.: Eventi

« Aprile 2024
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          

.: Ultimi 5 commenti


Nessun commento...

.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 14 Febbraio, 2010 - 12:52

Pennisi non si dimette mentre Milano rivive la stagione di Tangentopoli

E' una nuova tangentopoli?Io credo che la questione morale a Milano sia sempre in peggiore stato. Lo dico chiaramente, sembra che negli ultimi anni tutto sia stato avanzato con una certa volontà di abbassare il livello di guardia per fronteggiare forme criminali e malavitose in diversi settori economici e politici della città. Io sono garantista, sia chiaro. In un'epoca dove chi chiede che l'azione della Magistratura faccia il suo corso viene tacciato di essere un forcaiolo", posso dire e ribadire che, pur auspicando che la giustizia faccia chiarezza sulle vicende che hanno colpito da ultimo il consigliere PdL Pennisi, nonchè ex presidente della commissione urbanistica, sono sempre dell'idea che ci sia una presunzione di non colpevolezza. Pennisi, però, è stato colto in flagranza di reato di corruzione, e tale presunzione viene a sfumare. Questo fatto, quindi, non deve cancellare un dibattito politico che interessa questa città. Io sono perplesso che colui che ha finora guidato i lavori della Commissione Comunale Urbanistica, dove si è discusso nella fase precedente al Consiglio di PGT, di nuove regole per lo sviluppo del territorio, sia accusato di avere percepito tangenti e mazzette per concessioni e pratiche edilizie. Temo, quindi, che molte scelte politiche siano state viziate da questo dato. Lo dico e lo affermo chiaramente: il Sindaco non dovrebbe limitarsi a lasciare dichiarazioni alla stampa, ponendo il dibattito come fosse un semplice accadimento di cronaca nera, ma penso che debba risponderne alla città, a tutta la cittadinanza. Il Sindaco non dovrebbe limitarsi a organizzare riunioni di staff e dichiarare che Pennisi dovrebbe, oltre alla carica di presidente della Commissione, passo fortunatamente già fatto, dimettersi da ogni incarico comunale e consiliare. Il Sindco dovrebbe venire in aula, atto che poche volte ha compiuto durante la consiliatura, e chiarire le pratiche politiche finora assunte dalla maggioranza in tema di gestione del territorio, denunciando i procedimenti finora attuati, in un'operazione di trasparenza e di garanzia, come dovrebbe richiedere la sua funzione. Perchè di dubbi sulla gestione degli appalti e delle concessioni edilizie, a questo punto, si pongono con fermezza e gravità. Rimane aperto un capitolo che riguarda la connessione che il presidente della commissione intratteneva con alcune società appaltatrici, la natura delle convenzione esistente, i loro contenuti, gli accordi esistenti con l'amministrazione pubblica. Perchè il fatto di corruzione che oggi colpisce Pennisi ha un'eclatanza pubblica per la funzione che questi ha assunto negli ultimi 4 anni di consiliatura. Chi ha garantito finora le regole? Mi viene da domandare. E come sono state garantite? Mi viene da aggiungere. Quale trasparenza è stata attuata in operazioni di concessioni edilizie? Chi era il garantito e chi il garante? Dico questo in un momento in cui all'Ortomercato qualcuno denuncia la schivizzazione che si sta operando e attivando a danno di persone. lavoratrici in nero, che si trovano subordinate a un intrigo di interessi illeciti di attività criminali. Mi viene da dire questo con maggiore preoccupazione, richiedendo un'azione di trasparenza e di prevenzione del crimine dilagante, nel momento in cui apprendo dalla stampa che la Borsa di Milano ha visto soggetti accusati di reato di aggiottaggio investire in quote, paralizzando l'attività della Borsa e portando la mano della mafia e delle 'ndrine all'interno del tempio della finanza. Mi viene da dire questo con maggiore determinazione, affermando l'emergenza, ormai diventata tale, dell'illegalità diffusa a Milano, quando leggo di diverse dichiarazioni della Procura Antimafia in cui si evince che a Milano gli interessi delle cosche sono già presenti, si sono già insediati, sussistono e pervadono lo spazio economico e sociale della città, inquinando il tessuto culturale e civico di questa metropoli. Questo è un primo passo verso quella che viene definita indifferenza morale verso operazioni e fatti che dovrebbero suscitare un minimo di reazione e di contrasto. Di indignazione. Io penso, infine, a ciò che sta accadendo in diversi settori della nostra pubblica amministrazione comunale. L'indagine che colpisce lo stesso Sindaco e alcuni assessori sulle cosidette consulenze d'oro, senza requisiti legali. Abbiamo visto una macchina clientelare avvicendarsi a dirigenti di settore titolati dove, a fronte di lauti redditi, esercitavano ed esercitano funzioni a loro non consone, fuori dalla loro preparazione professionale, aliene ai loro requisiti curriculari. Tutto questo è costato al Comune e alla cittadinanza. Su questo capitolo non si è fatta chiarezza ancora. Tutto rimane inevaso, imperturbabile, non scalfibile, non discutibile. La volontà è quella di mantenere uno stato catatonico nella cittadinanza, assoggettandola a una gestione che presenta molti lati oscuri. Ribadisco io sono garantista. Occorre sottolinearlo. Ma sono anche un cittadino che chiede un'azione di trasparenza politica su questioni che concernono la nostra vita collettiva, la nostra città, il nostro patrimonmio comune. La sua amministrazione, appunto. Nel maggio 2009 la Commissione d'indagine istruita per supportare politicamente la ricerca delle cause che hanno comportato infiltrazioni mafiose e malavitose in affari che concernono le gestioni economiche delle operazioni a ridosso con l'Expo 2015 è stata soppressa con una titpica azione eutanasica: consiglieri della maggioranza, che avevano 3 mesi prima votato a favore della commissione, disertavano costantemente le convocazioni della commissioni, facendone mancare il numero legale. Questa è stata la risposta finora attivata per fronteggiare l'emergenza morale in città? Quali altre proposte, provvedimenti, istanze l'amministrazione avrebbe cura di intraprendere per prevenire politicamente, quindi agendo sulle cause, la corruzione dilagante esistente. Corruzione è sinonimo di cancellazione di ogni regola di libertà: di mercato, di concorrenza, per chi si definisce ogni mattina "liberale" dovrebbe avere coscienza del significato di questo, ma anche civica, sociale, economica, civile. La corruzione crea un sistema concatenato di interessi privati che si innestano in quelli pubblici, assoggettando questi ultimi a propria utilità, creando sacche inquietanti di prevaricazione sui più deboli, di prevalenza, di prepotente stato di privilegio. Qui nasce il dibattito politico, chiedendo di fermare le bocce in campo, amo molto il gioco popolare francese della bocciofila, e fare chiarezza, in quanto procedere così come se nulla fosse accaduto sarebbe come inquinare i prossimi passi che dovrebbero gestire lo sviluppo di una città, di un patrimonio comune, pubblico. Mi riferisco al PGT e mi riferisco alla necessità di chiarire in anticipo tutto ciò che finora è accaduto dietro le quinte, non troppo celate. Quelle stesse "quinte" dove finora sembrano esserci stati incontri e convivenze illegali che potrebbero avere influito in scelte politiche amministrative. Occorre delucidare questa connessione preoccupante, sconvolgente, tanto antica riportando le lancette dell'orologio di palazzo Marino a 15 anni fa, ai primi arresti di tangentari del calibro di Mario Chiesa e dell'assessore all'urbanistica della Giunta Borghini. Attendo risposte, dall'amministrazione, dal sindaco, dal vicesindaco, che è interpretet spesso dell'essere paladino delals ciurezza e della legalità: se non è anche questa richiesta di sicurezza, sociale, civile, culturale della collettività?

 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 13 Febbraio, 2010 - 13:39

L’amore spiazza – In piazza per essere e per amare

Comunicato stampa :

 

L’amore spiazza – In piazza per essere e per amare

 

San Valentino a Magenta

 

 

Un pullman arcobaleno sarà a Magenta il 14 febbraio 2010, come prima tappa di una maratona contro l’omofobia che toccherà diverse realtà cittadine.

 

Il coordinamento Arcobaleno riunisce le realtà trans*, lesbiche e gay di Milano e provincia e partirà in pullman per sbarcare nelle piazze e incontrare i cittadini e le cittadine della Lombardia.

 

La storia di Magenta evoca la lotta di donne e uomini per la liberazione, così noi manifesteremo in questo luogo per combattere contro le discriminazioni e rivendicare i diritti civili ancora negati.

 

In un momento in cui in Italia assistiamo a fenomeni d’odio e di violenza verso coloro che sono portatori di diversità, noi visiteremo le città lombarde raccontando di persona le nostre storie.

 

Vogliamo parlare delle nostre vite e dei nostri amori per farci conoscere e per diminuire le distanze che creano un muro di pregiudizi.

 

Nel giorno in cui  si celebra l’amore, va in piazza l’amore che rivendica diritti, per la dignità delle scelte di vita.

 

Conferenza stampa domenica 14 febbraio 2010 alle ore 11,30 a Milano, Piazza Cairoli, prima della partenza del pullman

 

  

Le associazioni promotrici :

 

Agedo   - Cornelio Belloni  (339/5651451)

ArciLesbica Zami Milano – Stefania Cista  (334/6823825)

Arcobaleni in marcia – R. Caponio (339/75239059) G. Piana (348/2932564)

Associazione Radicale Certi Diritti  - Gianmario Felicetti ( 329/9045945)

ArciGay - C.i.g. Milano – Marco Mori (339/2354274)

Famiglie Arcobaleno – Arianna Giliberti (334/1540531)

Gay lib – Andrea Toselli (333/2126490)

Gay Statale – Enrico caruso (348/6289678)

Guado – Glauco Bettera (340/3849025)

Kob  - Elisa Manfredi (349/3698372)

Linea Lesbica – Lucia Giansiracusa (320/4186499)

Milk – Stefano aresi (346/5402606)

Rose di Gertrude – Sergio Prato (347/2695262)

Soggettività Lesbica – Paola schiavetti (349/2901399)

 

Venerdì, 12 Febbraio, 2010 - 02:35

Interrogazioni presentate in CDZ 4 - 11 febbraio 2010


Giovedì, 11 Febbraio, 2010 - 22:25

12 febbraio: salviamo il Darwin Day

Comunicato stampa salviamo il Darwin Day

Ridateci il Darwin Day/Appello di Lascienzainrete
Il 12 febbraio Charles Darwin avrebbe compiuto 201 anni. E come tutti gli anni intorno a quella data numerose città italiane si accingono a festeggiare l'anniversario con il Darwin Day. Dall'elenco manca ancora Milano. Il Museo di storia naturale del capoluogo lombardo, che per primo ha lanciato questa iniziativa in Italia giunta ormai alla sesta edizione, non intende più sostenere la manifestazione.  
Ogni anno i protagonisti del dibattito evoluzionistico internazionale e nazionale si confrontavano fra loro e con il pubblico. Il tutto ha visto il suo culmine nel 2009 con i moltissimi eventi dedicati a questi temi, tra cui la grande mostra Darwin 1809-2009 che ha visto tra le sue sedi anche Milano.
Il Darwin Day è stato per anni un evento molto apprezzato e grazie al suo stile divulgativo era pensato e calibrato per un pubblico curioso, non necessariamente di addetti ai lavori. Non sono mancati i riconoscimenti pubblici a questa manifestazione, fra cui l'Ambrogino d'oro dato quest'anno a una delle sue promotrici.
Chiediamo al direttore del Museo di storia naturale di Milano Enrico Banfi e al coordinatore del Polo dei musei scientifici Mauro Mariani di ripristinare una manifestazione così simpatica e di successo, capace di avvicinare con una formula non accademica e istituzionale schiere di giovani e di non esperti alla scienza.
per sottoscrivere l'appello andare al link http://www.lascienzainrete.it

Giovedì, 11 Febbraio, 2010 - 17:06

Internet, conoscenza e pace

Riprendiamo un tema lanciato sul numero di fine 2009 del nostro giornale, la candidatura di Internet al Nobel per la pace, per approfondire il tema del web come strumento di conoscenza collettiva. Base fondamentale per qualunque tipo di comunicazione. Dialogo con Fiorello Cortiana, Goodwill Ambassador

di Olpc, e Nicholas Negroponte, che con il progetto laptop del MIT si batte per garantire ai bambini di tutto il mondo opportunità di apprendimento in Rete

FIORELLO CORTIANA

il caso

10 / n.04 del 12.02.2010 www.pubblicitaitalia.it

di Piero Babudro

Forse in futuro Wired Italia sarà ricordato come il fautore dello storico Premio Nobel per la pace a Internet (vedi l'articolo pubblicato al lancio dell'iniziativa sull'ultimo numero del 2009 del nostro giornale).

Come il soggetto che, più di altri, ha combattuto e lottato per far riconoscere alla rete delle reti quel ruolo che si merita e, per certi versi, le spetta di diritto. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, parleremo del mensile tecnologico come della realtà che fino all'ultimo ci ha fatto accarezzare il sogno collettivo di vedere il Tcp/Ip paragonato nientemeno che a Martin Luther King, Al Gore o al Dalai Lama Tenzin Gyatso.

Comunque vada, e qualunque sia la nostra opinione in merito all'iniziativa 'Internet For Peace', ricorderemo questo 2010 come di un momento storico per la rete e per le intelligenze collettive che ha saputo muovere. E non ci farà storcere il naso più di tanto vedere il Web messo sullo stesso piano della Croce Rossa o di Amnesty International.

Sì perché tralasciando le polemiche della vigilia sull'opportunità di candidare a un così importante riconoscimento quello che, in fondo, resta uno strumento neutro e alieno da implicazioni morali, il dato fondamentale è che oggi qualcosa sta cambiando. Accantoniamo per un momento le aziende, italiane e non, che approfittano della proposta di Wired Italia per affiancare (o colorare di) impegno sociale a quello che è e resta, comunque, un business: il solo fatto che l'idea di Internet For Peace provenga dall'Italia è di per sé importante. Siamo un paese mediatico, e non da oggi. Attorno ai media si è articolato un sistema sociale e politico. Settant'anni fa il cinema era 'l'arma più forte'. Poi, dall'italiano di Mike Bongiorno alla lottizzazione, dalle tv private al duopolio, attorno ai mezzi di comunicazione di massa si è giocata una battaglia fondamentale per modellare questo paese. Oggi la sfida si è spostata dal tubo catodico al doppino telefonico:

da un lato c'è un gruppo trasversale che spinge per una maggiore diffusione della banda larga, che difende i diritti dei consumatori, che lotta per le libertà digitali. Dall'altro, scelte politiche e programmi accusati, nella migliore delle ipotesi, di poca lungimiranza.

Intanto, in questo 2010 a corrente alternata, accade di tutto. Mentre Riccardo Luna (direttore di Wired Italia), incassato il placet di 160 parlamentari, si reca a Oslo a presentare la candidatura di Internet, il parlamento sta vagliando - complice il Decreto Romani - un immenso filtro ex-ante ai contenuti pubblicati sul Web. Un provvedimento contro il quale si sono pronunciati, tra gli altri, l'Agcom - che lo ha definito "inefficace" e atipico per un paese occidentale - e alcuni deputati della stessa maggioranza, i quali ne hanno auspicato una profonda revisione.

Di fronte a tutto ciò, ci si chiede NICHOLAS NEGROPONTE cosa rappresenti Internet oggi. La panacea di tutti i problemi sociali, cognitivi, ambientali, oppure l'Impero del Male?

Un driver per la crescita economica e culturale, come sostengono gli imprenditori, o una valvola di sfogo per il nostro tempo libero?

"Credo che la produzione di valore nel contesto post materiale - spiega a Pubblicità Italia Fiorello Cortiana, Goodwill Ambassador di Olpc, il progetto laptop del MIT che si batte per garantire ai bambini di tutto il mondo opportunità di apprendimento in Rete - sia strettamente legata al sistema relazionale interattivo costituito dalla Rete.

Occorre innanzitutto riconoscerla come 'impresa cognitiva collettiva', come il più grande 'spazio pubblico' mai conosciuto e non come un supporto informativo/comunicativo che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, al televisore e ai computer. Questa consapevolezza del cambiamento indurrebbe a pensare alle politiche pubbliche per le infrastrutture digitali, per il welfare e per la formazione in altri termini e con un metodo aperto di coinvolgimento di tutti gli 'stakeholder' interessati."

Modelli da ribaltare "Il Web è due cose allo stesso tempo - precisa Nicholas Negroponte, fondatore del prestigioso MediaLab di Boston, durante un breve scambio che abbiamo avuto con lui nelle scorse settimane -.

Conoscenza strutturata e un insieme di punti di vista molteplici su quella conoscenza.

Questo secondo aspetto è il più importante. A scuola ci viene detto che esiste un unico punto di vista, quello giusto. Che si tratti di Storia, Linguaggio o scienze comportamentali, le verità sono molteplici, e a volte possono quasi contraddirsi. Quello che il Web consente è l'espressione di questa molteplicità, lungo tutti gli assi e le prospettive disponibili, non solo Est/Ovest, Nord/Sud, Cristiano/Musulmano".

L'eventuale assegnazione a Internet del Premio Nobel per la pace, oltre a costituire un prestigioso quanto teorico riconoscimento, potrebbe avere importanti ripercussioni sul piano pratico, secondo Negroponte. "La prima conseguenza sarebbe un cambiamento nei modelli di pensiero. La pace è comunicazione.

La pace è educazione. La pace è capire il mondo in modo globale. I bambini sono globali, gli adulti no. Oggi prendiamo bambini globali e li trasformiamo in cittadini dalla mentalità ristretta. Questo modello verrebbe ribaltato".

Tornando al nostro paese, ci ritorna in mente la tremenda dicotomia tra chi (mass media, aziende, esperti e professionisti) parla di Internet in termini enfatici e chi (certa politica) continua a rifiutare ogni dialogo con le moltitudini della società della conoscenza. Uno strappo che non ha mancato di generare una certa insofferenza.

"L'Italia non ha una politica pubblica per l'innovazione nella Società della Conoscenza - continua Cortiana -. Tutti i portatori di interesse legati alla dimensione 'analogica' cercano di produrre per via normativa e tecnologica una scarsità e un controllo che l'immaterialità digitale e la disintermediazione della Rete di per sé hanno superato. Quindi il Premier riduce la Rete e coloro che offrono servizi su di essa a una dimensione televisiva, con direttori responsabili dei palinsesti, laddove invece dei telespettatori abbiamo dei 'prosumer', che contribuiscono alla creazione di contenuti e non solo di share. Quindi l''incumbent' nazionale conserva gelosamente il controllo dell'infrastruttura digitale invece di condividere e creare una rete con tutti coloro, pubblici e privati, che dispongono di fibra o di cavidotti. Alla faccia del 'Rapporto Caio' sulla Banda Larga. Il nostro Paese corre il rischio di andare in franchising sulla creatività, cosa che per gli italiani costituirebbe, oltre che un danno, anche una beffa".

Problemi di ordine economico, mancati investimenti: ma anche precise scelte strategiche da parte degli operatori, che non investono in zone montuose o scarsamente popolate. Manca anche l'aiuto pubblico: spesso le istituzioni hanno tirato in ballo la complessa morfologia della Penisola per spiegare i 'buchi' nella diffusione dell'Adsl in Italia. Poi basta guardare a quanto accade negli altri paesi d'Europa - dove anche zone relativamente remote sono raggiunte dal segnale - per rendersi conto che qualcosa non quadra.

"Il vero problema - spiega ancora Cortiana - riguarda l'ignoranza digitale del decisore pubblico, che impedisce di riconosce l'accesso alla Rete come un'esigenza fondamentale per il Paese e i suoi cittadini, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello della partecipazione pubblica informata, garantito dalla Costituzione. Se non fosse così, a partire dal 'Rapporto Caio', il Governo avrebbe interessato il Paese e il Parlamento attraverso gli Stati Generali della Conoscenza. Avrebbe posto la questione dell'accesso distribuito e della infrastruttura relativa attraverso la creazione di una Public company, partecipata dall'incumbent e da tutte le realtà pubbliche e private creando così condizioni non discriminatorie e l'effettiva neutralità della rete per tutti i produttori di servizi 'retail'. Creando altresì le condizioni per il raggiungimento della dorsale appenninica, dell'arco alpino e di tutte quelle zone che i privati, per quanto grandi, non giudicano profittevoli."

Il problema, poi, non si esaurisce in considerazioni relative al mondo politico o economico. Mentre l'Italia resta confinata tra le ultime nazioni europee quanto a diffusione e penetrazione della broadband, il mancato sostegno pubblico allo sviluppo investe il campo sociale e della formazione, con conseguenze che il nostro paese continuerà a scontare tra una decina di anni, quando forse sarà troppo tardi per sperare in qualsiasi tipo di recupero.

Si prenda ad esempio il mondo della scuola, che in teoria avrebbe dovuto fare di Internet uno dei suoi tre pilastri.

"Non c'è nulla di sistematico che veda sul tavolo di ogni studente un lap top connesso per interagire con il potenziale di conoscenza della Rete attraverso il supporto, gli strumenti formativi e la relazione comune di apprendimento con il docente - chiude Cortiana -. Il danno è evidente sia sotto il profilo dell'apprendimento dei fondamentali digitali che, ed è peggio, sotto il profilo di una cultura che attraverso griglie critiche consenta un uso consapevole della Rete, delle sue potenzialità e delle sue opportunità."

 

Mercoledì, 10 Febbraio, 2010 - 17:40

A CHIARAVALLE VA IN SCENA LA DISUMANA IDIOZIA DI DE CORATO

Un'altra testimonianza.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
-----------------------------------------------------

A CHIARAVALLE VA IN SCENA LA DISUMANA IDIOZIA DI DE CORATO: ROM CACCIATI SOTTO I PONTI CON LA NEVE
di lucmu (del 09/02/2010, in Migranti&Razzismo)
Stamattina a Chiaravalle, comune di Milano, nevicava alla grande, faceva freddo e il terreno era ormai una poltiglia che imprigionava gli automezzi. Ma questo non ha certo fermato il prode De Corato, sempre inflessibile con chi non ha amici potenti, e verso le otto lo sgombero della baraccopoli rom è iniziato lo stesso.
La procedura è stata la solita. Non era prevista alcuna alternativa per il centinaio di persone, per circa la metà minori. L’unica “proposta”, avanzata senza troppa convinzione dai funzionari dei servizi sociali, è stata quella della divisione dei nuclei familiari. Cioè, mentre le donne con bambini possono andare provvisoriamente in qualche comunità, i maschi scelgano se andare sotto i ponti, oppure iscriversi in coda alla lista di attesa per i dormitori e poi andare sotto i ponti lo stesso.
Ovviamente, nemmeno l’esito della procedura è cambiato. Praticamente nessuna ha accettato la “proposta” e la quasi totalità degli sfollati finirà in un’altra baraccopoli della città o dell’hinterland. Ma questo non è un problema per il nostro Vicesindaco, cui, anzi, il nomadismo degli sgomberi fa comodo.

De Corato, infatti, ce la sta mettendo tutta per arrivare allo sgombero numero 200 prima del voto regionale. Se poi gli sgomberati sono sempre gli stessi, se di mezzo ci sono la salute e l’inserimento scolastico dei bambini, chi se ne frega. L’importante è fare numero e un po’ pubblicità.

A proposito, stamattina non c’erano nemmeno le forze dell’ordine. Né un poliziotto, né un carabiniere. L’operazione è stata gestita interamente dal Comune. E per l’occasione, anche se non ce n’era bisogno, visto e considerato chi abitava la baraccopoli, ha fatto la sua apparizione la “celere di De Corato”.
Cioè una quarantina di vigili urbani - un po’ nervosetti peraltro, visto che volevano allontanare il sottoscritto con la forza – dotati di casco antisommossa, manganello e scudo (una new entry), con sopra la bella scritta “Polizia Locale”. Tutto ciò non è molto legale, come si sa, ma anche in questo caso chi se ne frega, tanto nessuno interviene.

Rimane aperta soltanto una domanda: quanto dovremo andare avanti ancora prima che qualcuno, a parte i soliti noti, prenda la parola e si ribelli a questa disumana idiozia?
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Mercoledì, 10 Febbraio, 2010 - 17:33

la celere del Vicesindaco di Milano è illegittima e va sciolta

Per opportuna informazione riporto il comunicato stampa del consigliere regionale Muhlbauer.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
---------------------------------------------

AFFOSSATA LA POLIZIA REGIONALE DI FORMIGONI. ACCOLTA NOSTRA MOZIONE SOSPENSIVA. ORA SI SCIOLGA LA CELERE DI DE CORATO
di lucmu (del 10/02/2010, in Sicurezza, linkato 24 volte)
È miseramente naufragato in meno di due ore di seduta il tentativo di Formigoni e Maullu di istituire con un colpo di mano, nell’ultimo giorno di Consiglio, la nuova “polizia locale regionale”, con tanto di vigili urbani armati come se dovessero partire per l’Afghanistan.
Infatti, di fronte alla prospettiva dell’ostruzionismo ad oltranza, è stata accolta a maggioranza, a voto segreto, la nostra “questione sospensiva”. Cioè,la richiesta di non procedere all’esame del progetto di legge regionale n. 447, il cui firmatario si chiama Roberto Formigoni.
Ora è necessario che dalla mancata approvazione della nuova legge regionale si traggano tutte le conseguenze. A partire dall’immediato scioglimento dell’illegittima celere di De Corato, cioè di quella squadra speciale della Polizia Locale di Milano che abbiamo visto in azione anche ieri nella baraccopoli di Chiaravalle, equipaggiata con caschi antisommossa, manganello e scudo.
In realtà, quel reparto è sempre stato fuorilegge, visto che la Costituzione italiana e la legge nazionale riservano le funzioni di ordine pubblico allo Stato, cioè a Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, mentre le polizie municipali possono svolgere unicamente funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, solo a determinate condizioni e mai in solitudine.
Ma ora è fallito anche il tentativo di inserire abusivamente, nella legge regionale, i “caschi antisommossa” e altre attrezzature. Quindi, De Corato da oggi è fuorilegge da ogni punto di vista: costituzionale, nazionale e regionale.
Insomma, il Prefetto, il Questore o il Comandante dell’Arma dei Carabinieri informino il Comandante della Polizia Locale di Milano che deve immediatamente sciogliere la celere del Vicesindaco di Milano.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Sabato, 6 Febbraio, 2010 - 13:27

L'Italia fermi la pena di morte in Iran

03/12/2009 - Ufficio stampa Arcigay

 

Il 1° dicembre 2009 la Francia ha lanciato un forte appello alle autorità iraniane affinché rinuncino all’esecuzione di alcuni cittadini condannati a morte per la loro omosessualità. Il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi ha dichiarato di essere molto preoccupato per le informazioni di stampa che parlano di imminenti esecuzioni di alcuni giovani, condannati a morte a causa del loro orientamento sessuale, atti che disgustano le coscienze.

La pena di morte per le persone omosessuali è ancora presente nelle legislazioni di 7 paesi del mondo: oltre all’Iran, Mauritania, Emirati Arabi, Sudan, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria.

“Da anni Arcigay sta proponendo un’intensa campagna di sensibilizzazione contro la tragica tirannia che colpisce le persone lgbt iraniane e per la depenalizzazione universale dell’omosessualità.” – dichiara il presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso – “Come abbiamo potuto ascoltare dalle parole degli studenti lgbt iraniani lette durante il Genova Pride, la libertà e i diritti umani nel paese asiatico sono inesistenti.”

Chiediamo al Ministro degli Esteri Frattini di supportare l’azione francese, battendosi per la denuncia di violenze e violazione dei diritti umani e contro la pena di morte, auspicando che il governo italiano confermi quel ruolo primario che già ha avuto un anno fa nella presentazione della risoluzione contro la pena di morte per le persone omosessuali all’ONU."

Il 18 dicembre scorso, infatti, una dichiarazione per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, proposta proprio dal governo francese, fu firmata da 66 paesi, tra cui l’Italia e tutte le 27 nazioni UE e letta all’Assemblea dell’ONU.

“L’Italia deve affermarsi come uno dei paesi che vogliono costruire una base di civiltà che potrà portare nell’arco di uno o due anni alla presentazione di una risoluzione definitiva votata all’ONU dalla maggioranza dei paesi del mondo.” – conclude Mancuso – “Solo così potremo creare i presupposti per un mondo dove le persone non vengano più violentate, torturate ed uccise per il solo fatto di esprimere a pieno se stesse.”

Sabato, 6 Febbraio, 2010 - 12:46

Lettera di un cittadino dell'Italianistan

Salve,
sono un cittadino dell´Italianistan.
Vivo a Milano DUE in un palazzo costruito dal PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Lavoro a Milano in una  azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio. Anche l´assicurazione  dell´auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l´assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa. Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.
Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio. 
Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio. Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).
Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio,con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall´agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario.
Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere.
Allora mi stufo e vado a navigare un po´ in internet, con provider del Presidente del Consiglio..
Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono  dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse!!!!!!!!!!!!!
Per fortuna!

Giovedì, 4 Febbraio, 2010 - 22:58

Ma quando le coppie di fatto conteranno per il Comune?

Vorrei ritornare su un tema che ritengo essere fondamentale oggi come oggi per una città e un Paese che si definiscono "civili" ed "europei". Mi riferisco all'estensione dei diritti e delle garanzie, delle opportunità per le coppie di fatto. Nel maggio 2008 il Comune di Milano ha respinto, con voti trasversali, dovuti anche ad astensioni espresse da alcuni, fortunatamente minoritari, componenti dell'opposizione, la proposta, fatta propria dalla Commissione Politiche Sociali, di istituire il Registro delle Convivenze Affettive. Il titolo della proposta ha in sè qualcosa di narrativamente romantico: spesso viene reputato come passo di testimonianza, essendo la questione disciplinabile solamente con un'azione legislativa. E' vero, ma occorre precisare che gli Enti Locali, e quindi la proposta, seppure molto lacunosa in alcune sue parti licenziata nel 2008 dalla suddetta commissione consiliare, possono applicare scelte amministrative virtuose che definiscano un percorso iniziale di una consuetudine che porti a una trasformazione dell'ordinamento normativo. Nel luglio 2009 l'India ha visto esprimere dalla propria magistratura una sentenza epocale per quel paese: l'omosessualità non è più considerabile come reato. Il Governo aveva opposto ragioni fallaci sulla giustificabilità della previsione penale in quanto ritenuta erroneamente e paradossalmente deterrente per l'avanzamento di malattie a trasmissione sessuale. La Magistratura indiana ha risposto a questa assurda ipotesi adducendo il fatto che la normazione deve evolversi recependo punti cardine di un progresso scientifico, sociale e culturale già avanzato. Dico questo in quanto a Milano, certamente in una situazione ordinamentale chiaramente differente da quella indiana, ma comunque spesso strumentalizzata in modo ideologico e confessionale, con conseguenze devastantemente discriminatorie e intolleranti, il Tribunale ha dato ragione al ricorso effettuato da un dipendente di una banca che rivendicava il diritto di dare copertura al proprio compagno tramite l'assicurazione. Era il 15 dicembre 2009 e la sentenza, n. 3113, considera pienamente titolare di tale opportunità anche coloro che convivano "more uxorio", intendendo per "more uxorio" anche le convivenze tra persone dello stesso sesso, quindi non in un'accezione meramente matrimoniale. La giurisprudenza sorpassa, come spesso accade, la legislazione italiana e l'attività amministrativa dei Comuni, di alcuni Comuni. Tra questi figura il Comune di Milano che nega ancora la possibilità di beneficiare di alcune garanzie da parte di persone dello stesso sesso, ma anche di sesso opposto, conviventi. Non è un atto discriminatorio, questo? Esiste una petizione che sta riscuotendo molto successo che chiede all'ISTAT di contare le coppie gay esistenti in Italia, in quanto soggettività presenti, in quanto soggettività che lavorano, producono, consumano, incrementano la ricchezza del Paese, concorrono al benessere dello Stato, versano contributi, seppure in modo penalizzante rispetto alla disciplina tributaria esistente per le coppie di diritto. Riconoscere le convivenze di fatto significa anche riconoscere ai singoli componenti dei doveri, degli obblighi verso l'altra persona. Ma significa anche pareggiare e omogeneizzare un sistema tributario e fiscale che non discrimini persone in base al proprio orientamento sessuale. Il Comune su questo ultimo fronte può fare molto. Il Comune può garantire, per esempio, una tariffazione unitaria per i rifiuti. Può riconoscere il diritto della coppia di accedere ai bandi per l'assegnazione delle case popolari. Può riconsocere, infine, assegni e sostegni in termini economico sociali che sono canalizzati tramite il sistema cosiddetto "familiare", essendo la famiglia l'istituzione considerata primigenia realtà beneficiante di possibili agevolazioni economiche e sociali. E' anacronistico pensare ancora alla famiglia come nucleo tradizionale basato su un matrimonio, la visione spesso coincide con l'impianto ecclesiastico, in quanto il soggetto di diritto dovrebbe essere la persona, come in altri sistemi europei. Il matrimonio stesso come concepito dal legislatore attuale, ossia la classe dirigente, sovente poco diligente in alcune seu componenti maggioritarie, parlamentare, e come interpretato è fortemente contrario nel concetto alla previsione ordinamentale generale e fondante il sistema normativo italiano. Il Tribunale di Milano ha fatto riferimento a diversi articoli della nostra costituzione che sono basi principali di un'interpretazione attuale del concetto di unione, sia essa eterosessuale, sia essa omosessuale. Parliamo dell'articolo 3 sull'eguaglianza dei cittadini difronte alla legge; parliamo dell'articolo 2, articolo che recepisce i contenuti della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, come fonti prevalenti a quella ordinaria. Ma parliamo anche della subordinazione della nostra legislazione alle direttive e alle norme di organismi internazionali a cui esso ha aderito: quindi a quella europea, che sancisce la necessità di ogni stato di esperire forme e canali per il riconoscimento dei diritti e delle garanzie per le convivenze tra persone dello stesso sesso, o per le coppie di fatto eterosessuali. Il Comune potrebbe aprire una strada in questo senso, come fatto da altri comuni in Italia, primo fra tutti quello di Pisa, che istituì il registro nel 1998. Attendiamo risposta dall'amministrazione comunale in merito a tale capitolo. Si attende un passo che dovrebbe garantire quello che è già dato di fatto in molta dottrina giurisprudenziale e in molta letteratura giuridica nostrana. Attendiamo di concepire quali saranno le proposte e i provvedimenti utili a estendere diritti e garanzie per le convivenze affettive presenti in città, sono molte, diverse per tipologia. Includerei anche il rapporto di tipo collaborativo di convivenza, ossia anche quello esistente tra una persona e il proprio badante, oppure tra un signore anziano e il ragazzo che condivide con questi l'appartamento a fronte di un suo impegno ad accudirlo. La libera autodeterminazione civile deve consentire la libera scelta di impostare la propria relazione con qualsivoglia persona per qualsiasi motivo che non sia inficiante la libertà altrui o che non violi gli interessi collettivi. Viola gli interessi comuni permettere a due persone che convivono di poter accedere alle stesse opportunità e garanzie, seppure solamente amministrative e tributarie, previste per coloro che hanno un rapporto formalizzato in diritto? Se la risposta è negativa, come credo sia se si addiviene a una giusta riflessione, che cosa impedisce se non un atteggiamento ideologico e confessionale il raggiungimento di tale prospettiva?

 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

...
62 63 64 65 66 67 68 69 70
...
RSS feed