.: Eventi

« Aprile 2024
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          

.: Ultimi 5 commenti

.: Il Blog di Antonella Fachin
Venerdì, 5 Dicembre, 2008 - 18:47

UN FIOCCO NERO CONTRO LE MORTI SUL LAVORO: prime adesioni

Ecco l'elenco aggiornato con le prime adesioni.
Chi volesse aderire può scrivere a: iodicobasta@gmail.com
e indossare un piccolo nastro nero trattenuto da una spilletta, (simile a quello rosso per la lotta contro AIDS e a quello bianco contro le violenze alle donne ecc.)
Divulgate, divulgate, divulgate!!!
UN FIOCCO NERO CONTRO LE MORTI SUL LAVORO
 
Il 6 dicembre dello scorso anno le fiamme della fonderia Thyssen a Torino, bruciarono la vita di sei lavoratori, giovani lavoratori che persero il loro futuro, per sempre.
Una così grande tragedia, la sofferenza dei famigliari, dei compagni di lavoro, di tutti, fu un grido che non si poteva non ascoltare, ci disse che quando di lavoro si muore la società intera porta una ferita profonda, ci disse ciò che già sapevamo: ogni giorno vi sono morti, ogni giorno gli incidenti sono migliaia, di lavoro ci si ammala e l'amianto ha ucciso e uccide ancora.
Sono lavoratori italiani, rumeni, curdi, slavi, indiani e di tante altre parti del mondo. Il popolo degli invisibili, del lavoro nero, le vittime ignote pagano il prezzo più alto. Nulla rende la vita più precaria della morte.
Dicemmo allora: mai più morti sul lavoro, non si può restare indifferenti, rifiutiamo l'assuefazione. Lanciammo una campagna per il diritto alla dignità e alla vita sul lavoro. Ci mobilitammo. Ricordate la catena umana in Piazza del Duomo? Il nostro sentire comune?
Oggi diciamo che non abbiamo dimenticato e perciò proponiamo di far ancora sentire la nostra voce rivolta al mondo del lavoro, la voce di quanti ancora nutrono sentimenti di solidarietà, di appartenenza, capaci di indignarsi.
Proponiamo che nella settimana che va dal 6 dicembre (anniversario della tragedia della Thyssen), al 12 dicembre (giornata di mobilitazione dei lavoratori e lavoratrici per lo sciopero generale, che auspichiamo sia anche di popolo), vengano assunte iniziative, anche simboliche, alle quali tutte e tutti possono partecipare e autorganizzare. Iniziative che segnino la nostra ribellione e la volontà di impedire che la strage continui, che ogni giorno si ripetano i drammi, che dicano a noi stessi e a tutti: ciascuno faccia la sua parte. Mai più morti sul lavoro!
In particolare proponiamo che dal 6 al 12 dicembre (giorno dello sciopero generale):
-          ognuno porti un fiocco nero intorno al braccio, sulla giacca o sulla borsa, come segno di lutto e di indignazione contro le morti sul lavoro;
-          nelle sedi istituzionali vengano assunti impegni per il futuro e atti simbolici per sottolineare quanto sconvolgente sia il susseguirsi di morti e incidenti, e consiglieri e assessori portino un fiocco nero durante una seduta.
Questa settimana di impegno su questo terreno, organico a tutti gli obiettivi dello sciopero generale, sarà utile per valorizzare quanto già è stato fatto, in questo anno, per contrastare lo stillicidio di vite e in difesa della salute, a tutti i livelli: numerose infatti sono state le iniziative di sensibilizzazione nella società, nelle scuole e nelle istituzioni a tutti i livelli, dalle zone del decentramento al livello nazionale, con l'approvazione del Testo unico per la sicurezza sul lavoro, che va difeso dagli attacchi di Governo e Confindustria, e la legge fa finanziata e applicata.
E in particolare sarà utile per non fermarci, molto resta da fare: va costruita una diffusa coscienza nella società, la base per poter dire un giorno: " il dramma delle morti sul lavoro appartiene al passato".
Questa nostra "piccola" proposta ha il senso di sollecitare la visibilità di un sentire comune, di valorizzare la politica dei contenuti e dei valori di giustizia sociale che così gravemente sono aggrediti e scossi. È un'idea, se sarà da molti condivisa e praticata diventerà un fatto. 
 
Hanno aderito:
Giovanna Capelli, Marco Dal Toso, Claudio Messori, Natale Minchillo, Roberto Leoni, Tommaso Terrana, Vittorio Liserre, Claudio Grassi, Simone Oggionni, Giancarlo Villa, Riccardo Papini, Mauro Lodi, Alessandro Rizzo, Luciana, Polliotti, Maurizio Colleoni, Stefano Corradino, Alfredo Di Sirio, Gabriella Grasso, Marco Fassino, Rosario Pantaleo, Maria Grazia Cassani, Gabriella Benedetti, Rosario Ragusa, Sandra Cangemi, Annamaria Pizzetti Pezzaldi, Marie Loveci, Mariagrazia Maffina, Giulia Spada, Massimo De Giuli, Davide Renoffio, Nino Caputo ed i ragazzi della 1^A   IPSIA "Porro" di Pinerolo (To), Massimo Del Din, Claudia Gastaldi, Antonella Fachin, Ester Piva, i Lavoratori del Consiglio regionale della Lombardia, la sinistra zona tre, Articolo 21

Giovedì, 4 Dicembre, 2008 - 21:25

HUMOR: scuola e lavoro

scuole_precarie_bassa.png

Lunedì, 1 Dicembre, 2008 - 20:18

ACQUA PUBBLICA, RIPRENDIAMOCI IL FUTURO!

ACQUA PUBBLICA, RIPRENDIAMOCI IL FUTURO!

(dal documento conclusivo del Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - Aprilia, 22-23 novembre)
Il mondo è oggi attraversato dalla più importante crisi economica e finanziaria che la storia ricordi, mentre si è approfondita la crisi alimentare globale e si è definitivamente appalesata la crisi ecologica e resi evidenti i primi effetti permanenti dei cambiamenti climatici planetari. Un modello di ordine mondiale, fondato sul pensiero unico del mercato, sull’accaparramento predatorio delle risorse naturali, sulla mercificazione dei beni comuni e la loro consegna ai grandi capitali finanziari, sullo svuotamento della democrazia e della partecipazione popolare sta dimostrando il proprio completo fallimento.
Il “crack” globale dell’economia finanziaria rappresenta l’esito di trenta anni di politiche liberiste, basate sull’assioma “privato è bello”, sulla deregolamentazione del lavoro, sulla privatizzazione dei servizi pubblici, sulla espropriazione dei diritti sociali. Oggi sono i grandi poteri bancari e finanziari ad invocare l’intervento pubblico e il sostegno statale. Oggi sono i più sfrontati liberisti a dichiarare il fallimento del mercato.
Lo scopo è chiaro: ottenere un nuovo travaso di risorse dalle collettività ai poteri forti per rilanciare i flussi finanziari mondiali e riprendere l’espropriazione di risorse. Così si chiedono sostegni pubblici alle banche, mentre si approvano normative - come l’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 - che perseguono la definitiva messa sul mercato dei servizi pubblici locali, a partire dall’acqua e dal servizio idrico integrato. Così si approvano normative per il drastico taglio dei fondi alle scuole di ogni ordine e grado, si inasprisce la precarietà e ci si appresta ad eliminare il contratto collettivo nazionale per il mondo del lavoro.
“Noi la vostra crisi non la paghiamo” dichiara uno straordinario movimento per la scuola pubblica, una ”Onda anomala” di studenti, universitari, maestre, genitori, insegnanti, precari, che ha aperto una nuova fase della mobilitazione sociale, con al centro la lotta contro la privatizzazione del sapere e la riappropriazione di uno spazio pubblico, come luogo dei beni comuni, dei diritti sociali e della democrazia. “Noi la vostra crisi non la paghiamo” risponde un mondo del lavoro che rifiuta la socializzazione degli oneri della crisi finanziaria e chiede un nuovo intervento pubblico a sostegno delle fasce deboli della popolazione e per la definizione di un nuovo modello di produzione basato sugli interessi collettivi e la sostenibilità ambientale e sociale.
“Noi la vostra crisi non la paghiamo” rilanciano i movimenti per i beni comuni e le loro lotte territorialmente diffuse, ponendo al centro della propria iniziativa la riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, la loro cura e conservazione per le generazioni future, la loro gestione partecipata dai cittadini, dai lavoratori e dalle comunità locali, come motore di una ricostruzione dei legami sociali, di una riaffermazione dei diritti collettivi, della riproduzione di un’appartenenza sociale aperta e condivisa. In una parola, di una nuova democrazia e di un altro mondo possibile.
In questo contesto, il movimento per l’acqua è chiamato ad un ancora più forte rilancio della propria iniziativa, per mettere in campo una mobilitazione ampia, diffusa e determinata contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, per il ritiro dell’art. 23-bis della Legge n. 133/200, per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e per la difesa e la riappropriazione sociale dei beni comuni.
Lo sciopero generale del 12 dicembre, in questo quadro, diventa un punto di unificazione sociale fondamentale e può costituire un momento a partire dal quale porre il tema di un diverso modello produttivo e sociale, alternativo a quello avanzato dal pensiero unico neoliberista. Per questo saremo presenti, con la nostra specificità, a tale appuntamento.

Sabato, 22 Novembre, 2008 - 13:14

HUMOR: morti bianche

2_novembre.png

Sabato, 22 Novembre, 2008 - 13:09

HUMOR: riforma delle università

conti_universita.png

Giovedì, 20 Novembre, 2008 - 09:52

EXPO 2015 AVVELENA MILANO

EXPO 2015 AVVELENA MILANO

NOI L’EXPO NON LO PAGHIAMO.
Se fino a ieri Expo 2015 era un problema per l’impatto sui territori in termini di cementificazione, speculazione, consumo del suolo e mobilità; oggi, a fronte della crisi finanziaria ed economica globale, Expo diventa un pericoloso imbuto per depredare risorse pubbliche, tagliare altri impieghi del denaro dei contribuenti, svendere patrimonio e beni comuni a speculatori e presunti imprenditori, così bravi da saper stare a galla solo grazie a concessioni, tariffe e regalie pubbliche (vedi Alitalia).
Expo 2015 è solo un passaggio per una più ampia ristrutturazione del territorio Lombardo e di una riorganizzazione del sistema di potere economico-politicofinanziario. Un affare che va al di là di Expo e che richiede risposte forti, diffuse, capaci di mobilitare consenso, partecipazione, conflitto sociale e dei territori.
Contrapporremo alla follia di amministratori incapaci che pensano solo al profitto, il buon senso, i bisogni e la tenacia di chi ha a cuore il diritto a vivere oggi e domani città e territori sani, solidali, a misura dei cittadini più deboli e non in mezzo a gittate di cemento, centri commerciali, mega infrastrutture che squarciano i territori senza portare nulla in termini di reale beneficio.
Non lasceremo che il consumo di territorio renda invivibile la Lombardia più di quanto lo sia già; non lasceremo inquinare aria, acqua e suolo per la cecità di chi pensa infinite le risorse ambientali e irrisorio se il cibo si avvelena. Non possiamo assistere muti mentre speculatori e mafie varie si spartiscono affari, drogando il mercato della casa, in nome di Expo, senza che ci si preoccupi di vigilare e impedire il fenomeno.
Non aspetteremo che smantellino il trasporto pubblico locale per fare autostrade e TAV e non siamo disposti a veder svendere i beni comuni, scuola in primis, per soddisfare l’ego di chi vuole usare Expo per perpetuare vecchi e nuovi poteri (basta fare due conti e si scopre che all’art. 14 della legge 133/08 si stanziano 1486 mln di euro per Expo e all’art. 66 della stessa legge se ne tagliano 1441 all’Università).
Vogliamo cambiare rotta, vogliamo chiedere soluzioni drastiche per diminuire il congestionamento, l’inquinamento di aria, acqua e suolo; soluzioni nuove per il diritto alla mobilità; ridurre l’impatto energetico e investire nelle energie rinnovabili; ridurre i rifiuti e riciclare i rimanenti, altro che inceneritori.
Vogliamo una città spazio pubblico, con politiche abitative realistiche e non favole come quelle che quotidianamente sentiamo da chi amministra Milano.
Vogliamo affrontare i problemi alimentari, a partire dall’agricoltura e dal consumo di prodotti locali, privilegiando la filiera corta ai centri commerciali.
Vogliamo l’interesse pubblico e il bene comune al centro delle priorità, per la difesa dei diritti fondamentali delle persone, dalla salute - che passa anche per la tutela dell’ambiente - al reddito, dalla casa alla sicurezza sul lavoro.
Con queste parole d’ordine attraverseremo i territori e le mobilitazioni dei prossimi mesi, per costruire dal basso un’altra Milano e un’altra Lombardia, saremo là dove il mostro Expo divorerà i territori, perché non vogliamo pagare le loro speculazioni, non vogliamo pagare il loro Expo.
www.noexpo.it - info@noexpo.it

Martedì, 18 Novembre, 2008 - 15:33

Operazione trasparenza votazioni a Montecitorio

Operazione trasparenza votazioni a Montecitorio.
Da oggi, 18 novembre 2008, è possibile vedere online a quante votazioni hanno partecipato i deputati, col totale delle presenze e delle assenze alle votazioni.
Non è ancora possibile, però, vedere la  partecipazione dei deputati ai lavori parlamentari, in commissione e in seduta plenaria!
Fate circolare la notizia affinché i cittadini sappiano che, sebbene non sono ancora in grado di verificare quanto lavorano i deputati partecipando allesedute delle commissioni, possono almeno controllare se ci vanno per votare!!!

Antonella Fachin


ROMA - Operazione trasparenza alla Camera: da oggi 18 novembre è possibile verificare online le presenze al voto dei deputati direttamente sul sito della Camera. I dati sono registrati automaticamente dal sistema informatico dell'Aula nel corso delle votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico. Si possono così controllare direttamente via computer eventuali fannulloni o assenteisti più o meno cronici. I dati non evidenziano però se la mancata partecipazione al voto sia motivata o meno: dovuta cioè a malattia o ad altre cause giustificate.

Sul sito sono consultabili i dati relativi all'intera legislatura e fino all'ultima seduta. La consultazione è libera e aperta a tutti: basta entrare nella sezione "Deputati" e cliccare sul menù di sinistra "Come hanno votato" per avere le informazioni richieste, aggiornate su base mensile, in modo da rendere i cittadini più partecipi e in grado di controllare l'attività dei loro rappresentanti a Montecitorio con un clic.
http://www.camera.it/deputatism/21969/21970/21972/documentotesto.asp?tipo=incrementale&elenco=i_200811_ga

La nuova sezione si affianca a quella, da tempo presente, sulle votazioni finali dei deputati nei singoli provvedimenti.


Si tratta, spiega una nota della Camera, di un ulteriore elemento di trasparenza sull'attività di Montecitorio e risponde ad una richiesta avanzata da più parti alla quale hanno voluto dare una risposta la presidenza, i questori e l'ufficio di presidenza della Camera.

Speriamo che a breve sia visibile on line anche la partecipazione dei deputati ai lavori delle commissioni e dell'aula!

Partecipazione al voto

La partecipazione al voto risulta direttamente dai dati registrati dal sistema di voto dell'Aula di Montecitorio nel corso delle votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico.
Ai fini della partecipazione al voto ogni deputato si intende presente se ha votato o se collocato in missione ai sensi dell'art. 46, comma 2, del Regolamento della Camera. I dati del sistema di voto non evidenziano quando la mancata partecipazione alle votazioni sia dovuta a malattie o altre cause giustificate.
I dati pubblicati sono aggiornati con cadenza mensile dall'inizio della corrente legislatura (29 Aprile 2008).

Art. 46

1. Le deliberazioni dell'Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. Per le deliberazioni delle Commissioni in sede diversa da quella legislativa è sufficiente la presenza di un quarto dei loro componenti.

2. I deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del Governo, per ragioni del loro ufficio, sono computati come presenti per fissare il numero legale.

3. Nelle votazioni per la cui validità è necessaria la constatazione del numero legale, i deputati presenti, i quali, prima che si dia inizio alla votazione, abbiano dichiarato di astenersi sono computati ai fini del numero legale.

4. La Presidenza non è obbligata a verificare se l'Assemblea o la Commissione sia, oppure no, in numero legale per deliberare, se non quando ciò sia richiesto rispettivamente da venti o quattro deputati e l'Assemblea o la Commissione stia per procedere ad una votazione per alzata di mano (*) .

5. Non può essere chiesta la verifica del numero legale prima dell'approvazione del processo verbale, né in occasione di votazioni che si debbano fare per alzata di mano per espressa disposizione del Regolamento.

6. I firmatari di una richiesta di votazione qualificata, così come i richiedenti la verifica del numero legale, sono sempre considerati presenti agli effetti del numero legale.

Martedì, 18 Novembre, 2008 - 10:42

Un altro Expo o NoExpo?

Buona lettura e buona riflessione.
Antonella

Un altro Expo o NoExpo?
di Giuseppe Natale
 
 
Il prossimo 20 novembre si riunisce il Consiglio provinciale di Milano per affrontare finalmente la questione dell’Expo 2015, augurabilmente in tutti i suoi aspetti. Buona, anche se tardiva, occasione perché la Provincia governata dal centro-sinistra possa affermare un suo ruolo di coprotagonista istituzionale che, nelle mani esclusive del presidente Penati, si è ridotto a funzione subalterna al potere morattiano e formigoniano. Infatti l’Expo appare come “affare privato” del Comune di Milano  e della Regione Lombardia. Alla Provincia viene assegnata la parte del vaso di coccio tra due di ferro…
La fase d’avvio dell’organizzazione dell’Expo cade nel ciclone della crisi finanziaria globale che coinvolge ormai l’economia reale entrata in una recessione dagli sviluppi imprevedibili. E questi scenari non erano previsti al momento della candidatura.
E’ chiaro che per gli amministratori di Milano l’Expo servirebbe a dare ossigeno in modo preponderante all’industria del mattone, al consumo di territorio, alla speculazione urbanistica (oltre 2 milioni di mq di cementificazione aggiuntivi ai mega e mostruosi progetti in  corso d’opera!). Servirebbe, con la costruzione di nuove infrastrutture autostradali, a mantenere il primato della mobilità e del trasporto su gomma  ambientalmente ed  economicamente insostenibile.
Il tema  Nutrire il pianeta, energia per la vita diventa  una foglia di fico per nascondere i veri obiettivi della politica economico-finanziaria neoliberista che ha portato alla disastrosa crisi odierna.
Il faraonico progetto Expo puntava (punta ancora?) a un affare di 34 miliardi di euro. Oggi però il piatto piange. Lo Stato centrale non riesce a garantire i  4 miliardi di euro del piano di finanziamento (soldi pubblici, soldi nostri, soldi tolti alla scuola e alla ricerca , ma “noi la vostra crisi non la vogliamo pagare”). Ne mancano alcuni. Nel girotondo miliardario danzano le organizzazioni della grande criminalità  (mafia, ‘ndrangheta, camorra). I rappresentanti delle Istituzioni dichiarano di esserne consapevoli, ma fanno poco o nulla per contrastare e sconfiggere il capitale criminale. A Palazzo Marino, ad esempio, si boicotta da parte della maggioranza  morattiana  l’istituzione della Commissione d’indagine sulle mafie…
E’ possibile un altro Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non elabora un progetto centrato sul tema della qualità del cibo e dell’ambiente, magari valorizzando l’esperienza di Slow Food  e di Terra Madre ?...
Perché il Consiglio provinciale non propone l’esclusione tassativa di ulteriore consumo di suolo, dimostrando che sono sufficienti gli spazi della nuova Fiera di Rho per ospitare l’Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non definisce le linee di un piano metropolitano della mobilità fondato sullo sviluppo di mezzi ecologici, soprattutto su ferro; e di un piano dei rifiuti totalmente alternativo all’incenerimento?...
Perché il Consiglio provinciale – dopo le numerose esternazioni demagogiche di Penati – non presenta un progetto di Città-dinanza metropolitana (prevista dalla Costituzione), la cui realizzazione necessita la scomposizione del Comune unico di Milano, la riorganizzazione dei comuni dell’area metropolitana, il blocco della istituenda neoprovincia di Monza  - esempio scandaloso di grettezza localistica, irrazionalità amministrativa e  grande spreco di denaro pubblico?...
Perché il Consiglio provinciale non prende l’iniziativa di istituire una Commissione metropolitana d’indagine sulle mafie?...
La maggioranza di centro-sinistra  potrebbe dimostrare – oggi, nel vortice della crisi -   lungimiranza serietà  e responsabilità amministrativa e progettuale, nonché  volontà e unità politica proprio elaborando un progetto di un altro Expo: quello del bene-essere comune e di uno sviluppo sostenibile. Potrebbe coinvolgere i cittadini e le associazioni, i sindacati e le forze economiche disponibili, i comitati e le energie creative e competenti.
L’Expo di Moratti e Formigoni e Berlusconi  e Tremonti, di Ligresti e Tronchetti Provera e Cabassi e Gavio, di Fiera e Compagnie delle Opere e Cooperative una volta rosse e bianche… è di una pesantezza davvero intollerabile. Ed è facile prevedere che sarà disastroso, anche per i tempi che corrono. Tanto varrebbe di prendere in considerazione anche l’alternativa estrema di rinunciare di tenere a Milano l’Esposizione universale 2015.     

Lunedì, 17 Novembre, 2008 - 15:59

Milano: la speculazione edilizia del nuovo millennio

Riporto un articolo scritto dal sociologo Marco Vitale per il Riformista che evidenzia la mancanza di serietà e di credibilità di una proposta che parte da una premessa inverosimile (spostamento di 700.000 persone dall'hinterland a Milano) per giungere ad una conclusione preoccupante: aumento del 53%  dell’indice di edificazione che dovrebbe passare dallo 0,65% all’1%!
Se le persone fossero biglie o birilli, l'assessore Masseroli potrebbe spostarle come meglio crede, ma da persona credente, da persone che vive la comunità, dovrebbe sapere che l'essere umano è un animale sociale, che crea -per fortuna!- delle reti di conoscenze, amicizie, vicinato ecc., cioè delle reti di vicinato e di solidarietà che -sia pur sfilacciate- esistono ancora e che i politici -compresi gli assessori!- dovrebbero riconoscere e sviluppare, non disconoscere e svilire.
Se poi la gente abbandona Milano, fugge da Milano e si trasferisce nell'hinterland ci saranno delle ragioni! Se non le analizziamo non daremo mai una risposta politica coerente: il problema non è la mancanza di alloggi!
La vera causa è la scarsa qualità della vita in Milano e una colata di altro cemento di certo non potrà migliorarla ma farà scappare tutti coloro che desidwerano vivere in una città  più verde, a misura di famiglia e di bambino!
Marco Vitale si pone delle domande e si da delle risposte che debbono farci riflettere... e preoccupare per il futuro della nostra città.
Buona lettura!
Antonella Fachin

FERMATE CEAUCESCU
Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.
Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.
Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53%  passando dallo 0,65% all’1%.
La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere (a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara, ma anche tanto utile.
Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere  ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.
La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice: tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri.
Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità  allargata, anche se decentrata (come Berlino).
Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati.
Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città.
Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella  Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano.
Sarebbe bello dibattere  come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario.
Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.
C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so.
Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici  qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo.
Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci.
Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa.
Se non è vero è verosimile.
Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che  si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.
L’ultima domanda la pongo io, senza riposta.
Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!
Marco Vitale
Milano, 11 novembre 2008
Scritto per il Riformista

Mercoledì, 12 Novembre, 2008 - 11:37

Siamo tutti Saviano

Pochi giorni fa è uscita su Corriere.it una bella iniziativa a favore di Saviano.
Qui potete trovare l'articolo (v. anche sotto)

http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_07/siamo_tutti_saviano_poster_19c681ba-aca3-11dd-8da9-00144f02aabc.shtml

L'iniziativa sta avendo molto successo e gli organizzatori ringraziano la grande voglia di partecipazione che si è manifestata in tutta Italia ( http://savianocontinua.blogspot.com/ )

------------------------------------------------------
«Siamo tutti Saviano»:
manifesti sui muri di Milano

Affissi nella notte poster con i volti di giovani: il loro nome è accompagnato dal cognome dello scrittore

MILANO - Siamo tutti Saviano, al punto da prenderne perfino il cognome: questo è il messaggio che una ventina di giovani ha voluto lanciare nella notte a Milano, coprendo i muri della centrale via San Vincenzo con le gigantografie dei loro ritratti.
Sotto ogni viso il nome di battesimo di ciascuno seguito dal cognome dello scrittore anticamorra.
A compiere il blitz non è stata un'associazione o un'organizzazione politica: si è trattato di una iniziativa spontanea nata dal passaparola di un gruppo di ragazzi accomunati soltanto dal progetto di un blog (Savianocontinua.blogspot.com) e dalla speranza che l'esperimento possa essere replicato anche in altre città.

UBIQUITA' - «Abbiamo voluto dare al fenomeno di Saviano - ha spiegato Gaetano, uno degli ideatori del blitz - sembianze concrete, nella speranza che dando a Roberto l'ubiquità si moltiplichino in tutta Italia i Saviano e si affermi la cultura della legalità».
Sono in tutto 52 i poster 70x100 che hanno coperto decine di metri di muri davanti alla scuola materna Ariberto. Tra i ritratti affissi ci sono anche quelli di Gabriella 'Saviano' e Rosario 'Saviano', che ritraggono i volti dell'attrice Lella Costa e del musicista Roy Paci.
7 novembre 2008

...
20 21 22 23 24 25 26 27 28
RSS feed