
DONNE e MAFIA, DONNE e ANTIMAFIA
DONNE e MAFIA, DONNE e ANTIMAFIA
Ne parliamo con
ANNA PUGLISI del Centro Impastato di Palermo *
e con OMBRETTA INGRASCÌ Ph.D Università di Londra
LUNEDI’ 24 NOVEMBRE ORE 16.00
Centro Studi Saveria Antiochia Omicron
Via Melzi d’Eril 9 – Milano
Ingresso libero
Per motivi organizzativi si prega di confermare la presenza a csd.saveria@fastwebnet.it oppure allo 02 3656.3480
Anna Puglisi ha scritto molto sulla vita delle donne in terra di mafia. Tra le sue opere più importanti:
La mafia in casa mia (storia di Felicia Impastato), ed.La luna 1986
Donne, mafia e antimafia, Di Girolamo 2005
Storie di donne, Di Girolamo 2007
Ombretta Ingrascì ha scritto Donne d’onore, Mondadori 2007 e vari saggi
sicurezza e utilizzabilità dei mezzi pubblici ATM
Milano, 6 novembre 2008
Della Direzione dell’ATM di Milano;
dell’Assessorato alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano;
del Settore Mobilità del Comune di Milano;
della Commissione Trasporti e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 e di tutte le sue Componenti
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
degrado permanente lungo Viale Brenta
Alla c.a.
All’Assessorato Decoro e Arredo Urbano del Comune di Milano;
all’Assessorato allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano;
del Settore Territorio del Comune di Milano;
del Settore Arredo Urbano del Comune di Milano;
Alla Direzione AMSA del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
Si aggiunge inoltre
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Giornata della Festa dell’Albero
Milano, 6 novembre 2008
dell'Assessorato alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
del Settore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 4 di Milano;
e pc
della Commissione Territorio e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Per riapertura bando assegnazione beni confiscati alla mafia
MOZIONE
- In data 23.05.08 (n.reg. 1304/2008) la Giunta Comunale
- ha delineato gli indirizzi per l’assegnazione di complessivi 64 beni confiscati alla criminalità, identificati nell’allegato A parte integrante dell’Accordo operativo, individuando per ciascun immobile la destinazione cui il medesimo sarà assegnato
- In data 23.05.08 (n.reg. 1305/2008) la Giunta Comunale
- ha approvato il contenuto dell’Accordo operativo tra il Commissario Straordinario del Governo, la Prefettura di Milano, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Milano sulla destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata di immobili ubicati nel Comune di Milano (in allegato al provvedimento come parte integrante), dandone immediata eseguibilità
- Il Comune di Milano (art. 5 dell’Accordo operativo) assicura di aver messo in atto gli indirizzi cui necessita attenersi per l’individuazione dei soggetti cui assegnare i beni nel rispetto della tempistica stabilita dalla legge che prevede che gli stessi vengano concessi in uso gratuito, per finalità sociali, garantendo trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa
- Nella stessa delibera viene ribadito che
- l’impiego rapido ed efficace per fini istituzionali e sociali degli immobili sottratti alla criminalità ha in sé un valore strategico, ma anche una valenza simbolica, contribuendo alla diffusione della legalità e al rifiuto di comportamenti criminali
- è necessario sviluppare un’azione condivisa che veda impegnati tutti i soggetti istituzionalmente interessati nel perseguire le finalità delle norme in materia di confisca dei beni provenienti da attività illecite della criminalità organizzata, nonché individuare strumenti e percorsi di lavoro che coinvolgano sinergicamente i soggetti competenti nella materia
- in data 01.08.08 è stato pubblicato sul sito Internet del Comune di Milano
- i tempi brevi di pubblicazione del bando in coincidenza con il periodo estivo non hanno consentito un’adeguata diffusione dello stesso e la sua conoscenza da parte di tutte le associazioni interessate determinando, così, una parziale risposta
- la riapertura immediata del bando e la sua diffusione in coerenza con gli indirizzi e le finalità contenute nella delibera sopra citata in modo da garantire la più ampia partecipazione dei soggetti interessati nonché la dichiarata trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa.
- si chiede altresì al Consiglio Comunale di procedere all’esame e all’accoglimento della proposta delibera sottoscritta da diversi consiglieri comunali di istituire una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO e d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino.
Appello ANPI per una lapide all'Albergo Regina di Milano
Cara amica, caro amico,
l'Albergo Regina di Milano fu, come Via Tasso a Roma e l'Albergo Nazionale a
Torino, il luogo degli interrogatori, della tortura e dell'inizio del
viaggio di deportazione per antifascisti ed ebrei dal 13 settembre del 1943
al 30 aprile del 1945. Non una lapide che lo ricordi: la memoria di quello
che avveniva in quel posto rischia di andare dispersa.
Per questa ragione abbiamo pensato di inviare al Presidente del Consiglio
Comunale di Milano la lettera che trovi di seguito ed allegata. Ci
piacerebbe che essa fosse firmata, oltre che da noi primi firmatari, da
molti altri milanesi.
Se ritieni di poterla/doverla firmare, inviami una riga di adesione con
nome, cognome, e eventuale qualifica all'indirizzo
giovannimarco.cavallarin@fast
Provvederò io ad aggiungere la tua
firma in ordine alfabetico.
Se pensi anche di poterla/doverla inoltrare a tua volta, te ne saremo grati.
Un cordiale saluto,
marco cavallarin
Al Presidente del
Consiglio Comunale
di Milano
Manfredi Palmeri
Milano, ......
Oggetto: "Albergo Regina", Milano.
Gentile Presidente,
in collaborazione con l'ANPI (Ass. Nazionale Partigiani d'Italia), noi
promotori di questa richiesta ci stiamo occupando di ricerche storiche sulle
attività nazi-fasciste a Milano.
In tale ambito ci siamo resi conto che nella nostra Città, insignita della
Medaglia d'Oro della Resistenza, esistono luoghi completamente rimossi dalla
memoria collettiva nei quali si sono svolte pagine importanti e drammatiche
della storia.
Uno di questi luoghi è l'ex "Albergo Regina" di via Silvio Pellico 7 (altro
ingresso in via Santa Margherita 6), a pochi passi da Piazza del Duomo. In
esso, dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945, ebbe sede il quartier
generale nazista a Milano, con i comandi provinciale e interregionale della
Polizia di Sicurezza (SIPO), del Servizio di Sicurezza (SD) da cui dipendeva
la Gestapo, e dell'Ufficio IV B4 incaricato della persecuzione antiebraica.
Lì agiva il colonnello delle SS Rauff, uno dei più stretti collaboratori di
Eichmann, comandante della SIPO-SD avente autorità su Piemonte, Lombardia e
Liguria.
Alle dirette dipendenze di Rauff era il capitano Theodor Saevecke, capo
della Gestapo a Milano, condannato all'ergastolo il 9 giugno 1999 dal
Tribunale Militare di Torino come responsabile dell'eccidio dei Quindici
Martiri di Piazzale Loreto del 10 agosto 1944, al quale era affidato il
comando avanzato della città.
L'"Albergo Regina", dove fu detenuto anche Ferruccio Parri, fu un posto
terribile e di grande importanza per il lavoro di ricerca poliziesca che vi
si faceva in stretto rapporto con la Legione Muti di via Rovello 2, la X
Mas, le brigate nere, e la banda Kock di "Villa Triste" di via Paolo Uccello
17/19. Esso è tristemente noto per essere stato luogo in cui la tortura e
l'assassinio erano le regole di comportamento. Saevecke si serviva del cosiddetto
'macellaio' Gradsack, e 'lavorava' a stretto contatto con i sanguinari Otto
Kock, sottufficiale Gestapo, e Franz Staltmayer, detto la belva, armato di
nerbo e cane lupo. Dall'"Albergo Regina" i catturati (ebrei, partigiani,
antifascisti, sospettati ecc.) venivano avviati al carcere di San Vittore,
in alcuni casi direttamente ai trasporti partiti dal Binario 21 della
Stazione Centrale di Milano per essere deportati. Una struttura simile a
quella romana di via Tasso, a quella torinese dell'Albergo Nazionale, a
quella parigina dell'Hotel Lutetia.
A Milano, in via Silvio Pellico o nelle vicinanze non c'è nemmeno una lapide
che ricordi cosa c'era o cosa vi avveniva.
Riteniamo, insieme ai firmatari di questa richiesta, che la nostra Città
debba ricordare, almeno con una lapide nel luogo in cui uomini e donne hanno
conosciuto inaudite sofferenze, quella triste e drammatica pagina della sua
storia.
Cordialmente,
Giovanni Marco Cavallarin - Professore
Roberto Cenati - Coord. ANPI, Milano
Emanuele Fiano - Parlamentare
Ernesto Nobili - Consigliere provinciale
Antonio Quatela - Professore
_______
G. Marco Cavallarin - Via G. Donizetti 53, 20122 Milano
tel.: (+39)02.45496029, port.: (+39)333.4620788
giovannimarco.cavallarin@fast
Per l'invio di materiali di grandi dimensioni: mcavallarin@gmail.com
Che furbetto quel Brunetta
da L'Espresso La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis. Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali. Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo. Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203. La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.
Che furbetto quel Brunetta
SE NON ORA QUANDO? Aggiornamento adesioni all'appello
SE NON ORA QUANDO?
Appello della Lista Uniti con Dario Fo per Milano
per una Commissione d'inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese
A Milano la mafia esiste. I fatti dimostrano che nella "capitale finanziaria" la corruzione persiste in modo invasivo. Vincenzo Macrì, componente della Direzione Nazionale Antimafia, assicura che "Milano è la vera capitale della "ndrangheta". Si parla anche di mafia, camorra, sacra corona unita. A testimoniarlo sono fatti giuridicamente sottoposti a procedimenti penali ancora in corso. Politica ed economia intessono relazioni pericolose con esponenti delle cosche.
Diversi sono stati gli omicidi di stampo mafioso commessi negli ultimi mesi, ricordiamo per ultimo Cataldo Aloisio, 34 anni, freddato nel Nord Ovest di Milano da un colpo di pistola alla nuca.
Come spiega Gianni Barbacetto, un potere non più occulto si è insediato nella città e come una idra multitentacolare tende a pervaderne il tessuto sociale, economico e politico.
L'emergenza in città viene indirizzata verso i Rom, oppure verso i furti e le rapine che sono in netto calo negli ultimi anni: il resto non sussiste. Non si comprende che spesso la microcriminalità esiste perché esiste la macrocriminalità delle organizzazioni mafiose.
La mafia a Milano, come scrive nel suo libro Giampiero Rossi, permane ormai da tempo in diversi settori: dai piccoli spacciatori sulla strada ai consulenti finanziari, ai commercialisti, ai direttori di banca negli uffici "ovattati" del centro cittadino, capitale del "business".
La macrocriminalità ricicla il denaro che gli viene fornito da una certa finanza bancaria e di borsa che, pur non essendo organica alla "cosca", rimane complice di un sistema di corruzione e di inquinamento della libera concorrenza.
La mafia è un problema culturale, asserisce Giovanni Impastato, fratello di Peppino. E anche nel Nord la cultura dominante è quella dell'illegalità.
Occorre creare una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO, una commissione speciale d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino: la proposta giace in Consiglio Comunale, nonostante l'apprezzamento trasversale che ha ottenuto.
La società civile, l'associazionismo per la legalità, Don Gino Rigoldi, Libera, intellettuali e uomini di cultura hanno più volte avanzato la proposta, anche precedentemente all'assegnazione dell'EXPO a Milano. Ma l'amministrazione è sempre apparsa sorda di fronte a una richiesta corale di fare fronte all'emergenza dell' illegalità mafiosa, corrosiva della convivenza civile e sociale della nostra città.
Occorre subito attivare ogni forma utile a riportare a Milano la cultura della legalità, che è cultura di democrazia, giustizia sociale ed eguaglianza.
Ti chiediamo di aderire a questo appello che alcune cittadine e cittadini indirizzano all'Amministrazione Comunale affinché si chieda subito e si approvi una Commissione d'Inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia a Milano, coerentemente con quanto sostenuto da più relatori nell'incontro in memoria di Peppino Impastato, tenutosi proprio a Palazzo Marino il 16 settembre 08.
Invia la tua adesione all'indirizzo listafoappello@gmail.com scrivendo:
aderisco all'appello " Se non ora quando? Appello per una Commissione d'inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese da inviare all'Amministrazione Comunale di Milano".
Adesioni finora pervenute
SE NON ORA QUANDO? aggiornamento adesioni
SE NON ORA QUANDO?
A Milano la mafia esiste. I fatti dimostrano che nella "capitale finanziaria" la corruzione persiste in modo invasivo. Vincenzo Macrì, componente della Direzione Nazionale Antimafia, assicura che "Milano è la vera capitale della "ndrangheta". Si parla anche di mafia, camorra, sacra corona unita. A testimoniarlo sono fatti giuridicamente sottoposti a procedimenti penali ancora in corso. Politica ed economia intessono relazioni pericolose con esponenti delle cosche.
Diversi sono stati gli omicidi di stampo mafioso commessi negli ultimi mesi, ricordiamo per ultimo Cataldo Aloisio, 34 anni, freddato nel Nord Ovest di Milano da un colpo di pistola alla nuca.
Come spiega Gianni Barbacetto, un potere non più occulto si è insediato nella città e come una idra multitentacolare tende a pervaderne il tessuto sociale, economico e politico.
L'emergenza in città viene indirizzata verso i Rom, oppure verso i furti e le rapine che sono in netto calo negli ultimi anni: il resto non sussiste. Non si comprende che spesso la microcriminalità esiste perché esiste la macrocriminalità delle organizzazioni mafiose.
La mafia a Milano, come scrive nel suo libro Giampiero Rossi, permane ormai da tempo in diversi settori: dai piccoli spacciatori sulla strada ai consulenti finanziari, ai commercialisti, ai direttori di banca negli uffici "ovattati" del centro cittadino, capitale del "business".
La macrocriminalità ricicla il denaro che gli viene fornito da una certa finanza bancaria e di borsa che, pur non essendo organica alla "cosca", rimane complice di un sistema di corruzione e di inquinamento della libera concorrenza.
La mafia è un problema culturale, asserisce Giovanni Impastato, fratello di Peppino. E anche nel Nord la cultura dominante è quella dell'illegalità.
Occorre creare una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO, una commissione speciale d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino: la proposta giace in Consiglio Comunale, nonostante l'apprezzamento trasversale che ha ottenuto.
La società civile, l'associazionismo per la legalità, Don Gino Rigoldi, Libera, intellettuali e uomini di cultura hanno più volte avanzato la proposta, anche precedentemente all'assegnazione dell'EXPO a Milano. Ma l'amministrazione è sempre apparsa sorda di fronte a una richiesta corale di fare fronte all'emergenza dell' illegalità mafiosa, corrosiva della convivenza civile e sociale della nostra città.
Occorre subito attivare ogni forma utile a riportare a Milano la cultura della legalità, che è cultura di democrazia, giustizia sociale ed eguaglianza.
Ti chiediamo di aderire a questo appello che alcune cittadine e cittadini indirizzano all'Amministrazione Comunale affinché si chieda subito e si approvi una Commissione d'Inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia a Milano, coerentemente con quanto sostenuto da più relatori nell'incontro in memoria di Peppino Impastato, tenutosi proprio a Palazzo Marino il 16 settembre 08.
Invia la tua adesione all'indirizzo listafoappello@gmail.com scrivendo:
aderisco all'appello " Se non ora quando? Appello per una Commissione d'inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese da inviare all'Amministrazione Comunale di Milano".
Adesioni finora pervenute