora, il fascismo.
Vie Nuove n. 36,
6 settembre 1962
La necessità oggi che si riscontra a Milano, come in Italia, come in Europa, è quella di dare spazio alla costruzione di un soggetto inclusivo, unitario e di lungo corso della sinistra. Cosa intendo per sinistra: per sinistra intendo l’insieme delle forze sociali, culturali, civili, siano esse partiti, siano essere associazioni, siano esse collettivi, siano esse movimenti, siano esse coordinamenti, che si prospettano l’esigenza massima e ampia, dalla lunga prospettiva di cambiare la società attuale, di superare quelle contraddizioni molteplici che vivono nel contesto neoliberista. Le ultime elezioni hanno dato prova di un cambiamento radicale nella concezione dell’elettorato, che ha premiato, primo momento nella storia della Repubblica, in modo determinante e forte le aggregazioni di soggetti partitici, la somma dei consensi dei quali, nei contesti in cui si presentavano da soli, è inferiore rispetto al consenso generale ottenuto dall’aggregazione dei medesimi. L’Ulivo è vincente alla Camera: gli elettori hanno premiato il progetto che prevede un’unità dei valori tra coloro che erano diversi, magari provenienti da storie differenti, contrapposte, ma che oggi può e deve essere possibile, perché esiste unità negli obiettivi, nelle finalità, nella lettura del cambiamento sociale e nella necessità di valorizzare una gestione di questo cambiamento, in senso riformatore. Plaudo, quindi, coerentemente alla realizzazione del progetto de L’Ulivo, pur distaccandomi per sensibilità e per formazione ideale. Ma a sinistra? Non sono riformista, non sono moderato, ma sono un riformatore radicale nei contenuti. Sono, pertanto, interessato a creare le stesse condizioni a sinistra: ossia costruire una reale aggregazione metaelettorale, ossia non alleanza eseguita solo per superare il quorum, ma unione di valori, di ideali, di proposte, di battaglie comuni, di intenti comuni. Un soggetto che sia laboratorio collettivo di esperienze diverse ma unite dalla finalità collettiva di costruire il cambiamento e il superamento di questa società iniqua, neoliberista, ingiusta. Portare avanti la purezza ideologica rischia di determinare un’implosione e una marginalizzazione di importanti esperienze politiche che potrebbero concorrere in modo più diretto e incidente per la costruzione del cambiamento della società. Rimarrebbero solo piccole realtà consortili a basso consenso, prive di strumenti per realizzare uno spostamento degli assi della coalizione, in modo più deciso verso sinistra, pesando di più nel rapporto contrattuale interno a L’Unione. Io apprezzo le differenze, apprezzo la storia delle varie culture politiche, e proprio per questo credo che il progetto finale e importante sia quello di saperle valorizzare, di saperle mettere in azione, definendo un contesto unitario forte e coeso, un contesto che dia fattibilità alle linee politiche e progettuali di un programma per il cambiamento, per il superamento delle iniquità del presente. Di un altro mondo possibile perché necessario, di un’altra città possibile perché richiesta, voluta, fortemente sognata. La proposta della Lista di Dario Fo, che poteva apportare a Milano l'inizio del percorso di unità delle forze della sinistra non è stata esperita fin dall'inizio: questo era e rimane un passo, a mio parere, atto a incidere fortemente da sinistra all'interno della coalizione di centrosinistra, che vede una netta prevalenza di un centro democratico ma non alternativo. Penso, però, che sarà possibile riportare con vigore e decisione questa linea politica e questo percorso di grande rilievo epocale e storico. Per questo ritengo necessario sottolineare che i rapporti che devono essere intrapresi con tutte le forze partitiche e apartitiche della sinistra milanese e italiana debbano permanere all'interno di un dialogo che ritroverà con determinazione la costituzione di un soggetto politico aggregativo e unitario della sinistra. La mia candidatura nella Lista Uniti per Dario Fo nelle zone 4 e 5 di Milano non può, né deve essere, a mio parere vista come ulteriore e competitiva con le candidature delle compagne e dei compagni, delle amiche e degli amici nelle liste dei partiti della sinistra presenti nelle circoscrizioni per l’elezione del rinnovo del consiglio di zona: la mia candidatura è al servizio esclusivo di costruzione di un ponte, di un raccordo, di un progetto di costituzione di un percorso che veda quelle finalità come assolute e imprescindibili: l’unità della sinistra per un radicale cambiamento istituzionale e sociale, culturale e civile di trasformazione di una città, preda delle corpor5azioni finanziarie ed economiche, in cui gli interessi aziendali e bancari sopravanzano su quelli generali e politici. Io propongo che in ogni circoscrizione possa costituirsi un gruppo unico delle forze della sinistra de L’Unione, in cui poter dare attuazione a quel necessario e naturale primo passo istituzionale, di forte incisività politica e programmatica, per lavorare in coesione e in un ambito organizzativo universale e comprensivo, tale da dare attuazione e più forza alle proposte radicali di alternativa di governo della zona. Mi faccio latore di questo obiettivo istituzionale rappresentativo, e proprio perché considero questa finalità come una delle principali che possono provenire dalla motivazione di aver scelto di candidarmi nella lista Uniti per Dario Fo, penso che la mia candidatura debba essere vista come candidatura di dialogo e di aiuto ulteriore di costituzione di un laboratorio unitario, in cui le differenze si valorizzino perché coese tra loro, le cui proposte, che convergono su molti temi e su molte analisi, possano avere più peso e preponderanza nel contesto della coalizione di centrosinistra. Sottolineo oggi l’esigenza dell’alleanza tra il centro moderato democratico, le forze liberali sociali con le forze radicali e riformatrici, in quanto primo punto della nostra comune battaglia deve essere quella di liberare la città, e la zona di conseguenza, da una gestione fallimentare e corporativa di una destra affarista e illiberale: il sostegno allo spirito coalizionale pervade con forza la mia persona e la mia sensibilità politica. Coalizzati si vince, uniti a sinistra si crea l’alternativa forte che può contare e pesare.
Una cittadella dei balocchi nell'area dell'ex stazione di Porta Vittoria
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano
APPELLO PER L’ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA
Con l’ultimo atto del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato per incostituzionalità la legge della Regione Lombardia n. 18/2006 sui servizi pubblici locali, si fa un ulteriore passo verso l’affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.
E’ bene elencare i passi fatti finora dalla coalizione governativa:
- L’affermazione scritta nel programma elettorale dell’Unione che l’acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.
- La proroga al 31 Dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l’affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.
- Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e il servizio idrico dalle liberalizzazioni.
- L’impugnativa alla legge regionale della Lombardia.
Se le parole hanno un senso, questi atti vanno tutti in un’unica direzione, quella di sottrarre l’acqua alle privatizzazioni, anzi: con quanto detto e scritto dalla maggioranza si può dire che nel nostro paese è fatto divieto di ricorrere alla gestione privata dei servizi idrici.
Ma siccome la legge lombarda va in tutt’altra direzione e non verrà fermata dall’impugnativa dei Ministri, si viene a creare nel nostro paese un pericoloso precedente, si palesa una complessa situazione legislativa, una macroscopica incertezza del diritto per tutti gli enti locali e per tutti i cittadini su una materia di principio, come quella della natura giuridica di un bene comune e di un diritto imprescrittibile come l’acqua e i servizi che ne garantiscono l’accesso.
La legge lombarda obbliga gli ATO provinciali a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione.
Un bel contrasto con quanto matura a livello nazionale
La legge perciò si presenta come una pesante offensiva politica delle multiutility italiane: ACEA, HERA, ASM, AMGA,… e internazionali: SUEZ, VEOLIA, …, delle banche: Intesa, Fideuram (quella che si è comprata la pubblicità su tutti i maggiori giornali italiani per dire che l’acqua sarà il business del futuro prossimo), Monte dei Paschi di Siena… e dei soliti affaristi all’italiana Caltagirone e soci.
La legge è incostituzionale e in palese contrasto con la legge Galli e con le modifiche introdotte con le finanziarie al Testo Unico sui servizi locali.
E in generale è in contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente, dal momento che non vi è alcuna altra norma che obbliga ad andare a gara per privatizzare.
I contrasti di legittimità e costituzionalità della legge lombarda si sostanziano in almeno tre questioni di fondo:
1) L’invenzione dell’erogazione.
Illecita ed incostituzionale è l’introduzione di tale concetto.
E’ fatta al solo scopo di aggirare tutte le legislazioni esistenti, le quali pur essendo fortemente caratterizzate in senso liberista, non obbligano mai alla privatizzazione, ma nella peggiore delle ipotesi parlano di proprietà pubblica e di affidamento della gestione che può avvenire secondo tre modalità: con gara che privatizza totalmente, con gara che privatizza almeno il 40% del pacchetto azionario o con società totalmente pubblica attraverso l’affidamento “in house”.
Tutte le regioni italiane nel legiferare si sono mosse dentro questi vincoli nazionali.
Invece la Lombardia, unico caso al mondo, accanto alla proprietà e alla gestione, si inventa una ulteriore divisione, quella dell’erogazione del servizio che, a detta della Regione, può e deve essere esclusivamente privata. La sottile differenza tra la gestione e l’erogazione del servizio, è un incredibile mistero. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio imbroglio.
2) L’obbligatorietà alla privatizzazione.
Illecita ed altrettanto incostituzionale
Nessuna regione può obbligare gli ATO a privatizzare i servizi idrici, limitandone i poteri, e non può porsi in contrasto con la legge nazionale.
Invece la Regione Lombardia fa obbligo a tutti gli ATO provinciali di mettere a gara l’erogazione, fatto salvo per l’ATO della città di Milano.
Un attacco diretto oltretutto a quegli ATO, come quello della provincia di Lodi, che hanno espresso chiaramente la volontà di gestire in house il proprio servizio idrico.
3) La questione di Milano città.
La legge regionale lombarda fa una deroga all’obbligatorietà solo per l’ATO della città di Milano e questo per il semplice fatto che nel disegno di Letizia Moratti e di Formigoni, il servizio idrico della città deve essere privatizzato non tramite gara ma tramite assorbimento di MM (dove sta parcheggiata l’acqua) da parte di AEM.
Il problema posto dall’iniziativa della Regione Lombardia va quindi al cuore di un problema che è costituzionale e di cultura giuridica.
Pone la questione: l’acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questo diritto e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l’eguaglianza dei cittadini italiani?
Oggi anche in virtù del colpo di mano lombardo, siamo in presenza della più totale disparità e indeterminatezza.
Perché ad una legislazione già confusa si sovrappone una interpretazione del federalismo e della modifica al titolo V della Costituzione che dà alle regioni poteri in materia di servizi idrici.
Ma se questa fosse la vera interpretazione, la legge Galli non avrebbe più alcun valore e nemmeno il Testo Unico degli enti locali, risulterebbe del tutto inutile il disegno di legge Lanzillotta, del tutto impossibile per l’Italia formulare una posizione nazionale in seno alla UE e al Parlamento Europeo in merito ai servizi pubblici privatizzabili da sottoporre alla direttiva Bolkestein.
E d’altro canto tutte le altre leggi regionali sono state concepite nel rispetto della legge Galli e del Testo Unico, anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione.
La stessa legge regionale lombarda ha dovuto inventarsi l’erogazione per by-passare le leggi nazionali.
La realtà è che siamo in presenza di una assurda e anarchica confusione legislativa e in materia di principi costituzionali, di leggi quadro nazionali, che dovrebbero orientare il nostro paese sulla natura giuridica del servizio acqua.
Conclusioni
L’escalation delle contraddizioni iniziate con la legge Galli sono ormai arrivate nel concreto delle scelte locali all’ingestibilità e si scontrano con la volontà espressa dal Governo attuale.La legge della Lombardia rischia di far naufragare ogni certezza del diritto in tutto il paese.
Alcune proposte per la discussione
Il problema del che fare.Mettere ordine nelle scelte di principio sull’acqua, questo si pone ormai come esigenza improrogabile.
Per prima cosa ci chiediamo se non è il caso di rivedere il federalismo da apprendista stregone, del titolo V della Costituzione che sta creando non pochi disastri. Il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti ha parlato di modifiche, lo prendiamo in parola e in particolare per quanto riguarda l’acqua e il servizio idrico.
Inoltre chiediamo a tutti gli eletti nelle istituzioni locali lombarde, in particolare a quelli della provincia di Milano, di non stare più in questo inspiegabile silenzio. Fatevi sentire, finora solo la Provincia di Lodi si è fatta sentire in maniera chiara.
1) Vi chiediamo di aderire e di aiutarci a raccogliere le firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sull’acqua, elaborata dal Forum dei Movimenti per l’Acqua
2) Più nello specifico per la Lombardia, Vi chiediamo di aprire la discussione nei Vostri Consigli Comunali e Provinciali sulla possibilità di abrogazione della legge regionale lombarda n. 18/2006. In base allo Statuto regionale è sufficiente che a richiederlo siano 50 consigli comunali o 3 consigli provinciali.
Emilio Molinari
(presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua)Milano, ottobre 2006
PS.
L’isola possibile
Ladri d’acqua
Cresce in Sicilia la protesta contro la privatizzazione dell’acqua: si moltiplicano i comitati di cittadini ed è pronta anche una legge di iniziativa popolare. E le amministrazioni si dividono tra pro e contro. Una intervista con Rita Borsellino in edicola mercoledì 25 ottobre sul “il manifesto”.Perciò ribadiamo: Perché il ritardo lombardo dei partiti, dei militanti, delle istituzioni e dei governi locali dell’Unione nei confronti della legge Formigoni? Perché la solitudine della Provincia di Lodi e di qualche gruppo consigliare regionale?
Se ci siete battete un colpo.
PARTECIPAZIONE: SEGNALAZIONE DI PROGETTI DI PIANIFICAZIONE URBANA DI RILEVANZA COMUNE
Care e cari,
sottopongo al presente forum il testo di un'interrogiazione che sottoporrò al prossimo Consiglio di Zona 4, del 26 ottobre 2006, tale da rendere coerente conseguenza istituzionale a un processo che si sta attuando in diversi contesti circoscrizionali, tra cui per primo quello della zona 9 di Milano, dove si è data forma a una concertazione con la cittadinanza al fine di predisporre le richieste monetizzabili di interventi destinati a progetti di qualificazione urbana di interessante rilievo collettivo, da sottoporsi alla Direzione Centrale Programmazione Urbanistica, avvertiti come tali da parte della collettività. Un modo, indiretto, seppure timido, di intendere la promozione di una democrazia partecipata.
Un fraterno saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio di Zona 4
Paolo Zanichelli
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione Urbanistica, Territorio, Viabilità, trasporti
Giorgio Tomellini
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione edilizia,
Interrogazione: segnalazione alla Direzione Centrale Pianificazione Urbana di progetti di urbanizzazione al fine di monetizzarne possibili interventi di particolare interesse collettivo
Di fatto alcuni Consigli di Zona di Milano hanno già adempiuto a tale impegno, dando chiara indicazione per l’effettuazione di opere urbane di interesse sociale e collettivo, o indirizzate alla ristrutturazione e riqualificazione di luoghi di aggregazione culturale, sociale, formativa ed educativa.
A seguito di questo atto, rese note di fatto le decisioni già prese e deliberate da alcuni consigli di zona di Milano, tra cui il Consiglio di Zona 9, e a seguito dell’espresso invito formulato dalla Direzione Centrale, viene richiesto alle commissioni a cui è indirizzata la presente interrogazione di esperire canali e forme che possano dare compimento a questa possibilità, e indire una riunione congiunta tra le due commissioni in questione al fine di valutare con le realtà che gestiscono strutture di diverso genere e di diversa rilevanza sociale, con la cittadinanza utente delle medesime, le associazioni e i comitati presenti nella zona, misure e criteri per la destinazione di alcuni investimenti monetizzabili per progetti di urbanizzazione di interesse rilevante, decifrandone in modo chiaro e puntuale l’entità e la quantità degli stessi interventi richiedibili. Credo che questo iter di forte partecipazione democratica alla gestione del patrimonio urbano possa dare una concreta e reale risposta funzionale a dare soluzione a esigenze sociali avvertite dalla collettività, certificando la giusta corrispondenza con le istanze comuni espresse dalla cittadinanza.
Il consigliere
Alessandro Rizzo – Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
L’impegno culturale come impegno civile
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
A Milano inizia questo percorso, questo lungo viatico che vuole apportare una voce fuori dal coro, anche se corale, unanime, universale, la voce di un’agorà greca, la voce di una piazza partecipata, molto viva, vivace, ricca di opportunità di confronto, di dialogo, di conoscenza, di confronto libero e aperto, nell’asfittico mondo circondante del pensiero unico e omologante, del pensiero di mercato, affaristico che inquina e tanto ha inquinato la cittadella dell’arte. Milano è la città che da sempre ha avuto un ruolo fondamentale nella ricerca artistica e culturale, soprattutto nel campo dell’editoria: lo scrive come testimonianza di questo fatto Leopardi in una lettera inviata all’abate della curia Meneghina, dove definisce la metropoli essere un teatro di opportunità per i giovani artisti e scrittori. Proprio in questo spirito, oggi ormai perso, quasi svanito, in un contesto attuale tutto finalizzato alla ricerca del lucro, del guadagno, del profitto, tutto ricercato alla forma dell’arte come dispensatrice di guadagni, accessibile solamente a una particolare elite, solo a un particolare ceto benpensante e con grandi disponibilità economiche, oggi vogliamo creare con questa rivista l’Agorà artistica, dove chiunque abbia meriti, esperienze e sia preso dall’instancabile e insopprimibile voglia di gridare e proporre la propria opera, la propria poetica in ogni settore culturale, possa trovare spazio, giusta visibilità, giusto luogo. Le Voci dell’Agorà è la rivista che diviene anche laboratorio artistico, diventa non solo incontro tra poetiche differenti, ma anche contaminazione positiva e ricerca di una via nuova da percorrere, sperimentare, assaggiare. Dal confronto artistico nasce certamente un nuovo viatico, un nuovo viaggio, un nuovo iter verso lidi differenti, sempre nuovi e rinnovati, mai definiti, ma sempre aperti e disponibili a essere messi in discussione, rivisti, riletti. Penso che non ci siano certezze finchè c’è la vivacità intellettuale di migliorare e migliorarsi: migliorando la comunità alla ricerca dei messaggi si migliora anche la propria persona, la propria conoscenza. Ed è proprio in questo spirito che abbiamo voluto inaugurare il primo numero, il numero 0 della nostra rivista, al tema del viaggio. Proprio perché viaggiare con i sogni, con il pensiero, con l’analisi della realtà, che l’arte sa condurre in modo complesso e diretto, incisivo, con la sua facoltà e liceità di essere dissacrante, vera, reale, riusciamo a meglio comprendere il mondo, la geografia del mondo, la varietà della comunità, della collettività. "La geografia è più importante della storia perché la contiene", diceva Guillermo Cabrera Infante, e quanto mai è vero che l’arte può essere il mezzo e lo strumento che possa testimoniare tramite il viatico tra i mondi diversi la testimonianza della storia, dell’attualità, ma anche del passato e del futuro. Il viaggio non solo è necessità dell’essere umano, non solo è il desiderio incolmabile di capire e di scoprire, e l’arte riassume questo immane e insaziabile bisogno di conoscenza, ma anche è il viaggio che costruisce la persona, non la persona che fa il viaggio, come diceva John Steinbeck : ”Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”.
Vogliamo iniziare questo viaggio lungo, magari senza fine, perché infinito è il messaggio che esprime l’arte? Io direi che è l’occasione buona per intraprendere un lungo itinerario che porterà a liberarsi e autodeterminarsi, che porterà a incontrare nuove facce, nuove figure, nuovi esperimenti artistici e culturali, nuove geografie, nuove figure, nuove proposte, nuove idee.
Dobbiamo stimolare ciò che non è stimolato dall’asfittica omologazione del sapere oggi esistente, che toglie ogni speranza, ogni fiducia in un riscatto liberatorio ed emancipatorio del cittadino.
Abbiamo lanciato una sfida con questa rivista: una nuova esperienza, forse esperimento necessario da condurre con costanza, nell’impervie difficoltà che il mondo affaristico delle grandi lobby editoriali ci presenta e gli ostacoli insormontabili che il mercato dell’arte, oggi imperante, ci pone dinnanzi.
Non vogliamo accedere a un’arte elitaria, ma a un’arte comprensibile perché nasce dal quotidiano, dal vissuto, dalla realtà oggettiva, dalla capacità del cittadino di analizzare ed esaminare le contraddizioni, senza nessuna pretesa, ma con spirito di militanza e di forte consapevolezza sociale. Il messaggio dell’arte deve condurre a generare circoli virtuosi che possano infondere negli animi quello spirito critico e autocritico forte da permettere di meglio conoscere la complessità del genere umano, della collettività, della comunità, della società. Partiamo con determinazione e con una maggiore incentivazione: fare de “Le Voci dell’Agorà” il luogo aperto che possa dare voce a coloro che voce non hanno, coloro che saranno ricercati tramite un viatico, un itinerario lungo che vuole partire dalla consapevolezza che fare arte oggi è un bisogno sociale e civile avvertito come imponente.
PER IL RIPRISTINO DELL'ORARIO SERALE DI APERTURA DELLE BIBLIOTECHE
MOZIONE
DELLE BIBLIOTECHE RIONALI DI ZONA 4
- la necessità sociale diffusa di studenti e di studentesse di usufruire anche in orario serale del servizio per attività di studio e di approfondimento formativo, nonché la dimensione di valenza civile che il servizio offre alla cittadinanza nel suo complesso,
- la ricaduta negativa che la chiusura in via Oglio ha sull’agibilità serale dell’intero edificio e quindi delle attività consiliari,
AL SINDACO E ALL’ASSESSORE COMUNALE COMPETENTE
prolungamento della linea 84 a Rogoredo
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione Territorio e Trasporti Giorgio Tomellini Alla cortese attenzione delle componenti e dei componenti della Commissione Interrogazione: ampliamento del percorso attualmente previsto della linea 84, comprendente le abitazioni interne al quartiere di Rogoredo, in special modo nella fase di ritorno del mezzo da Largo Augusto. Faccio notare e rendo conoscente la Commissione in merito al punto 4 all’ordine del giorno della riunione di Commissione che l’attuale percorso previsto per la linea dell’autobus 84 non copre totalmente il quartiere Rogoredo attualmente presente e attualmente abitato nei propri insediamenti edilizi e urbani. Precisamente esiste una totale differenza di itinerario e percorso tra il tragitto del mezzo proveniente da Largo Augusto alla zona e tra quello di direzione opposta. Dettagliatamente i percorsi sono i seguenti: - nel tragitto di ritorno, ossia quello nascente al capolinea di Largo Augusto, della linea 84, il mezzo non copre tutto il quartiere della zona vecchia di Rogoredo e del restante insediamento urbano nelle sue vie e componenti urbane ed edilizie, proseguendo dalla Stazione ferroviaria lungo Via Rogoredo verso San Donato; - nel tragitto di andata, ossia quello nascente dal capolinea di San Donato e procedente verso Largo Augusto, il mezzo entra in Via Feltrinelli, gira in Via Medea, lasciando scoperte le lunghe vie di S. Venerio e di S. Mirocle, gran parte occupate da insediamenti di nuova costruzione e densamente abitati, rientrando in Via Monte Popera, Via Monte Cengio e procedendo, infine, per la Stazione ferroviaria. I percorsi sopra esposti determinano così organizzati, un’inefficienza del servizio e la mancata opportunità per i residenti di gran parte delle abitazioni del quartiere di potere disporre direttamente e con facilità logistica della linea 84, aggiungendosi questa situazione di disagio alla già menomata mobilità complessiva e indisponibilità di fermate di altre linee, di superficie e suburbane, per la cittadinanza presente in quartiere. Si richiede, su verifica di disposizioni previste da parte dell’amministrazione comunale centrale, di procedere a provvedere a un ampliamento della linea che benefici gli insediamenti urbani abitati oggi non coperti dal servizio Alessandro Rizzo Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo Consiglio di Zona 4 Milano