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.: Il Blog di Antonella Fachin
Giovedì, 24 Dicembre, 2009 - 11:02

il racconto: Io, nero italiano e la mia vita ad ostacoli

Buona lettura!
Antonella

IL RACCONTO

Io, nero italiano
e la mia vita ad ostacoli

di PAP KHOUMA


Sono italiano e ho la pelle nera. Un black italiano, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell'aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell'Italia del 2009?

Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d'identità, che il funzionario senza neppure dare un'occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo un'occasione in cui, in una sede decentrata del Comune di Milano, una funzionaria si stupì del fatto che potessi avere la carta d'identità italiana e chiamò in aiuto altre due colleghe che accorsero lasciando la gente in fila ai rispettivi sportelli. Il loro dialogo suonava più o meno così.
"Mi ha dato la sua carta d'identità italiana ma dice di non avere il permesso di soggiorno. Come è possibile?".
"Come hai fatto ad avere la carta d'identità, se non hai un permesso di soggiorno... ci capisci? Dove hai preso questo documento? Capisci l'italiano?". "Non ho il permesso di soggiorno", mi limitai a rispondere.
Sul documento rilasciato dal Comune (e in mano a ben tre funzionari del Comune) era stampato "cittadino italiano" ma loro continuavano a concentrarsi solo sulla mia faccia nera, mentre la gente in attesa perdeva la pazienza.

Perché non leggete cosa c'è scritto sul documento?", suggerii. Attimo di sorpresa ma.... finalmente mi diedero del lei. "Lei è cittadino italiano? Perché non l'ha detto subito? Noi non siamo abituati a vedere un extracomunitario...".

L'obiezione sembrerebbe avere un qualche senso ma se invece, per tagliare corto, sottolineo subito che sono cittadino italiano, mi sento rispondere frasi del genere: "Tu possiedi il passaporto italiano ma non sei italiano". Oppure, con un sorriso: "Tu non hai la nazionalità italiana come noi, hai solo la cittadinanza italiana perché sei extracomunitario".


Quando abitavo vicino a viale Piave, zona centrale di Milano, mi è capitato che mentre di sera stavo aprendo la mia macchina ed avevo in mano le chiavi una persona si è avvicinata e mi ha chiesto con tono perentorio perché stavo aprendo quell'auto. D'istinto ho risposto: "Perché la sto rubando! Chiama subito i carabinieri". E al giustiziere, spiazzato, non è restato che andarsene.

In un'altra occasione a Milano alle otto di mattina in un viale ad intenso traffico, la mia compagna mentre guidava ha tagliato inavvertitamente la strada ad una donna sul motorino. E' scesa di corsa per sincerarsi dello stato della malcapitata. Ho preso il volante per spostare la macchina e liberare il traffico all'ora di punta. Un'altra donna (bianca) in coda è scesa dalla propria macchina ed è corsa verso la mia compagna (bianca) e diffondendo il panico le ha detto: "Mentre stai qui a guardare, un extracomunitario ti sta rubando la macchina". "Non è un ladro, è il mio compagno", si è sentita rispondere.

Tutte le volte che ho cambiato casa, ho dovuto affrontare una sorta di rito di passaggio. All'inizio, saluto con un sorriso gli inquilini incrociati per caso nell'atrio: "Buongiorno!" o "Buona sera!". Con i giovani tutto fila liscio. Mentre le persone adulte sono più sospettose. Posso anche capirle finché mi chiedono se abito lì, perché è la prima volta che ci incontriamo. Ma rimango spiazzato quando al saluto mi sento rispondere frasi del genere: "Non compriamo nulla. Qui non puoi vendere!". "Chi ti ha fatto entrare?".

Nel settembre di quest'anno ero con mio figlio di 12 anni e aspettavo insieme a lui l'arrivo della metropolitana alla stazione di Palestro. Come sempre l'altoparlante esortava i passeggeri a non superare la linea gialla di sicurezza. Un anziano signore apostrofò mio figlio: "Parlano con te, ragazzino. Hai superato la linea gialla. Devi sapere che qui è vietato superare la linea gialla... maleducato". Facevo notare all'anziano che mio figlio era lontano dalla linea gialla ma lui continuava ad inveire: "Non dovete neppure stare in questo paese. Tornatevene a casa vostra... feccia del mondo. La pagherete prima o poi".

Qualche settimana fa all'aeroporto di Linate sono entrato in un'edicola per comprare un giornale. C'era un giovane addetto tutto tatuato, mi sono avvicinato a lui per pagare e mi ha indicato un'altra cassa aperta. Ho pagato e mi sono avviato verso l'uscita quando il giovane addetto si è messo a urlare alla cassiera: "Quell'uomo di colore ha pagato il giornale?". La cassiera ha risposto urlando: "Sì l'uomo di colore ha pagato!". Tornato indietro gli dico: "Non c'é bisogno di urlare in questo modo. Ha visto bene mentre pagavo". "Lei mi ha guardato bene? Lo sa con chi sta parlando? Mi guardi bene! Sa cosa sono? Lei si rende conto cosa sono?". Cercava di intimidirmi. "Un razzista!" gli dico. "Sì, sono un razzista. Stia molto attento!". "Lei è un cretino", ho replicato.

Chi vive queste situazioni quotidiane per più di 25 anni o finisce per accettarle, far finta di niente per poter vivere senza impazzire, oppure può diventare sospettoso, arcigno, pieno di "pregiudizi al contrario", spesso sulle spine col rischio di confondere le situazioni e di vedere razzisti sbucare da tutte le parti, di perdere la testa e di urlare e insultare in mezzo alla gente. E il suo aguzzino che ha il coltello dalla parte del manico, con calma commenta utilizzando una "formula" fissa ma molto efficace: "Guardate, sta urlando, mi sta insultando. Lui è soltanto un ospite a casa mia. Siete tutti testimoni...".

Ho assistito per caso alla rappresentazione di una banda musicale ad Aguzzano, nel piacentino. Quando quasi tutti se ne erano andati ho visto in mezzo alla piazza una bandiera italiana prendere fuoco senza una ragionevole spiegazione. Mi sono ben guardato dal spegnerla anche se ero vicino. Cosa avrebbe pensato o come avrebbe reagito la gente vedendo un "extracomunitario" nella piazza di un paesino con la bandiera italiana in fiamme tra le mani? Troppi simboli messi insieme. Ho lasciato la bandiera bruciare con buona pace di tutti.

Ho invece infinitamente apprezzato il comportamento dei poliziotti del presidio della metropolitana di Piazza Duomo di Milano. Non volevo arrivare al lavoro in ritardo e stavo correndo in mezzo alla gente. Ad un tratto mi sentii afferrare alle spalle e spintonare. Mi ritrovai di fronte un giovane poliziotto in divisa che mi urlò di consegnare i documenti. Consegnai la mia carta di identità al poliziotto già furibondo il quale, senza aprirla, mi ordinò di seguirlo. Giunti al posto di polizia, dichiarò ai suoi colleghi: "Questo extracomunitario si comporta da prepotente!".

Per fortuna le mie spiegazioni non furono smentite dal collega presente ai fatti. I poliziotti verificarono accuratamente i miei documenti e dopo conclusero che il loro giovane collega aveva sbagliato porgendomi le loro scuse. Furono anche dispiaciuti per il mio ritardo al lavoro.

Dopotutto, ho l'impressione che, rispetto alla maggioranza della gente, ai poliziotti non sembri anormale ritrovarsi di fronte a un cittadino italiano con la pelle nera o marrone. "Noi non siamo abituati!", ci sentiamo dire sempre e ovunque da nove persone su dieci. E' un alibi che non regge più dopo trent'anni che viviamo e lavoriamo qui, ci sposiamo con italiane/italiani, facciamo dei figli misti o no, che crescono e vengono educati nelle scuole e università italiane.

Un fatto sconvolgente è quando tre anni fa fui aggredito da quattro controllori dell'Atm a Milano e finii al pronto soccorso. Ancora oggi sto affrontando i processi ma con i controllori come vittime ed io come imputato. Una cosa è certa, ho ancora fiducia nella giustizia italiana.

Lunedì, 21 Dicembre, 2009 - 12:13

AUGURI alla "gente che mi piace"!

Tanti auguri a tutti e tutte per il 2010 ormai prossimo con le parole di Mario Benedetti (14.9.1920 - 17.5.2009), scrittore, poeta e saggista uruguaiano.
Antonella Fachin

GENTE CHE MI PIACE
 

Mi piace la gente che vibra,

che non devi continuamente sollecitare

e alla quale non c’è bisogno di dire cosa fare

perché sa quello che bisogna fare e lo fa.
 

Mi piace la gente che sa misurare

le conseguenze delle proprie azioni,

la gente che non lascia le soluzioni al caso.
 

Mi piace la gente giusta e rigorosa,

sia con gli altri che con se stessa,

purché non perda di vista che siamo umani

e che possiamo sbagliare.
 

Mi piace la gente che pensa

che il lavoro collettivo, fra amici,

è più produttivo dei caotici sforzi individuali.
 

Mi piace la gente che conosce

l’importanza dell’allegria.
 

Mi piace la gente sincera e franca,

capace di opporsi con argomenti sereni e ragionevoli.
 

Mi piace la gente di buon senso,

quella che non manda giù tutto,

quella che non si vergogna di riconoscere

che non sa qualcosa o si è sbagliata.
 

Mi piace la gente che, nell’accettare i suoi errori,

si sforza genuinamente di non ripeterli.
 

Mi piace la gente capace di criticarmi

costruttivamente e a viso aperto:

questi li chiamo “i miei amici”.
 

Mi piace la gente fedele e caparbia,

che non si scoraggia quando si tratta

di perseguire traguardi e idee.

Mi piace la gente che lavora per dei risultati.
 

Con gente come questa mi impegno a qualsiasi impresa,

giacché per il solo fatto di averla al mio fianco

mi considero ben ricompensato.

LA GENTE QUE ME GUSTA 
Me gusta la gente que vibra,
que no hay que empujarla,
que no hay que decirle que haga las cosas,
sino que sabe lo que hay que hacer
y que lo hace.
 
Me gusta la gente con capacidad
para medir las consecuencias de sus acciones,
la gente que no deja las soluciones al azar.
 
Me gusta la gente estricta
con su gente y consigo misma,
pero que no pierda de vista que somos humanos
y nos podemos equivocar.
 
Me gusta la gente que piensa
que el trabajo en equipo, entre amigos,
produce más que los caóticos esfuerzos individuales.
 
Me gusta la gente que sabe
la importancia de la alegría.
 
Me gusta la gente sincera y franca,
capaz de oponerse con argumentos serenos y razonables.
 
Me gusta la gente de criterio,
la que no se avergüenza de reconocer
que no sabe algo o que se equivocó.
 
Me gusta la gente que al aceptar sus errores,
se esfuerza genuinamente por no volver a cometerlos.
 
Me gusta la gente capaz de criticarme
constructivamente y de frente;
a éstos los llamo mis amigos.
 
Me gusta la gente fiel y persistente,
que no fallece cuando se trata
de alcanzar objetivos e ideas.
 
Me gusta la gente que trabaja por resultados.
 
Con gente como esa, me comprometo a lo que sea,
ya que con haber tenido esa gente a mi lado
me doy por bien retribuido.
 

Venerdì, 18 Dicembre, 2009 - 13:16

Fiaccolata a Milano il 19 dicembre contro il massacro di animali

Per opportuna informazione e riflessione e, se volete, partecipazione.
Ciao
Antonella
--------------------------

Il Natale per gli animali non è un giorno di “festa”, ma il momento del sacrificio alle tavole di chi festeggia.

Ecco il perché di questa fiaccolata: per ricordare che la salvezza di tanti animali dipende anche dalle scelte alimentari di ognuno di noi. Se non vogliamo essere complici di questi massacri, distanziamoci dal consumo di
carne e allora Natale sarà per tutti una vera “festa”.

Partecipa anche tu alla FIACCOLATA
Sabato 19 dicembre a MILANO
Ritrovo in Piazza Oberdan (Porta Venezia) Ore 16.30

Perché il consumo della carne diventi una vecchia e brutta abitudine che ci siamo lasciati alle spalle e perché avvenga finalmente quell'evoluzione etica e morale di cui l'umanità ha bisogno se vuole avere ancora un posto e
un ruolo positivo su questo pianeta.
Unitevi a noi, affinché in piazza ci siano tante e tante luci di speranza per i nostri comuni amici: gli animali.

LAC - Via Solari 40
20144 Milano
tel. 0247711806
www.abolizionecaccia.it

Anche quest'anno il tuo 5 x 1000 alla LAC!
CF 80177010156
Il 5 x 1000 non comporta nessuna spesa in più per il contribuente
Venerdì, 18 Dicembre, 2009 - 12:25

HUMOR: aggressioni

ospedale_bassa

regali_bassa

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Il 27 novembre del 1095, papa Urbano II lanciò la prima crociata. Ci vollero quattro anni (non molti per quei tempi) per organizzare le truppe e mandarle a far baldoria oltremare. Ma ben prima degli eserciti “convenzionali”, una massa di diseredati, guidati da un certo Pietro l’eremita, partì per la Terra Santa. Questa prima fase passò alla storia come crociata dei pezzenti.
Perché tanta gente rispose a modo suo all’appello di un papa, allora conclamato potere politico? La società era corrotta, le classi guerriere, senza alcuna spinta verso l’esterno e l’espansione – che a quei tempi rappresentavano il progresso – rivolgevano le proprie armi, abusi e violenze sul fronte interno, mettendo in crisi il sistema di potere e la società nella sua interezza.
Insomma, il popolo, inteso come massa che affida i propri destini alla classe dirigente di turno, decise che era tempo di fare di testa propria: quando questo succede non ne esce mai niente di buono. Il minimo che ti possa capitare è qualche scellerato che attenta alla vita di un potente. Ma generalmente si finisce per trovarsi nel mezzo di una lotta armata di uomini radicali ed estremi che, superati tutti i freni inibitori, si lasciano guidare da ideologie incontrollabili.
Questo fa parte della natura umana e accadeva mille anni fa, come pure oggi.
Lo dico da un po’ che la miccia è accesa sotto i nostri piedi e alla fine la prima vera violenza è arrivata, ieri, dritta sui denti di Silvio Berlusconi.
Certo, siamo al gesto isolato di un uomo un po’ fuori di testa, frustrato, in cura da dieci anni da uno psichiatra. E sì, è tutto frutto del clima di veleni e insulti generati dagli ultimi anni della politica: dai ministri e presidenti che hanno cominciato a dare dei coglioni e merdaioli agli elettori, fino a chi (e qui ci mettiamo proprio tutti) gli elettori li ha trattati come coglioni per davvero.
Tale Massimo Tartaglia non ha fatto un favore a nessuno se non a Silvio Berlusconi: oggi è più martire che mai e la sua faccia penosamente (e drammaticamente) insanguinata è la prova che siamo in una nuova fase, ben oltre il gesto istintivo del cavalletto del 2005 che gli venne lanciato contro senza la reale volontà di colpirlo. Abbiamo prodotto così tanta merda, negli ultimi tempi, che neanche Bertolaso saprebbe dove stiparla: non ci resta che usarla come concime per far crescere tempi migliori. – Arnald
Lunedì, 14 Dicembre, 2009 - 14:41

rom: dopo lo sgombero di Rubattino...ripartiamo da qui

Per opportuna informazione partecipazione di chi desidera sapere e conoscere.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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I ROM: una presenza che ci interroga. Comunque la pensiamo.


Ripartiamo da qui.


Dopo lo sgombero in via Rubattino
a che punto siamo, come ci siamo arrivati,
come andare avanti.
 
GIOVEDI’ 17 dicembre  -  ore 20,30
Chiamamilano - Largo Corsia dei Servi


 Flaviana Robbiati
 insegnante dei bambini di via Rubattino

Tommaso Vitale
docente e ricercatore in Sociologia urbana e Sociologia politica, Università di Milano-Bicocca

Patrizia Quartieri
consigliere comunale


Vi aspettano per parlarne insieme
e anche per scambiarci un augurio
Con la preghiera di estendere l’invito a tutti coloro che possono essere interessati
Venerdì, 11 Dicembre, 2009 - 19:19

LAV: un Natale dalla parte degli animali

LEGA ANTIVIVISEZIONE

Con la LAV

 

Natale, momento di gioia, di pace e di amore. Occasione per aprire ancora di più il nostro cuore a chi ha bisogno di noi, ai più deboli, a chi non ha voce. Dedica il tuo Natale agli animali, aiuta la LAV a difendere i loro diritti!
Sono tanti i modi per farlo. Tante le idee regalo tra cui scegliere. I classici intramontabili: il calendario e l'agenda 2010. I biglietti di auguri, colorati, allegri e fantasiosi. Le novità irresistibili: gli addobbi natalizi del commercio equo, le felpe e le t-shirt. Le occasioni imperdibili: prodotti a prezzi speciali. Vieni a scegliere i tuoi regale di Natale su www.shop.lav.it!
Billy, Penna Bianca, Fox e Yoghi: salvati dalla LAV hanno bisogno di te! Scegli di regalare la loro adozione a distanza, un regalo che vale una vita! Per il destinatario del regalo, il certificato nella versione natalizia.
Condividi ciò in cui credi, anche a Natale! Dedica ai tuoi cari una donazione alla LAV, per sostenere il nostro impegno quotidiano a favore degli animali. Un attestato di Natale potrà testimoniare la tua scelta.
 
Al centro delle festività natalizie c'è la tavola, il momento più importante per ritrovarci con le persone care. Occasione in cui appagare la nostra golosità e assaporare piatti gustosi e perché no, insoliti e speciali! La LAV ha pensato anche al menu delle tue feste, con una ricca e sfiziosa selezione di piatti veg, firmati da chef rinomati. Vieni a scoprirli tutti su www.cambiamenu.it: per un Natale buono per te e per gli animali!

» http://www.lav.it/index.php?id=1070 Questo messaggio è stato inviato al Suo indirizzo e-mail in ottemperanza al Codice unico sulla privacy (D.Lgs. n. 196/2003), in quanto utente registrato al servizio di Newsletter del sito www.lav.it. Per maggiori informazioni, può fare riferimento all'informativa sulla privacy e alle condizioni di servizio presenti sul sito, ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003. Se desidera cancellare la Sua registrazione, può farlo selezionando il link 'Cancella sottoscrizione'.

Mercoledì, 9 Dicembre, 2009 - 18:04

Laviamoci le mani... ma solo in senso letterale!

PEr opportuna informazione.
L'articolo è tratto da Altro consumo.
http://www.altroconsumo.it/infezioni-ospedaliere-s261373/nm-newsletter-p250293/prm_id_c/3091.htm

Cordiali saluti
Antonella Fachin
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Infezioni ospedaliere

Laviamoci le mani
Articolo pubblicato su Test Salute 82, ottobre 2009
Se il personale sanitario si lavasse frequentemente le mani, in Italia si potrebbero potenzialmente prevenire tra i 1.350 e i 2.100 decessi ogni anno.
Ma non è un problema solo nostro. Pochi anni fa Liam Donaldson, al vertice del sistema sanitario inglese, indicava nel rapporto annuale 2006 sulla sanità On the State of public Health due priorità da affrontare: la carenza di organi per il trapianto e la scarsa igiene delle mani negli ospedali.
Può stupire che due problemi così differenti siano accostati, ma in realtà è così: le mani sporche sono la causa principale di un problema molto grave, quello delle infezioni contratte nei luoghi dove si dovrebbe guarire. Se negli ospedali tutti - medici, infermieri, ausiliari… ma anche i malati e i visitatori - si lavassero frequentemente e accuratamente le mani, ci si ammalerebbe meno, durante i ricoveri. Basterebbe questa semplice pratica a ridurre in Italia e nel mondo l'incidenza delle infezioni ospedaliere, che ogni giorno colpiscono migliaia di persone. "Tutti" significa innanzitutto i medici e gli infermieri, che sono a contatto diretto con i pazienti e con gli attrezzi sanitari. Ma non solo. Anche l'igiene di chi è ricoverato e dei visitatori è fondamentale. Non c'è sempre bisogno di tecnologie avanzate o ristrutturazioni ambientali drastiche: l'esperienza dimostra che anche solo programmi efficaci di controllo dell'igiene sono in grado di ridurre di un terzo, in Italia, le infezioni ospedaliere.
E il primo passo, il più semplice, immediato ed efficace, è lavarsi correttamente e spesso le mani. Lo ribadisce anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha da poco lanciato una nuova iniziativa: "Save lives: clean your hands" (Salva vite: lavati le mani).Il progetto punta a far promuovere il lavarsi spesso le mani in 5.000 ospedali in Europa, entro il 2010.
Problema globale
In Italia, tra il 5 e l'8% dei pazienti ricoverati in ospedale viene colpito da un'infezione durante la degenza. Negli Stati Uniti (dati Oms 2005) sono circa 2 milioni le infezioni ospedaliere all'anno, 80 mila le morti. Se si guarda all'Europa si contano 50 mila morti all'anno.
Quando si parla di "infezione ospedaliera", si indicano infezioni che non erano presenti al momento del ricovero e che compaiono entro 48 ore dall'entrata del paziente nel centro di cura, ma anche dopo la dimissione, se si tratta di infezioni con un tempo d'incubazione maggiore. A contagiare il paziente possono essere altri pazienti, gli operatori sanitari, le condizioni igieniche della struttura. E i microrganismi responsabili sono diversi e cambiano con il tempo.
In gioco, oltre alla sicurezza dei pazienti, c'è l'impatto economico. Un'infezione ospedaliera porta infatti a un prolungamento del ricovero e quindi a un aumento dei costi. In Europa la spesa si aggira tra i 13 e i 24 miliardi di euro. In Italia si è calcolato che lo sviluppo di un'infezione ospedaliera raddoppia i costi legati a un paziente per il Servizio sanitario.
Antibiotici meno efficaci
A complicare le cose c'è anche la sempre più diffusa resistenza agli antibiotici acquisita dai microrganismi che causano le infezioni: i batteri infatti possono avere o acquisire con il tempo la capacità di resistere al farmaco e questo rende la terapia più difficile e anche più costosa. L'Earss (sistema europeo di sorveglianza contro la resistenza agli antimicrobici), creato dalla Commissione Europea, prevede nei prossimi dieci anni un ulteriore declino dell'efficacia degli antibiotici. Le cause? Aumento generale dell'uso di antibiotici, diffusione di nuove infezioni e sviluppo di altri ceppi resistenti, anche a causa delle sempre maggiori occasioni di trasmissione per la facilità con cui oggi le persone viaggiano in tutto il mondo.
Servono maggiori misure di controllo
È ormai dimostrato che il controllo e la conseguente riduzione delle infezioni negli ospedali è ampiamente possibile e molte esperienze lo hanno dimostrato.Ci sono diverse mosse che ospedali e pazienti possono fare per arginare il fenomeno e le autorità di controllo possono e devono fare la loro parte.
L'Europa lo scorso gennaio nel proporre alcune raccomandazioni sulla sicurezza dei pazienti ha parlato esplicitamente di prevenzione e lotta contro le infezioni ospedaliere, lasciando però ancora troppo spazio all'iniziativa dei singoli stati membri. In Italia da oltre vent'anni ci sono norme e linee guida sulla sorveglianza e il controllo.
Dal 1985 la legge, poco rispettata ancora oggi, prevede la presenza in ogni ospedale di un Comitato di Controllo per le infezioni (CIO), di un'infermiera addetta, di un medico epidemiologo e di rapporti periodici sul tasso di infezioni.
Con il tempo alcune Regioni si sono attivate, ma c'è ancora molta disomogeneità, tra zona e zona e anche tra ospedale e ospedale nella stessa area.
Le norme dunque ci sono, ma poi, se si guarda la vita reale sono ancora troppo pochi gli ospedali che hanno un comitato di controllo delle infezioni, che hanno una figura professionale addetta a questo e che al momento del ricovero informano esplicitamente il paziente che tra i rischi legati alla permanenza c'è anche quello, non remoto, di essere colpiti da un'infezione ospedaliera.
Consigli utili. Facile da fare, importante per prevenire
Bastano precauzioni semplicissime per contribuire a ridurre il rischio di infezioni in ospedale. Il ruolo dei parenti e degli amici in visita è importante.
Per il paziente ricoverato:
*       lavarsi bene e spesso le mani durante il ricovero;
*       mantenere un'igiene personale rigorosa;
*       chiedere informazioni sul tasso di infezioni nell'ospedale e su cosa fare per prevenirle;
*       segnalare senza timidezza anomalie dell'igiene (al medico o alla caposala);
*       chiedere chi è il referente per le infezioni nella struttura.
Per gli amici in visita:
*       non andare in ospedale se si ha raffreddore, tosse, influenza e in generale qualsiasi disturbo contagioso, anche lieve;
*       lavarsi bene le mani sia prima di andare in ospedale, sia dopo;
*       durante la visita, evitare di toccarsi naso, bocca, capelli;
*       rispettare scrupolosamente le consuete norme igieniche: non bere dalla stessa bottiglia del malato, non usare il suo bicchiere né le sue posate né il suo tovagliolo, non finire i suoi cibi né le sue bevande;
*       non portare nessun tipo di animale (del resto generalmente non sono ammessi); sarebbe bene ridurre anche le visite da parte di bambini e ed evitare del tutto quelle di neonati e bambini molto piccoli;
*       se si porta frutta fresca al malato, lavarla molto bene; in generale, curare attentamente l'igiene di qualsiasi cibo si porti al malato; non è particolarmente consigliabile portare fiori.
Informarsi e segnalare.
Per segnalare possibili anomalie e per capire il livello di organizzazione dell'ospedale riguardo alle infezioni è bene anche sapere cosa dovrebbero fare gli ospedali e gli operatori sanitari:
*       le strutture devono formare il personale sull'igiene e mantenere un'adeguata struttura, dal punto di vista igienico;
*       in ogni ospedale dovrebbe essere presente un Comitato di Controllo per le infezioni (CIO), di un'infermiera addetta al controllo delle infezioni ogni 250 posti letto, di un medico epidemiologo e di rapporti periodici sul tasso di infezioni.
Come funziona il contagio. Attenzione a chi è più a rischio
Ci sono differenti tipi di infezioni che si possono prendere in ospedale, così come ci sono pazienti più a rischio di altri e molti meccanismi di trasmissione.
Tipo di infezioni. Le infezioni ospedaliere più frequenti sono:
*       al tratto urinario (30-35%);
*       alla ferita chirurgica (15-20%);
*       all'apparato respiratorio (polmoniti) (15%);
*       sistemiche (10%), cioè che riguardano più organi.
In aumento le batteriemie, cioè la presenza di batteri nel sangue.
Fattori di rischio. I pazienti più a rischio sono i malati con le difese immunitarie ridotte:
*       per l'età: neonati, prematuri e anziani;
*       per aver subito numerosi interventi medici e procedure invasive per la diagnosi e la terapia (intubazioni, endoscopie...), che aumentano il rischio di venire a contatto con i batteri responsabili delle infezioni;
*       perché sono affetti da malattie che riducono le difese immunitarie (anemie, neoplasie, leucemie, insufficienza renale...)
Meccanismi di trasmissione
*       Contatto diretto, soprattutto con le mani, tra persona malata e sana.
*       Contatto indiretto, attraverso uno strumento medico contaminato o un veicolo (sangue, cibo).
*       Lo starnuto o la tosse di una persona infetta possono contagiare un paziente suscettibile che si trova a 50 cm- 1 metro (contatto attraverso goccioline di saliva).
*       Per via aerea: i microrganismi presenti nell'aria possono veicolare infezioni a distanza.
I microrganismi responsabili. Sono numerosi i microrganismi che possono essere colpevoli. Sono due quelli che al momento preoccupano maggiormente:
*       lo stafilococco aureo meticillina-resistene (MRSA), per la sua resistenza agli antibiotici;
*       il Clostridium Difficile (C. Difficile), per la gravità delle infezioni che provoca.
In entrambi i casi la trasmissione avviene soprattutto attraverso le mani contaminate e per questo la prima e più efficace misura per contenere queste infezioni è l'igiene scrupolosa delle mani da parte degli operatori sanitari.
Gioca d'anticipo. Più informati, più attivi
Le infezioni ospedaliere, quelle che colpiscono un paziente mentre è ricoverato, sono una complicazione sempre più frequente: migliaia di persone muoiono di questo ogni giorno al mondo e l'impatto economico è sempre più significativo.
In Italia si sono fatti passi avanti, con progetti di monitoraggio, norme che prevedono centri e professionisti specifici negli ospedali e iniziative per sensibilizzare sull'importanza dell'igiene delle mani. Se tutto funzionerà come è scritto sulla carta i vantaggi saranno su molti fronti.
Ma non servono solo le norme, è necessaria una maggior informazione e diffusione delle conoscenze. I pazienti devono sapere cosa possono e devono aspettarsi al momento del ricovero. Devono poter essere certi che il medico che li visita si sia lavato le mani nel modo corretto. Dall'altra parte gli operatori sanitari devono sapere che possono essere presi in flagrante da una rete di controlli. Devono sapere che qualsiasi paziente può chiedere chi è l'addetto al controllo delle infezioni nella struttura e non devono stupirsi, o peggio chiedersi di cosa si sta parlando, ma essere in grado di dare una risposta.

Martedì, 1 Dicembre, 2009 - 15:14

FIACCOLATA contro gli sgomberi che disintegrano e non integrano!

fiaccolata contro la politica degli sgomberi che disintegrano e non integrano! Domani, mercoledì 2 dicembre ore 18 a San Babila

Domani, mercoledì 2 dicembre, alle 18, partirà da piazza San Babila verso Piazza della Scala una FIACCOLATA, organizzata dall'associazione Milano Città Aperta, per:
- denunciare il carattere brutale degli sgomberi di via Rubattino e via Forlanini
- sollecitare al più presto misure umanitarie nei confronti dei cittadini Rom sgomberati
- chiedere la cessazione di ogni politica di sgomberi forzati senza soluzioni alternative da parte dell'Amministrazione comunale che è responsabile con queste azioni dell’interruzione del processo di scolarizzazione di bimbi/bimbe di etnia rom.
Perché la convivenza pacifica si coltiva con il dialogo e la solidarietà, non con le ruspe.
Siamo tutti/e invitati/e a partecipare numerosi e a segnalare ad amici e parenti.
Mi raccomando facciamo TAM-TAM per essere in tanti!
Cordiali saluti
Antonella Fachin
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Cari tutti,
dopo gli ennesimi brutali sgomberi delle settimane scorse dei campi Rom di via Rubattino e di via Forlanini, Milano Citta' Aperta promuove una fiaccolata mercoledi' 2 dicembre alle ore 18 da piazza San Babila a piazza Fontana.
Vi invitiamo a dare massima diffusione al testo dell'appello (qui di seguito) comprese tutte le realta' che credete possano essere interessate a partecipare e/o aderire.

APPELLO

"Gentile Assessore Moioli, mio figlio vorrebbe sapere perché i bambini Rom hanno meno diritto di lui di stare insieme alle loro mamme, ai loro papà e ai loro fratelli e sorelle"
"Non posso sentirmi rappresentata da autorità che violano i diritti dei più deboli, non è questa la città che voglio!"
"Continuate a parlare del valore della famiglia e poi pretendete che le famiglie rom si dividano donne e bambini da una parte, uomini dall'altra..."

Queste sono solo alcune delle frasi delle migliaia di mail che in questi giorni sono state inviate al vicesindaco De Corato, all'Assessore Moioli e al Prefetto Lombardi da centinaia e centinaia di cittadini di Milano indignati per lo sgombero del campo Rom di via Rubattino dello scorso 19 novembre e per quello successivo di via Forlanini del 26 novembre.
Sgomberi che hanno lasciato al freddo e senza un tetto centinaia di uomini, donne e bambini, senza prospettare per loro soluzioni alternative accettabili e condivise. 
Sgomberi che
soffiano sul fuoco per creare artificialmente una finta emergenza che nasconda i problemi reali di Milano.
Sgomberi che hanno interrotto preziosi percorsi di conoscenza reciproca tra cittadini italiani e Rom.
Sgomberi che hanno negato ai bambini Rom di continuare ad andare a scuola assieme ai loro
compagni italiani. Sgomberi che hanno violato i diritti (alla casa, alla salute, all'istruzione...)
e le libertà fondamentali di centinaia di persone. Ma anche sgomberi che mai come in passato hanno suscitato l'indignazione e il rifiuto di una fetta consistente della cittadinanza milanese che ha deciso di affidare alle mail la proprie parole di sdegno e protesta.
Parole, che di fronte all'ostinato persistere del Comune nella medesima politica di chiusura e di rifiuto di ogni soluzione condivisa e concertata con la comunità Rom, invitiamo tutti a venire a ripetere e rendere visibili alla città in una 
Fiaccolata in Piazza San Babila
mercoledì 2 dicembre alle 18
per denunciare il carattere brutale degli sgomberi di via Rubattino e via Forlanini
per sollecitare al più presto misure umanitarie nei confronti dei cittadini Rom sgomberati
per chiedere la cessazione di ogni politica di sgomberi ciechi dei campi Rom da parte dell'Amministrazione comunale.

Perché la convivenza pacifica si coltiva con il dialogo e la solidarietà, non con le ruspe!

Milano Città Aperta
Per adesioni:  territorio.milanocittaperta@gmail.com<mailto:territorio.milanocittaperta@gmail.com>

Prime adesioni
Associazione Todo Cambia
Gruppo di sostegno via Forlanini
Le Radici e le Ali Onlus
Rifondazione Comunista - Federazione Lombardia
Associazione Dimensione Diverse
Sinistra Critica - Milano
Centro Culturale multietnico La Tenda
Associazione Aria Civile
Uniti con Dario Fo per Milano
Coordinamento Nord Sud del Mondo

--

Milano Città Aperta

blog: http://milanocittaperta.wordpress.com

Sabato, 28 Novembre, 2009 - 18:59

HUMOR: pausa pranzo

pausa_pranzo

Venerdì, 27 Novembre, 2009 - 10:38

NO SMOG: LA MILANO CHE VORREMMO: firma la petizione!

LA MILANO CHE VORREMMO- Firma e fai circolare la Petizione online di GAS-Genitori Anti Smog!! 

CI AIUTATE A DIFFONDERE LA PETIZIONE?

Sì!
Io ho aderito: fatelo anche voi! Grazie
Antonella Fachin
Lista Fo
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Cari amici 
oggi, giovedì 26 novembre, si terrà a Palazzo Marino  la seduta del Consiglio Comunale con all'ordine del giorno il traffico e la mobilità in ambito urbano.
Abbiamo anche in questa occasione, voluto far sentire la nostra voce e invitato chi ci governa a riflettere sulle prossime decisioni e ad assumersi le responsabilità delle loro decisioni.
Vi alleghiamo dunque la lettera che abbiamo inviato al Sindaco, a tutti i Consiglieri Comunali e alla Direzione Ambiente della Commissione Europea.
Nella lettera si rinvia alla petizione da poche ore online e che vi invitiamo a firmare e a far circolare il più possibile.


http://www.petizionionline.it/petizione/genitori-antismog-la-milano-che-vorremmo/325



La petizione chiede quello che chiediamo da anni, di trasformare Ecopass in congestion charge (paghino tutti), con ampiezza allargata alla circonvallazione della 90/91, corsie preferenziali per i mezzi pubblici, percorsi  ciclabili protetti ecc.  ecc.


Tutte quelle misure che, con molto coraggio ma investimenti limitati, potrebbero cambiare il volto di Milano.

AIUTATECI A FAR CAPIRE A CHI GOVERNA CHE SIAMO IN MOLTI A VOLERE UNA CITTA’ DIVERSA!


Grazie del Vostro sostegno


GENITORI ANTISMOG
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