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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Martedì, 18 Novembre, 2008 - 10:42

Un altro Expo o NoExpo?

Buona lettura e buona riflessione.
Antonella

Un altro Expo o NoExpo?
di Giuseppe Natale
 
 
Il prossimo 20 novembre si riunisce il Consiglio provinciale di Milano per affrontare finalmente la questione dell’Expo 2015, augurabilmente in tutti i suoi aspetti. Buona, anche se tardiva, occasione perché la Provincia governata dal centro-sinistra possa affermare un suo ruolo di coprotagonista istituzionale che, nelle mani esclusive del presidente Penati, si è ridotto a funzione subalterna al potere morattiano e formigoniano. Infatti l’Expo appare come “affare privato” del Comune di Milano  e della Regione Lombardia. Alla Provincia viene assegnata la parte del vaso di coccio tra due di ferro…
La fase d’avvio dell’organizzazione dell’Expo cade nel ciclone della crisi finanziaria globale che coinvolge ormai l’economia reale entrata in una recessione dagli sviluppi imprevedibili. E questi scenari non erano previsti al momento della candidatura.
E’ chiaro che per gli amministratori di Milano l’Expo servirebbe a dare ossigeno in modo preponderante all’industria del mattone, al consumo di territorio, alla speculazione urbanistica (oltre 2 milioni di mq di cementificazione aggiuntivi ai mega e mostruosi progetti in  corso d’opera!). Servirebbe, con la costruzione di nuove infrastrutture autostradali, a mantenere il primato della mobilità e del trasporto su gomma  ambientalmente ed  economicamente insostenibile.
Il tema  Nutrire il pianeta, energia per la vita diventa  una foglia di fico per nascondere i veri obiettivi della politica economico-finanziaria neoliberista che ha portato alla disastrosa crisi odierna.
Il faraonico progetto Expo puntava (punta ancora?) a un affare di 34 miliardi di euro. Oggi però il piatto piange. Lo Stato centrale non riesce a garantire i  4 miliardi di euro del piano di finanziamento (soldi pubblici, soldi nostri, soldi tolti alla scuola e alla ricerca , ma “noi la vostra crisi non la vogliamo pagare”). Ne mancano alcuni. Nel girotondo miliardario danzano le organizzazioni della grande criminalità  (mafia, ‘ndrangheta, camorra). I rappresentanti delle Istituzioni dichiarano di esserne consapevoli, ma fanno poco o nulla per contrastare e sconfiggere il capitale criminale. A Palazzo Marino, ad esempio, si boicotta da parte della maggioranza  morattiana  l’istituzione della Commissione d’indagine sulle mafie…
E’ possibile un altro Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non elabora un progetto centrato sul tema della qualità del cibo e dell’ambiente, magari valorizzando l’esperienza di Slow Food  e di Terra Madre ?...
Perché il Consiglio provinciale non propone l’esclusione tassativa di ulteriore consumo di suolo, dimostrando che sono sufficienti gli spazi della nuova Fiera di Rho per ospitare l’Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non definisce le linee di un piano metropolitano della mobilità fondato sullo sviluppo di mezzi ecologici, soprattutto su ferro; e di un piano dei rifiuti totalmente alternativo all’incenerimento?...
Perché il Consiglio provinciale – dopo le numerose esternazioni demagogiche di Penati – non presenta un progetto di Città-dinanza metropolitana (prevista dalla Costituzione), la cui realizzazione necessita la scomposizione del Comune unico di Milano, la riorganizzazione dei comuni dell’area metropolitana, il blocco della istituenda neoprovincia di Monza  - esempio scandaloso di grettezza localistica, irrazionalità amministrativa e  grande spreco di denaro pubblico?...
Perché il Consiglio provinciale non prende l’iniziativa di istituire una Commissione metropolitana d’indagine sulle mafie?...
La maggioranza di centro-sinistra  potrebbe dimostrare – oggi, nel vortice della crisi -   lungimiranza serietà  e responsabilità amministrativa e progettuale, nonché  volontà e unità politica proprio elaborando un progetto di un altro Expo: quello del bene-essere comune e di uno sviluppo sostenibile. Potrebbe coinvolgere i cittadini e le associazioni, i sindacati e le forze economiche disponibili, i comitati e le energie creative e competenti.
L’Expo di Moratti e Formigoni e Berlusconi  e Tremonti, di Ligresti e Tronchetti Provera e Cabassi e Gavio, di Fiera e Compagnie delle Opere e Cooperative una volta rosse e bianche… è di una pesantezza davvero intollerabile. Ed è facile prevedere che sarà disastroso, anche per i tempi che corrono. Tanto varrebbe di prendere in considerazione anche l’alternativa estrema di rinunciare di tenere a Milano l’Esposizione universale 2015.     

Martedì, 18 Novembre, 2008 - 09:20

Parco Blu:un nuovo spazio verde in città

Riporto dal sito del Comune di Milano

Interessata un'area di 6.000 mq


Parco Blu. Un nuovo spazio verde in città

La Giunta ha approvato un progetto da 650mila euro per trasformare in 60 orti urbani il terreno abbandonato tra il Carcere Minorile Beccaria e il parco dei Fontanili
Milano, 14 novembre 2008 – La Giunta comunale ha approvato un progetto da 650 mila euro per recuperare il Parco Blu: un’area verde abbandonata, situata tra il Carcere Minorile Beccaria e il parco dei Fontanili.
Nel parco, che si estende su una superficie di 6.000 mq, che in precedenza aveva già avuto un utilizzo agricolo, verranno realizzati 60 orti urbani di 55 mq ciascuno. Saranno attrezzati con casette di legno per il deposito di piccoli attrezzi da giardinaggio. Inoltre verranno piantate diverse specie arboree, disposte a filare lungo il percorso principale, e sarà previsto un servizio igienico autopulente. La fruizione di quest’area potrà essere aperta anche a scolaresche, come attività didattico-pedagogica.
“Un modo intelligente e innovativo di rivitalizzare un’area abbandonata, inserita in un contesto periferico, mettendola a verde con un’attenzione particolare alla socialità. I veri e propri orti urbani che realizzeremo, verranno infatti consegnati alla cittadinanza, specialmente agli anziani, che, con il loro presidio, potranno nel contempo dissuadere lo svolgersi di spaccio e le altre attività illecite”, ha spiegato l’assessore ai Lavori Pubblici e Infrastrutture Bruno Simini.
“Restituiamo alla città un nuovo spazio verde – ha detto l'assessore all'Arredo, Decoro Urbano e Verde Maurizio Cadeo – che, in questo caso con la costruzione di nuovi orti, ha anche una funzione sociale a testimonianza della nostra attenzione per uno sviluppo equilibrato della città. Riaffermiamo come i progetti di ‘grigio’ nascono intorno a progetti di ‘verde’, che, in molti casi, guidano lo sviluppo’.
“Contiamo di iniziare i lavori nel 2009 – ha conclude l’assessore Simini - e di finirli in un anno circa”.
Lunedì, 17 Novembre, 2008 - 15:59

Milano: la speculazione edilizia del nuovo millennio

Riporto un articolo scritto dal sociologo Marco Vitale per il Riformista che evidenzia la mancanza di serietà e di credibilità di una proposta che parte da una premessa inverosimile (spostamento di 700.000 persone dall'hinterland a Milano) per giungere ad una conclusione preoccupante: aumento del 53%  dell’indice di edificazione che dovrebbe passare dallo 0,65% all’1%!
Se le persone fossero biglie o birilli, l'assessore Masseroli potrebbe spostarle come meglio crede, ma da persona credente, da persone che vive la comunità, dovrebbe sapere che l'essere umano è un animale sociale, che crea -per fortuna!- delle reti di conoscenze, amicizie, vicinato ecc., cioè delle reti di vicinato e di solidarietà che -sia pur sfilacciate- esistono ancora e che i politici -compresi gli assessori!- dovrebbero riconoscere e sviluppare, non disconoscere e svilire.
Se poi la gente abbandona Milano, fugge da Milano e si trasferisce nell'hinterland ci saranno delle ragioni! Se non le analizziamo non daremo mai una risposta politica coerente: il problema non è la mancanza di alloggi!
La vera causa è la scarsa qualità della vita in Milano e una colata di altro cemento di certo non potrà migliorarla ma farà scappare tutti coloro che desidwerano vivere in una città  più verde, a misura di famiglia e di bambino!
Marco Vitale si pone delle domande e si da delle risposte che debbono farci riflettere... e preoccupare per il futuro della nostra città.
Buona lettura!
Antonella Fachin

FERMATE CEAUCESCU
Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.
Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.
Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53%  passando dallo 0,65% all’1%.
La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere (a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara, ma anche tanto utile.
Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere  ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.
La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice: tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri.
Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità  allargata, anche se decentrata (come Berlino).
Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati.
Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città.
Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella  Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano.
Sarebbe bello dibattere  come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario.
Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.
C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so.
Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici  qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo.
Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci.
Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa.
Se non è vero è verosimile.
Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che  si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.
L’ultima domanda la pongo io, senza riposta.
Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!
Marco Vitale
Milano, 11 novembre 2008
Scritto per il Riformista

Domenica, 16 Novembre, 2008 - 17:42

sicurezza e utilizzabilità dei mezzi pubblici ATM

Milano, 6 novembre 2008

 
Alla c.a.
Della Direzione dell’ATM di Milano;
dell’Assessorato alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano;
del Settore Mobilità del Comune di Milano;
della Commissione Trasporti e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 e di tutte le sue Componenti
 
Oggetto: sicurezza e utilizzabilità dei mezzi pubblici ATM, a fronte di ultimi disagi e incidenti e a fronte delle ultime dichiarazioni dell’Amministratore Delegato, Elio Catania
 
Considerato
 
Che si stima a livello cittadino un aumento degli incidenti e dei malfunzionamenti a cui sono soggette le vetture dei mezzi pubblici ATM, in particolare si stima che sulla rete di superficie i guasti per ogni milione di chilometri siano stati quasi 1000 nel 2007, mentre per il 2008 la presente soglia sarà superata
 
Si considera inoltre
 
Che anche per quanto concerne la rete dei trasporti pubblici suburbana, la metropolitana nel suo complesso, i guasti e i malfunzionamenti avutisi siano aumentati nell’ultimo anno, dato che la soglia dello scorso anno di 310 sia ormai abbondantemente superata; mentre nel 2006 si stimava un numero di 206 guasti, salendo a 310, appunto, nel 2007
 
Preso atto
 
Che gran parte del territorio della nostra circoscrizione è attraversata da linee della metropolitana, la linea 3, e tranviarie lungo la circonvallazione interna di confine con la limitrofa zona 1, nonché da diverse linee di superficie, nelle cui tratte si presentano autovetture, filovie e autobus, anch’esse spesso soggette a guasti e malfunzionamenti di varia natura, spesso causa di congestionamento del traffico e importanti ritardi nelle corse e nei tragitti
 
Considerate
 
Le dichiarazioni del sindaco avutesi in occasione di un ultimo incidente verificatosi in Viale Bligny, dove si sono avuti diversi feriti tra i passeggeri e un notevole congestionamento del traffico urbano, in cui si ravvisano e denunciano i ritardi negli investimenti derivati dalla disponibilità di un piano industriale dell’Azienda di 800 milioni di investimenti complessivi
 
E considerate
 
Le dichiarazioni avutesi da parte dell’Amministratore ATM, Elio Catania, il quale ha negato l’esistenza di questione di sicurezza per i passeggeri e i conducenti delle linee di trasporto pubblico, affermando l’inadeguatezza e l’inaffidabilità di un notevole numero di mezzi pubblici e vetture da poco acquistate dall’azienda, si stimano essere 199 le nuove macchine, dai treni metropolitani ai tram Sirio, fortemente soggetti, questi ultimi, a pericolo di deragliamento nelle tratte in cui non procedono in rettilineo, e “Sirietti”, da autobus a filobus, per un investimento di 122 milioni
 
Preso atto
 
Delle dichiarazioni di alcuni consiglieri comunali avutesi a riguardo e in occasione del convegno a Palazzo Marino dedicato al tema della sicurezza dei mezzi pubblici di trasporto, a cui ha presenziato l’Amministratore delegato ATM, Elio Catania, i quali hanno ravvisato unanimemente l’assenza di un’adeguata azione di manutenzione dei macchinari, che dovrebbe ritornare a essere una priorità, come afferma il Consigliere del PD Aldo Ugliano
 
In particolare
 
Si denuncia da parte dell’opposizione in Consiglio Comunale un’inadeguatezza della rete dei binari, e un investimento tardivo in materiale rotabile dei fondi messi diversi anni fa in un deposito titoli, come afferma Davide Corritore Consigliere del PD
 
Preso atto
 
Delle dichiarazioni dell’Assessore alla Mobilità, Croci, il quale afferma di avere chiesto all’ATM «un rapporto preciso e dettagliato, perché la formazione del personale va curata quanto la manutenzione», considerando giustamente opportuna un’adeguata cifra messa a disposizione della formazione qualitativa e professionale dei conducenti delle autovetture, conditio sine qua non si potrebbe adempiere a un intervento completo nel miglioramento in materia di sicurezza dei mezzi di trasporto pubblico, confermando la contraddizione tra le prospettive e le dichiarazioni avutesi da parte dell’Azienda e quelle avutesi da parte dell’Amministrazione Comunale
 
si chiede
 
-         all'Assessorato alla Mobilità del Comune di Milano se esista un programma e un progetto finalizzato a intervenire al fine di assicurare un miglioramento delle condizioni di sicurezza nell’utilizzo delle macchine dei mezzi di trasporto pubblico oggi disposte, nonché un piano di aggiornamento più completo e continuativo, coinvolgendo chiaramente l’azienda e le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori (RSU), al fine di assicurare un implemento della qualità professionale dei conducenti, spesso poco assicurati e soggetti a pericoli per la propria incolumità personale;
-          all’Azienda ATM di provvedere a comunicare i Piani Industriali e Aziendali di investimento eseguiti negli ultimi 3 anni e a rendere note le cifre stanziate e le voci di spesa e di investimenti effettuate al fine di avere una maggiore e complessiva chiarezza della situazione dell’Azienda e delle strategie da essa perseguite, per l’interesse collettivo dei passeggeri e dei conducenti;
-         Alla Commissione Trasporti e Ambiente del Consiglio di Zona 4 di provvedere a inserire all’ordine del giorno di una prossima riunione l’analisi della questione sicurezza dei mezzi di trasporto pubblico, invitando anche dirigenti dell’Azienda e dirigenti del Settore Mobilità e dell’Assessorato Mobilità del Comune di Milano, al fine di prevedere una conoscenza e opportune proposte integrative che possano essere funzionali al miglioramento complessivo del servizio, soprattutto in termini di sicurezza e di qualificazione del personale.
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 16 Novembre, 2008 - 17:41

degrado permanente lungo Viale Brenta

Alla c.a.
All’Assessorato Decoro e Arredo Urbano del Comune di Milano;
all’Assessorato allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano;
del Settore Territorio del Comune di Milano;
del Settore Arredo Urbano del Comune di Milano;
Alla Direzione AMSA del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;

 
Interrogazione in merito alla situazione di degrado permanente lungo Viale Brenta
 
Considerata
 
La permanenza lungo i bordi della strada di rifiuti di varia natura, carrelli della spesa abbandonati, sacchetti e materiale plastico abbandonato, che arrecano pregiudizio sia al mantenimento dell’igiene sia al decoro urbano del viale, arteria importante di entrata nella città, prossima al centro e conducente in breve tempo alle varie circonvallazioni presenti, analoga situazione già sollevata e interessante Viale Biacchiglione
 
Si aggiunge inoltre
 
Come per quanto riguarda anche il lato di Viale Bacchiglione, la situazione in cui si trovano gli spartitraffico, di forte incuria, non soggetti a manutenzione ordinaria e necessitanti di un intervento di riqualificazione adeguato e pertinente, nonché l’assenza di tutela dell’arredo urbano e del verde presente lungo i bordi della strada
 
Preso atto
 
Delle dichiarazioni del Vicesindaco Riccardo De Corato espresse e pubblicate sul Corriere della Sera del 6 agosto, in occasione dell’approvazione del decreto Maroni, che attribuisce, spesso già esistenti, competenze ai sindaci in materia di repressione di fenomeni criminali, prevedendo già disposizioni, di cui ancora non si hanno atti conseguenti, volte a comminare un maggiore numero di sanzioni amministrative, multe, per atti che “riguardano il degrado urbano”
 
si chiede
 
-         Al Settore competente di predisporre un piano di intervento urgente funzionale a provvedere a stilare un progetto di intervento utile e funzionale a riqualificare lo spartitraffico presente lungo il viale, implementando il verde, oggi fortemente assente lungo il corso del viale;
-         Alla Direzione dell’AMSA di intensificare la pulitura delle strade con accuratezza per l’esportazione dai bordi della strada dei rifiuti presenti di varia natura;
-         Infine si chiede al Settore Amministrativo di interesse di provvedere a provvedere a portare a termine l’intervento inerente alla riqualificazione del palazzo Telecom in Via Bessarione e ad angolo con Viale Brenta, in quanto sono presenti le transennature da diversi giorni da parte del Nucleo Intervento Rapido, ma ancora l’edifico è sottoposto a uno stato di degrado e incuria, dove vi è la presenza di bordi scrostati e i lastroni di marmo cadenti
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
 
 
 
 

Domenica, 16 Novembre, 2008 - 17:41

Giornata della Festa dell’Albero

Milano, 6 novembre 2008

 
Alla c.a.
dell'Assessorato alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
del Settore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 4 di Milano;
e pc
della Commissione Territorio e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
 
 
Iniziativa promossa da Legambiente in occasione del 21 novembre, Giornata della Festa dell’Albero, alla sua quattordicesima edizione
 
Legambiente organizzerà in occasione del 21 novembre, in tutte le città d’Italia, una campagna dedicata e ispirata alla messa a dimora di nuovi alberi. La presentazione della mobilitazione, che vede diversi circoli dell’Associazione e diverse volontarie e volontari interessati, riprende nella frase un progetto che, in occasione della discussione di provvedimenti utili e funzionali a garantire l’approvazione in sede di Commissione Europea di un Pacchetto clima-energia.
In questa dimensione internazionale il nostro Paese è ancora molto lontano dall’adempiere le cifre e gli obiettivi entro il 2012 preposti dal Trattato Internazionale, il Protocollo di Kyoto, in materia di ridimensionamento delle emissioni, cause principali dell’inquinamento aereo e dell’aumento dell’effetto serra, elemento che determina negative conseguenze all’ecosistema e al panorama bioclimatico nazionale e mondiale.
E’ anche opportuno individuare in tale strumento la possibilità di migliorare la vita dei cittadini e di rendere più competivive le nostra imprese.  
Il 21 novembre Legambiente organizza una campagna, la Festa dell’Albero, che ha il precipuo obiettivo politico di mettere a dimora nuovi alberi e promuovere il rispetto dell’ambiente e della natura. Una pennellata di verde nella città: con questa esortazione si invita la cittadinanza a piantare un nuovo albero in “ogni angolo grigio e brutto della tua città” perché ci sia un futuro con maggiore clorofilla e minore effetto serra, perché sia possibile una città più bella, vivibile, sostenibile e verde.
Legambiente e ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori) si propongono come promotrici della manifestazione di raggiungere una quota di 1.500.000 di alberi piantati per dare un contributo “verde” al protocollo di Kyoto per salvare il Pianeta dal surriscaldamento globale e dall’effetto serra, a garanzia di una società e di un futuro sostenibile.
 
si chiede
-                  all'Assessorato all’Ambiente del Comune di Milano se è stato predisposto un programma e una disposizione funzionali a condividere e recepire il progetto di Legambiente e ANVE, al fine di sviluppare in modo adeguato e pertinente il progetto predisposto, recependone finalità e spirito politico e garantendo un’adeguata divulgazione e diffusione presso la cittadinanza, coinvolgendo le strutture del decentramento, i Consigli Circoscrizionali e i Settori del decentramento, come avvenuto per la grande mobilitazione di Puliamo il Mondo, a caratura internazionale e con grande ritorno di partecipanti;
-                  al Settore Ambiente del Comune di Milano se è stato dato avvio a una fase di accertamento delle condizioni per garantire il procedimento di recepimento del progetto come iniziativa coinvolgente l’amministrazione nei propri settori decentrati;
-                  Alla Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio di Zona 4 di provvedere a indire in una prossima riunione avente come punto nell'ordine del giorno la proposta formulata, invitando le organizzazioni che promuovono il progetto e la manifestazione, nonché definire in tempi brevi l’accoglimento della mobilitazione nel suo complesso al fine di garantirne visibilità e partecipazione adeguata, vista l’importanza del tema affrontato e delle finalità predisposte.
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 16 Novembre, 2008 - 17:40

Per riapertura bando assegnazione beni confiscati alla mafia

MOZIONE

 
Per la riapertura del bando di assegnazione in concessione d’uso a titolo gratuito dei beni confiscati per finalità sociali
 
Premesso che
 
  • In data 23.05.08 (n.reg. 1304/2008) la Giunta Comunale
    1. ha delineato gli indirizzi per l’assegnazione di complessivi 64 beni confiscati alla criminalità, identificati nell’allegato A parte integrante dell’Accordo operativo, individuando per ciascun immobile la destinazione cui il medesimo sarà assegnato
 
  • In data 23.05.08 (n.reg. 1305/2008) la Giunta Comunale
    1. ha approvato il contenuto dell’Accordo operativo tra il Commissario Straordinario del Governo, la Prefettura di Milano, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Milano sulla destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata di immobili ubicati nel Comune di Milano (in allegato al provvedimento come parte integrante), dandone immediata eseguibilità
 
  • Il Comune di Milano (art. 5 dell’Accordo operativo) assicura di aver messo in atto gli indirizzi cui necessita attenersi per l’individuazione dei soggetti cui assegnare i beni nel rispetto della tempistica stabilita dalla legge che prevede che gli stessi vengano concessi in uso gratuito, per finalità sociali, garantendo trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa
 
Constatato che
 
  • Nella stessa delibera viene ribadito che
    1. l’impiego rapido ed efficace per fini istituzionali e sociali degli immobili sottratti alla criminalità ha in sé un valore strategico, ma anche una valenza simbolica, contribuendo alla diffusione della legalità e al rifiuto di comportamenti criminali
    2. è necessario sviluppare un’azione condivisa che veda impegnati tutti i soggetti istituzionalmente interessati nel perseguire le finalità delle norme in materia di confisca dei beni provenienti da attività illecite della criminalità organizzata, nonché individuare strumenti e percorsi di lavoro che coinvolgano sinergicamente i soggetti competenti nella materia
 
considerato che
 
  • in data 01.08.08 è stato pubblicato sul sito Internet del Comune di Milano
 
l’”elenco degli immobili trasferiti al patrimonio del Comune ai sensi dell’art.2 undecies comma secondo lettera B della legge 575 del 31/05/1965 da assegnarsi in concessione d’uso a titolo gratuito per finalità sociali” e le modalità per la trasmissione delle domande da parte dei soggetti interessati e in coerenza con la delibera n. 1304 del 23.05.08
 
  • i tempi brevi di pubblicazione del bando in coincidenza con il periodo estivo non hanno consentito un’adeguata diffusione dello stesso e la sua conoscenza da parte di tutte le associazioni interessate determinando, così, una parziale risposta
 
si chiede al Sindaco e alla Giunta
    1. la riapertura immediata del bando e la sua diffusione in coerenza con gli indirizzi e le finalità contenute nella delibera sopra citata in modo da garantire la più ampia partecipazione dei soggetti interessati nonché la dichiarata trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa.
    2. si chiede altresì al Consiglio Comunale di procedere all’esame e all’accoglimento della proposta delibera sottoscritta da diversi consiglieri comunali di istituire una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO e d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino.
 
Proponente:
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
 
Massimo Gentili
Capogruppo Comunisti Italiani
 
Pierangelo Tosi
Capogruppo Verdi per la Pace
 
Daniele Olivieri
Capogruppo Partito Socialista
 
Franz Brunacci
Gruppo Misto
 
 

Domenica, 16 Novembre, 2008 - 12:34

Milano Expo 2015 sempre più "sudditi" e sempre meno "cittadini"

Qui di seguito un articolo di Marco Vitale apparso su il riformista del 13 11 2008.

Descrive molto bene ciò che sta accadendo a Milano in vista dell'Expo 2015; invece di essere un'opportunità potrebbe diventare un flagello, per i cittadini più attenti alle dinamiche ecologiche. 

 

 

Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.

Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.

Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53% passando dallo 0,65% all’1%.

La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere ( a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara ma anche tanto utile.

Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.

La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice:tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri. Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità allargata, anche se decentrata (come Berlino). Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati. Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città. Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano. Sarebbe bello dibattere come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario. Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.

C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so. Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo. Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci. Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa. Se non è vero è verosimile. Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.

L’ultima domanda la pongo io, senza riposta. Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!

Marco Vitale

Milano, 11 novembre 2008

Scritto per il Riformista

Sabato, 15 Novembre, 2008 - 17:01

Appello ANPI per una lapide all'Albergo Regina di Milano

Cara amica, caro amico,
l'Albergo Regina di Milano fu, come Via Tasso a Roma e l'Albergo Nazionale a
Torino, il luogo degli interrogatori, della tortura e dell'inizio del
viaggio di deportazione per antifascisti ed ebrei dal 13 settembre del 1943
al 30 aprile del 1945. Non una lapide che lo ricordi: la memoria di quello
che avveniva in quel posto rischia di andare dispersa.
Per questa ragione abbiamo pensato di inviare al Presidente del Consiglio
Comunale di Milano la lettera che trovi di seguito ed allegata. Ci
piacerebbe che essa fosse firmata, oltre che da noi primi firmatari, da
molti altri milanesi.
Se ritieni di poterla/doverla firmare, inviami una riga di adesione con
nome, cognome, e eventuale qualifica all'indirizzo
 
giovannimarco.cavallarin@fastwebnet.it.
 
Provvederò io ad aggiungere la tua
firma in ordine alfabetico.
Se pensi anche di poterla/doverla inoltrare a tua volta, te ne saremo grati.
Un cordiale saluto,
marco cavallarin
 
 
Al Presidente del
Consiglio Comunale
di Milano
 
Manfredi Palmeri
 
Milano, ......
 
Oggetto: "Albergo Regina", Milano.
 
Gentile Presidente,
 
in collaborazione con l'ANPI (Ass. Nazionale Partigiani d'Italia), noi
promotori di questa richiesta ci stiamo occupando di ricerche storiche sulle
attività nazi-fasciste a Milano.
 
In tale ambito ci siamo resi conto che nella nostra Città, insignita della
Medaglia d'Oro della Resistenza, esistono luoghi completamente rimossi dalla
memoria collettiva nei quali si sono svolte pagine importanti e drammatiche
della storia.
 
Uno di questi luoghi è l'ex "Albergo Regina" di via Silvio Pellico 7 (altro
ingresso in via Santa Margherita 6), a pochi passi da Piazza del Duomo. In
esso, dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945, ebbe sede il quartier
generale nazista a Milano, con i comandi provinciale e interregionale della
Polizia di Sicurezza (SIPO), del Servizio di Sicurezza (SD) da cui dipendeva
la Gestapo, e dell'Ufficio IV B4 incaricato della persecuzione antiebraica.
 
Lì agiva il colonnello delle SS Rauff, uno dei più stretti collaboratori di
Eichmann, comandante della SIPO-SD avente autorità su Piemonte, Lombardia e
Liguria.
 
Alle dirette dipendenze di Rauff era il capitano Theodor Saevecke, capo
della Gestapo a Milano, condannato all'ergastolo il 9 giugno 1999 dal
Tribunale Militare di Torino come responsabile dell'eccidio dei Quindici
Martiri di Piazzale Loreto del 10 agosto 1944, al quale era affidato il
comando avanzato della città.
 
L'"Albergo Regina", dove fu detenuto anche Ferruccio Parri, fu un posto
terribile e di grande importanza per il lavoro di ricerca poliziesca che vi
si faceva in stretto rapporto con la Legione Muti di via Rovello 2, la X
Mas, le brigate nere, e la banda Kock di "Villa Triste" di via Paolo Uccello
17/19. Esso è tristemente noto per essere stato luogo in cui la tortura e
l'assassinio erano le regole di comportamento. Saevecke si serviva del cosiddetto
'macellaio' Gradsack, e 'lavorava' a stretto contatto con i sanguinari Otto
Kock, sottufficiale Gestapo, e Franz Staltmayer, detto la belva, armato di
nerbo e cane lupo. Dall'"Albergo Regina" i catturati (ebrei, partigiani,
antifascisti, sospettati ecc.) venivano avviati al carcere di San Vittore,
in alcuni casi direttamente ai trasporti partiti dal Binario 21 della
Stazione Centrale di Milano per essere deportati. Una struttura simile a
quella romana di via Tasso, a quella torinese dell'Albergo Nazionale, a
quella parigina dell'Hotel Lutetia.
 
A Milano, in via Silvio Pellico o nelle vicinanze non c'è nemmeno una lapide
che ricordi cosa c'era o cosa vi avveniva.
 
Riteniamo, insieme ai firmatari di questa richiesta, che la nostra Città
debba ricordare, almeno con una lapide nel luogo in cui uomini e donne hanno
conosciuto inaudite sofferenze, quella triste e drammatica pagina della sua
storia.
 
Cordialmente,
 
Giovanni Marco Cavallarin - Professore
Roberto Cenati - Coord. ANPI, Milano
Emanuele Fiano - Parlamentare
Ernesto Nobili - Consigliere provinciale
Antonio Quatela - Professore
 
 
_______
G. Marco Cavallarin - Via G. Donizetti 53, 20122 Milano
tel.: (+39)02.45496029, port.: (+39)333.4620788
giovannimarco.cavallarin@fastwebnet.it
Per l'invio di materiali di grandi dimensioni: mcavallarin@gmail.com

Sabato, 15 Novembre, 2008 - 16:59

Che furbetto quel Brunetta


Che furbetto quel Brunetta

di Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo
La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni

da L'Espresso

La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.

Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

(13 novembre 2008)

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